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Autore: djlarsy65    19/05/2019    0 recensioni
La paura più grande: riuscire ad amare senza aver paura di farsi amare.
Forse fa proprio bene liberarsi e trovare le origini, perché da quel momento non fu più così difficile come prima. La Mia Paura era svanita come acqua che si asciuga arresa al sole. Forse il Cavaliere Caduto non era Notte per me, ma Stella, o almeno, da un lato. Forse, talvolta, incontrare i propri nemici serve a ritrovarsi, ne sono più che certa!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era la festa di fine anno, ciò che stava per succedere era una cosa imprevedibile, quindi è meglio riscrivere tutto passo per passo. Come già accennato era la festa di fine anno della mia amica Shila. Ci andai volentieri per congratularmi con lei e per  vedere come sarebbe stata anche per me l’anno prossimo, tanto per avere un’idea! La festa era carina, una pochina movimentata, non molto, ma comunque graziosa. Così lo era anche Shila con quel suo abito in seta azzurra che le cascava a pennello e le faceva risaltare quei suoi begli occhini azzurri chiari luminosi come una stella alla luce del sole: era semplicemente perfetta. Forse era anche merito di quello scollo a V molto ampio, o forse non centrava per niente questo particolare. Forse le stava bene e basta. Forse, anzi lo so per certo era la persona più bella della festa, meglio di quelle smorfiosette tutte perfette in minigonna. Lei si stava divertendo anche se non c’era molto da fare, secondo me. Non so chi o come o perché, ma ad un certo punto si presentarono dei ragazzi in bianco: camicia, pantaloni, giacca, scarpe … tutto in bianco. Mi chiesi chi erano, a scuola non li avevo mai visti. Così chiesi anche a Shila se li conosceva, ma pure lei, niente. Speravo che  non venissero a far danni, anche se un po’, dentro di me, volevo che qualcuno movimentasse la festa. Della mia stessa idea lo era anche Shila, si divertiva solo perché aveva superato l’esame, nient’altro, credo che pure lei avrebbe voluto la festa un po’ più movimentata. Da piccole ci divertivamo spesso a vedere Lady Oscar o qualche film di barbie istruttivo, così chiamava mamma. Ce li faceva vedere solo perchè ci insegnava a difenderci.  Devo dire però che quel anime era assolutamente da vedere, non perché fosse istruttivo ma anche perché ti fa capire quanto può amare una persona e che veramente l’amore è una potenza indistruttibile. Se ripenso a quel tempo, quante lacrime versai, il cuscino che stringevo forte a me, quelle coperte di lane che mi mettevo addosso dalla paura, anche in estate, perché  la paura e la gioia mi salivano sempre più.  Io credevo che comunque non sarebbe successo niente di significativo in quella festa, così presi le cuffie e me le misi negli orecchi ascoltando la musica del mio telefono.  Nel mentre guardavo cosa facevano quei nuovi “Men In White”.  Si stavano dirigendo con le mani in tasca verso l’edificio dov’era presente la scuola di fine anno. Arrivarono al centro della sala da ballo, si guardarono intorno e con un cenno fecero il disastro più assoluto. In una decina di secondi tutti gli studenti erano in aria.  Con le cuffiette ancora nelle orecchie, guardai giù a terra solo per capire quant’era la distanza da terra all’aria, pronta a scendere con un balzo da professionisti. Non m’interessavo poi così tanto ad essere sollevata in aria, non era male vibrare in aria. Chi era messa male erano proprio la smorfiosetta della classe di Shila, chissà se la minigonna era il massimo dato che poco dopo si alzò a chiocciola un vento forte che partiva da Terra e che fece innalzare ancor di più tutto ciò che era già messo in aria. Ma che volevano questi? E che persone normali erano queste? Il vento ghiacciato che partiva da Terra mi fece rizzare in aria ogni singolo capello e per le altre ragazze era molto peggio: i loro gioielli preziosi venivano sollevati in aria e poi scendevano come pesi morti  tra le fessure del terreno create dal vento terreno: che razza di scherzo è mai questo? Non sapevo più se ero sveglia o se era solo un sogno: la magia non esiste, quindi! Forse avrei preferito aver perso la memoria piuttosto che credere che una singola cosa del genere esistesse. Cercai di scendere da lì, ma mi accorsi che non si poteva, cosi cercai di attorniare il problema: avrei dovuto fare il giro della sala. Solo così sarei potuto scendere. Feci cenno a Shila di seguirmi e senza farci beccare riuscimmo a scendere. Dovevamo muoverci, non potevamo essere viste o chissà cosa sarebbe successo.  Uscimmo senza far alcun rumore grazie alle urla dei ragazzi presi dal panico e dal temporale che si stava facendo sentire. Probabilmente tutto questo era opera loro. Mi coprii la testa e così fece pure Shila. Dietro l’edificio trovammo un bosco. Non c’eravamo mai accorte che dietro la struttura esisteva un bosco. Dovevamo scegliere: i ragazzi pazzoidi o l’oscuro bosco. Niente era bene, ma per il momento, per non rimanere sotto la pioggia ci mettemmo sotto i primi alberi del bosco.
