Leo
mi sta
ancora baciando quando il suo telefono inizia a suonare. Borbotta
qualcosa
mentre si stacca da me e lo prende in mano, per guardare lo schermo.
“Luca”
dice mentre risponde. Lo guardo mentre parla al telefono con mio cugino
e
intanto la sua mano, quella che è ancora su di me, si muove,
accarezzandomi.
Per
un attimo
sono persa nei miei pensieri, ma poi mi ricordo di tutto quello di cui
mi sono
dimenticata quando ci siamo baciati: Stefano, Celeste, il coma, il
telefono…
Mi
ricordo
anche del mio telefono e rimetto la mano in tasca per cercarlo. Si
sarà acceso?
Lo guardo. Si è acceso. Possibile? Possibile! Sorrido mentre
digito il pin e si
sblocca lo schermo. In quel preciso momento ricevo tutte le notifiche
che mi
sono persa in quelle ore: i social, il gruppo della classe, gli amici
del bar,
le altre chat. Cerco di dare un’occhiata veloce a tutto,
intanto che Leo parla
con Luca, finché non becco proprio il messaggio di Leo di
ieri sera. Quello che
non ho finito di leggere.
Mi
dispiace per ieri. Penso di
aver fatto una cazzata.
Dimmi
che anche tu avresti voluto che finisse diversamente.
Vorrei
averti baciato, vorrei non essere stato così stupido.
Dopo
venti minuti mi ha mandato la
buonanotte e due cuoricini subito dopo la parola. Forse pensava che non
gli
stessi rispondendo perché ero arrabbiata o stupida o me la
stessi tirando. E
invece no, sono solo maldestra e ho fatto cadere il telefono nella
vasca. Scrivo
anche a Sabina, spiegandole in poche parole quello che è
successo. Poi le mando
lo screen del messaggio di Leo e le scrivo che ho delle cose da
raccontarle
oggi pomeriggio, quando ci vedremo.
Sorrido
senza
un buon motivo. O forse sì? Ha scritto che voleva baciarmi e
mi ha mandato due
cuoricini. Sì, e mi ha baciato. E io ho baciato lui. Ci
siamo baciati. Mi sto
ancora crogiolando in quel pensiero, mentre Leo si stacca da me per
voltarsi e
dire: “Dove sei? Noi siamo dai pali della staccionata del
reparto nuovo”.
Si
sta
guardando intorno e seguo anch’io il suo sguardo. Quando vedo
Luca venire verso
di noi, con il telefono all’orecchio e una mano in alto in
segno di saluto,
glielo indico. Tutti e due chiudono la telefonata e aspettiamo che Luca
ci
raggiunga mentre Leo si infila, finalmente, il giubbotto.
“Quindi?
Che
faceva Stefano alla camera mortuaria?” chiede a Luca, dopo
che ci siamo
salutati. Luca ci spiega che ha scoperto che Stefano conosce un medico
legale e
che gli ha fatto un sacco di domande sui lividi e le botte. Sembra che
il
nostro bravo Stefano si sia informato su quanto avessero potuto
scoprire i
medici sul corpo di Celeste nel caso fosse morta e si fosse effettuata
un’autopsia. Non è un’ammissione di
colpa? Giuro che ho i brividi lungo la
schiena mentre Luca spiega questi particolari. Probabilmente sto
tremando,
perché Leo se ne accorge e inizia ad accarezzarmi la schiena
facendo su e giù
con la mano.
Annuisco
quando mi chiede se sto bene e chiedo se possiamo andare in un bar.
Vorrei
qualcosa di caldo. Anche solo una tazza da tenere in mano per
ricordarmi che da
qualche parte c’è ancora un po’ di
calore e il mondo non fa tutto schifo. Come
se mi leggesse nella mente, Leo mi prende la mano e la stringe. Sorrido
come
una bambina e ricambio la stretta.
Luca annuisce e dice che
possiamo andare al
bar lì di fronte, ma Leo gli spiega che abbiamo visto
Stefano e preferirebbe
uscire dalla zona dell’ospedale.
