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Autore: Nico_KiS    10/05/2019    5 recensioni
Forza, concentrati… Conosci questo kanji.
Fissando l’haiku di fronte a sé Taruto si diede più volte dello stupido. [...]
Sbirciò con la coda dell’occhio alla sua sinistra incrociando per un istante gli occhi azzurri che lo fissavano sereni.
« C’è qualcosa che non riesci a capire Taruto-kun? » sorrise la verde.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Retasu Midorikawa/Lory, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Forza, concentrati… Conosci questo kanji.

Fissando l’haiku(*1) di fronte a sé Taruto si diede più volte dello stupido.

Per quanto ci pensasse non riusciva a decifrare quel carattere, e più ci pensava più nella sua testa si formava solo una gran confusione.

Sbirciò con la coda dell’occhio alla sua sinistra incrociando per un istante gli occhi azzurri che lo fissavano sereni.

« C’è qualcosa che non riesci a capire Taruto-kun? » sorrise la verde.

Il brunetto indicò goffamente il kanji che gli aveva causato quei cinque minuti di mutismo.

« Rifletti, nella prima parte assomiglia a Sole, ed è seguito da ki – iniziò a spiegare – Lo abbiamo incontrato anche l’altro giorno. »

« Danki…? » rispose non nascondendo il proprio tono dubbioso.

« Esatto. – gli applaudì appena – Prova di nuovo. »

« Zabuzabu to danki ame… »

Danki, calore, non si era mai soffermato su quella parola così comune, ma in quel momento gli rimbombò nel cervello.

 

 

Il suo primo anno di medie non stava andando per niente bene e i suoi voti erano i più bassi della classe, così i suoi genitori, temendo per il futuro accademico del loro terzogenito, avevano chiesto a Retasu-san di aiutarlo a recuperare durante la pausa estiva.

Gli piaceva la ragazza di Pai, era gentile e sempre sorridente, e con lei era bello studiare, anche per chi, come lui, avrebbe di gran lunga preferito bighellonare assieme ai suoi amici piuttosto che passare l’estate sui libri. In quelle settimane di paziente insegnamento la verde era riuscita a colmargli le tante, troppe lacune che aveva in Giapponese e nelle altre materie, e ad instillargli un po’ del proprio appassionato interesse per la letteratura. I suoi modi garbati lo facevano sempre sentire a proprio agio, per questo odiava quel senso di tensione che lo tormentava negli ultimi giorni in sua presenza.

 

Tutto era iniziato il venerdì precedente: Taruto si era sistemato con la sua mole di compiti al basso tavolino in soggiorno quando la ragazza era arrivata a casa loro, accolta da sua madre, che la accompagnò chiacchierando allegra in salotto.

« Come sei graziosa oggi. »

« Grazie – aveva sorriso imbarazzata aggiustandosi gli occhiali sul naso – Ho sempre il timore che questo vestito sia un po’ troppo corto. » concluse aggiustandosi le pieghe della gonna quasi volesse allungare un po’ la stoffa.

« Sei giovane, puoi permettertelo – ammiccò la donna in risposta – Poi in questi giorni fa così caldo che è piacevole vestirsi leggeri. »

Il brunetto alzò gli occhi dal libro aperto di fronte a sé per salutare e rimase senza parole: Retasu indossava un leggero vestito azzurro, le spalle appena coperte dalle rouches delle bretelline che sostenevano la scollatura a cuore, la gonna corta che le scopriva buona parte della pelle sopra al ginocchio; Taruto si sentì avvampare all’istante, la bocca diventò secca.

« Buon pomeriggio Taruto-kun. » gli sorrise la verde.

Non seppe come riuscì a borbottarle un saluto in risposta, ma per l’intera ora successiva non riuscì quasi a parlare se non quando interpellato. Quel giorno fece una gran confusione di numeri sui suoi compiti di Matematica, troppo attento a tenere gli occhi bassi sul foglio per non correre il rischio di incontrare le iridi azzurre o ancora peggio indugiare sulla carnagione appena arrossata dal sole, e a mantenere una rigida seiza(*2) per non rischiare nemmeno di sfiorare le cosce scoperte.

 

I giorni successivi non erano andati meglio, non riusciva a ritrovare la concentrazione perduta quel pomeriggio e non ne capiva il motivo; il profumo di shampoo che percepiva quando la ragazza si avvicinava a lui per indicargli qualcosa, il contatto involontario delle loro gambe seduti vicini, gli occhi che pericolosamente si soffermavano su particolari che sapeva di non dover guardare, tutto questo gli offuscava qualunque pensiero iniziando a rendere quasi inutili i progressi fatti.

Forse trovava Retasu-san ...bella?

Il solo pensiero gli sembrava ridicolo, a lui non interessavano ancora le ragazze. Per quanto suo fratello si divertisse a rompergli le scatole sull’amicizia con Purin Fon non aveva mai pensato a nessuna, né guardato nessuna. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa la verde e ad arrossire fino alle orecchie ogni volta.

 

 

La voce di Retasu lo riscosse dai suoi pensieri, si era di nuovo fermato nella lettura senza nemmeno rendersene conto. Avvampò al pensiero della brutta figura fatta.

« Facciamo così: la leggo una volta io e poi la ripetiamo, ok?

Zabuzabu to danki ame furu nowaki kana. » scandì leggendo.

Il brunetto capì solo di non aver capito quasi niente, rapito dalle note dolci della voce della ragazza, e un senso di calore gli salì dal ventre.

