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Autore: Tomah    23/07/2009    5 recensioni
Piton è al cospetto di Voldemort nella Stamberga Strillante. Il Signore Oscuro medita di attaccare Hogwarts per convincere Potter a consegnarsi, ma prima vuole arrivare alla famosa Bacchetta di Sambuco posseduta, secondo le sue teorie, dall'uomo che ha ucciso Albus Silente: Severus Piton. Alla scena assiste solo Bellatrix Lestrange.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: Piton è al cospetto di Voldemort nella Stamberga Strillante. Il Signore Oscuro medita di attaccare Hogwarts per convincere Potter a consegnarsi, ma prima vuole arrivare alla famosa Bacchetta di Sambuco posseduta, secondo le sue teorie, dall'uomo che ha ucciso Albus Silente: Severus Piton. Alla scena assiste solo Bellatrix Lestrange.

Voldemort era seduto su di una poltrona diroccata, i suoi freddi occhi scrutavano il suo servo più audace, colui il quale aveva ucciso Albus Silente. L'espressione da rettile era ancora più severa ed inamovibile, e sembrava che qualunque parola stesse per proferire dovesse avere un'importanza così fondamentale da essere ogni volta l'ordine più importante da eseguire. Di fronte a lui, profuso in un inchino rispettoso vi era, inginocchiato, un Piton anch'esso molto freddo, ma questa volta il suo respiro era più lento, come se respirare fosse di secondaria importanza rispetto all'udire gli ordini del suo padrone.

"Sai perchè ti ho richiamato dalla battaglia, Severus?", disse una voce da serpente.

"Suppongo che il Signore Oscuro voglia procedere alla personale ricerca di Potter, forse è per questo che sono stato richiamato".

"Non proprio, mio fedele servitore. Per anni hai servito la mia causa, e benchè tu -come molti altri- mi credesti morto, non hai esitato a ritornare sulla vecchia strada. Inoltre, da quando sono ritornato al potere sei riuscito a fornirmi una mole di informazioni che neanche la tortura più crudele sarebbe stata in grado di estorcere. Vero, cara Bellatrix?"

La folle strega si limitò a rispondere con un cenno del capo, seguito da una occhiataccia malefica verso Piton.

"E non è tutto. La tua fedeltà ti ha portato a compiere un gesto non difficile, ma assolutamente ammirabile e prezioso per il mio piano. E' grazie a te che quel vecchio impiccione di Silente non è più tra i piedi. Per questo hai la mia più sincera riconoscenza personale. Un privilegio di pochi, non credi? Tuttavia..."

Il suono di quell'ultima parola fu come una piccola scossa che percorse Piton dalla testa ai piedi, facendolo sembrare per un attimo capace di avvertire sensazioni celate da una maschera cupa.

"...tuttavia qualcosa è andato storto, e il destino ora ha voluto che tu sia venuto in possesso della chiave del mio successo, dell'unica arma che mi permetterà di distruggere definitivamente Harry Potter. Sai di cosa parlo?"

"Mio signore...", rispose Piton tremante, "io non conosco alcun incantesimo che il mio Signore non conosce. Non ho nè doti nè abilità che potrebbero aiutarvi nel raggiungimento dello scopo per il quale sto dando tutto me stesso..."

"E invece no!" ribattè Voldemort stizzito. "Non di doti nè di abilità si tratta, ma di oggetti". Ormai era inutile fingere, e dunque il professore di Pozioni venne allo scoperto.

"Mio Signore, vi prego di perdonarmi...". La voce era tornata calma e fredda "...ma ormai Potter è stremato e sicuramente la vostra magia lo spazzerà via in un baleno, usare la Bacchetta di Sambuco potrebbe essere solo una perdita di tempo".

"No mio caro Severus, io ho assoluto bisogno di quella bacchetta. E tu sei l'unico ostacolo che si frappone tra me e lei. Tu, mio fedele servitore. E' stato davvero un errore da parte mia relegare a te l'assassinio di Silente, avrei dovuto prevedere che in seguito avrei dovuto uccidere una delle mie pedine più valide per giungere al successo. Mi dolgo profondamente di ciò che sono costretto a fare per colpa della mia disattenzione, ma sai, anche i più potenti a volte sbagliano. Quando tu hai dovuto porre fine alla vita di quel vecchio disarmato hai assunto piena padronanza di quell'oggetto che più che mai io desidero..."

E fu un attimo. Piton rivide sè stesso mentre saliva la torre e arrivava poco dopo aver sentito Draco urlare "Expelliarmus!". La sua mente indugiò ancora sul momento in cui Silente perse la bacchetta...in quel momento era inerme, non poteva difendersi, era alla mercè di colui che poteva definirsi il vincitore del loro duello: Draco Malfoy. Ci mise poco la mente di Piton a intravedere una possibilità si salvezza.

Schiuse quindi le sottili labbra e si rivolse a Voldemort: "Mio Signore, forse abbiamo trascurato un dettaglio porbabilmente molto rilevante."

