Fumetti/Cartoni americani > I Guardiani della Galassia
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Autore: MeliaMalia    15/05/2019    2 recensioni
Ambientata dopo Endgame. CONTIENE SPOILER.
SPOILER DI ENDGAME!
Però Gamora si sente ugualmente disallineata da se stessa. Per lei i cambiamenti sono tanti. Sono troppi.
Ha trovato una sorella. Nonostante la stesse cercando nello sguardo di Nebula da anni, ritrovarsene all’improvviso una al proprio fianco l’ha destabilizzata.

Dopo la battaglia con Thanos, Gamora sparisce dai radar dei guardiani. Peter desidera ritrovarla, ma scandagliare una Galassia non è semplice neppure quando sei l'uomo più disperato e determinato al suo interno.
Genere: Avventura, Commedia, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO SECONDO







Ooh-oo child
Things are gonna get easier
Ooh-oo child
Things'll get brighter

The Five Staristeps – O-o-h Child



Avere appena lasciato il Dio di constocazzodimartellohairottoicoglioni su un pianeta era la cosa migliore che gli fosse successa da due mesi a questa parte.
A parte il fatto di essere stato magicamente riportato in vita, certo.
Non che fosse morto. O meglio, lui non si era sentito affatto morto. Non c’era stato un tunnel con la luce in fondo, né un tizio con il forcone pronto a punzecchiarlo. E, soprattutto, non aveva visto sua madre. Né Yondu. Per cui non si considerava tanto un redivivo, quanto un tizio che per circa cinque anni era stato messo in stand-by dallo stronzo che gli aveva ucciso la fidanzata per poi essere richiamato a giocare come se niente fosse.
Sedeva nella cabina di comando e verificava i dati ricevuti, con attenzione minuziosa. L’addestramento come ravager prevedeva diversi corsi di studio nelle arti più disparate, dalle armi all’introdursi furtivamente nei posti più impensabili, dal conoscere a menadito i peggiori locali della galassia al sapere hackerare le comunicazioni altrui, alla ricerca di qualcosa.
O meglio, di qualcuno.
Non che avesse speranza di trovarla davvero. La probabilità era inferiore al miliardo, e loro avevano già vinto una guerra azzeccando una possibilità di quattordici milioni e passa quindi, ehi, non si può pretendere di vincere alla lotteria per due volte di fila. Però quelli erano gli unici strumenti che aveva e doveva tentare.
Sentì dei passi alle sue spalle che riconobbe facilmente. Zampine con unghiette bastarde e affilate. Fu lesto a cambiare la schermata davanti a sé, fingendo interesse per una mappatura stellare.
Rocket entrò nella cabina annoiato, tenendo tra le zampe il giochino con cui Groot passava la maggior parte del suo tempo.
“Ci credi che lo ha rotto?” sbottò, rabbioso. “E ci credi che non riesco ad aggiustarlo?”
“Meglio, no?” replicò Peter, facendo spallucce. “Non volevamo costringerlo a giocare di meno?”
“A-ah.” Annuì l’animale, con quel tono che assumeva quando non gliene importava un bel niente della risposta ricevuta. Recuperò una scatola degli attrezzi nascosta sotto uno scaffale e cercò quello che gli occorreva.
“Allora perché glielo stai aggiustando?” insistette l’umano.
“Mah, così, sai com’è... si annoia, senza!” Rocket trovò quello che stava cercando e prese a trafficare sul giochino elettronico, canticchiando piano tra sé e sé.
Peter sorrise tristemente.
Averli persi tutti lo aveva cambiato. Non era ancora in grado di stabilire se in bene o in male. Era sempre uno stronzo dalla parlantina acida e dal pelo puzzolente. Ma a guardarlo con attenzione si potevano vedere i cambiamenti.
Primo tra tutti quello verso Groot. Gli concedeva qualsiasi cosa volesse. Ora che lo aveva di nuovo con sé, sembrava divenuto incapace di sgridarlo o privarlo di qualsiasi cosa. Ecco perché si stava prodigando per rimettere in funzione quel maledetto giochino.