All’improvviso mi sentii tenere il polso, era Shila.  Secondi dopo la presa, accadde tutto velocemente, stavo cercando di sbloccarmi dalla sua presa per capire che stava succedendo, ma quando ci riuscii cercai di nuovo a riavere la presa di Shila. Qualcuno la stava trascinando nel bosco. Velocemente e in modo scaltro ripreso la presa della mia amica e la tirai. Non riuscivo ancora a vedere la figura del volto della persona che stava trascinando Shila. Così diedi un tiro forte al braccio destro di Shila fermando il ragazzo che ci stava portando all’interno della foresta. Quando si girò capii che si trattava di una forma maschile che avevo già visto. Ma sì, era il mio vicino di casa. Era considerato un ragazzo strano, parlava di visioni e mostro, solo adesso posso dargli ragione, perché avevo io torto.  Ci spiegò allora che quegli esseri erano veri e propri esseri umani, nello specifico dei ragazzi con la nostra età. Loro fungevano da esca ed erano caduti sotto voglia del potere del cavaliere caduto.  James, il ragazzo che ci aveva trascinate fin qui si chiamava così, ora ricordavo! James ci disse che anche lui era stato portato dal cavaliere caduto ma lo ritenne inutile così lo imprigionò ma riuscì comunque ad evadere. Ci narrò brevemente che il cavaliere caduto era un cavaliere della regina che trainato dalla sete di potere e del volere cadde nella sua stessa trappola, da allora cerca il potere della regina. Il potere della regina è uno dei più potenti, l’insieme delle emozioni che prova un componente della famiglia reale è molto importante, questo dono viene donato come portafortuna o come potere vero e proprio a colui o colei che il membro della famiglia reale decide di donare. Come ogni pro c’è anche un contro che purtroppo nessuno conosce perché è diverso, confuso e imprevisto. È molto raro, infatti, che queste due forze, pro e contro, riescano ad andare nella stessa direzione, ma tutto questo dipende da ciò che uno è disposto a sacrificare per unirle. Chi sarà poi in grado di unirle sarà in assoluto il più potente, non  come grandezza di potere, ma di mentalità. Mi affascinai molto davanti questa sorta di potere molto strano, mai visto prima d’ora. “Certo che però il cavaliere caduto deve’essere abbastanza folle da fare un’impresa così se neppure un membro della famiglia reale riesce a farlo!” dissi rompendo quella strana sensazione nel bosco, mista paura, misto orrore.
