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Autore: AleDic    16/05/2019    1 recensioni
[Post-Civil War ⎸Tony!Centric]
Era rimasto immobile per tutto il tempo, davanti alla vetrata della stanza, mentre guardava il mondo fuori (era un gesto che gli aveva visto fare spesso, soprattutto agli inizi, dopo che lo aveva trovato e scongelato in un mondo settant'anni più vecchio di quello che si era lasciato dietro; Tony ha perso il conto delle volte in cui si è chiesto se fosse mai stato arrabbiato con lui per questo, per averlo catapultato in quest'epoca, lontano da tutto e tutti quelli che amava.
Non ha mai avuto il coraggio di chiederglielo).

Perché le illusioni sono difficili da mandar via, soprattutto quando sono l'unica cosa che resta.
{Storia partecipante alla “Challenge dalle Parole Quasi Intraducibili” indetto da Soly Dea sul forum di Efp}
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Challenge Mania'
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Personaggi: Tony Stark, Steve Rogers (onirico)
Pairing: nessuno
Generi: Introspettivo, Angst, Malinconico
Avvertimenti: Missing moment, What if?
Rating: Giallo
Contesto: Post-Civil War
Prompt/Parola: Won – dal coreano, la difficoltà di una persona di rinunciare a un’illusione per guardare in faccia alla realtà.
Numero di parole: 366
Note d’autore: uno dei motivi per cui amo le challenge? Perché mi permettono di scrivere su fandom a cui altrimenti mai mi sarei sognata di approcciarmi. Da novellina in ambito di Marvel Comics, spero di non aver storpiato 616!Tony. Non sono una vera shipper Stony, semplicemente AMO il loro rapporto. E l’immenso angst che si porta dietro. Quindi vedeteci quello che volete vedere.
Note del testo: il titolo è un verso della canzone “Wish you were here” dei Plink Floyd.

 



 

 

 

 

Did they get you to trade 

your heroes for ghosts?

 

 

 

 

 

 

 

 

La mente distrugge le nostre illusioni, ma il cuore le ricostruisce da capo.

Paul Rée

 



 

Lui non può essere lì.

Tony lo sa, lo sa meglio di chiunque altro - ha pianto sul suo corpo senza vita, si è spezzato in un modo in cui non credeva possibile (non per lui, non dopo tutte le cose che aveva già affrontato, subito, perso), è rimasto in silenzio senza riuscire a dire nulla di quello che avrebbe voluto (che avrebbe dovuto) - lo sa.

Sa anche che non si tratta di un fantasma - non che Tony creda in qualcosa che la scienza non possa spiegare, ma dal momento che è appurato che dèi e vampiri esistono, non esclude che un giorno potrebbe.

Pensa che potrebbe trattarsi di Loki o di qualche trucchetto magico giocato da lui o qualche altro stregone - o un robot di Doom, un mutaforma, uno Skrull (le possibilità sono talmente tante da procurargli un principio di emicrania).

Poi, per un attimo - un attimo solo - pensa che potrebbe essere, invece.

Potrebbe essere lui.

È in quel momento che qualcosa in quella figura cambia - era rimasto immobile per tutto il tempo, davanti alla vetrata della stanza, mentre guardava il mondo fuori (era un gesto che gli aveva visto fare spesso, soprattutto agli inizi, dopo che lo aveva trovato e scongelato in un mondo settant'anni più vecchio di quello che si era lasciato dietro; Tony ha perso il conto delle volte in cui si è chiesto se fosse mai stato arrabbiato con lui per questo, per averlo catapultato in quest'epoca, lontano da tutto e tutti quelli che amava.

Non ha mai avuto il coraggio di chiederglielo).

Appena quegli ultimi pensieri gli si formano in mente, la figura si volta verso di lui, guardandolo dritto negli occhi - e Tony sente qualcosa in fondo alle viscere contorcersi e stringere in una morsa.

«Sono solo frutto della tua immaginazione», gli risponde, senza che sia stata posta alcuna vera domanda, e Tony sente quasi le gambe cedere; si aggrappa al tavolo della cucina per rimanere in piedi, mentre tutto intorno comincia a girare e sfocare.

«Tony…»

No, ti prego, smettila.

«... ne è valsa la pena?»

Le parole sfumano in lontananza, mentre tutto diventa nero.

Lui non può (più) essere lì.

   
 
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