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Autore: Lost on Mars    09/05/2019    1 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XIV – ALBUS

Il lancio del purè
 
Io credo di avere un problema. È dalla mattina del primo novembre, o più precisamente dalla notte di Halloween, che non riesco a fare decentemente nessuna delle seguenti cose: mangiare, dormire ed essere magnifico. Frank ha iniziato a farmi credere di avere un problema quando, facendomi una battuta che nella sua testa doveva suonare divertente, mi ha detto che per non mangiare la seconda e la terza porzione di bistecca ai ferri dovevo avere qualche strana malattia esotica e incurabile e, in effetti, solo in quel momento ho realizzato di non avere più appetito e che non volevo mangiare altro, nonostante la bistecca sia uno dei miei piatti preferiti. Ci si è messo anche Bellamy, qualche giorno dopo, chiedendomi come mai fossero ormai tre giorni che mi alzavo prima del sorgere del sole e mi mettessi a girovagare per la stanza come un disperato. E infine. Derek mi ha dato il colpo di grazia dicendomi che sono diventato irascibile, intrattabile e ho due occhiaie che mi arrivano fino a terra.
Ho un’ulteriore conferma di tutto ciò durante gli allenamenti, quando mio cugino Fred mi si para davanti, con il viso arrossato da quella che credo sia rabbia mista ad esasperazione, perché comincia letteralmente ad urlarmi in faccia: «Che cosa cazzo fai, Albus? Il boccino ti è passato davanti otto volte! Otto!»
La mia mente registra ed elabora lentamente le parole di mio cugino, e sempre molto lentamente, quasi troppo lentamente, capisco che io sono il capitano di questa squadra, sempre io sono il Cercatore e sono solo i miei occhi che dovrebbero inseguire il boccino e non quelli dei restanti componenti della squadra, e che di nuovo io sono nato ben due mesi prima di lui e quindi ho una certa superiorità.
«E tu perché non vai a fermare quel bolide impazzito invece di dire a me cosa devo fare?» ribatto, indicandogli un bolide che sta davvero facendo a zig-zag per il campo, rischiando di beccare in testa qualcuno. Fred si volta a guardarlo, ma fortunatamente il bolide viene spinto via dalla vigorosa mazzata di Jeremy, l’altro battitore. Sì, proprio Jeremy Bolton, che è bravo a respingere bolidi, ma incapace di applicare il cervello per seguire anche un minimo di strategia.
«Hai la testa tra le nuvole, Al…» finisce di commentare Fred, abbassando i toni. «La partita è la prossima settimana.»
«Lo so» rispondo semplicemente. Maledizione, lo so! E so anche che non dovrei sentirmi così, perché esattamente tra otto giorni si disputerà la prima, importantissima partita di campionato, nientemeno che con i Serpeverde, e dobbiamo assolutamente vincerla. E poi anche perché non manca molto alla fine del primo trimestre e i professori cominceranno a fissare verifiche su verifiche, da cui si aspetteranno voti eccellenti, dal momento che quest’anno abbiamo i M.A.G.O.
Per Merlino, ci credo che sto così male ultimamente, i miei livelli di stress sono alle stelle e non so come farli calare, necessità più pressante che mai perché penso che ogni essere vivente e non di questa scuola è a conoscenza di una verità immutabile: l’operazione Albus Potter più stress più Scorpius Malfoy sullo stesso campo meno qualsiasi barlume di lucidità e razionalità conduce ad un risultato piuttosto drastico, ossia espulsione dal Quidditch per sempre.
Ed io non posso permettermelo.
Ho cercato di distrarmi da Malfoy, di fingere che la sua esistenza non mi dia affatto fastidio e di frenare quel bisogno quasi primordiale che ho di torturarlo, dati gli scarsi risultati ho cercato quindi di contenere me stesso e di ignorare quel prurito alle mani ogni volta che avrei voluto mollargli un pugno in faccia, dicendomi che dovevo attaccarlo su un fronte che non fosse quello fisico e che quindi avrei dovuto studiare la sua umiliazione nei particolari. Dunque, nel frattempo, mi sono dedicato all’operazione Zoe Caplan. Operazione che, modestamente, pare essere riuscita coi fiocchi, ma di cui non riesco a sentirmi soddisfatto al cento per cento. Non mi procura nessun senso di vittoria o di trionfo aver arginato il pericolo che Bellamy si distacchi da noi e non riesco a spiegarmi perché io mi senta come se niente in realtà sia cambiato.
