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Autore: Shakethatangstforme    14/05/2019    4 recensioni
SPOILER AVENGERS ENDGAME
[...] Quando si parla di tornare indietro per rimettere a posto le gemme è per questa famiglia tanto desiderata che Steve si propone, per questa vita che Tony lo ha esortato a vivere per tutto questo tempo. [...]
Steve Rogers prende una decisione sul proprio futuro, diversa da quella che ha preso nel film.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La morte di Tony Stark è qualcosa che colpisce tutti, non importa quanto lo si conosceva, come o perché, la morte di Tony in un modo o nell’altro ha coinvolto tutti. Ha coinvolto tutti perché lui si è sacrificato, per tutti.
Per Morgan, per Pepper, per Wanda, per Scott, per lo sconosciuto che abita per le strade di New York. Tony Stark ha salvato il mondo dando la propria vita e questo non può non colpire.
 
Quel giorno, al funerale, c’è un rispetto nell’aria, una solennità, ma c’è anche amore, c’è una famiglia stretta attorno a una moglie e una bambina che forse non ha ancora realizzato appieno che quel “ti amo tremila” sarà l’ultimo che sentirà dire al suo papà. C’è silenzio, perché non si trovano le parole per esprimere quello che tutti sanno: nessuno di loro sarebbe stato lì se non fosse stato per Tony, e questo basta per mettere da parte qualunque tipo di rancore del passato.
 
Probabilmente è triste che sia questo il momento in cui Steve realizzi appieno l’importanza di una famiglia. Lo realizza quando vede la gente stringersi attorno a lui, quando sente l’abbraccio di Bucky che gli dice che lui c’è, ci sarà sempre, anche se lui Tony non lo conosceva; lo realizza quando vede Peter abbracciato da Pepper, Peter in lacrime per il signor Stark; lo realizza quando non c’è solitudine nonostante tutto.
 
Hanno vinto. Ma a quale prezzo? Quanto è stato grande il sacrificio, per quella vittoria? Tony, Natasha, sono morti e non verranno mai portati indietro, ma sono morti con onore, da eroi, per il mondo e perché credevano in quel gruppo di persone che adesso si fa forza l’un l’altro per andare avanti.
Steve adesso lo vede, adesso capisce che cosa ha avuto, non solo quello che ha perso. Ha amici, ha una famiglia, ha l’amore che questa porta, ha riavuto Bucky indietro.
Ha tanto e lo dava quasi per scontato, ma Tony, anche se non c’è più, gli permette di aprire gli occhi ancora una volta.
 
Tony… Steve deve tanto a quell’uomo, all’amicizia che gli ha dato, un’amicizia non perfetta, piena di scontri più o meno seri, ma fatta della consapevolezza che ci saranno sempre stati in caso di bisogno. Sarà difficile, adesso, andare avanti sapendo che lui non ci sarà più, quando Captain America avrà bisogno di una mano.
Ci saranno Sam, gli Avengers, Scott, T’Challa, Wanda, ma non lui… e dovrà abituarsi.
 
Quando si parla di tornare indietro per rimettere a posto le gemme è per questa famiglia tanto desiderata che Steve si propone, per questa vita che Tony lo ha esortato a vivere per tutto questo tempo.
 
La sera prima dell’ultimo furto del tempo Steve è fuori, seduto su una panchina di legno, lo sguardo fisso sull’acqua, intento a pensare a tutto quello che dovrà fare l’indomani. È così che lo trova Bucky, che semplicemente si siede al suo fianco. Si scambiano un sorriso.
Hanno avuto così poco tempo soli, loro. La battaglia, il funerale poi. Nonostante dormissero nella stessa stanza si erano parlati poco e niente. Steve però lo vede diverso, nonostante il silenzio fra loro Steve sa che Bucky è diverso. E non è per forza una cosa negativa, non si sarebbe mai aspettato di ritrovare lo stesso ragazzo caduto dal treno, quel Bucky di là e un uomo che si sta continuando a riprendere dopo anni e anni di torture, dopo che avevano provato a cancellarlo, eliminarlo dal suo stesso corpo per renderlo quasi inumano. Un uomo che per cinque anni è sparito chissà dove, o forse completamente nel nulla, ma che ora è lì, di nuovo al fianco di Steve.
La luce della Luna si riflette sul braccio metallico di Bucky, illuminando parte del suo viso, un viso maturo, ma che Steve saprebbe comunque disegnare a memoria, nonostante adesso sia incorniciato dai capelli, puliti da poco perché sono ondulati, le ciocche davanti tenute dietro ferme da un elastico (che è stato prestato da Morgan in persona, Bucky ha dovuto giurare che glielo avrebbe ridato in ottimo stato, per averlo).
 
