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Autore: evil 65    13/05/2019    15 recensioni
I sogni sono spesso destinati a infrangersi contro la realtà. Ma sono quelli più semplici i più dolorosi, perché ci appaiono così personali, così ragionevoli…così raggiungibili.
Ti sembra sempre di essere a un passo dal poterli toccare con la mano, ma mai abbastanza vicino da afferrarli. E io mi sento così ogni volta che sono con lei…
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Peter Parker/Spider-Man
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ho cominciato a shippare Spiderman e Capitan Marvel dal loro primo team-up nei fumetti, dove diventando una coppia di fatto.
Inutile dire che la loro interazione in Endgame, seppur di breve durata, è stata sufficiente per risvegliare in me la voglia di scrivere una storia riguardante questi due. 
La shot è narrata interamente dal punto di vista di Peter e si svolge un anno dopo gli eventi del film. 
Vi auguro una buona lettura, e spero che troverete il tempo per lasciare una recensione.



You got something for me, Peter Parker?

Adoro New York. Proprio quando ti sei stufato, quando pensi di non poterne più della Grande Mela, ecco che questa città ti regala un nuovo criminale da combattere. 
Salve, sono io, Peter Parker. Il vostro amichevole… be' lo sapete.
Ne ho fatta di strada da quando ero solo un ragazzino punto da un ragno. A quel tempo sembrava che non me ne andasse bene una. Adesso... la gente mi vuole davvero bene. La Terra è sana e salva. E direi che è anche un po' merito mio.
Mio zio Ben ne sarebbe fiero, o almeno così mi piace sperare.
Qualunque cosa dobbiamo affrontare, qualunque siano le nostre lotte interiori, abbiamo sempre una scelta. Ed è stato proprio lui ad insegnarmelo. Sono le nostre scelte che fanno di noi quelli che siamo... e abbiamo sempre la possibilità di fare la scelta giusta.
Avrei tanto voluto rendermene conto prima.                                   
Otto anni fa io feci una scelta egoista, e lui ne pagò il prezzo. Non mi perdonerò mai per questo. Non dimenticherò mai che avrei potuto impedirlo.
È tutto così chiaro adesso, zio Ben. È come se per tutta la vita avessi avuto una benda sugli occhi e i tappi nelle orecchie, e qualcuno me li avesse appena strappati. Vedo tutto più chiaramente ora, e so qual è il mio posto nel mondo.
 Avevi ragione:  un potere comporta responsabilità. Sempre. Per qualche ragione, ho ricevuto un grande potere. E un grande potere porta grandi responsabilità.
Ma torniamo a noi. È passato circa un anno dal giorno in cui l’universo rischiò di essere distrutto per mano di Thanos. Ora ho 18 anni, e ho quasi terminato la scuola.
Pattuglio attivamente New York e sono stato ufficialmente riconosciuto come un Avenger. Oh…e sono innamorato.
La gente dice che alla mia età non si dovrebbe parlare propriamente d’amore. Forse “infatuazione” sarebbe il termine corretto.
Ad ogni modo, il punto resta: non riesco a smettere di pensare a lei. A chi, vi starete chiedendo?
Si chiama Carol Danvers, e la conobbi per caso.
Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica. E c'è elettricità nell'aria. Puoi quasi sentirla... mi seguite?  Oh, e il mondo era sul punto di essere distrutto.
E lei… era lì, davanti a me. Come una dea scesa in terra, per meno di un minuto.
È stato il giorno in cui ho capito che avevo ancora tutta un’intera vita davanti a me. E un'incredibile forza benevola che voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura. Mai.
Ancora adesso, no so bene come accadde. Un attimo prima stavo per morire, e quello dopo lei era china su di me.
Per una frazione di secondo mi domandai se avrei potuto baciarla. Naturalmente, il fatto che ci fosse una battaglia in corso mi impedì di elaborare ulteriormente un simile pensiero.
Dopo la morte del signor Stark, lei fu lì a sostenermi in uno dei momenti più difficili della mia vita. Per la terza volta…avevo perso un padre.
Capii che era bellissimo stare in sua compagnia, e che volevo frequentarla ancora. Non soltanto in quei brevi momenti di conforto, ma anche l'indomani e il giorno dopo ancora.