Più mi guardo attorno, durante le lezioni o la sera in Sala Comune, più mi rendo conto che è tutto esattamente uguale a prima. L’unica differenza è che se prima ci sedevamo sempre pericolosamente vicino a Zoe Caplan e alle sue amiche, adesso Bellamy ci impedisce quasi categoricamente di farlo: ci trascina ai primi banchi se loro sono agli ultimi, non ci permette di starcene ai nostri soliti posti in Sala Grande se loro sono nelle vicinanze e, infine, se le vede in Sala Comune decide di andarsene in dormitorio, e noi ovviamente lo seguiamo perché non vogliamo stare senza di lui.
E mentre il boccino mi sfreccia davanti per la nona volta e io mi appresto immediatamente ad inseguirlo, per evitare di nuovo le prediche per nulla piacevoli di Fred, penso che questa minuscola differenza nel naturale ordine delle cose a me non piace per niente, nonostante sia la diretta e naturale conseguenza del successo del mio piano.
E di nuovo, il motivo riesce a sfuggirmi, mentre per contro, le mie dita catturano il boccino con una facilità inaudita e poi lo liberano quasi subito, lasciandolo innalzarsi ancora una volta sopra la mia testa. Dopo qualche momento di smarrimento, la piccola pallina dorata ricomincia a sfrecciare veloce da una parte all’altra, e io mi getto di nuovo al suo inseguimento, convincendomi che impegnarmi negli allenamenti riuscirà ad impedire ai miei pensieri di fare così rumore, almeno per un po’.
 
Il mio malessere continua ad aumentare per tutta la giornata, raggiungendo picchi epici durante la cena, durante la quale passo un non quantificabile lasso di tempo a giocare con l’unica oliva superstite dello spezzatino di coniglio, facendola oscillare di qua e di là sul mio piatto con la forchetta. Sono rapito dal movimento dell’oliva e non riesco a curarmi davvero di ciò che succede attorno a me: sento vagamente la voce di Derek che ci annuncia con un’eccitazione quasi febbrile il fatto che oggi, durante Cura delle Creature Magiche – che io non seguo più da dopo i G.U.F.O. – l’austera e algida regina di ghiaccio Clemence Zabini gli ha rivolto la parola. Non faccio notare a Derek che dire a qualcuno di spostarsi un po’ più in là perché il suo Porlock ha fatto i bisogni e questi puzzano terribilmente, così tanto da appestare l’aria circostante, non sia esattamente una cosa carina da dire, ma molte persone in questa scuola sono affette da una strana forma di amore platonico verso la Zabini, e il tenero Derek non ha potuto fare a meno di cadere nella trappola.
Io la trovo sopportabile, al contrario del cugino. È una ragazza intelligente e credo che sia molto scaltra, però è silenziosa e riservata e preferisce sempre starsene per i fatti suoi. Probabilmente è una combinazione di qualità alquanto letale, ma nonostante le continue discordie e controversie che corrono tra me e Malfoy, lei non si è mai intromessa cercando di farmela pagare o di difendere in qualche modo suo cugino, fatto che l’ha resa sempre più tollerabile e innocua ai miei occhi.
Bellamy, comunque, concretizza tutti i miei pensieri sulla lezione e sul Porlock, borbottando qualcosa del tipo: «Alla faccia della gentilezza…»
«Ma non mi aveva mai rivolto la parola prima di oggi!» esclama ancora Derek, con tutto il viso arrossato. «Lei ha… ha una bella voce.»
«Mah» commento distrattamente, distogliendo gli occhi dall’oliva per alzarli verso Derek e Frank, seduti davanti a me.
