Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pierjc    12/05/2019    1 recensioni
La storia dell'ultima stagione della serie tv del Trono di Spade, raccontata in modo differente, con avvenimenti ed epilogo completamente diversi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Gli unici quattro sopravvissuti nella battaglia a Grande Inverno si stavano dirigendo ad Approdo del Re. Sarebbe stato l’ultimo baluardo della vita umana. Cersei, che non li aveva aiutati inviando uomini al Nord, avrebbe dovuto cambiare idea. Jon, con alle spalle Arya, stava pensando alla carovana spedita a Sud. Erano già arrivati? Erano ancora per strada? Era difficile stabilire la loro posizione, potevano essere ovunque, magari stavano attraversando un bosco per cui non erano visibili dall’alto. Ciò che contava, però, in quel momento era di convincere la Regina dei Sette Regni di imbastire una difesa più efficace contro i non morti. Gli Immacolati, i Dothraki egli uomini del Nord non erano stati sufficienti ad abbattere l’armata del Re della Notte, che adesso poteva contare su centinaia di nuove reclute.
«Credevo che solo i Targaryen potessero cavalcare un drago» disse Arya, distogliendolo dai suoi pensieri.
Jon era stato messo a conoscenza della sua vera identità. Gliel’aveva detto dapprima Sam, poi glielo aveva confermato anche Bran. Ma non ne aveva parlato non nessuno. Il suo segreto era al sicuro. Sapeva fin troppo bene che se quella notizia si fosse diffusa, avrebbe creato dei disagi con Daenerys. Lui era il legittimo erede al trono, ma ora non era il momento di pensarci. Quelle stupide dinamiche di potere non avevano significato di fronte al pericolo di un’inarrestabile esercito di non morti.
«A quanto pare le leggende non raccontavano il vero» cercò di spiegare Jon.
Arya non poteva credere di essere su un vero drago. La velocità con la quale questi fendeva l’aria e i respiri che prendeva. Aveva sempre e solo sentito delle storie su quelle bestie e adesso, finalmente, aveva la possibilità di cavalcarlo. Le mani erano ancorate al grosso animale, così come le gambe. Guardò alla sua sinistra e vide quello su cui si trovava Daenerys. Appariva molto più grosso di quello su cui erano loro due.
 