“L’hai incontrata, mh? La prima volta che hai viaggiato nel tempo”
Steve sospira, torna con lo sguardo sul lago, annuisce. È ovvio che Bucky lo avrebbe capito. “Sì, ma non le ho parlato”.
Un silenzio che Steve non interpreta chiaramente, oltre il fatto che l’altro ha qualcosa per la testa che non dice. “Lo farai?”
“Sì”. Semplicemente sì, non ha voglia di spiegare più di tanto questo, probabilmente perché non riesce a spiegarlo neanche a sé stesso bene.
“Hai aiutato a salvare l’universo, te lo meriti”. Criptico, oserebbe dire Steve, nel senso che non capisce appieno cosa Bucky intenda.
“Ho visto cosa vuol dire sacrificarsi per la famiglia, se non lo faccio ora me ne pentirò, lo so”.
“Lo so”. Il Capitano si sente stringere delicatamente la spalla, con palese affetto, ma è come se Bucky stesse evitando, si stesse trattenendo – Steve non riesce a capire perché il ragazzo, ormai uomo, sembra non avere intenzione di parlare troppo chiaramente, difatti si alza dicendo: “Io sto andando a dormire, dovresti farlo anche tu, considerando quello che devi fare domani”, ma non aspetta Steve.
Fa bene, perché lui, lì a rimuginare, ci rimane almeno un’altra ora.
 
La mattina Steve si sveglia che il letto accanto al proprio è vuoto, sfatto, perché figurarsi se Bucky sistema le coperte, il pigiama praticamente appallottolato. La cosa fa sorridere Steve, perché in questo non è cambiato di una virgola.
Sicuramente ciò che lo stupisce è trovare Bucky, una tazza di caffè in mano, seduto a parlare con Sam, non perché non pensa che Bucky possa avere altri amici, ma perché non si è mai davvero abituato all’idea di averlo di nuovo, all’idea di vederlo vivere tra la tecnologia, i computer. La maggior parte dei suoi ricordi, dopotutto, sono legati a prima della guerra.
Eppure Bucky è lì, con i capelli lunghi, la giacca di pelle e i jeans aderenti neri, a parlare con Sam, con estrema naturalezza. Ovunque siano stati, è evidente che in quei cinque anni hanno avuto tempo per scoprire di saper andare d’accordo.
Si unisce a loro.
 
E infine eccolo, l’ultimo viaggio, quello che avrebbe chiuso definitivamente quella storia, quella guerra contro qualcosa di troppo potente e che è costata così tanto a tutti.
Ma Steve, quel viaggio, deve farlo da solo, perché ha un conto in sospeso che ha bisogno di chiudere per andare avanti dopo tutto. Ha bisogno di dire addio a una parte di quella che, nel suo cuore, è famiglia, ma che deve essere lasciata indietro.
Rimettere le gemme a posto non è un problema, ci vuole poco tempo, è doloroso quando, a Vormir, Teschio Rosso riprende la gemma, ma Nat non torna, anche se, in fondo, lui ci aveva sperato. Un’amica insostituibile, Natasha, ma che purtroppo non avrà mai più indietro, che non ha neanche potuto salutare, che è morta anche per lui, perché lei a quella famiglia di eroi ci credeva.
E più torna indietro negli anni più il peso allo stomaco si fa pesante. Lo farà? Chiaro. Non può non farlo. Ma poi? Cosa le dirà? Cosa farà lui quando la vedrà?
 
Peggy. Peggy è sempre stata nel suo cuore, e mai se n’è andato il pensiero di non aver mai davvero chiuso con lei. Ma adesso ne ha la possibilità, adesso può aggiustare anche questo, no?
E quindi quando, dopo essersi tolto la tuta quantica, bussa alla sua porta la mano è tremante, freme di anticipazione, ma anche agitazione. Perché nonostante gli anni la donna che apre la porta è bellissima, nonostante sia più vecchia di quando l’ha lasciata, le si intravedono le prime ciocche di capelli bianchi. Diversa.
“Steve…”, è un mormorio, un flebile sussurro d’incredulità. “Steve, sei… sei vivo!”
E il cuore di Steve perde un battito, quando allunga le mani per prendere tra le sue quelle di Peggy. “Sono qui”.
È bello, poterla stringere di nuovo fra le braccia, così bello che pensa che lo farebbe volentieri fino alla fine della propria vita.
“Ti dovevo ancora un ballo, ricordi?”
 