Tutto in lei, dalla sua calda risata alla sua intelligenza, al suo evidente altruismo , mi appariva piacevole e desiderabile.
Certo, era molto più grande di me, forse di almeno 10 anni. Eppure, la cosa non m’importava più di tanto.
Ero innamorato di lei, al punto che non mi importava di quello che avrebbero pensato gli altri di una simile affermazione.
Non mi importava se avremmo avuto poco tempo per stare insieme. Mi interessava fare solo quello che mi dettava il cuore. Dentro di me sentivo che era la prima volta che quell’organo mi aveva parlato direttamente…e sapevo con certezza che non avrei disubbidito.
Ma per ora la vita va avanti. E come dice il proverbio…purtroppo non c’è riposo per i malvagi !
 
                                                                                                                                        * * *
 
Caro Peter Parker…fai pena. Affettuosamente, Peter Parker.
Ricapitoliamo... mi hanno appena sculacciato. Bhe…forse elettrizzato sarebbe un termine migliore. Dopotutto, il cattivo che mi ha messo al tappeto ha detto di chiamarsi Electro, o qualcosa di simile.
Ha rotto i miei lancia ragnatele, e mi ha lanciato fuori dalla finestra di un grattacielo. Oh…ed ero stato là dentro appena trenta secondi!
Dio! Mi ha scaricato addosso un fulmine e lanciato fuori da un grattacielo! Dio mio… che idiota che sono! Ho sbagliato ad andare là dentro. Non avevo idea di chi fosse il mio avversario. Non avevo idea di che cosa potessero fare. E avrei dovuto imparare, dopo quell'esperienza con l’Avvoltoio e i suoi scagnozzi. Invece no. No. Mi sono arrampicato lassù senza la minima preparazione. Dio, ho quasi perso la maschera a causa della caduta. Dev'essere la cosa peggiore che può capitare a un supereroe.
E ora ? Mi fa male dappertutto. Almeno domani non ho scuola.
Con quanta corrente mi ha investito quel pelatone? Sono stati i miei poteri a evitarmi di morire fulminato o l'elettricità non era tanta come sembrava?
Elettricità?! Dio, qualcuno ha tentato di fulminarmi! Un tizio con poteri elettrici? Come si fa ad avere poteri elettrici?! Bhe…immagino che Thor non conti. Lui è un dio, dopotutto.
Ahhh! Sono così furioso con me stesso che urlerei. Ma forse lo farò presto in ogni caso…perché il tipo che mi ha scaraventato dalla finestra di un grattacelo appena pochi secondi prima…bhe, sta fluttuando verso di me. LETTERALMENTE fluttuando.
Certo, non è la cosa più strana che gli ho visto fare negli ultimi minuti. Il suo aspetto è tutto fuorchè ordinario : un corpo dalla pelle color blu elettrico, occhi luminosi, mancanza di vestiti…sembra il fratello minore del Dottor Manhattam. O una versione decisamente più incazzata.
Il mio senso di ragno vibra a causa di un colpo imminente, e mi lancio dietro ad una macchina senza nemmeno dargli il tempo di mirare. La successiva scarica elettrica brucia l’asfalto, carbonizzando l’area circostante e inviando numerose scosse lungo ogni oggetto metallico nel raggio di un centinaio di metri. Anche la mia tuta è colpita, anche se in forma più lieve. In fondo l’asfalto stradale non è certo un buon conduttore elettrico.
Ma la situazione non è comunque il massimo: sto utilizzando un’armatura meccanica contro un tizio capace di causare cortocircuiti con la sua sola presenza. Lo so, non è l’idea migliore che poteva venirmi in mente.
Prendo un respiro profondo, tendendo i muscoli e preparandomi ad una seconda offensiva. Tuttavia, poco prima che io possa anche solo muovere un passo, un sonoro bip! proveniente dai sistemi di comunicazione mi costringe a fermarmi.
Sorpreso, accetto la chiamata e…mi blocco.
È lei. Di fronte a me, ancora un volta. Capelli dorati mossi verso l’alto, incornicianti un volto dai lineamenti delicati. Ogni centimetro di quella faccia sembra pervaso di luce propria, pallido e splendente anche attraverso l’ologramma.
Occhi caldi e marroni mi fissano e io non riesco a distogliere lo sguardo. Rimango lì, inchiodato, mentre il cuore mi batte a mille.
