Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: pierjc    18/05/2019    1 recensioni
La storia dell'ultima stagione della serie tv del Trono di Spade, raccontata in modo differente, con avvenimenti ed epilogo completamente diversi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un’intera ondata di non morti si era riversata dinnanzi ai cancelli di Approdo del Re. Gli arceri Lannister avevano preso a colpire con una pioggia di frecce tutti quei nemici, non sempre con esito positivo. Il colpo doveva essere inflitto alla testa o in più punti, così da rendere inoffensivo il corpo. Del Re della Notte non c’era ancora traccia, né tantomeno degli estranei. Cersei era al sicuro protetta dalla Montagna, Gregor Clegaine. Qyburn, affascinato dai non morti, si trovava sulle mura tra i soldati. Era incredulo che potesse esistere una magia così potente da far tornare in vita dei corpi morti. Differentemente dalle volte precedenti in cui la battaglia era stata animata da forti ondate di vento, il clima era stabile. C’erano solo fiocchi di neve che scendevano lentamente, con il cielo ricoperto da profonde nuvole grigie. All’improvviso ci fu un’enorme respiro incendiario sui cadaveri. Era Daenerys, che nonostante tutto aveva deciso di aiutare Approdo del Re a combattere per la vita. Ed era la scelta più giusta. Sconfiggere la morte era la priorità.
«Colpite il drago» ordinò Euron, che si trovava sulle mura con gli altri.
«Cosa?» rispose incredulo uno dei soldati.
«Levatevi, faccio io» tuonò il Greyjoy.
«Ma ci serve, sta bruciando centinaia di nemici».
«Sono entrambi nemici, per quanto mi riguarda».
«E se dovessi mancarlo? Finiremmo per incattivire la regina dei draghi che potrebbe rivolgere i propri attacchi anche su di noi».
Il soldato non ebbe il tempo di terminare quell’ultima frase che Euron lo infilzò con un pugnale. Lo vide morire a poco a poco e poi lo gettò di sotto, per evitare vendette post mortem.
«Qualcun altro ha intenzione di dire la sua?» domandò a gran voce agli altri.
Non ottenne risposta.
«Bene, ora facciamo fuori quel drago del cazzo».
 
«Qual è la nostra via di fuga?» chiese Cersei ad uno dei suoi consiglieri.
«Abbiamo delle navi pronte a salpare nel caso in cui le cose dovessero mettersi male» rispose Elor.
Questi era un uomo anziano che operava in silenzio. Parlava poco ma agiva molto. Sapeva che quella guerra aveva un’altissima percentuale di sconfitta, per cui aveva preparato tutto il necessario per scappare. Aveva fatto carriera poco per volta, ma le sue qualità erano stato immediatamente notate da Cersei, che lo aveva nominato suo consigliere. Non lo aveva reso Mano del Re solo perché ad Elor non piaceva stare sotto i riflettori. Ma il suo lavoro era il più importante di tutti.
«Bene» disse Cersei, con un sorriso.
 
In lontananza, dietro le enormi schiere di non morti che continuavano a spuntare da ogni parte, apparvero gli estranei. Erano in sei, sui loro cavalli. Rimasero ad osservare per qualche istante, poi si guardarono e si fecero un cenno. Sarebbero entrati nella capitale passando per vie diverse. Ognuno di loro controllava un enorme gruppo di cadaveri, perciò avrebbe assaltato un punto diverso di Approdo del Re. Sapevano che la Fortezza Rossa sarebbe stato il castello più difficile da conquistare, ma non avevano timore. Loro non potevano morire. E non era un vantaggio da poco.
 