« Devi prestare soprattutto attenzione a questi due kanji. »
La verde continuò la propria spiegazione tranquilla e si chinò appena per indicargli i due caratteri: gli occhi di Taruto involontariamente scesero sulla scollatura della camicetta scoprendo tra la morbidezza della pelle candida il pizzo del reggiseno. Il senso di calore, strano ma piacevole, che prima lo aveva cullato gli si attorcigliò attorno allo stomaco, divenne scarlatto e con uno scatto si scostò dalla ragazza; lo sguardo colpevole fisso sul legno del tavolo di fronte a sé.

« Taruto-kun, tutto bene? » chiese preoccupata.

I brunetto non rispose, confuso e reo delle proprie sensazioni.

« Sei così rosso – constatò la ragazza – non ti senti bene? » chiese allungando una mano verso la fronte coperta dalla frangetta bruna.

Il ragazzino scacciò la mano e si tirò di scatto in piedi.

« S-sì sto bene!  – mugugnò – Io… Il calore! Vado a sciacquarmi la faccia! »

Riuscì in qualche modo a completare un concetto che perfino alle sue orecchie suonava senza senso e corse via, lasciando la verde confusa seduta al tavolino.

 

 

 

 

« Sono un po’ preoccupata per Taruto-kun. »

« Perché? » domandò Pai alzando lo sguardo dallo schermo del telefono.

« In quest’ultima settimana ha perso la concentrazione ed è sempre così nervoso. » spiegò la verde giocherellando con la cannuccia del suo tè freddo.

« Lascia perdere. » tagliò corto con uno sbuffo il moro.

« Se sai qualcosa devi dirmelo…! – esclamò appena – Cosa gli ho fatto? Mi sono resa antipatica in qualche modo? » chiese agitandosi su una sedia della cucina di casa Ikisatashi e sistemandosi gli occhiali.

« Lascia perdere, sul serio. »

« Pai per favore dimmelo. Non voglio che perda interesse nello studio per colpa mia. »

« Non devi preoccuparti per il nostro fratellino Lattughina… – la voce di Kisshu li raggiunse dal salotto – Non è colpa tua, o meglio, non come lo intendi tu. » ghignò non distogliendo lo sguardo dal suo videogame.

« In che senso? »                    « Kisshu… »

La coppia parlò in contemporanea ma con intenti del tutto opposti.

Il verde ridacchiò della situazione, mise in pausa il gioco e si affacciò oltre lo schienale del divano con tutta calma.

« Quello che il tuo adorabile ragazzo non vuole dirti è che se andrai avanti a vestirti leggera per il caldo farai scoppiare il cuore al nostro Taruto entro la fine dell’estate. O se non altro, almeno i suoi pantaloni. ».

Il colore che assunse la verde dietro gli occhiali e lo sguardo truce che gli gettò Pai fecero prorompere Kisshu in una sonora risata; in cuor suo il bruno che aveva origliato tutta la conversazione dalla cima delle scale non seppe se morire di vergogna o ringraziare il proprio fratello maggiore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*1) Haiku: componimento poetico nato in Giappone nel XVII secolo. Generalmente composto da tre versi per complessive diciassette morae (unità di suono usata in fonologia per determinare la quantità di una sillaba e conseguentemente l’accento)

 

(*2) Seiza: termine per indicare la posizione seduta tradizionale: inginocchiati a terra con i glutei appoggiati sui talloni.

 

Piccola nota aggiuntiva: il comparto di scrittura del giapponese moderno si compone di due sillabari (hiragana e katakana), di logogrammi (kanji) e dell’alfabeto latino (romanji).

I kanji sono più di 50.000 ciascuno con due o più pronunce differenti, il ministero dell’istruzione giapponese ne ha elencati 2136 di uso comune (jōyō kanji) che vanno imparati durante il periodo di formazione (1006 alle scuole elementari, 1130 alle medie) a cui si aggiungono gli 861 kanji consentiti per la scrittura dei nomi propri (jinmeiyō kanji) che fanno parte del programma delle scuole superiori.

Per questo motivo Taruto, ancora al primo anno di medie, non riesce a riconoscere certi caratteri e fatica a individuarne la pronuncia corretta.

 

 

A chi interessasse l’haiku citato nella fic è il seguente ^^

 

ざぶざぶと暖き雨ふる野分哉

splish, splash…
scende una calda pioggia:
tempesta d’autunno.

                                   Kobayashi Issa (1763-1828)

 

 

 

 

Storia dopo storia credo che stiate capendo due cose su di me: difficilmente scriverò qualcosa a più capitoli (la mia mole di lavoro e impegni mi impedisce di dedicarmi così tanto alla scrittura come mi farebbe piacere fare), e, più importante, da me ci si possono solamente aspettare cose strane ;)

Purtroppo non amo la routine nelle storie e vi posso assicurare che nella mia to do list fanfiction con tratti tradizionali (siano essi elementi di trama, situazioni o abbinamenti di personaggi) in pratica non ce ne sono u.u


A proposito di quanto avete appena letto, invece, spero che questo Taruto all’alba della sua fase puberale travolto innocentemente dalla bella Retasu vi abbia strappato un sorriso, a me ne ha certamente causato più di uno mentre scrivevo ;)

Che dire, al solito se la fanfiction vi è piaciuta lasciatemi una recensione, se al contrario non ha incontrato i vostri gusti ditemi il perché…

 

Alla prossima!

 

  
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