Ci
dirigiamo
tutti verso il cancello e usciamo dal cortile dell’ospedale,
imboccando poi una
via laterale. Quando incontriamo il primo bar, ci fiondiamo dentro e
occupiamo
un tavolo.
“Allora,
hai
detto di conoscere il pin di Celeste?” mi dice Leo,
allungandomi il telefono
della sorella. Annuisco. Lo accendo proprio mentre il cameriere ci
porta le
ordinazioni. Oggi niente tè. Ho preso un cappuccino
bollente, per scaldarmi e
per svegliarmi del tutto.
Quando
il
cameriere se ne va, tutti e tre rivolgiamo la nostra attenzione al
cellulare
che, posato lì sul tavolo, si illumina e torna buio
più volte, nella sua fase
di accensione.
Quando
digito
i quattro numeri del mio flashback non succede niente. Cavolo. Ho
sbagliato a
digitare? Quattro Quattro Otto Tre. Me lo ricordo benissimo, ho
guardato
Celeste digitarlo nel ricordo in cui ho visto Luca. No, non ho
sbagliato. L’ho
digitato giusto, ma il telefono vibra negativo e ci proibisce
l’accesso. Merda.
Alzo gli occhi sbarrati sui ragazzi, che mi guardano pieni di
aspettativa. No.
Non può essere.
“Non
è quello
giusto, mi sa” dice Luca, forse un po’ deluso, ma
senza accuse. “L’ho visto in
un flashback. C’eri anche tu, eravate a mangiare in un bar,
per pranzo”.
Per
un attimo
mi sembra di vedere arrossire mio cugino, ma poi lui annuisce serio e
penso di
essermelo solo immaginato. “Potrebbe averlo
cambiato” dice lui.
“Perché
avrebbe dovuto?” chiede Leo, guardando il ragazzo. Luca alza
le spalle. “Non
saprei”.
Beh,
ora
siamo punto a capo. Non abbiamo niente. “Magari alla polizia
riescono ad
accedervi anche senza il pin. Avranno modo di hackerarlo,
no?” chiede Leo a
nessuno in particolare, senza troppa convinzione. Sì,
possono farlo senz’altro,
ma quanto tempo ci metteranno prima di scoprire qualcosa?
Oh,
Celeste,
cavolo, perché mi hai mostrato la cosa sbagliata?
Perché? Sento il formicolio e
inizio a sorridere da sola. Sono riuscita a comunicare con Celeste.
Sono
riuscita a chiederle di mostrarmi qualcosa. Sto ancora sorridendo a
Leo. Il suo
sguardo si fa strano mentre mi guarda e lo vedo scomparire…
Sono
in casa di Celeste. Qualcuno sta bussando alla porta e lo fa
violentemente. Prendo il telefono da sopra il tavolino e inizio a
schiacciare i
numeri per sbloccarlo. Cavolo cavolo. Celeste è velocissima.
Non riesco a
starle dietro. Ma poi noto i particolari: le tremano le mani, i numeri
che
schiaccia sono sempre diversi e il telefono non si sblocca.
Vorrei
prenderla per le spalle e riuscire a calmarla. È
agitatissima, lo sento da dentro. Celeste, Celeste, qual è
il problema, adesso?
Mi volto verso la porta quando un colpo più forte
è accompagnato da un grido:
“Celeste!”
Ora
ho capito: È Stefano. Lo sguardo di Celeste torna al
telefono,
ma le sue mani restano ferme. La sento sospirare e prendersi un attimo
per
calmarsi. Brava. Così, dai. Mostrami quello che devo vedere.
Digita il pin. È
diverso da prima. Aveva ragione Luca. Due sette uno due. Sì!
Il telefono apre
la pagina centrale. È quello giusto. La vedo scorrere le
icone frettolosamente,
senza trovare quello che le serve. Che cerca? Poi apre la pagina di
ricerca e
inizia a digitare una parola: ‘Reg’…
Un
altro forte tonfo contro la porta ci distrae di nuovo e la
sento sobbalzare. Ok, ho capito: lì fuori
c’è Stefano e sta cercando l’app per
registrare le conversazioni. Brava Celeste, reagisci!
Piano
piano il telefono scompare davanti ai miei occhi mentre sento
ancora Stefano urlare…
“L’ho
visto!
