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Autore: Myriru    10/05/2019    1 recensioni
«Ho bisogno di te...»
«Sono qui»
Versailles no bara incontra Orpheus no mado: dalla loro unione si  mescolano gli avvenimenti della Rivoluzione Francese con la psicologia/filosofia dei personagg di Orpheus. Spero vi piaccia! ^-^
Genere: Erotico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Insieme per sempre'
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Era in ritardo. Non era da lui presentarsi tardi in redazione ma non era riuscito a resistere alla tentazione di controllare di persona quella dannata cosa. Si sentì un verme, non riusciva proprio a fidarsi. C’era qualcosa che non gli tornava, ma non riusciva proprio a capire cosa. Raggiunse rapidamente Bernard e gli altri nella redazione e si sedette accanto all’amico, pensieroso. Gli altri parlavano animatamente tra loro, lui non riusciva proprio a concentrarsi. Bernard sembrava l’unico ad essersi accorto del suo stato d’animo e gli fu grato del suo silenzio. Non aveva voglia di parlare, ma la sua assenza avrebbe destato sospetti: se credeva di conoscere bene alcuni di loro, di sicuro avrebbero parlato con Saint Just, il cugino di Bernard, della sua assenza. Odiava quell’uomo e lui sembrava ricambiare con la stessa foga il sentimento, soprattutto nei confronti di Oscar. Jean, un ragazzo entrato da poco nella redazione, lo stava guardando da un po’. Gli dava fastidio quello sguardo indagatore su di lui, cosa diavolo voleva? Era troppo arrabbiato per pensare alle buone maniere.
«André si può sapere cosa ti prende? »
Gli sussurrò Bernard discretamente notando lo sguardo di fuoco che rivolgeva al povero ragazzo.
«Nulla »
«Dove sei stato? Ti stavamo aspettando »
«Alla cattedrale, dovevo chiedere una cosa »
«Non sapevo fossi religioso »
«Infatti non lo sono »
«Jean ti sta osservando da un po’ »
«Me ne sono accorto, mi da fastidio »
«Usciamo, non abbiamo niente da fare qui »
I due amici si alzarono in silenzio, lasciando il caos della stanza e André poggiò la schiena sul muro, sospirò sollevato e sentì quel dolce silenzio avvolgerlo. Sentiva la testa scoppiare e quell’aria tranquilla era davvero un toccasana.
«Mi dici cosa sei andato a fare a Notre Dame? »
«Oscar ieri è uscita a mezzanotte ed è tornata verso l’una di notte »
Bernard corrugò la fronte e guardò l’amico spaesato.
«Sai dov’è andata? »
«Mi ha detto di essere andata a pregare »
«Non mi sembra strano, forse aveva bisogno di stare un po’ da sola. Ultimamente non mi sembra molto in forma… »
«Quando è tornata non aveva il coraggio di guardarmi in faccia Bernard. Credo mi stia nascondendo qualcosa »
«Per questo sei andato alla cattedrale, per sapere se ti aveva mentito? »
«Sì, un sacerdote mi ha confermato quello che mi ha detto lei ma è stata nella cattedrale una decina di minuti, da sola. Cos’ha fatto prima di tornare? »
Bernard lo guardò attentamente e sembrava davvero preoccupato. Uno strano presentimento si insinuò in lui. André si passò una mano tra i capelli e sbuffò rumorosamente.
«Rosalie mi ha detto che avete litigato »
«Io credevo che Oscar non avesse segreti con me »
«Non dirmi che non ti fidi più di lei »
Disse ridendo il giornalista. André si girò a guardarlo e trattenne il respiro, Bernard sgranò gli occhi.
«Stai… stai scherzando? »
«Non… so più cosa pensare »
 
///@///
 
«Se siamo d'accordo, la data prevista è il 20 giugno. Non possiamo sbagliare. Ecco cosa dobbiamo fare... »
«Sorge però un problema... e anche piuttosto grave »
«Cioè? »
Fersen alzò lo sguardo verso il generale Bouille seccato. Non lo sopportava minimamente, troppo sicuro di sé e troppo arrogante. Beauharnais sbirciò fuori alla finestra, senza dargli troppa importanza.
«La Jarjayes... sa troppo... »
«Cosa vuole fare allora, generale? Dobbiamo rapirla per poi rilasciarla appena il piano sarà partito in modo da non poter avvertire Grandier? »
Disse il conte seccato, osservando le carte che gli aveva appena passato Fersen riguardanti le carrozze da usare per il viaggio. Lo irritava la sua sola presenza nella stanza. Era più inutile di un mulo sul campo di battaglia ma era un forte alleato e non potevano abbandonarlo.
«No... quella donna deve morire »
I due conti sussultarono, voltandosi di scatto verso il generale. Fersen strinse i pugni, avvicinando la mano senza volere alla spada che aveva sul fianco ma Beauharnais fu più istintivo e si avventò su di lui, strattonandolo.
«State scherzando vero?! »
«Beauharnais! »
Hans tentò di separarli ma Alexandre lo spinse via senza troppe cerimonie, stringendo il collo del generale tra le mani.   
«No Beauharnais! Quella donna ha scelto il popolo, non te! Tutti qui sappiamo dei tuoi sentimenti per quella sottospecie di donna ma in questo momento cos'è più importante? »
«Non fare vittime »
Scandì bene ogni singola parola, non dovevano esserci fraintendimenti. Lo sguardo del conte gli fece raggelare il sangue, sapeva benissimo a cosa sarebbe andato in contro ma quella donna doveva morire il più presto possibile.
«Azzardatevi a toglierle anche un singolo capello e ti ritroverai mutilato, mi sono spiegato? Potrei far sapere tranquillamente a quel Grandier dove abiti e che stai complottando contro l'assemblea, lo sai questo vero? Tutto potrebbe andare in fumo e sarà tutta colpa tua se scoprirò che Oscar è morta improvvisamente, mi sono spiegato razza di pallone gonfiato che non sei altro? »
L'uomo annuì velocemente, spaventato dalle parole dell’uomo. Alexandre aveva rafforzato la presa al collo tanto da non farlo respirare e fargli diventare il volto violaceo. Strinse ancora di più, per poi lasciarlo andare.
«Patti chiari, amicizia lunga generale »
                                                                           