“Un peccato che Thor abbia deciso di fare sosta su quel pianeta, eh?” borbottò il procione, distraendolo dai suoi pensieri. “Perché mai l’ha fatto, poi?”
“Ha rinvenuto un insediamento di superstiti asgardiani.” Fece spallucce Peter. “In quanto re, presumo avesse l’obbligo di...”
“Ma non è il re! Ha abortito!”
“Cos...?”
“... Ha abiurato? Com’è che si dice?”
“Abdicato.” Sospirò Peter. “E non piagnucolare per lui. Abbiamo promesso di tornare a prenderlo tra qualche giorno.”
“Non stavo piagnucolando! Dico solo che è un peccato”
“E perché mai l’assenza di quel panzone sarebbe un peccato? A me dispiacerà aprire la dispensa e sapere che ci troverò qualcosa.”
Rocket fece spallucce. “A Groot piace. Dice che si annoia, senza di lui.”
“Bah!”
“Ah! Funziona.” Tutto soddisfatto, Rocket zampettò fuori dalla cabina con il gioco elettronico in mano.
Peter tornò alla schermata precedente, sospirando di sollievo per essere stato lasciato solo.
“La stai cercando?”
“COSA?” urlò per lo spavento, voltandosi di scatto e cercando in tutti i modi di cambiare lo schermo olografico di fronte a lui.
Nebula – perché di lei si trattava – di fronte a quell’atteggiamento avrebbe volentieri inarcato un sopracciglio con fare perplesso. Ma non gliene era rimasto neppure uno. Si appoggiò alla parete della cabina a braccia conserte e fissò curiosa Peter ormai sull’orlo di una crisi di nervi.
“Insomma!” urlò il capitano della Milano, gesticolando agitato. “Non si può avere un po’ di privacy, in questa cabina? DIO! E se volessi guardare dei porno?”
“Vuoi guardare dei porno?”
“No! Se volessi, ho detto!”
Drax arrivò in quel momento, col suo solito passo pesante e l’aria annoiata. Al suo fianco, Mantis rosicchiava uno snack con fare beato.
“Che succede?” volle sapere egli, captando le ultime parole della loro discussione.
“Quill vuole guardare dei porno.”
“NO! Non è ASSOLUTAMENTE questo quello che sta succedendo!”
“Cos’è un porno?” volle sapere Mantis, innocente.
“Non rispondere.” La blandì Peter.
“Il video di un accoppiamento.” Spiegò Nebula, rapida.
“Ah. Come in quel documentario sui Flerken?”
“Ti avevo detto di non rispondere!”
“No” seguitò a illustrare l’aliena dalla pelle blu, monocorde. “Visto a scopo di eccitamento.”
“E chi mai si ecciterebbe guardando dei Flerken?”
Drax doveva aver capito qualcosa di più del discorso, perché aggrottò la fronte. “Nel mio pianeta natale celebravamo il sesso ammirando le coppie più appassionate, che si accoppiavano davanti a tutti tre volte l’anno.”
“Amico, che schifo!” sbottò il capitano. “Stavo studiando la mappa per decidere dove andare, okay? Niente porno!”
Drax fece quella faccia che significava quanto poco credesse al suo interlocutore, ma fece spallucce e andò via. Mantis sorrise a Peter con fare incoraggiante.
“Non ti preoccupare, se ora ti eccitano i Flerken” lo consolò, dolcemente. “Forse è normale, visto quanto ti manca Gamora.”
“Non mi manca Gamora!” abbaiò l’umano, mentre lei gli dava le spalle e zampettava via con quel suo modo di fare sereno e pacifico.
Nebula rimase lì, la schiena contro la parete di metallo e le gambe incrociate. Lo sguardo basso, fisso al pavimento.
“Non riesci a darti pace.” mormorò, forse con una traccia di quella che sembrava empatia. Fu strano come vedere una bicicletta candidata eletta a governatore di un pianeta. Anche lei era cambiata in quei cinque anni, e non poco.
L’aliena si staccò dal muro e lo raggiunse, sededendo di fronte a lui. Prese un piccolo fermacarte in metallo che nessuno usava mai e mise le mani sul tavolo, formando un rettangolo con le dita.
Riuscì a strappargli un sorriso. Qualcuno le aveva insegnato quel gioco tipicamente umano, e sembrava andarci pazza. Prese il fermacarte in metallo, lo posizionò e cercò di fare punto. Mancò miseramente l’obiettivo.