“ Ehi, Peter Parker. Hai qualcosa per me?”
Il ricordo di quelle parole mi riporta alla realtà. Giusto, sono in pericolo di morte. Prima le cose importanti, Spidy.
<< Ciao >> sussurro a bassa voce, perché questo è il massimo a cui posso pensare in una situazione del genere.
Lei mi sorride, un sorriso che potrebbe fare breccia nell’anima di un condannato a morte…bellissimo e gentile, come quello di un angelo.
<< Peter Parker. Dovremmo smetterla di incontrarci in questo modo >> dice con un sottofondo di divertimento, e non posso fare a meno di trattenere un sussulto, perché quella voce è esattamente come la ricordavo.
<< Sì, decisamente >> borbotto con un gemito, cercando di alzarmi da terra.
L’armatura è pesante, sto sudando per lo sforzo e mi sento dolorante. Ma non ci penso, mi concentro sul volta di questa donna, come se fosse l’unica cosa importante.
<< Che cosa ci fai qui ?>> chiedo con interesse nascosto, cercando di non far trasparire la felicità che sto provando.
<< Sono in visita >> risponde Carol, stringendosi nelle spalle. << Ho visto quello che sta succedendo attraverso il notiziario, e Fury mi ha dato il tuo numero. Stai bene ?>>
<< Solo un po’ ammaccato. Non ti preoccupare, guarisco in fretta >> tento di rassicurarla, e lei prende a fissarmi con leggero sospetto. Ugh, dimenticavo che anche lei può vedermi.
<< Ti crederò sulla parola >> dice dopo un piccolo esame, e internamente sospiro di sollievo.<< Allora, che cos’abbiamo qui ?>>
<< Dice di chiamarsi Electro, sta cercando di rapinare una banca d’assicurazioni >> la informo, cercando di trattenere un sussulto. Dio, mi fa male respirare! Forse mi si è rotta una costola.
Carol si limita a roteare gli occhi.
<< Originale >> commenta seccamente, come se avesse appena ascoltato una battuta vecchia di almeno un secolo. << Che cosa può fare ?>>
<< Controllo e manipolazione dell’energia elettromagnetica. In pratica, può sparare fulmini >>
E, al sentire quelle parole, le labbra della donna si curvano in un sorriso decisamente più predatorio. Per qualche strana ragione…lo trovo abbastanza sexy.  
Sento le mie guance farsi più calde, e ringrazio Thor che l’ologramma sia incapace di trasmettere simili cambiamenti.
<< Non mi dire…energia elettromagnetica, eh ?>> domanda a se stessa, prima di volgermi uno sguardo serio.<< Quanto puoi tenerlo impegnato ?>>
Senza perdere tempo, controllo il livello di funzionamento dell’armatura.
<< Direi…dieci minuti, prima che il potere della tuta si esaurisca >> rispondo con un’espressione determinata. La dichiarazione sembra farle piacere, perché annuisce con aria soddisfatta.
<< È tutto quello che mi serve. Tieni duro, ragazzino >>
E, detto questo, il collegamento visivo si chiude.
Non mi preoccupa nemmeno il fatto che mi abbia appena chiamato ragazzino, non dopo il compito che mi ha dato. Devo tenere impegnato questo ragazzo fino al suo arrivo…e non ho intenzione di deluderla.
Mi alzo a fatica e girò la testa in direzione di Electro.
Eccolo lì, la sua figura lucente e crepitante di scariche elettriche, mentre un paio di orbite bianche e vuote si specchiano con le lenti della mia maschera.
Prendo un respiro profondo e urlo : << Ehi, scintilla! Ho aggiustato lampadine che colpivano più forte di te! >>
<< Ma insomma, non lo chiudi mai quel becco?! >> ribatte il criminale, con una voce graffiante mista all’eco di un cassa. Le parole sembrano quasi pronunciate attraverso un filtro e vengono accompagnate da lampi occasionali.
Evito un attacco, atterrando con grazia sul tettuccio di una macchina.
<< Temo di no, i miei fan si aspettano un constante dose di humor. È incluso nel pacchetto! >> dico con voce frizzante, sperando che riesca a distrarlo. Se non altro, riesco a farlo arrabbiare ancora di più.
Posso sentire in lontananza il suono delle sirene provocato dai veicoli della polizia e dalle ambulanze, mentre la gente urla terrorizzata.