///@///
 
«Oscar? Ti senti bene? Sei pallida »
Renée si avvicinò alla donna lentamente e poggiò una mano sulla sua spalla con dolcezza. Lei aveva il capo basso e osservava le sue mani. Oscar alzò lo sguardo distratta, tornando alla realtà.
«Oh Renée perdonami, mi capita di incantarmi a guardare le cose, mi hai chiesto qualcosa? »
Le sorrise dolcemente e Renée sbarrò gli occhi.
«S-Sì… ti senti bene? Sei bianca come un lenzuolo nobiliare! »
Oscar trattenne un sorriso immaginando le lenzuola pallide come il suo incarnato.
«Sto bene, ti ringrazio. Sono davvero così bianca? »
Poggiò una mano sulla guancia e increspò un po’ le labbra, Renée annuì e rise anche lei.
«Forse dovresti mangiare di più…! »
«Non ho fame Renée »
«Ma hai lasciato più della metà del piatto! »
La donna alzò le spalle e chiuse gli occhi, rilassò le spalle e guardò il soffitto pensierosa. Sentì una fitta al ventre così improvvisa da spezzarle il fiato e sgranò gli occhi. Ne avvertì un’altra e un’altra ancora. Si morse il labbro infastidita e portò una mano alla pancia, trattenendo un gemito di fastidio.
«Oscar! »
Renée si avvicinò a lei spaventata, era impallidita ancora di più e si piegava su se stessa.
«Sto bene… mi è passato, è stata questione di un attimo. Mi sento disturbata con la pancia, deve avermi fatto male qualcosa »
Mormorò stupita, quel fastidio sembrava averla abbandonata davvero e guardò la ragazza negli occhi, Renée corrugò la fronte, cosa stava succedendo? La donna sospirò stanca e si alzò con lentezza.
«Devo chiamare il medico »
«No! Non farlo! Non c’è bisogno. Sto bene ora, mi è passato, te lo giuro »
Oscar lasciò una tenera carezza sul suo viso e Renée la guardò smarrita, per poi buttarsi tra le sue braccia. La donna sorrise e le accarezzò lentamente i ricci rossi, godendo dell’abbraccio spontaneo che le aveva appena regalato. Fu invasa dal suo dolce profumo di buono e dal calore del suo corpo. Poggiò il mento sul suo capo e sospirò piano, chiuse gli occhi stanca.
 
///@///
 
André aprì lentamente la porta di casa, stanco per via della giornata lavorativa. Poggiò il mantello sulla sedia poco distante, notando una Oscar addormentata sul tavolo coperto da libri e fogli di giornale. Diede un'occhiata veloce ai titoli e si rese conto che erano i libri e testi contro la nobiltà francese, soprattutto gli articoli diffamatori che aveva cercato di nascondere alla sua vista.
«Questi libri... non ne sapevo nulla... »
"Povera Oscar... purtroppo il terzo stato si sta rivoltando contro il tuo ceto sociale... e tu ne sei consapevole ma nonostante ciò abbandoni la tua famiglia e lui per vivere al mio fianco... scegliendo la strada più tortuosa e più irta di rovi, eppure…"
Sospirò amaramente, poggiando il libro sul tavolo per poi prenderla in braccio per portarla in camera.
«André...? Oh... »
Oscar aprì lentamente gli occhi, sorridendogli dolcemente, poggiando il capo sulla sua spalla. André la guardò per alcuni secondi, per poi aprire la porta della loro stanza.
«Allora sei tornato... devo essermi assopita... hai fame? Ti ho messo da parte un po' di stufato appena fatto se vuoi »
L’uomo scosse lentamente il capo, accennando un debole sorriso, la fece stendere nel letto e si avviò verso la cucina. Si voltò un ultimo istante sullo stipite della porta e le sussurrò maliziosamente:
«Preferirei mangiare te, Oscar, piuttosto che lo stufato »
“Devo essere proprio matto per dubitare di te…”
«Eh? »
Oscar rimase per un attimo interdetta, imbarazzata dalle parole dell’uomo ma sorrise, accennando una debole risata. André sorrise rincuorato e si sedette davanti a lei, ricevette una dolce carezza sulla guancia e ne fu tremendamente felice.
«Ti amo… »
«Dimmelo di nuovo »
«Ti amo André Grandier, più della mia stessa vita! »
   
 
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