«Accidenti ragazzi» sospira Frank, con un sorriso sornione che conosco bene e che non mi sta piacendo. Quando Frank sorride così sta per prendere per il culo qualcuno, e ho la sensazione che quel qualcuno sia proprio io. «Albus ci ha degnati della attenzione dopo… - controlla distrattamente l’orologio che porta al polso – trentacinque minuti da quando siamo qui. Fantastico!»
Assumo un cipiglio infastidito e per tutta risposta abbasso lo sguardo e ritorno a giocare con l’oliva. Ripeto: il mio malessere è arrivato a livelli stratosferici se oltre a non prestare attenzione ai miei amici non mi sento neanche in vena di rispondere ad una banale presa in giro di Frank, che considero al pari di  un fratello. È proprio il mio silenzio, però, a far sì che Bellamy mi poggi gentilmente una mano sulla spalla sinistra e me la stringa un po’. Mi giro verso di lui.
«Ma stai bene?» mi chiede, assumendo un tono leggermente preoccupato. Inizialmente non dico niente, ma mi limito a guardare anche Frank e Derek: non c’è più l’ombra di un sorriso sui loro volti, solo fronti aggrottate e sguardi confusi. Non ci riesco a mentire.
«Non proprio» rispondo a bassa voce. Loro mi sentono, nonostante il fracasso della Sala Grande. «Ma non so che cosa mi è preso. Oggi durante gli allenamenti mi sono fatto scappare il boccino otto volte! A momenti Fred mi prendeva a mazzate…»
«E che cosa è successo?» mi domanda ancora Bellamy, senza darsi per vinto. Io inconsciamente lo so, so che ho una strana inquietudine, che lo sguardo spesso pensieroso e assente di Bellamy nasconde qualcosa che non so spiegarmi e che deve essere qualcosa di serio se deve distrarmi così tanto da farmi perdere di vista il boccino per ben otto volte durante gli allenamenti.
«Non lo so… forse è l’ansia per la partita, o per le verifiche…» rispondo. Ma è una mezza verità, perché quelle non sono le uniche cose a preoccuparmi. Frank capisce che sto mentendo, lo noto perché mi sta guardando in modo strano, con le labbra strette tra di loro in una linea sottile e gli occhi scuri che sembrano volermi scavare dentro.
«Ma lasciamo stare, dai! Sono sicuro che è una cosa passeggera» dico immediatamente, ritrovando un po’ d’entusiasmo. «Piuttosto, avete sentito cosa si vocifera riguardo al Ceppo di Yule?»
«Riguardo al cosa?» domanda Derek, che si interessa subito.
«Non è niente di sicuro, ma Rose mi ha detto che la preside ha intenzione di indire una specie di… festa, celebrazione, per osservare l’antica tradizione del Ceppo di Yule»
«Non l’ho mai sentito…» borbotta Frank.
«Certo che no, era un’usanza praticata fino al diciannovesimo secolo» risponde prontamente Bellamy. «Poi è caduta in disuso.»
«Comunque» mi intrometto io per riprendere il mio discorso. «Rose è attendibile: è Caposcuola e la McGranitt la adora visceralmente, sicuramente le avrà già rivelato tutto nei minimi dettagli, anche se non ha voluto accennarmi nient’altro. So solo che ci sarà questa festa la sera del ventuno dicembre.»
«Grazie a Merlino, ogni tanto qualcosa di interes-» comincia a dire Frank, ma la frase rimane a metà, perché la Sala Grande cade nel silenzio più totale a seguito di un grido infuriato, proveniente dal tavolo dei Serpeverde.
«POTTER, GIURO CHE ADESSO TI AMMAZZO!»
Gli occhi di centinaia di studenti sono puntati su una ragazza alta e mora, dalla corporatura un po’ robusta e dalla divisa verde-argento, il cui viso non mi è per niente familiare, ma che la mia mente la registra immediatamente come Meghan Goyle. Un secondo dopo capisco anche che il Potter in questione non sono io, bensì mia sorella, seduta non molto lontano da dove si trova Meghan. Sghignazza per nulla preoccupata da quello che sta succedendo: mi chiedo cos’abbia combinato per scatenare la furia di qualcuno in quel modo. Il silenzio viene ben presto riempito da un vociare fitto fitto di persone, per cui, quando Lily decide di risponderle, per niente intimidita, non riesco a capire le sue parole, però vedo chiaramente Meghan Goyle prendere a mani nude una quantità notevole di purè di patate e lanciarlo direttamente in direzione di Lily. Il purè la colpisce in pieno viso, imbrattandole i capelli e la camicia bianca.