Sono senza spara ragnatele, e la tuta è ormai al limite…ma non posso fermarmi. Non voglio fermarmi, non se fermarmi significa permettere a questo squilibrato di fare del male a degli innocenti.
Prendo un altro respiro profondo e balzo in avanti. Allo stesso tempo, Electro riprende i suoi attacchi. E non è una cosa veloce, non è una cosa pulita. Sono i colpi di una persona inesperta, ben lontani da quelli sparati dai chitauri che ho affrontato un anno fa. Ma ciò che perdono in precisione…lo compensano in potenza. Ogni scarica elettrica è l’equivalente di un bazooka sul punto di esplodere e le onde d’urto causate da esse sono sufficienti per farmi perdere l’equilibrio. Ma io non mi fermo. Continuo a schivare, implacabile, senza mai tirarmi indietro. Perché è quello che devo fare.
Io sono Spiderman, proteggo le persone, mi butto in mezzo al pericolo senza pensare…perché non sono un eroe, sono solo uno sciocco ragazzino di diciotto anni che è stato costretto a crescere troppo in fretta. Ma Dio mi aiuti se questo non basterà a farmi combattere !
Electro diventa man mano sempre più arrabbiato, posso vederlo. E più si arrabbia, più il suo potere va fuori controllo.
Le scariche elettriche si fanno più intense, e alla fine una mi colpisce in pieno petto, facendomi cozzare contro un lampione. Penso che l’impatto sia stato abbastanza forte da ammaccare la tuta.
Non ho il tempo di chiedermelo, perché una mano mi afferra per il collo, issandomi da terra.
Tempo un paio di secondi e mi ritrovo a fissare ancora una volta le pupille bianche del mio avversario, il cui volto è chiuso in un sorriso feroce quanto soddisfatto.
<< Questa è la tua fine, insetto. Quando avrò finito con te… prenderò la luce di questa città. Così tutti sapranno come ci si sente a vivere nel mio mondo… un mondo senza energia, un mondo senza pietà, un mondo… senza Spider-Man >> sibila minacciosamente, stringendo la presa. <<  E tutti potranno vedermi per quello che sono veramente…Electro ! >>
Cerco di muovermi, ma ogni movimento si rivela inutile.
La tuta è ormai al limite. Fa caldo…mi sento girare la testa…sto per svenire…sto per…
BOOM !
La presa si allenta, e vengo sbalzato all’indietro. L’aria mi invade i polmoni ancora una volta, mentre la temperatura interna della tuta si abbassa drasticamente.
Prendo alcuni respiri profondi e alzo lo sguardo, per quanto il casco mi permetta un simile movimento.
Ed eccola lì, fiera e senza il minimo accenno di paura in volto. Solo una fredda determinazione, mentre fissa intensamente la figura del villain.
<< Electro…ti presento Capitan Marvel >> dico con voce stanca, attraverso il respiratore della maschera. << E sai cosa può fare? Bhe, tra le altre cose…può assorbire energia >>
Al sentire tali parole, gli occhi dell’uomo si allargano per la comprensione.
Fa un passo all’indietro…ma ormai è troppo tardi. Carol balza in avanti e poggia ambe le mani sulla testa del criminale, le labbra arricciate in un piccolo sorriso.
Poi, Electro comincia ad urlare, mentre un lampo di luce invade l’area circostante. Posso vedere l’energia che compone il corpo del villain passare da lui alla donna, mentre la figura di questa comincia ad illuminarsi. Proprio come quel giorno, durante quella stessa battaglia.
Carol diventa pura luce...ed è bellissima, come se il sole avesse deciso di camminare sulla terra e prendere la sua forma.
Alzo appena il braccio per coprirmi gli occhi, mentre le urla del criminale riecheggiarono nel quartiere, facendosi man mano sempre più deboli. Poi, dopo quello che pare un tempo interminabile…cessano, e il bagliore scompare.
Tolgo il braccio e osservo incredulo la figura di Electro, orami un uomo di carne e ossa, fumante e disteso ai piedi di colei che porta il nome di Capitan Marvel.
Lei si gira verso di me, inviandomi un sorriso. QUEL sorriso, uno che potrei restare ad ammirare tutto il giorno, caldo e rassicurante come l’abbraccio di una madre.