I non morti ormai erano giunti fino alle mura e avevano cominciato a scalarle, salendo l’uno sopra l’altro. Qyburn aveva capito che era ora di ritirarsi e si incamminò verso la Fortezza Rossa, dalla sua regina. Euron, invece, era totalmente incurante dei non morti. Il suo obiettivo era colpire quel maledetto drago. In un colpo solo avrebbe fatto fuori non solo quell’enorme bestia, ma anche la regina dei draghi. Un grande onore per un uomo come lui. Lanciò la prima lancia con la sua balestra gigante, che colpì di striscio Drogon. Daenerys se ne rese conto e prese il volo verso l’alto, scomparendo tra le nuvole.
«Non sbaglio due volte» affermò Euron, sotto voce.
Senza quell’aiuto, i non morti poterono approcciarsi ancora più numerosi alle mura della città. Parecchi soldati maledirono il Greyjoy per aver fatto un gesto così stupido. Così passarono agli altri strumenti, abbandonando le frecce. Ma nulla sembrava poter fermare quell’orda inarrestabile. Come un lampo a ciel sereno, arrivò un’enorme soffio incendiario su di loro, che incenerì più della metà degli uomini a difesa delle mura. Da lontano Jon vide quella scena e non si capacitò. Si trovava a sorvolare sulla città in cerca di Arya, ma tutto quello che aveva ottenuto erano le grida degli abitanti. Scappavano in preda al panico senza sapere dove andare. Ma quando vide ciò che stava facendo Daenerys, trasalì. Cosa diavolo era successo? Perché la regina dei draghi stava colpendo gli uomini sulle mura? Probabilmente i non morti erano già giunti fin lì. Ma quando si rialzò in volo e si avvicinò per essere di aiuto alla sua regina, capì che non era affatto così. Sulle mura bruciavano corpi di uomini Lannister. Poi aveva visto il terrore di quelli ancora in vita che non sapevano chi colpire prima: i non morti o quell’enorme drago che li stava per bruciare vivi? Infine gettò l’occhio sull’enorme balestra puntata proprio verso Drogon, che scagliò il suo enorme dardo colpendo il drago.
«No!» urlò Jon.
Il drago, ferito, faceva fatica a volare e si diresse verso la Fortezza Rossa. Euron era più che soddisfatto del suo colpo. Gustava già tutti i festeggiamenti che avrebbe ricevuto, Cersei sarebbe stata contenta e lui si sarebbe infine guadagnato la sua mano. Ma non si rese conto che i non morti erano giunti sulle mura. Fu attaccato e riuscì a divincolarsi quasi per miracolo, estraendo il pugnale e colpendo tutti quelli che cercavano di agguantarlo.
«Non mi avrete» urlava.
Ma il suo destino era ormai segnato. E se lo era scritto da solo.
Jon virò il drago, con l’intenzione di raggiungere Daenerys, ma venne attaccato improvvisamente da Viserion e dal Re della Notte, che si era palesato sul campo di battaglia.
 
I non morti avevano scalato ormai sia le mura frontali che quelle laterali, cominciando a penetrare nella città da ogni punto del perimetro. Nessun altro soldato si trovava a difesa dei popolani. La Compagnia Dorata era sistemata a difesa della Fortezza Rossa. A difesa della regina Cersei.
In silenzio, approfittando di tutta l’attenzione focalizzata verso quei combattimenti contro i non morti, Arya si aggirava tra le strade della città. Era ormai giunta fino alla dimora della regina in carica. E in mente aveva solo una parola: vendetta. Doveva uccidere Cersei. Giunse presso le ultime mura e le studiò, cercando un punto in cui poter entrare. Ma non ce n’erano. Era tutto presidiato. Non sarebbe potuto entrare nulla e nessuno senza essere visto. Così improvvisò. Andò all’ingresso, dove c’era l’enorme ponte levatoio chiuso e urlò alle guardie.
«Fatemi entrare! Devo portare un importante messaggio alla regina!».
«Fila via mocciosa».
Gli arcieri avevano già incoccato le frecce pronti a colpirla.
«Ho un’importante messaggio per la regina, vi dico! Mandate qualcuno qui cosicché io possa comunicarglielo, così poi sarà lui a portarlo a destinazione» proseguiva la ragazza.
Un po’ interdetti, accettarono e fecero andare un soldato a parlare con quella sconosciuta.
«Allora? Che cos’hai da dire alla regina di così importante?» chiese.
«È da parte di coloro che stanno che stanno combattendo sulle prime linee di difese» cominciò a blaterare Arya.
Poi finse delle smorfie di dolore, raccontando di essere stata lì e aver visto tutto. Cercava un muro su cui potersi appoggiare per poter continuare a parlare. Ne scelse uno in penombra.
«Sbrigati a parlare. Non ho tutto questo tempo».
Arya indietreggiò ancora un po’, cercando di allontanarsi ulteriormente dalla visuale di tutti gli altri.
«Se devi morire fallo in fretta, ma almeno dimmi quello che mi serve sapere».
Estrasse il pugnale e lo lanciò nella direzione del suo interlocutore, che però ebbe dei riflessi pronti e alzò il braccio, nel quale si conficcò l’arma. Fece per urlare l’allarme agli altri, ma alle sue spalle si materializzò una figura, che gli tagliò la gola e lo uccise.
«Chi sei?» domandò Arya.
«Qualcuno che deve aiutarti a compiere il tuo destino» affermò.
Era Beric Dondarrion. Ed era riuscito ad entrare ad Approdo del Re. Aveva seguito i segni che il Signore della Luce gli aveva mostrato. Ed era giunto fin lì per aiutare la ragazza ad entrare nella Fortezza Rossa. Forse il suo destino era uccidere Cersei e porre sul trono la regina dei draghi? Non lo sapeva.
«Perché mi hai aiutato?» continuò Arya.
«Ora va» concluse e sparì.
La ragazza prese il volto del soldato e uscì dalla penombra tornando tra le mura.
«Quindi? Che voleva quella ragazzina?».
«È meglio non perdere tempo. Devo andare urgentemente dalla regina Cersei per recapitare il messaggio. Le cose non stanno andando secondo le previsioni» disse Arya, allontanandosi ed entrando nel castello.
Prima ancora che qualcun altro avesse qualcosa da ridire, videro l’enorme drago di Daenerys schiantarsi contro la fortezza. Tutti si allarmarono e cominciarono a scoccare frecce e ad estrarre le armi, dirigendosi in fretta verso il luogo dell’impatto. Quello che trovarono fu solo il drago, ansimante e con la vita che gli scorreva via. Lo aiutarono ad andarsene continuando a colpirlo finché non fu morto. Ma dov’era finita la madre dei draghi?
 