La Sala Grande si ammutolisce di nuovo. Vedo Malfoy alzarsi in piedi e cominciare a difendere Lily a spada tratta, prende del purè e riserva lo stesso trattamento a Meghan, e ben presto l’intero tavolo dei Serpeverde si trasforma in un campo da battaglia. Anche qualche innocente Corvonero che si trova nelle vicinanze viene colpito, tra cui Dominique, che comincia a strillare e a cercare di togliersi dai capelli biondissimi una sostanza verdastra molto appiccicosa. Vedo mia sorella cercare di difendersi con una mano e lanciare pezzi di non so cosa verso una ragazza seduta al tavolo dei Corvonero, con i capelli neri stretti in uno chignon molto tirato. Tutta la situazione mi fa ridere a crepapelle e mi accorgo che non sono l’unico ad aver avuto questa reazione: quasi tutti i Grifondoro si stanno sbellicando dalle risate. Trovandoci all’altra estremità della Sala, questa ridicola battaglia di cibo non ci raggiungerà mai.
Ma è nel momento in cui una polpetta al sugo mi arriva dritta sulla fronte che devo ricredermi e devo ammettere, seppur a malincuore, che Scorpius Malfoy è un ottimo cecchino. Quello che probabilmente Malfoy ha sottovalutato, però, è che se voglio anche io posso avere un’ottima mira, dunque per tutta risposta prendo anche io una manciata di purè dal piatto di Bellamy e salgo sul tavolo per avere più probabilità di riuscita. Anche il mio purè arriva a destinazione, e precisamente sulla guancia destra di Malfoy, cadendogli poi addosso fino alla cintura dei pantaloni.
«Albus, scendi per l’amore del cielo!» mi intima Bellamy, strattonandomi per i pantaloni. Ritorno sulla panca senza obiettare, ho fatto quello che dovevo fare, ossia non lasciare impunito il torto di Malfoy. E mentre il tutto viene fermato dalla voce di Minerva McGranitt che tuona e rimbomba per tutta la Sala Grande grazie ad un incantesimo amplificatore, io cerco di pulirmi il colletto della camicia con un fazzoletto imbevuto d’acqua, con scarsissimi risultati.
La preside intima a tutti di lasciare la sala e di ritornare nei rispettivi dormitori, aggiungendo che evidentemente siamo abbastanza sazi da cominciare a lanciare il cibo anziché mangiarlo. E infine pronuncia le parole che mi fanno tremare dalla testa ai piedi. «Tutti i Serpeverde rimangano… e anche Albus Potter!»
Godric, ti prego, fa che non mi tolga il Quidditch.
 
La McGranitt non mi ha tolto il Quidditch, ma mi ha costretto ai lavori forzati insieme a quasi tutti i Serpeverde: ha confiscato le bacchette a chiunque le avesse con sé e ci ha detto di voler vedere tutto risplendere per la mattina seguente.
Non ho per niente voglia di mettermi a strofinare il pavimento, così, per adesso, mentre tutti i Serpeverde decidono sul da farsi, io me ne sto seduto sulla panca del tavolo dei Tassorosso e mi chiedo perché devo finire in mezzo ai guai anche quando le cose non mi riguardano. Mi ritrovo costretto a cominciare a scontare la punizione, comunque, quando un ragazzina che avrà sì e no quattordici anni, lasciatasi convincere presumibilmente dal suo gruppo di amiche non molto distante da me, mi viene incontro con uno scopettone nella mano e uno straccio nell’altra, con tanto di commento acido: «Non startene con le mani in mano, Potter.»