<< Buon lavoro >> dice con voce gentile, mentre si avvicina a me e mi aiuta ad alzarmi.
<< Anche tu >> borbotto con difficoltà, cercando di non pensare all’immenso dolore che sto provando.
Alla fine, tuttavia…si rivela troppo.
<< Oh, merda >>
E questa è l’unica cosa che riesco a sussurrare, prima di soccombere all’oscurità.
 
                                                                                                                                          * * * 
 
Nessun grado di stanchezza arreca sofferenza quanto l'essere perfettamente riposati e senza niente da fare. Chiunque abbia scritto questa frase…chiaramente non è mai stato preso a calci da un ragazzo capace di friggerti come un uovo.
Sbatto le palpebre, cercando di mettere a fuoco.
Mi sento come se fossi stato investito da un treno in corsa e ho gli arti in fiamme.
La mia testa poggia su qualcosa di morbido…Forse un cuscino?
Percepisco il suono delle macchine sotto di me, mentre l’aria fredda della sera mi scivola sulla faccia. Allora capisco di essere sulla cima di un edificio, probabilmente un grattacielo.
Quando apro completamente gli occhi…il volto di Carol invade ancora una volta la mia visione.
<< Sono in paradiso ? >> sussurro a bassa voce, lo sguardo perso in quegli occhi gentili e luminosi.
Dio santo, che cosa c'era in lei capace di sconvolgermi in questo modo? Quale sorta di potere esercitava su di me?
<< Non per mancanza di tentativi >> dice con un sottofondo di rimprovero.
Dal suono della sua voce capisco che è arrabbiata e tutte le emozioni si condensano in un'unica realtà: è qui, di fronte a me.
E allora mi rendo conto che tutto questo è reale. Che lei è molto più che un semplice pensiero disincarnato. È proprio qui, con me…a cullarmi tra le sue braccia.
Qualcosa palpita dentro il mio petto, qualcosa di antico e profondo, qualcosa che per un attimo mi fa girare la testa.
Arrossisco intensamente, mi drizzo di scatto e comincio a balbettare, distogliendo lo sguardo e sopprimendo un brivido.
Quando mi giro…lei è ancora lì a guardarmi, il volto adornato da quel sorriso intramontabile.
Scuoto la testa e cerco di recuperare un minimo di autocontrollo, mentre sorrido a mia volta e la saluto con un semplice :<< Ehi >>
<< Ehi >> risponde lei, e quella parola riecheggia nella mia mente come un colpo di pistola.
“ Ehi, Peter Parker. Hai qualcosa per me ?”
<< Come ti senti ?>> mi chiede con lieve preoccupazione, e l’unica cosa che voglio fare è rassicurarla e dirle che sto bene, come faccio sempre con mia zia.
Tuttavia…mi trovo incapace di mentirle.
<< Mi gira la testa >> ammetto con una smorfia, strofinandomi i capelli sudati.
Carol annuisce comprensiva e mi posa una mano sulla fronte.
<< Una conseguenza del tutto normale, hai preso un bel colpo >>
<< E ho solo me stesso da incolpare. Avrei dovuto fare più attenzione >> borbotto amaramente, cercando di non rabbrividire a causa di quel tocco delicato.
Con mia grande delusione, lei si tira indietro e scrolla le spalle.
<< Siamo supereroi, gli errori fanno parte del mestiere. Pensa, una volta ho interrotto il matrimonio di un famiglia aliena pensando che fosse un rito sacrificale. Sono stata costretta agli arresti domiciliari per una settimana! >>
<< …ok, questo mi fa sentire un pochino meglio >> le dico con un timido sorriso, e poi entrambi scoppiamo a ridere. E, anche se solo per un momento, la sua risata diventa il suono più bello che abbia mai sentito, e vibra dentro di me, solare e accattivante come la sua personalità.
Rimaniamo in un confortevole silenzio, ad osservare il paesaggio sottostante.
Ricordo ancora il giorno in cui ebbi la possibilità di ammirare il mio primo tramonto dalla cime di un grattacielo.
Mi resi conto che la vita non era altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute un giorno alla volta. Si dovrebbe trascorrere ogni giorno cercando la bellezza in momenti come questi, nei fiori, nelle persone… nel giorno e nella notte. E nulla può essere migliore di un giorno colmo di sogni, di tramonti e di brezze leggere.
