Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pierjc    09/05/2019    1 recensioni
La storia dell'ultima stagione della serie tv del Trono di Spade, raccontata in modo differente, con avvenimenti ed epilogo completamente diversi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Lentamente, tra le macerie di Ultimo Focolare, si muoveva una donna. I suoi capelli erano rossi e il suo vestito riecheggiava quel colore. Era Lady Melisandre, che aveva legato il suo cavallo ed era entrata a vedere ciò che rimaneva di quel luogo. Nessun corpo. Ovviamente tutti i cadaveri erano stati riportati in vita e fatti muovere verso Grande Inverno. Tutti tranne uno. Si piegò sulle ginocchia e cominciò a scavare tra un mucchio di pietre. Alcune erano molto pesanti, perciò ci mise tempo per spostarle. Ma poi, infine, riuscì a riportare alla luce ciò che vi era sepolto. Il corpo di Beric Dondarrion.
«Non c’è bisogno che il Signore della Luce ti riporti in vita, Beric. Perché non sei ancora morto» disse Lady Melisandre.
La risposta fu un grugnito debole. Lei gli tese la mano e lo aiutò a rialzarsi. Era scosso, un gigante lo aveva scaraventato contro un muro ed era stato letteralmente seppellito. Questo, però, gli aveva permesso di rimanere in vita e di non essere vittima del Re della Notte.
«Come sapevi che ero lì sotto?» domandò Beric.
«Il tuo destino non si è ancora compiuto. Sei arrivato fin qui per un motivo. E dovrai fare ancora molta strada prima che tu possa raggiungere il tuo scopo» spiegò la donna rossa, camminando verso l’uscita.
«Credo che sia inutile farti notare che sicuramente quel maledetto mostro e il suo esercito avranno già distrutto tutto ciò che esisteva su questo mondo» commentò Beric seguendola lentamente.
«Non è ancora detta l’ultima parola».
Detto questo, Lady Melisandre gli mostrò il suo cavallo e gli disse di prenderlo e di dirigersi a Su, verso Approdo del Re.
«Vuoi dire che Grande Inverno è caduta? Che Jon Snow e la regina dei draghi sono morti?» chiese Beric.
«Non posso sfamare la tua curiosità. Dovrai scoprirlo da solo».
«E allora perché mi hai detto di dirigermi lì?».
«Perché è lì che il tuo destino si compirà. Ora va. Non c’è tempo».
«Come credi che possa arrivare fin laggiù in tempo?».
«Questo non è un semplice cavallo. Guardalo negli occhi, te ne renderai conto».
Beric fissò l’animale nelle pupille. Non vide nulla di particolare. Somigliava in tutto e per tutto ad cavallo normale. Ma poi apparvero dei rifletti luminosi. Fiamme. Era il Signore della Luce che aveva generato quel destriero.
«È più veloce di qualunque altro cavallo sia mai esistito» disse la donna rossa.
«Vuoi dirmi che questo è il famoso Toynarr?» domandò Beric, sul cui volto si era stagliato un enorme sorriso.
«Sì, è il cavallo della leggenda. Tutti noi abbiamo sentito le sue storie. Ma adesso non è il momento. Come ti ho detto, non c’è tempo. Ora va».

A Grande Inverno la battaglia impazzava. I Dothraki erano tutti morti. Gli Immacolati resistevano a fatica e i soldati sotto il comando di Jaime e Brienne si erano ritirati all’interno delle mura del castello. Gli arcieri comandati da Sam continuavano a scoccare frecce ad un ritmo impressionante. I non morti continuavano ad avanzare imperterriti e persino Verme Grigio capì che era giunta la fine. Ripensò per un attimo a Missandei, che si trovava sulla carovana diretta a Sud. Sperava che potesse salvarsi e che, almeno lei, avrebbe potuto vedere l’alba di un nuovo giorno. Poi si caricò di adrenalina e cominciò ad uccidere quanti più nemici potesse. Le fiamme ormai si stavano spegnendo per via della tempesta di neve sempre più incalzante. Poi apparve, dalle retrovie, il temibile gigante che già aveva fatto carneficina a Ultimo Focolare. A quel punto, forse per la prima volta, Verme Grigio ebbe paura. Si girò, afferrò una lancia di un suo compagno morto e la tirò con tutte le forze nella direzione dell’enorme nemico. Lo trafisse in una gamba, ma egli continuava a camminare imperterrito. Così indietreggiò ancora un po’ e ritentò con un’altra lancia. Questa volta fu più fortunato perché centrò il busto. Il gigante allora si fermò. Rimase lì per qualche istante. Verme Grigio cercò di prendere un’altra lancia e tentare il colpo finale, quando sentì una strana fitta sulla spalla sinistra. Voltò lo sguardo e vide che era stato colpito da una delle lance degli Immacolati. Non capiva come fosse possibile. I suoi compagni morti erano ancora senza vita, non erano ancora stati resuscitati dal Re della Notte. Allora cosa era successo. Poi alzò lo sguardo. La tempesta di neve non gli dava una buona visuale, però vide il gigante togliersi l’altra lancia che l’aveva colpito per rilanciarla indietro verso Verme Grigio. Quest’ultimo non ebbe il tempo di spostarsi e venne colpito in pieno petto. La sua bocca si riempì di sangue. Poi cadde sulle ginocchia e si lasciò abbracciare dalla morte.