Io afferro i due oggetti interdetto e le rivolgo una smorfia infastidita, che lei tuttavia non può notare perché ha già girato i tacchi ed è tornata da dove è venuta. Mi alzo lentamente e non capisco di cosa dovrei farmene di uno straccio asciutto, così perlustro la Sala Grande alla ricerca di qualcuno che abbia un secchio con l’acqua e il sapone: fortunatamente, quel qualcuno è proprio mia sorella Lily, che sta cercando di trasportarne addirittura due. Mi avvicino  velocemente.
«Lils» la richiamo a voce abbastanza alta. Lei fa appena in tempo ad alzare lo sguardo su di me. Ha l’aria di una che sta per perdere l’equilibrio da una parte all’altra e quei due secchi sembrano incredibilmente pesanti. «Ti aiuto io.»
Lei non dice niente e posa un secchio a terra, per lasciarmelo prendere. Io ci butto dentro il mio straccio.
«Si può sapere che hai fatto a quella poveraccia della Goyle?» le chiedo ad un certo punto, per rendere meno noiosa quella tortura. Lily si tira fuori dalla tasca del mantello un paio di guanti dal dubbio materiale e se li infila.
«Se la conoscessi come la conosco io non la definiresti poveraccia» mi dice, sospirando. «Comunque niente di così terribile, le ho solo detto che è talmente disperata e in ricerca di attenzioni che se Christopher Burke le sputasse nel piatto lei continuerebbe a mangerebbe lo stesso, forse anche con più appetito.»
«Perché mai lo avresti detto?» le chiedo, curioso di sapere cosa ha scatenato tanta – seppur ingegnosa e ammirevole – cattiveria da parte di mia sorella.
«Beh, lei ha detto che a momenti bacio la terra dove cammina Scorpius» risponde, senza traccia di vergogna o di rabbia. E comincio più o meno a comprendere il comportamento di Lily. «Dato che ovviamente non conosce l’esatta definizione di migliori amici
«In questo caso sono fiero di te, sorellina» le dico, accennando un sorriso. Le scompiglio i capelli rossi con la mano libera e lei si fa sfuggire una piccola risata.
«Mi dispiace che ci sia finito in mezzo anche tu» sospira, mentre raccoglie con un certo disgusto tutti i residui di cibo solido da terra e li mette tutti insieme da una parte sul pavimento.
«Me lo sono meritato» le dico. «Ho risposto all’attacco di Malfoy.»
«Non avrebbe dovuto farlo» dice ancora Lily. Non è la prima volta che davanti a me critica un determinato atteggiamento del suo migliore amico, e devo ammettere che trovo la situazione alquanto strana. Tuttavia, dallo sguardo leggermente sconsolato di Lily penso che lei questo discorso con Malfoy lo abbia già fatto, ma che probabilmente non abbia portato al risultato sperato.
Stiamo un po’ in silenzio, mentre lei raccoglie i residui di cibo da terra e io passo lo straccio per pulire. È strano che ci sia silenzio tra me e Lily: di solito sappiamo sempre di cosa parlare, ma questa sera non riesco a tirare fuori neanche mezzo argomento. La vedo pensierosa, mentre esamina con un po’ di disgusto un pezzo di quella che doveva essere stata una polpetta. Forse sono pensieroso anche io, mi preoccupo di lei che attacca briga con la Goyle, di Malfoy, dei miei amici, di Bellamy…
E Lily sembra in grado di percepire i miei pensieri senza nemmeno parlarmi o guardarmi troppo a lungo, le basta un’occhiata veloce e qualche secondo di riflessione per capire che c’è qualcosa di strano in me, questa sera. Ringrazio che se ne sia accorta, perché nonostante le mille differenze che ci dividono, ci sono altrettante cose che ci uniscono: siamo terribilmente orgogliosi, e probabilmente moriremmo al posto di chiedere un qualsiasi aiuto a qualcuno.
«Che hai?»
