ESSERE FENICI
Si può essere fenici,
rinascere dalle proprie ceneri
durante un giorno di primavera?
Tra i fiori dei papaveri
rossi,
gocce di sangue vermiglio
impresse sul verde manto erboso.
Si può vivere per il sorriso
della persona amata?
Tra la moltitudine degli sguardi
umani
perdersi in uno di essi,
uno solo,
unico scopo di una noiosa esistenza.
Settimane e giorni e mesi
che scorrono tutti uguali
e ogni sera che giunge
è un giorno per noi perduto,
la vita che si rigenera
che cambia
che invecchia
che marcia verso la sua ultima alba.
Non incrocio mai lo sguardo
della persona amata;
distolgo gli occhi e sorrido
timidamente,
non ce la faccio a ricambiare
quegli occhi profondi.
Non ci riesco.
E anche quando ho snobbato tal
persona
causa la mia timidezza,
mi sono poi sentito un vermiciattolo
della Terra,
mi sono vergognato.
Che poi se non si riceve nulla
è soprattutto causa mia.
Dannazione!
E allora, si può rinascere
più forti,
essere un papavero glorioso che si
erge
sugli altri,
che sovrasta il suo piccolo mondo
nel bel mezzo di un verde prato di
campagna?
Mi sono reso conto che
non si può essere fenici.
A volte si è quel che si è,
e basta.
L’altra metà del cuore la si attira
solo con quel che si è, senza
inventarsi nulla.
Io, calamita delle calamità,
che tremo se penso a qualcosa di
positivo,
che ho navigato a lungo tra queste
bottiglie rotte, tra questi roghi
appiccati
da ignoti incendiari,
voglio provare a mia volta a sentire
qualcosa di nuovo dentro me,
che non sia più l’ebrezza di un
ultimo giorno,
il sogno della fine di un’era.
Sono come sono
e ti sorrido;
sii la mano
che si allunga nel vuoto.
NOTA DELL’AUTORE
Poesia dal sapore di cambiamento, vero? ^^
Grazie per essere qui, a tenermi compagnia e a sostenermi in
questo lunghissimo viaggio poetico.