[ W: 545 |
C: John Watson ; Mrs Holmes | Tag: MissingMoment ; 3x03 ]
Qui pro
quo
La
signora Holmes entrò in soggiorno col necessario per apparecchiare la tavola di
Natale. Trovò Watson seduto di sbieco su una sedia, perso in chissà quali
elucubrazioni. Agli occhi della donna era palese che ci fosse della tensione tra
l’uomo e sua moglie. Non poteva sapere cosa fosse accaduto, e se ne preoccupò
come se John fosse per lei un altro figlio. Si dispiacque maggiormente al
pensiero del bambino che Mary stava portando in grembo.
Dal
canto suo, Watson, quasi non registrò l'ingresso dell’anziana signora nella
stanza. In mente stava ripetendo per l’ennesima volta le parole che voleva
rivolgere a Mary. Era seriamente propenso a gettarsi tutto alle spalle, eppure
sentiva il sangue ribollirgli nelle vene. Poteva veramente perdonare la donna
che aveva sposato, la madre di sua figlia? Quella questione per lui era
divenuta un tarlo. Sbuffò più o meno sonoramente, pensò di odiarla per avergli
mentito e ancora di più per aver messo in pericolo Sherlock.
«La
convivenza può essere difficile da gestire alle volte.» la signora cercò di
introdurre l’argomento. Magari, si convinse, compresa la fonte del problema
avrebbe potuto elargire qualche consiglio utile a farlo stare meglio.
John
fu come risvegliato dalla voce della donna «Oh, si…».
Pensò immediatamente ai primi giorni trascorsi al 221B. Non era evidentemente
preparato alle numerose stranezze del coinquilino. «Di certo. Ma oramai v’ho
fatto il callo.» concluse con una scrollata di spalle. Ricacciò in tasca la
pennetta usb che si stava rigirando tra le dita e si
alzò per rendersi utile. Prese la pila di tovaglioli e cominciò a distribuirli
accanto ai piatti che la madre di Sherlock aveva già disposto sul tavolo.
«Oh,
ma non si dovrebbe trattare di sopportare
bensì di comprendere e di conseguenza
accettare anche i difetti della
persona che abbiamo accanto, per costruire un rapporto sano e moderato.». Ragionò
sulle parole più adatte da utilizzare. «Sai, appena ho conosciuto quello che è
oggi mio marito, ho saputo di voler trascorrere ogni attimo della mia vita
accanto a lui. E se ci vedi ancora così innamorati dopo tanti anni è perché
continuiamo a sceglierci ancora, ogni nuovo giorno.»
Certo,
il discorso di quella, a John sembrò avere un tono un poco troppo romantico, ma
non ne fu particolarmente turbato. Si impegnò piuttosto a comprendere il motivo
per il quale la signora gli stesse dicendo quelle cose. In effetti il pensiero
di poter perdere, davvero questa volta, Sherlock, il quale sembrava ricercare
il pericolo senza curarsi minimamente di lui, non gli faceva chiudere occhio la
notte. Watson si decise comunque a rassicurare Mrs
Holmes. «Lei ha perfettamente ragione. Ma non si deve preoccupare, tra di noi è
tutto apposto.». Esprimendosi ad alta voce si rese conto che invece avrebbe
voluto dire tutt’altro. La signora Holmes gli offrì uno sguardo buono, e John
se ne sentì così rassicurato da concedersi di aprirle il proprio cuore. «È
stato terribile restare solo, qualche anno fa. Continuo a pensare che avrebbe
dovuto mettermi al corrente di tutto. Lo so, non sarei stato d’aiuto,
ciononostante avrei preferito stargli vicino. E so anche che in questo caso la
colpa non è completamente sua, ma lui mi ha fatto ugualmente morire di paura.»
parlò tutto d’un fiato.
«Ma
a chi si sta riferendo, caro?» chiese perplessa la signora Holmes.