Jon e Daenerys continuavano a volteggiare nel cielo, cercando di trovare il modo di non essere colpiti da Viserion e dal Re della Notte, cercando allo stesso tempo di porre fine a quello spettacolare scontro. Daenerys, allora, virò verso una nuvola piuttosto densa, scomparendo al suo interno. Così Jon rimase da solo a fronteggiare quel temibile nemico. Egli si avvicinava sempre di più e la sua bocca cominciò ad illuminarsi di un blu intenso, segnale che stava per emettere un respiro incendiario, quando Drogon spuntò all’improvviso e lo colpì. Il drago sembrava stordito, ma il Re della Notte non era per nulla sorpreso. Ridestò il suo Viserion, volò in alto e si frappose fra loro e la luna. La sua figura era statuaria e si stagliava su quel corpo celeste. Era un’immagine davvero inquietante. Jon e Daenerys si guardarono, scambiandosi dei cenni. Sarebbero volati da entrambi i lati per colpire il nemico e bruciarlo. Ma accadde qualcosa che non si sarebbero mai aspettati. Il Re della Notte si alzò in piedi sul drago. Fece alcuni passi e poi si lasciò cadere nel vuoto.
«Ma che diavolo?».
Mentre i due erano distratti a vedere quella figura planare e perdersi tra le nuvole, vennero investiti dal fuoco blu di Viserion. La battaglia non si era affatto conclusa. Così Daenerys urlò a Jon di inseguire il Re della Notte mentre lei si sarebbe occupata di Viserion. Non del tutto convinto, Jon obbedì. Sapeva che uccidere il Re della Notte avrebbe potuto porre fine a tutto quel conflitto in un solo istante. Così Rhaegal puntò la terra e si lasciò cadere al massimo della velocità. Entrò dapprima nelle nuvole per poi ritrovarsi immerso nella tempesta di neve. Quando si ritrovò a sorvolare Grande Inverno, si rese conto che i non morti stavano scalando le mura.

«Gettate la pece! In fretta! Bruciateli!» urlava Sam ai suoi. «Lasciate cadere anche i massi. Schiacciamoli! Lasciamoli pentire di essere rinati».
I soldati cercavano di mantenere i nervi saldi e di eseguire quegli ordini. Ma il nemico era inarrestabile. Sembrava non funzionare nulla. La pece e il fuoco era utile con quei corpi che si trovavano alla base delle mura. Ma per quelli che erano quasi giunti in cima, era un motivo in più per creare scompiglio e terrore. I massi sembravano funzionare meglio. Delle ossa rotte non permettevano loro di potersi muovere granché. Col senno di poi avrebbero fatto meglio e puntare principalmente su ciò, pensava Sam. Ma ormai era troppo tardi.
«Che cosa diavolo sta succedendo là sopra?» gridavano dal centro della piazza.
«Sembra che i non morti stiano per superare le mura».
Tutti erano pronti a combattere, con le spade dritte di fronte a loro. Anche Arya aveva preso parte allo scontro, lanciando frecce e cercando di far arrivare meno nemici possibili fin sopra le mura.

Il Re della Notte era atterrato senza troppi problemi. Il suo corpo sembrava indistruttibile. Non si era nemmeno scalfito. Dopodiché, aveva visto tutti i cadaveri di Dothraki e di Immacolati e, in quel momento, decise di aumentare ancora di più il numero delle milizie del suo esercito. Alzò le braccia e in pochi istanti tutti quei corpi ripresero vita, dirigendosi verso il castello.

Jorah Mormont, dopo aver visto i suoi uomini bruciati dal drago del Re della Notte, aveva cavalcato cercando di non essere disarcionato dai non morti e di ucciderne quanti più possibile. Anche lui sembrava non poter sfuggire alla morte.