Sono solo due parole, dette anche con un tono abbastanza seccato, ma che riesce a risultare ugualmente delicato. Alzo gli occhi su di lei: ha smesso di raccogliere cibo e adesso è semplicemente rannicchiata per terra a scrutarmi curiosa. Lily assomiglia tutta a mamma, ha i suoi occhi marroni e profondi e i suoi capelli rossi, ribelli però come quelli di papà. Chi non ci conosce – davvero poca gente – non direbbe mai che siamo fratelli. Ha il volto stanco e probabilmente solo una gran voglia di buttarsi sul letto a parlare di sciocchezze con le sue compagne di stanza. Eppure è seduta su questo pavimento a chiedermi che cosa ho che non va.
«Niente» rispondo istintivamente, quasi senza neanche pensarci. Ma lei sa che è una bugia, perché evito il suo sguardo, mentre lo dico. Tuttavia, non dice niente. Rimane lì a guardarmi e ad aspettare semplicemente la verità. Conosco mia sorella, sarebbe capace di rimanere a fissarmi e ad aspettare una mia risposta per tutta la notte.
«Cioè… ho paura di aver fatto una cosa stupida» le dico finalmente, non so neanche quanto mi sia costata questa frase.
La vedo incurvare leggermente le labbra e soffocare una risata bonaria. «Che grande novità.»
«Guarda che sono serio» la riprendo. «Una grossa cosa stupida.»
«Sentiamo» sospira a questo punto Lily.
«Allora… se, per esempio, a te piacesse un ragazzo e Malfoy facesse qualcosa di stupido come preparare la Pozione Polisucco per fingere di essere quel ragazzo e distruggere qualsiasi tipo di possibilità esistente tra di voi… tu quanto ti arrabbieresti?» le chiedo.
Lily sbatte le palpebre un bel po’ di volte e poi aggrotta leggermente la fronte. Non mi dà la risposta che mi serve, ossia non quantifica la rabbia che proverebbe in una situazione del genere, perché Lily, a differenza mia ed esattamente come nostra madre, è intuitiva e arriva subito alla conclusione.
«Contro quale dei tuoi amici hai esattamente usato la Polisucco?» mi chiede, prendendosi la testa tra le mani.
«Bellamy» confesso, senza più alcuna remora.
«Okay» sospira. Smette di guardarmi, adesso il suo sguardo volteggia per la Sala Grande. Inizialmente seguo la traiettoria dei suoi occhi, ma quando mi rendo conto che non sta guardando niente in particolare e che sta solo pensando, torno a concentrarmi su di lei.
«Che vuol dire okay?» le chiedo.
«Vuol dire che hai fatto una cosa stupida, ma di dimensioni spropositate» risponde, con una tranquillità che mi lascia interdetto per un po’. «Fossi stata in te gli avrei detto sin dall’inizio quale fosse il problema, però ormai la stronzata l’hai fatta, quindi se vuoi fare in modo che Bellamy non ne sappia niente di questa storia, conosco qualcuno che può darti una mano.»
Improvvisamente sgrano gli occhi e mi si illumina il volto. Com’è possibile che mia sorella abbia sempre la soluzione a tutto?
«Dici sul serio?» esclamo, e forse alzo un po’ troppo la voce perché alcune persone si voltano a guardarci.
Lily annuisce. «Si chiama Cassiopea Stewart. È di Corvonero.»
«E tu come la conosci?» le chiedo ancora.
«Dominique» si limita a rispondere lei. Lily e Dominique sono sempre state molto legate tra loro, complice, forse, la passione che le accomuna per le stelle e l’astronomia. Nostra cugina è stata smistata in Corvonero ben sei anni fa ed effettivamente non mi sembra troppo strano il fatto che Lily conosca diverse sue amiche, o comunque persone che appartengono alla stessa Casa di Dominique.
«E in che modo dovrebbe aiutarmi?»
Tuttavia, nel momento in cui Lily fa per rispondermi, si avvicina a noi Malfoy con un secchio pieno di pezzi di cibo appiccicati tra di loro.
«Ti ho portato qualcosa per buttare quella roba, Lils» le dice, porgendole il secchio. Il modo in cui l’ha chiamata mi irrita un po’, ma cerco di non darlo a vedere. Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.
O almeno così sembra finché non si volta verso di me e mi scruta con la solita aria di sufficienza.