Il crepuscolo, pensai allora, è solo un'illusione, perché il sole è sempre così, sopra o sotto la linea dell'orizzonte. Ciò significa che il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme.
Come ci si può sentire, pensai, quando si è sempre uniti e sempre divisi?
<< Ti chiedo scusa se prima ho fatto lo scemo>> dico all’improvviso, interrompendo la quiete di quel momento.
Carol gira la testa verso di me, visibilmente divertita.
<< Non fa niente... non è la prima volta che un ragazzo sbava di fronte a me >>
<< N-non stavo sbavando ! >> balbetto indignato, cercando di trattenere un rossore. Sforzo che si rivela del tutto inutile, perché il sorriso sul volto della donna sembra allargarsi.
<< Oh, sì, sembravi un cucciolo di cane dopo aver provato il suo primo croccantino >> ridacchia, facendomi arrossire ulteriormente.
Complimenti, Parker, davvero molto sottile. Ti trovi al cospetto della tua cotta e cosa fai? Ti comporti come un quattordicenne alle prime arme. Ugh, se M-Jay e Ned potessero vedermi ora…probabilmente si metterebbero a ridere anche loro.
Poi, Carol mi da un pugnetto sulla spalla, facendomi sussultare.
<< Ti sto solo prendendo in giro >> dice con tono rassicurante, suscitando un broncio da parte mia.
<< Non è divertente >>
<< Un po’ lo è >> ribatte lei, con un sorriso molto più civettuolo.
La fisso impassibile.
<< … è vero, un po’ lo è >> ammetto quasi a me stesso, ed entrambi scoppiamo a ridere una seconda volta. Aaaaah…potrei fare questo tutta la notte. Non male come cambio di piani per la serata.
<< Quindi sei abituata agli idioti balbuzienti >> commento ad alta voce, nel tentativo di portare avanti una conversazione. Non sono molto abituato a parlare con il sesso opposto, certo, ma l’umorismo di strada non mi ha mai fallito.
Carol si limita scrollare le spalle.
<< Hanno cominciato quando avevo dodici anni. Andavo a cena con i miei genitori, tutti i venerdì sera al Blue Lobster, e tutti i ragazzi a fissarmi quando entravo. Sapevo quello che avevano in testa, come sapevo che i ragazzi a scuola pensavano a me quando facevano…bhe, hai capito >>
<< La-la-la-la, troppe informazioni !>> dico con un sottofondo di divertimento, mettendomi ambe le mani sulle orecchie.
Il sorriso sul volto della donna si fa più luminoso e il mio cuore salta un battito. L’ho fatta sorridere…vittoria!
<< Immagino che la cosa ti mettesse a disagio >> continuo dopo una breve pausa, poggiandomi sul cornicione con la pancia e incrociando i gomiti per tenermi la testa.
La risposta di Carol non è certamente quella che mi aspettavo.
<< No, mi piaceva!>> ammette, con tono quasi disinvolto, come se stesse semplicemente parlando del tempo. << E mi piace ancora…più o meno. Dopotutto, se la gente che neanche conosco mi guarda e vuole fare sesso con me…bhe, significa che sono davvero sputata per fare la modella ed è fantastico >>
Improvvisamente, l’espressione allegra sul suo volto viene sostituita da una decisamente più cupa.
È…è strano. Non l’ho mai vista in questo modo.
Mi ci vogliono appena pochi secondi per decidere che non mi piace vedere quel tipo di sguardo su qualcuno come lei.
<< Perché non c'è niente di peggio nella vita che essere una qualunque, dico bene? >> mormora sarcasticamente, come se stesse ripetendo una frase il cui solo concetto la riempiva di disgusto.
Uhm, pericolo, pericolo, Spiderman ! Meglio cambiare discorso…
<< Penso che potresti tranquillamente fare la modella>> affermo senza pensare, e internamente mi tiro uno schiaffo sulla fronte. Liscio, Parker…davvero liscio.
Con mia grande sorpresa, tuttavia, l’espressione sul volto di Carol sembra addolcirsi ancora una volta.
<< Ti ringrazio. Ma dubito che troverei mai il tempo per intraprendere una carriera normale >>
<< In questi giorni il termine “normale” ha assunto un significato del tutto nuovo >> ribatto ironicamente, pensando a tutte le cose folli di cui la Terra è stata testimone negli ultimi 12 anni.