"Ti ascolto, Severus, ma sappi che il tuo destino ormai è segnato". Un altro brivido viaggò dal viso da serpente ai lunghi capelli unticci e si dissolse nel corpo di Piton.

"Credo di poter affermare di non essere io il possessore della Bacchetta di Sambuco. Tutto questo perchè non sono stato io a rendere Silente disarmato. Come voi ben sapete, prima di me c'è stata un'altra persona a portare l'attacco. Si tratta di..."

"...Draco Malfoy. So bene come sono andate le cose, Severus. Draco ha subito un particolare incanto, per effetto del quale io ho visto esattamente come sono andate le cose. E ho visto anche te, che lanciavi l'Anatema che Uccide contro l'uomo che hai tradito..."

"Vi supplico mio Signore, permettetemi di dimostrarvi che ho ragione, vi scongiuro. Sono sicuro che il vero possessore della bacchetta è Draco. Il mio gesto non è stato nulla di veramente importante, era come uccidere un semplice Babbano. Ma Draco no, Draco ha corso tutti i rischi che derivano da un duello contro Albus Percival Wulfric Brian Silente, uno dei maghi più potenti del nostro secolo, secondo solo al mio potente padrone. Sento di non sbagliarmi, e sono pronto a dimostrare che questa sera a rischiare di morire è la persona sbagliata."

"E come, Severus?"

"Nell'unico modo possibile. Conducendo da voi Draco Malfoy"

Le espressioni di Voldemort e Bellatrix parvero stupite. Piton non aveva mai barattato la vita di un'altro essere con la sua, aveva sempre accettato ogni compito, anche quelli che sembravano essere vere e proprie condanne a morte. Ma questa volta l'uomo che avevano di fronte era pronto a condurre dinanzi a Voldemort l'unico figlio del suo più caro amico, quel Lucius Malfoy che giaceva in una cella ad Azkaban. Mentre Bellatrix lo guardava disprezzante, dimenticandosi di aver ucciso suo cugino appena un anno fa, Il Signore Oscuro parlò, con un tono tra il divertito e il contrariato.

"Davvero non mi sarei mai aspettato questo da te, Severus. Tu che a mio giudizio sei il mio servitore più coraggioso" -un'espressione di stupore e disgusto campeggiò sul volto di Bellatrix- "sei pronto a portarmi in pasto la vita di un giovane che tu stesso hai avuto come allievo. Un gesto davvero poco nobile, questo. Ma d'altronde quando si è dinanzi alla morte si è disposti a fare di tutto pur di evitarla. Mi sovviene quando ormai quasi venti anni fa mi chiedesti di risparmiare Lily Evans, la donna che amavi. Lei sacrificò la propria vita, Severus, perchè ora tu ti abbassi a tanto?"

A queste parole Piton si irrigidì. Che stesse meditando sulle parole di Voldemort? Che si stesse davvero schifando del suo stesso comportamento? Anni fa aveva tradito la donna che amava, ora condannava a morte certa un giovane, figlio del suo migliore amico. Ma non poteva fare altrimenti, se voleva avere salva la vita.

"Mio Signore, posso ancore essere utile al fine di questa battaglia, invece Draco non è stato neanche capace di uccidere un vecchio..."

"Mi sorprendi sempre di più Severus. Pochi minuti fa elogiavi l'operato di Draco, ora svaluti le sue azioni. Sempre meno degno di un'uomo degno di onore come te. Ma ad ogni modo la mia scelta è già presa!"

Piton si preparò al peggio. Nell'istante immediatamente successivo pensò a quale incantesimo o fattura avrebbe potuto dargli ancora qualche possibilità di salvezza. Ma non ebbe tempo sufficiente per riflettere.

"Devi condure Draco Malfoy al mio cospetto!!". Su quel volto che poco prima era pronto ad assaporare la morte, un muscolo si rilassò, a tradire la tensione patita in quegli interminabili attimi.

"Hai due ore per portarmi quel ragazzo. Una volta dinanzi a me lo ucciderò, e saprò finalmente se la tua teoria è esatta. Ma se non sarà così, sai già a cosa andrai incontro.". Voldemort si alzò dalla poltrona, si chinò sul capo di Piton rivolto verso il basso, e con la punta della bacchetta gli sollevò il mento e guardandolo negli occhi gli disse: "Ricorda la fine che ha fatto Karkaroff quando ha tentato di fuggire. Ora vai, e non fallire in questo facile compito. Un mago abile come te non può deludermi."

"Sarà fatto, mio Signore".

Piton si alzò, salutò il suo signore, e volò via dalla finestra, pronto a fare di tutto per sfruttare l'unico modo per avere salva la vita. Consegnare il giovane Draco Malfoy a Voldemort.

Voldemort si smaterializzò, e nella stamberga rimase solo Bellatrix Lestrange. Di fronte a lei, dove prima vi era Piton in ginocchio, c'erano delle gocce sul pavimento freddo. Forse le uniche gocce che Severus Piton abbia mai sudato in vita sua.

  
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