Nel giardino di Grande Inverno, Bran era del tutto impassibile. Gli Uomini di Ferro che lo circondavano erano visibilmente agitati. Sapevano che sarebbero potuti uscire cadaveri camminanti da un momento all’altro. E di fatto, fu quello che avvenne. In poco meno di un minuto furono circondati e quasi tutti persero la vita.
«Bran! Vattene! Mettiti in salvo!» urlava Theon.
«Dove vuoi che vada? Ormai sono qui. È questo il mio posto» rispose in tono serafico.
«Cosa?» domandò il Greyjoy, poco prima di vedersi trapassare da una spada di ghiaccio.
«Sei un brav’uomo Theon» disse Bran, guardandolo negli occhi.
Quegli occhi che videro scivolare via la vita del giovane Greyjoy.
La spada che lo aveva ucciso era stata quella del Re della Notte, che adesso si trovava a pochi passi da Bran.

Sam, dalle mura, non riusciva più a tenere a bada i non morti, che inevitabilmente avevano superato anche quelle difese. Scese le scale e si apprestò a combattere con tutti gli altri. Il combattimento che ne seguì ricalcò le orme di ciò che era avvenuto a Ultimo Focolare. I non morti arrivavano da ogni angolo. Jaime fu il primo a cadere, dopo che un non morto gli aveva tranciato di netto il braccio destro. Brienne, nel tentativo di salvarlo, aveva ucciso più di una ventina di nemici prima di essere abbattuta. Sam, piangendo, lasciò questo mondo ripensando a Gilly e al figlio che non avrebbe mai visto. Il Mastino morì cercando di scappare. Ma non c’era via di fuga dalla morte. Tutti gli altri difensori della vita, subirono il destino ultimo che il Re della Notte stava portando sui Sette Regni.

Nei cieli, Daenerys stava tenendo a bada Viserion, fin quando quest’ultimo non decise di abbandonare lo scontro e scendere sul castello. Daenerys lo inseguì e anche lei si ritrovò di fronte all’apocalisse. Praticamente non c’era più nessun uomo in vita. Erano stati tutti uccisi e tutte le fiamme di Grande Inverno si stavano spegnendo, facendo calare la notte e rendendo tutto più buio. Incendiò qualche decina di cadaveri, fin quando non video un uomo a cavallo. Non era ancora stato ucciso. Era ancora un soldato dell’esercito dei viti. E il suo cuore si riempì di gioia nel vedere che era Jorah. Col suo drago formò un semicerchio, bruciando tutti i non morti che si trovavano di fronte al vecchio Mormont. Poi Drogon scese, si fermò per un attimo e Daenerys gridò a Jorah di salire sul drago con lei. Jorah non se lo fece ripetere due volte e si arrampicò su quella maestosa bestia. Dopodiché, Drogon riprese il volo e tornò a guardare il tutto dall’alto. Dov’era Jon?

Il Re della Notte si trovava di fronte a Bran. Il ragazzo non si muoveva. Non poteva nemmeno provare a scappare perché ormai era circondato da ogni lato.
«Sai che potrei sconfiggerti in qualsiasi momento?» gli disse Bran.
Il Re della Notte si limitò a fare un sorriso e a tendere la spada, pronto a colpire.
«Solo che non è il mio destino sconfiggerti» concluse Bran, prima di essere vittima del colpo del nemico.
Il Re della Notte calò la spada su Bran, con tutta la forza che poté. Quando la lama colpì il ragazzo, egli si smaterializzò, perdendosi nel vento, tra la tempesta di neve che c’era in atto. Il leader dell’esercito dei non morti non capì cosa era successo. Aveva tutto sotto controllo, ma quell’aspetto gli era sfuggito. Dove diavolo era finito Bran? Era morto? Era così che moriva un Corvo con Tre occhi?

Arya, con la sua picca a doppia lama, stava in bilico sul tetto di una delle torri del castello e aveva trovato il modo di uccidere non morti senza che potessero avere la benché minima possibilità di attaccarla. Ma le forze stavano diminuendo e sapeva fin troppo bene che il suo era solo un prolungamento di una vita che stava giungendo al termine. Perse la speranza. Smise di uccidere nemici. Chiuse gli occhi. Avrebbe accolto la morte. Ma non fu così. Si sentì chiamare. Era la voce di Jon. Egli era giunto con il suo drago per salvarla. Dopo aver planato un paio di volte, le gridò che avrebbe dovuto saltare. Così Arya si fece coraggio e saltò con le ultime forze che aveva in corpo. Jon l’aveva afferrata. Dopodiché era tornato in cielo. Daenerys lo stava aspettando. Non c’era più una battaglia da combattere, lì. Avevano perso. La morte aveva vinto ancora una volta.
   
 
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