L’ho visto!” sono così eccitata che
salto sulla sedia quando torno mentalmente
al bar. Leo sorride mentre mi sussurra: “Bene” e mi
accarezza la mano. Sono un
po’ imbarazzata mentre guardo le sue dita muoversi sulle mie,
ma quando alzo
gli occhi su di lui, il suo sguardo è così
intenso che l’imbarazzo svanisce
lasciandomi a ben altri pensieri.
“Quindi?”
chiede Luca, osservandomi accigliato. Cavolo! Mi ero scordata di Luca.
“Due,
sette, uno e due” dico di fretta, come per scusarmi. Luca
diventa rosso e
ammutolisce di colpo, spalancando la bocca. Oh. Oh? Perché?
“Lo sapevi? Hai
riconosciuto il pin?” gli chiedo. Lui scuote le spalle con
fare noncurante ma
si vede che fa finta. “È una data”
spiega. In che senso? Poi vedo Leo scrivere
i numeri su un tovagliolo di carta, di quelli che non servono a niente
da tanto
sono rigidi.
27
– 12
Oh,
giusto, ventisette
dicembre. Poi capisco. Quel giorno deve essere successo qualcosa di
importante.
“Cos’è successo il ventisette
dicembre?” gli chiedo, mentre lui si imbarazza
molto più di me prima.
“Sono
abbastanza sicuro di non volerlo sapere, se è quello che
penso…” dice Leo,
prendendo il telefono di Celeste e digitando il pin. Guardo Luca che mi
sorride
senza dire niente e fa spallucce. Oh. Ma che carino. Chissà
cosa è successo
davvero. Un bacio? Si saranno baciati? Qualcosa di più? Mio
cugino è un gentiluomo
perché non si lascia sfuggire niente, ma io quasi ridacchio,
sorridendogli. Mi
piace che Celeste consideri importante qualcosa con Luca. Mi piace che
consideri lui importante.
“Ecco!”
dice
Leo, ignorandoci e guardando il telefono di Celeste. Fa scorrere la
chat con
Stefano e possiamo vedere tutti i messaggi che lui le ha mandato. Loro
rimangono basiti e vedo la mano di Leo più volte stringersi
convulsamente.
Anche Luca si irrigidisce e vedo la sua mascella muoversi mentre
digrigna i
denti. Oddio, pensavo che non avesse più quel tic. Povero
Luca. Lo vedo
abbassare lo sguardo e so che si sente in colpa. Perché mi
sento in colpa io,
che Celeste non la conoscevo, quindi posso solo immaginare come possano
sentirsi loro.
Così
prendo
il telefono dalle mani di Leo e cerco l’app per le
registrazioni. Quando la
trovo, noto che ci sono una decina di file, così infilo il
jack delle mie
cuffiette nel buco e faccio partire il primo audio in ordine di data.
La
registrazione è molto rumorosa, probabilmente
perché Celeste muoveva il
telefono velocemente, è una cosa che anch’io ho
imparato a non fare, dopo, e
quindi non si sente molto, ma la voce di Stefano che grida è
chiara e si sente
anche Celeste rispondergli.
Ascolto
anche
gli altri, ma alcuni durano pochissimo, come se fossero delle prove che
Celeste
ha fatto e poi non sono stati cancellati. Ce n’è
un altro, in cui c’è Stefano,
ma anche quello, non si sente molto bene. Allungo gli auricolari ai
ragazzi e
glieli faccio sentire. Non è molto, ma è
più di prima. I messaggi e le
registrazioni. Ce li faremo bastare. Dobbiamo.
“Andiamo alla polizia” dice Leo, alzandosi. Ci alziamo anche io e Luca e lo seguiamo alla cassa. Sì, andiamo alla polizia. Ma… Bo… mi sembra tutto così strano. Non sono delle gran registrazioni, potranno bastare? Mmm, non sono così sicura, io, ma è tutto ciò che abbiamo.
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***Eccoci qui
con l'ultimo capitolo! Ho dovuto dividerlo in due, ma pubblico presto
anche l'altra parte. Buona lettura a tutti!