La carovana si muoveva nascosta dalle chiome degli alberi. Era la strada più breve per raggiungere Approdo del Re. Il loro destino era in mano al caso. Sarebbero morti per l’arrivo dei non morti alle loro spalle? Sarebbero sopravvissuti perché la guerra era finita e i vivi avevano vinto? Sarebbero morti per mano di Cersei? C’era anche la possibilità che avrebbero trovato Approdo del Re già conquistata dal Re della Notte. L’unica cosa di cui erano sicuri era la propria stanchezza. Avevano camminato per tutta la notte, fronteggiando i pericoli che potevano nascondersi per la strada: lupi, briganti o quant’altro. Ma non c’era neanche un animale, né tantomeno briganti. Il pericolo dei non morti aveva fatto scappare tutti.
«Sbaglio o comincio a sentire una leggera brezza?» commentò Tyrion.
Si trovavano all’interno di un carro e attraverso le aperture sui lati erano cominciati a cadere dei fiocchi di neve.
«I non morti sono qui» sentenziò Varys.
«Cosa ne sai? Magari la neve li anticipa di qualche ora» ribatté il folletto.
«Guarda la velocità con la quale ci stiamo muovendo. La notte è passata e a quest’ora Grande Inverno sarà probabilmente caduta. Spero vivamente di arrivare in tempo da Cersei. Preferisco essere decapitato che finire sbranato da un mostro senz’anima» continuò il Ragno Tessitore.
«Io non preferisco né l’una né l’altra» interruppe Sansa. «Voi Lord Varys state pensando così tanto alla morte che potrei accontentarvi anche subito».
La lady di Grande Inverno stringeva tra le mani un pugnale e non sembrava avere alcun timore di usarlo.
«Siamo tutti spaventati ma cerchiamo di mantenere i nervi saldi. So bene che rimanere con le mani in mano non è facile. E per di più senza avere notizie di quello che è accaduto» disse diplomaticamente Tyrion.
In quel momento, da fuori, arrivò un urlo. Poi un altro. E un altro ancora. In poco tempo quelle urla singole si trasformarono in un concerto di grida. Accompagnate da versi disumani. Lord Varys aveva ragione. I non morti erano arrivati.
«Maledizione, lo sapevo che erano qui» disse Varys con voce spezzata dalla paura.
Tyrion guardò fuori dalla carrozza e vide una donna cadere a terra e spingere suo figlio lontano, mentre da dietro un non morto le staccava a morsi il collo.
«Non resterò qui ad aspettare che giunga la mia ora» sentenziò il ragno tessitore.
Detto questo uscì dal carro e corse il più veloce possibile, cercando di non guardarsi indietro. Ma era impossibile. E proprio questa sua curiosità gli costò la vita. Inciampò e cadde a terra, rotolando e finendo contro un albero. Si rialzò a fatica ma venne raggiunto da un gruppetto di nemici, che lo circondò e ne fece carneficina.
«Bene, Lady Sansa, direi che l’opzione ‘scappare a gambe levate’ possa essere esclusa» commentò Tyrion.
«Io ho un’opzione ben più dignitosa. Concordo sul non voler essere divorata da un non morto» rispose Sansa.
Alzò il pugnale di fronte a lei e lo guardò a lungo. Il suo battito rallentò e le sue mani erano ferme. Non tremava affatto. Era sicura che quello era il miglior modo di andarsene.
«Davvero? Vuoi toglierti la vita? Uno sforzo inutile considerando che ci basta aspettare ancora un po’ e qualcun altro potrebbe farlo per noi».
«Sì? Guardando qualcuno che mi strappa a morsi un braccio? Mentre qualcun altro mi affonda le unghie nel petto? Sarò codarda, forse, ma voglio andarmene a modo mio».
«Sai, sei sempre stata la mia Stark preferita. E lo dico senza lusinghe. Già da prima che ti sposassi con mio nipote. E prima che sposassi me. Devo dire che il nostro matrimonio è stato piacevole. Solo avrei voluto poter passare più tempo con te».
«Sincerità prima di morire. Vorrei porti tante altre domande, ma a cosa serve, ormai? Tanto fra pochi istanti saremo solo due cadaveri che combatteranno per il Re della Notte».
Sansa orientò il pugnale verso il proprio petto e lo avvicinò. Sebbene fosse stata determinata a farlo, ora qualcosa glielo impediva. Non riusciva a fare quell’estremo gesto. Ma le sue mani furono bloccate da Tyrion, che le tolse il pugnale e se lo portò al suo, di petto.
«Se ti serve un incentivo a farlo, te lo darò io».
Dall’esterno, intanto, le urla erano finite ed era calato un agghiacciante silenzio.
«Tyrion, sei sempre stato l’unico Lannister che io abbia sempre rispettato. E il nostro matrimonio è stato piacevole anche per me» disse Sansa.
Dopodiché Tyrion le sorrire, poi chiuse gli occhi e si pugnalò. Dritto al cuore. Rimase qualche istante ancora ad aggrapparsi alla vita, poi si lasciò andare e morì.
Sansa, con alcune lacrime che le sgorgarono dagli occhi, riprese il pugnale e cercò di fare la stessa cosa. Se lo puntò al cuore, fece un profondo respiro e affondò. Quello che sentì, però, non fu una sensazione piacevole. Questo, forse, perché il pugnale era di vetro di drago che, forse, provocava meno dolore.
 
I due draghi erano giunti ad Approdo del Re. Erano atterrati a qualche centinaio di metri di distanza. Avevano visto che le mura erano adornate di enormi balestre con frecce giganti. Erano il benvenuto che avevano preparato per Rhaegal e Drogon. Per cui erano rimasti fuori gittata al sicuro. Jon leggeva negli occhi di Daenerys il desiderio di incendiare tutto e prendere il controllo della città, oltre che ad uccidere Cersei. Ma necessitavano di ogni singolo uomo. Probabilmente adesso a Westeros i non morti erano di gran lunga più numerosi dei vivi, perciò tutti sarebbero stati più che fondamentali in quella lotta per la vita.
«Lasciate fare me. Se dovessi morire non sarebbe una grande perdita. E avreste il pretesto per attaccare Cersei» propose Jorah.
«Tu non ti farai uccidere» ordinò Daenerys.
«Allora potrei andare io. Entrerei di nascosto direttamente nella sala del consiglio di Cersei e potrei puntarle una lama alla gola, obbligandola ad aiutarci e ad aprirci i cancelli della città» incalcò Arya.
«Non ci andrà nessuno di voi» sentenziò Jon. «Ci andrò io. Ho convinto i Bruti a combattere con i popoli del Nord».
Si girò a guardare la regina dei draghi: «Ho convinto te a combattere con noi prima di venire qui ad esigere il tuo trono. Riuscirò a convincere Cersei a collaborare. La morte è dietro di noi e sta arrivando. Spero che si renderà conto che non c’è più tempo per complotti politici».
Detto questo, si avviò verso le mura del castello. Daenerys salì nuovamente su Drogon e osservava con attenzione. Sarebbe bastato un solo passo falso di Cersei per scatenare la furia della madre dei draghi.
 