La donna sorride a sua vola, guardandomi con divertimento nascosto.
<< Su questo non posso darti torto >> concorda, mentre io mi giro sulla schiena, osservando le nuvole rosse che sorvolano le nostre teste.
<< E poi, non sai mai cosa può riservarti il futuro >> continuo con una scrollata di spalle. << Infondo, tutto quello che deve capitare…bhe, capita. Presto o tardi. È inevitabile >>
<< Ma che filosofo >> commenta lei, arricciando le labbra in un ghigno canzonatorio.
Rido ancora una volta, mantenendo lo sguardo fisso in direzione della volta celeste.
<< Solo un consiglio amichevole da parte del tuo amichevole Spiderman di quartiere >>
<< Non ti definirei esattamente uno “ Spiderman di quartiere ”.  Sei più come… >>
<< Un ragazzino che gioca a fare l’eroe ?>> la interrompo con una smorfia. Dopotutto, non sarebbe certo la prima persona a pensare una cosa del genere.
Carol si limita a scrutarmi in silenzio.
<< Una rockstar >> dice dopo una decina di secondi, facendomi sbuffare.
<< Sì, sono proprio una rockstar. A parte il denaro, la fama, e tutto quello che c'è di buono nell'essere una rockstar >>
<< Dubito che la situazione durerà ancora per molto. Tempo che tu vada al college e la gente si accorgerà di che cosa sei veramente capace >> afferma come se fosse un dato di fatto, per poi picchiettarmi la testa con un dito. << Con un cervello come il tuo, probabilmente sarai la prima persona a scoprire una cura per il cancro!>>
<< … >>
Vorrei tanto che quelle parole potessero riempirmi di orgoglio, invece riescono solo a trafiggermi con la stessa intensità di una freccia puntata dritta alla schiena.
<< Sì…sarebbe fantastico >> mormoro a me stesso,  con un tono di voce decisamente più cupo di quanto non fosse fino a pochi secondi prima. Carol sembra accorgersene, perché comincia a scrutarmi con sospetto.
<< Peter >> dice freddamente, inviando un brivido lungo la mia spina dorsale. << Vuoi andare al college, non è vero ?>>
<< È…è complicato >> balbetto, e in quel momento un paio di mani mi afferrano la testa, mentre il volto impassibile di Carol sostituisce i colori del tramonto.
<< Complicato come?>> chiede con gli occhi ristretti, facendomi distogliere lo sguardo.
<< Io…non lo so >> ammetto a bassa voce. E sono sincero, non so quale sia il problema.
 Fino a pochi anni fa il mio unico vero obbiettivo era quello di guadagnarmi una buona borsa di studio. Adesso, con tutto quello che era successo da quando ero diventato Spiderman…il signor Stark, l’avvoltoio…Thanos…
Quell’obbiettivo, ormai, sembra solo l’aspirazione di un bambino.
Carol rimane ferma e immobile, fissandomi con un’intensità tale che, per un attimo, ho il timore di rimanere ustionato dalla forza di quello sguardo.
Poi, le sue labbra si curvano in un sorriso triste.
<< Sai, la mia amica aveva un detto : più conosci te stesso e sai quello che vuoi, meno ti lasci travolgere dagli eventi>> dice con voce calma e rassicurante, mentre comincia a far scorrere le dita tra i miei capelli.
Comincio a sciogliermi, ma riesco a mantenere una mente lucida.
<< Già... È solo che io non so cosa voglio diventare, capisci?>> sussurro nella pura beatitudine di quel momento. << Avrei tanto voluto fare il ricercatore, ma nessuno mi prende sul serio. Mi sono messo a fare fotografie, ma sono mediocri. Mi sento a corto di alternative >>
<< Ce la farai di sicuro, non sono preoccupato per te. Dovresti continuare a provare la carriera di ricercatore>>
<< Ma ho dei limiti >> ribatto, cercando di farla desistere. Ma lei non sembra per nulla intimorita da una simile dichiarazione. Al contrario, il suo sorriso sembra farsi più grande.
<< Non è mica un male >> commenta divertita, facendomi alzare di scatto.
La fisso a mia volta, stringendo ambe le palpebre degli occhi.
<< Perché?>> chiedo confuso, internamente sorpreso dalle parole della donna.