Jon e il Re della Notte avevano cominciato una battaglia nei cieli di Approdo del Re. I due draghi continuavano a scontrarsi, cercando di colpirsi. Nella città i non morti erano ormai entrati e si erano riversati per le strade, così come gli estranei che guidavano quei plotoni. Ma non erano i soli. C’era anche la Regina della Notte, che avanzava imperterrita tra le strade a bordo del suo cavallo di ghiaccio. Aveva una sola meta: la Fortezza Rossa. Anche lei era alla ricerca di Cersei. Fuori alle mura della città cominciò ad alzarsi un forte vento. Ma non era quello solito delle precedenti battaglie. Era diverso. E sembrava soffiare nel verso contrario ai non morti. Ce n’erano ancora migliaia e migliaia che si stavano apprestando ad entrare ad Approdo del Re, ma quel vento tirava con così forza che gli divenne impossibile entrare. Nessuno poteva più entrare. Le forze erano equilibrate, per una volta. Il numero di non morti poteva essere tenuto a bada dai soldati che difendevano la Fortezza Rossa. Per la prima volta, dopo tante battaglie, l’esito dello scontro cominciava a sembrare tutt’altro che scontato. Nei cieli i due draghi Rhaegal e Viserion continuavano a combattere, con Jon che questa volta riuscì a tenere testa al nemico. Difatti riuscì a staccare dapprima una parte di ala di Viserion e, poi, a centrarlo in pieno con un respiro incendiario. Jon credeva di aver finalmente sconfitto il Re della Notte. Ma non era stato così. Quando le fiamme di diradarono, egli era ancora lì, a dirigersi velocemente verso di lui. Rhaegal venne colpito e l’urto disarcionò Jon, che scivolò fino alla coda del drago, mantenendosi con tutte le sue forze. Alzò lo sguardo e vide che il Re della Notte, come aveva fatto a Grande Inverno, si gettò dal drago e si riversò nella città.
 
Daenerys venne scagliata nella sala del consiglio della Fortezza Rossa. Aveva urtato una grossa colonna e si era ferita in più punti. Quando si riprese, capì che aveva perso un altro drago e che, nonostante avesse voluto aiutare Cersei nel combattere i non morti, quest’ultima l’aveva ripagata uccidendo Drogon. Si mise gattoni, accusando un gran dolore alle spalle e si lasciò andare ad un pianto. Aveva combattuto così tanto e aveva fatto così tanta strada. Ed ora due dei suoi draghi erano morti. C’era ancora Rhaegal, ma chissà se sarebbe sopravvissuto anch’esso.
«Bene, bene. Mi fa piacere ricontrarti» disse una voce femminile.
Daenerys alzò la testa e non poté credere ai propri occhi. Era finita nella sala in cui si era rifugiata Cersei ad osservare lo scontro. I suoi occhi furono iniettati di odio, ma poi si rese conto che c’era anche l’enorme guardia del corpo con la regina in carica, perciò non poteva fare nulla.
«Ser Gregor, vorresti gentilmente fare gli onori di casa?» continuò Cersei.
La montagna estrasse la spada e si diresse verso Daenerys in atteggiamenti minacciosi.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: pierjc