«Ho interrotto qualcosa?» chiede, rivolgendosi di nuovo a Lily, che nel frattempo ha buttato tutti i residui di cibo che aveva accumulato per terra all’interno del secchio.
«Roba tra fratelli» risponde, incurvando poi le labbra in un sorrisetto allegro. «Non impicciarti, Scorp.»
Maledizione, mi sta irritando persino il modo in cui mia sorella chiama Malfoy. Che io abbia forse un problema di gelosia?
«Posso darti una mano?» le chiede ancora lui. «Kelsey e Alec mi stanno facendo fondere il cervello.»
«Puoi ad una condizione» gli risponde Lily, con uno sguardo negli occhi che conosco molto bene e che è la prima volta che le vedo questa sera. È lo sguardo di chi ha appena avuto un’idea geniale e cattiva allo stesso tempo. «Albus rimane con noi.»
Non riesco a capire se mia sorella abbia appena compiuto una buona azione, per evitare di farmi lavorare da solo per chissà quanto tempo ancora, oppure se abbia agito con lo specifico intento di tenere me e Malfoy a stretto contatto, ben consapevole del fatto che nessuno dei due tollera la presenza dell’altro. Penso che anche Malfoy si stia chiedendo la stessa cosa, mentre con un sospiro affranto mormora un “va bene, come vuoi”.
Io propendo per la seconda ipotesi: dopotutto, cinque anni fa, anche se dopo ben due minuti d'esitazione, il Cappello Parlante ha esclamato "Serpeverde!"

 
Holaaa! :D Scusatemi per il tempo abominevole che ci ho messo per aggiornare, stavolta, ma sono entrata in quella fase del trimestre in cui uso il computer principalmente per studiare e apro Word per fare i riassunti. Ho un parziale tra una decina di giorni, sto studiando alla cieca perchè il prof. non si è degnato di dirci su quali argomenti sarà l'esame, in più sto preparando altri due esami per giugno. Quindi sto lentamente delirando e a breve penso diventerò pazza. Bando alle ciance! Eccoci qui con il quattordicesimo capitolo, su Albus. Sì, siamo al quattordicesimo e non è manco arrivato Natale, pensate quanto la tirerò per le lunghe ancora ahahaha, onestamente non penso di essere mai arrivata oltre i 30/35 capitoli, ma considerando che non siamo nemmeno a metà della storia, uhmm, non so dove potrei arrivare onestamente. Ho voluto dare spazio non solo ai sensi di colpa di Albus, che sono grandi quanto una casa e merita di averli, ma anche un po' al rapporto che ha con Lily: ho scelto di trattare le loro storyline in maniera separata, inserendoli in due blocchi narrativi diversi (il gruppo Grifondoro e quello Serpeverde, per capirsi), ma rimangono pur sempre fratelli ed è giusto dare spazio anche a loro due. Avremo altri momenti del genere, specialmente quando arriveremo al Natale :3
Per l'idea del Ceppo di Yule devo ringraziare la nuova serie tv su Sabrina xD è una tradizione comune all'intera cultura delle streghe e degli stregoni in generale, quindi perfettamente adattabile all'universo di Harry Potter. D'altronde lo stesso Ballo del Ceppo si chiama così, e in inglese infatti si chiama Yule Ball. Non volevo far riorganizzare il Ballo perché sappiamo che è una cerimonia legata al Torneo Tremaghi, e non essendoci qui alcun torneo ho pensato di dare a questa festa un motivo un po' più generico, comunque verrà spiegato meglio nei prossimi capitoli!
Ringrazio come sempre chi legge e segue silenziosamente e everlark4e per aver recensito lo scorso capitolo! Spero che questo vi sia piaciuto, aspetto i vostri pareri :3 Per quanto riguarda il prossimo, sarà dal punto di vista di Lily stavolta e non so dirvi tra quanto tempo arriverà. Spero non troppo, ma dipende tutto da come riuscirò a gestire il tempo (sicuramente male, ma speriamo di no xD).
Un bacione a tutti, alla prossima! ♥
Mars

 
 
 
 
 
 
 
   
 
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