Steve tutt’ora non sa ballare, non ha mai imparato e probabilmente non lo saprà mai fare bene, ma almeno ha imparato a non pestare i piedi. Non è un vero bello, quanto più uno stringersi l’un l’altro muovendosi a ritmo di quella musica che a Steve suona familiare, nonostante, effettivamente, il dopoguerra non l’abbia mai vissuto.
Peggy è cambiata, quel mondo che ha lasciato precipitando nel ghiaccio è cambiato, ma, soprattutto, lui è cambiato. Lui le deve dire addio, lei è stata importante, lo sarà ancora, ma quando chiude gli occhi non riesce neanche solo a pensare a lasciare così tutti, Sam che è sempre alla sua sinistra, Bucky che non segue Capitan America ma lui, Steve, Wanda che è così spaesata, dopo aver perso anche Visione, Pepper che ha perso Tony ed è rimasta sola con Morgan, persino T’Challa a cui deve così tanto dopo che si è preso cura in quel modo di Bucky.
Steve ha avuto la possibilità di vedere Peggy anni prima, lei stessa gli ha parlato di aver avuto una vita felice, una famiglia, lo sa, Steve, che non è quello il suo futuro.
Non è neanche una decisione così difficile da prendere, quanto piuttosto una consapevolezza che arriva dopo anni di spaesamento. Steve ha già una famiglia ed è quella che vuole vivere, non un universo alternativo senza loro. Senza Bucky, che mai prima di adesso gli sembra così in disperato bisogno di aiuto (non che lo abbia effettivamente ammesso, ma Steve sa, lo conosce).
 
Steve Rogers dice addio a Peggy, dice addio a una vita che ormai non gli appartiene più, un tempo che non è più il suo.
 
Steve Rogers torna dalla sua famiglia e viene assalito immediatamente da Sam, sente subito le sue domande, le sue preoccupazioni, ma nota anche subito Bucky rimasto indietro, in silenzio.
Steve Rogers torna con un piano, o, almeno, l'inizio della vita che ha intenzione di vivere, proprio quella di cui Tony ha tanto parlato.
Perciò scende dalla pedana e fa cenno a Sam e Bucky di avvicinarsi - in realtà è Sam quello con cui vuole parlare in primis, ma avere Bucky intorno è praticamente un bisogno.
Porge, allora, lo scudo, nuovo (di sé stesso del passato) a Sam.
"Penso sia giunto il momento che qualcuno prenda il mio posto, non mi vedo più sul campo di battaglia, non senza la mia squadra, gli Avengers che conosco io, ma tu, Sam, tu sei nato per essere un capitano".
Sam rimane senza parole, Steve allora gli porge direttamente lo scudo in mano: "Avanti, provalo".
Vedere il proprio scudo in mano a qualcun altro è strano, lo deve ammettere, ma questo non vuol dire che se ne sia pentito, è sicuro della sua scelta, non smetterà di cercare di proteggere il mondo, non riuscirebbe mai a farlo, ma allo stesso tempo è certo di voler lasciare il titolo di Captain America, di voler rimanere un po’ più nell’ombra.
"Come ti sembra?"
"Di qualcun altro"
"Non è forse così?"
 
Sam si allontana, lasciando Steve e Bucky da soli. Non appena si è allontanato è automatico avvicinarsi all'amico e stringerlo in un abbraccio, come se non si vedessero da secoli, quando in realtà sono forse passati una decina di secondi.
Steve non si è ancora abituato a questa versione di Bucky con capelli lunghi, barba e giacca di pelle, ma è un look che gli dona.
Si guardano, occhi negli occhi, quelli di Bucky più lucidi di quelli di Steve.
"Pensavo saresti rimasto".
"Perché?"
"L'amavi, la ami ancora, no? Avresti potuto avere un futuro con lei, una famiglia, figli, magari".
"Io la mia famiglia l'ho qui, Buck". Bucky sorride e si vede che sta cercando di nascondere la cosa, tant'è che abbassa lo sguardo. "E poi, fino alla fine, ricordi? Non potrei mai lasciarti, non dopo aver creduto di averti perso per sempre. Ti avevo perso, ho temuto di riperderti in battaglia, non potevo lasciarti indietro".
"Fino alla fine, Steve, non mi perderai mai".
Steve annuisce, guardandosi qualche istante intorno, cambiando argomento, ma neanche troppo. "Hai intenzione di tornare in Wakanda?"
"Non lo so... non ho una casa, non l'ho più o meno dai tempi della guerra".
"Puoi venire a stare da me, finché non la trovi".
Dopotutto ci hanno già vissuto assieme, no? E poi si sta parlando di Bucky, del suo Bucky, una parte complementare del suo stesso essere, averlo in giro per un po' non sarà mai un problema.
L'altro ci pensa, ma non passano davvero troppi istanti prima che annuisca: "Sì, mi sembra una buona idea".
Hanno così tanto da dirsi, ma hanno tutta una vita per farlo, una vita in cui Steve Rogers ha deciso di non abbandonare la propria famiglia.





 
Non riuscivo a sopportare il finale dato a Steve in Endgame, ci ho scritto sopra, spero di averlo fatto in modo decente! 
   
 
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