Adesso era il suo turno. Mise le mani nella posizione corretta e attese.
“Tu sei in contatto con lei?” domandò, in un mormorio che quasi ella non riuscì a udire.
“No” rispose, tirando a sua volta. Fece punto. Sorrise.
I ruoli s’invertirono nuovamente.
“Non riesco a credere che, dopo la battaglia, sia scappata via senza lasciarti un modo per rintracciarla.” Peter provò di nuovo e fallì miseramente per la seconda volta.
“Eppure è quello che ha fatto.” Nebula vinse un altro punto e lo fissò. “Lo sai che quella non è la tua Gamora?”
“Lo so.” Peter prese il fermacarte e si preparò a tirare. Un terzo errore.
“La Gamora che ti amava è morta.”
“Lo so!” ripeté egli, preparandosi al turno di lei. “La mia ragazza è morta e io vorrei sostituirla con la sua copia venuta dal passato. Come se mi fosse morto il cane e io ne prendessi un altro della stessa razza. Lo so che è strano, okay?”
Nebula fece punto. “Cos’è un cane?”
“Tipo Rocket, ma puzza meno.”
“Non è difficile puzzare di meno.”
Peter tentò di preparare il proprio tiro. Ma si bloccò, fissando l’oggetto che stavano utilizzando a scopo ludico come se questo potesse dirgli qualcosa del suo futuro.
“Lo so che è strano” ripeté, a mezza voce. “Ma non riesco a smettere di pensare che lei... lei è morta, senza che io potessi fare niente. Continuo a chiedermi cos’ha... pensato, la paura che ha provato. Continuo a domandarmi... se l’avessi potuta proteggere...”
Nebula mantenne le dita in posizione e alzò gli occhi, guardando l’uomo di fronte a lei. “Non avresti potuto.”
“Volevo essere al suo fianco, morire con lei. Abbiamo sbagliato tutto, o meglio... io ho sbagliato tutto. Questa... Gamora... è la mia seconda possibilità. Quanti altri, nell’universo, hanno diritto a una seconda opportunità?”
“Ma lei non vuole essere la tua seconda possibilità.”
Peter tirò. Quarto errore di fila. Sospirò e le sue labbra si piegarono in un sorriso colmo di tristezza. “Pare che abbia vinto tu.” Le porse una mano per la consueta stretta di fine partita, pratica che il signor Stark le aveva insegnato e alla quale Nebula sembrava tenere più che al gioco stesso. “Divertita?”
Lei gli strinse le dita. “Divertita.” Ammise, per poi torcergli il polso e strappargli un verso di dolore.
“SEI MATTA?”
“Mi hai fatto vincere per rabbonirmi e convincermi a darti le coordinate di mia sorella.”
“Cosa? Non è vero!” lei torse ancora più forte e l’umano urlò una seconda volta. “Okay, okay, è vero! Smettila!”
“Non si imbroglia” soffiò Nebula, lasciandolo andare e alzandosi. “La sportività è importante.”
Peter si prese il polso con una mano, mugolando per la sofferenza. La guardò allontanarsi e fece una smorfia.
“La rivoglio con me” mormorò, con una determinazione che raramente gli aveva sentito nella voce. “Sono disposto a passare il resto della mia vita cercandola.”
L’aliena si fermò sulla soglia della cabina, voltandosi e osservandolo di sbieco, con non poco disprezzo nello sguardo. “Forse dovresti smettere di ripetere quello che vuoi tu” lo apostrofò, secca.








Eccoci qua! Non ho idea se stia parlando a qualcuno o se questa sezione sia morta e deserta e udirò soltanto l'eco delle mie parole. Ma che importa!
Come avrete intuito, questa fan fiction racconterà di un dopo Endgame.
Ogni capitolo ovviamente verrà introdotto da parole della colonna sonora dei Guardiani, colonna portante delle loro versioni cinematografiche.
Sì, di Thor mi sono liberata. Vorrei dire che l'ho fatto soltanto perché non mi piace coi Guardiani, ma il motivo è anche un altro, ovvero: preferisco concentrarmi sugli altri personaggi.
E poi lui sarebbe stato un po' troppo potente per le cattiverie che ho in mente per loro.
   
 
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