Carol si stringe nelle spalle una seconda volta.
<< Perché l’assenza di limiti rasenta la perfezione. E ciò che diventa perfetto…bhe, è finito, senza vita. È una cosa morta >> afferma con tono convinto.
Poi, alza la mano destra…e mi coppa una guancia. L’azione è così improvvisa che per poco non salto all’indietro.
Trattengo un rossore, mentre continuo a specchiarmi in quelle pupille castane e colme di gentilezza, sentendomi perso.
<< In me niente è senza vita…infatti non sono perfetta. Sono arrogante, troppo sicura di me…il che è spesso un modo che uso per mascherare le mie insicurezze. Eppure, queste imperfezioni fanno parte di me…sono ciò che mi rendono umana >> continua, sorridendomi dolcemente. << Ma c’è comunque spazio per migliorare >>
E poi, allontana la mano e torna a fissare l’orizzonte.
Inconsapevolmente, mi ritrovo a seguire il suo sguardo.
Il sole continua a scendere, lanciando bagliori a perdita d'occhio, prima di svanire definitivamente sotto le onde. La luna prosegue la sua lenta ascesa, scintillante di molte sfumature di giallo, sempre più pallide, prima di diventare del colore delle stelle. Carol osservava tutto in silenzio.
 Quando infine il cielo diventa nero e le prime stelle cominciano a brillare remote, mi affianco a lei e prendo un respiro profondo.
<< Ehi, Carol >>
<< Uhm? >> canticchia lei, non distogliendo mai lo sguardo da quello spettacolo di luci.
<< Sai…>> continuo, deglutendo a fatica << non ti ho mai ringraziato per avermi salvato la vita, quella volta…con Thanos e tutto il resto >>
<< Bhe, considerando quello che hai fatto per impedire a quel mostro di prendere il guanto…sono io che dovrei ringraziarti. L’universo è salvo anche grazie a te. IO sono salva grazi a te >> risponde con quella sua voce calda e rassicurante.
Poi, sento qualcosa di morbido e umido toccarmi la guancia.
Il contatto dura solo per un secondo, ma questo è tutto quello che serve per inviarmi una scossa attraverso il corpo. A confronto, gli attacchi di Electro sembrano mera elettricità statica.
Mi…mi ha appena baciato? O mio Dio…Capitan Marvel mi ha appena baciato! Certo, è solo un bacio sulla guancia…ma è pur sempre un bacio!
<< Grazie, Peter Parker >> sussurra nel mio orecchio, mentre cerco di trattenere un brivido.
Davvero, se non mi trovassi seduto sul cornicione di un grattacielo, affianco alla donna dei miei sogni, probabilmente mi metterei a ballare. Invece, mi limito a fissarla meravigliato.
<< Prego >> borbotto a bassa voce.
Poi, come dal nulla, vengo pervaso da un impeto di coraggio. Forse è a causa del bacio, della sua vicinanza, del suo profumo…ma scelgo di posare la testa sulla sua spalla.
Trattengo il respiro, aspettando che lei decida di spostarsi, che provi ad allontanarmi. Ma non lo fa.
Poggia la testa sulla mia, ed entrambi rimaniamo a fissare l’oscurità della notte.
La amo? Sinceramente, non ne ho la minima idea. So solo che non ho mai provato con nessun’altro ciò che provo quando sono con lei. Forse è davvero una semplice cotta…ma in fondo va bene cosi.
A volte il dolore mi annienta, e sebbene io sia consapevole che un giorno potrei non rivederla più…una parte di me vorrebbe restare aggrappata a lei per sempre.
Forse verrà un tempo in cui sarò infine capace di lasciarla andare. Ma per ora, anche solo per un momento…tutto è perfetto…e vivo allo stesso tempo.



Com'era ? Spero bello!
Curiosità :
- Il villain affrontato da Peter, Electro, è uno degli avversari più longevi e frequenti di Spiderman. Questa versione si ispira a quella utilizzata nel film The Amazing Spiderman 2.
- La missione di Carol riguardante il matrimonio alieno è ispirata ad un evento realmente accaduto nei fumetti. 
- Il fatto che Peter non abbia problemi ad immaginare Carol come una modella, è una citazione alla Carol dei fumetti, che di fatto è anche una modella. 


 
  
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