Sansa si sentiva bene. Era quello l’aldilà? Non era posi così male. Poi la sua mente cominciò ad annebbiarsi. Prese a perdere lentamente coscienza. Poi aprì gli occhi e vide qualcosa che la sbalordì. Aveva il pugnale conficcato nel petto, ma sull’elsa di esso, oltre alle sue, c’era anche una mano ghiacciata. Probabilmente uno di quei non morti era giunto prima che riuscisse a morire del tutto. Poi alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta, letteralmente. Era il Re della Notte, proprio lì di fronte. Perché aveva allungato la sua mano verso il pugnale? Dopodiché si lasciò andare. La sua mente si spense del tutto. Ma il suo corpo non cessò di esistere. Pian piano iniziò a trasformarsi, diventando di ghiaccio, così come i suoi capelli che divennero color cenere. E i suoi occhi, chiusi, si riaprirono. Erano diventati ancora più blu. Il Re della Notte estrasse il pugnale e lo gettò a terra. Poi porse la mano a quella che era stata Lady Sansa e la aiutò a scendere dal carro. Una volta fuori, si guardò intorno. Sentiva di avere il potere. Il vero potere. Sentiva che avrebbe potuto comandare tutti quei non morti. E di poter ridare la vita. Difatti si voltò, guardò il cadavere di Tyrion e alzò le braccia. Egli aprì gli occhi e si voltò verso di lei. I suoi occhi erano diventati chiari, ma non erano blu come quelli di Lady Sansa. Il Re della Notte sorrise, poi Sansa lo guardò. In un istante capì tutto. Era diventata la Regina della Notte.
 
«Sono disarmato. Vengo qui solo per parlare. Portatemi Cersei» disse Jon, giunto nelle prossimità delle mura di Approdo del Re.
Decine e decine di arcieri avevano incoccato le frecce pronti a colpire.
«Non c’è tempo. Volete capire che l’esercito di non morti sta venendo qui? Abbiamo perso. A Grande Inverno sono tutti morti. E presto lo sarete anche voi se non mi fate parlare con la regina».
Dopo qualche minuto sulle mura si materializzò Cersei.
«Che sorpresa. Il Re del Nord. E se non sbaglio mi sembra di vedere ancora quelle due bestiacce ancora in vita» esordì la regina.
«Siamo stati sconfitti. Ci avevi promesso un aiuto che non è arrivato».
«E cosa sarebbe cambiato? Che sarebbero morti anche i miei uomini e che adesso Approdo del Re sarebbe stata senza difese».
«Devi aiutarci ora. I non morti stanno arrivando, dobbiamo organizzare un piano di difesa. Non è un nemico come gli altri, le tattiche che valgono per fronteggiare un esercito normale non valgono».
«Se sapevi tutto questo come mai non sei riuscito a sconfiggerli?».
«Perché sono inarrestabili».
«E in che modo potresti tornarmi utile nell’affrontarli?».
«Perché c’è bisogno di ogni uomo. Dobbiamo unire le forze e combattere insieme. Solo così potremo scamparla».
«Scommetto che queste parole abbiano funzionato con gli altri».
Cersei poi, guardando nella direzione dei draghi, commentò: «Siete sopravvissuti solo voi?».
«Sì! E non c’è tempo. I non morti potrebbero arrivare da un momento all’altro».
«A quanto pare questo Re della Notte è riuscito a fare quello che non sono riuscita a fare io. Uccidere Tyrion».
Si disegnò un impercettibile sorriso sul volto di Cersei dopo quelle parole.
«Presto saremo tutti morti se non deciderai di aiutarci. Tutti».
«Correrò il rischio» concluse, girandosi.
Poi si fermò e tornò indietro. Jon rialzò lo sguardo, sperando in cuor suo che, infine, Cersei potesse aiutarli. Ma non fu così.
«Ah, e state alla larga dal castello. Quelle balestre giganti non sono messe lì per fare scena» disse Cersei, uscendo di scena.
Jon si girò e gettò un urlo di rabbia. Un paio di frecce si conficcarono a pochi passi da lui. Era un avvertimento. Doveva allontanarsi.
Tornato da Daenerys le disse che non era stato in grado di far cambiare idea a Cersei e che se si fossero avvicinati avrebbero ucciso i due draghi. Non c’era più speranza. Il Re della Notte era destinato a vincere. Cersei si sarebbe goduta il proprio trono per poco tempo. Poi sarebbe stata uccisa e il mondo sarebbe finito.
«Dov’è Arya?» domandò Jon, guardandosi intorno.
La ragazza non c’era più.
«Non lo so, era qui fino a poco fa» constatò Jorah.
«Forse abbiamo ancora una possibilità» disse Daenerys, scendendo dal suo drago.
«Vuoi dirmi che l’avete lasciata andare ad Approdo del Re da sola?» rimproverò Jon.
«La ragazza si è addestrata con gli Uomini senza Volto. Riuscirà a cavarsela. E, a questo punto, non vedo altre soluzioni».
 
Proprio in quell’istante, il cielo già tetro divenne ancora più scuro. Il vento prese ad alzarsi sempre più forte, così come la neve, che cominciò a cadere.
I non morti erano arrivati.
Jon salì sul suo drago, così come Daenerys e Jorah, e presero a volare. L’ultima battaglia stava per cominciare. E mai come in quel momento l’esito era incerto.
   
 
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