Era deciso, mi sarei preparata per affrontare il cavaliere caduto e riportare gli umani al loro posto. Non ero pro alla magia se di mezzo ci andava chi non sapeva difendersi, chi non sapeva nemmeno cosa stava facendo.  Tutto questo poteva sembrare come quando si beve un alcol o una droga, commetti quel che commetti e infine ti risvegli da quello strano sogno che poi in realtà è la sola vera natura. Ci vogliono infine anni per convincere il tuo cervello e te stesso che in realtà è stato qualcun altro a fare tutto questo e non tu. In quel momento è come se tutto ti crollasse addosso, come se fossi inutile, come se fossi un disastro al mondo, come se fossi l’unico errore in quel capolavoro. Non avrei permesso a nessuno che qualcuno si sentisse ciò che non doveva essere e non avrei permesso a nessuno di bloccarmi. Avevo paura, il coraggio c’era però e questo già mi bastava. Avrei dovuto farmi forza e tornare  là: nessuno doveva soffrire! La mia infanzia forse aveva simboleggiato troppo la mia vita futura, forse non l’infanzia, ma la sofferenza, la paura. Forse questo mi aveva simboleggiato, mi aveva impresso in mente o forse mi aveva fissato l’idea nessuno deve’essere abbandonato, per nessun motivo anche se io non centravo.
Così mi feci forza e colsi il momento opportuno. Quando James e Shila si girarono me parti e corsi, correvo a più non posso senza vedere cosa stavano pensando o se mi stessero seguendo.  Ero decisa e in più la notte avrebbe giocato a mio favore, nessuno sapeva che mancavo, dopotutto non ero sulla lista di chi doveva partecipare, chi mancava era Shila, ma lei era lontana e al sicuro. Speravo proprio che la notte abbia giocato a mio favore dato che non c’era solo un ragazzo ma una decina pronta a spaccarti, probabilmente, le ossa, se avessi interferito con i loro programmi.  Però non ero stata al quanto furbo, James ci stava finendo di spiegare cosa succedeva ai ragazzi nella tana del cavaliere caduto, ma per le ragazze? Che servivamo noi? Correvo a perdifiato e mi venne un colpo quando sentii una mano sulla spalla. Così mi fermai, presi la mano e voilà, distesa a terra. Guardano bene capii che era Shila, le chiesi scusa allora. Mi disse che voleva darmi una mano. Tornammo alla festa, pronta a darla noi a cavaliere nero. Shila si position da un lato di una finestra, dall’altro c’ero io. Quando guardammo dentro ormai c’erano solo le ragazze, non c’era traccia né dei Men In White né degli altri. Le ragazze  avevano un comportamento innaturale, fino a poco fa gridavano, ora stavano già gioendo e stavano facendo i fatti loro. Chissà cos’era successo loro?  Mentre eravamo girate sentii un’altra mano sulla spalla. Forse era James che ci aveva raggiunto o forse era Shila. Ma non pensiate al bene, perché me la stavo per fare addosso, erano i Men In White!!!  “Ma come sapevano che eravamo qui?” dissi a Shila incavolata nera. “Era quello che volevo dirti. Beh sai James … forse non era lui … magari era, sai, Cavaliere Caduto!”. Mi guardò con la faccia mezza sorridente solo per dirmi che eravamo finite in un bel guaio, e nel mentre alzava delle pochino le spalle per dirmi che sta volta era la fine! Eravamo ancora girate verso la finestra e ci stavamo facendo segni all’interno del riflesso della finestra: dovevamo agire. “Bene!” dissi girandomi pensando che il buio avrebbe giocato a mio favore. “Che si fa?”. Dall’immenso gruppo di ragazzi ne uscì il Cavaliere Caduto. “Ce l’avete fatta, fortunatamente! Pensavo che non sareste cadute nella mia trappola, vi ho parlato ancora un po’ di tutto quello faccio per farvi tornare fin qui.”  “Perché?Che bisogno c’era di farci venire fin qui Non potevi sterminarci là?Avevi paura di essere più debole di noi?” dovevo stuzzicarlo per un po’ solo per cercare un piano per sfuggire, il vetro mi sarebbe servito per andarmene, ma con che cosa lo avrei sfondato? Avrei dovuto forse fingere di essere diventata sotto il suo dominio? Il problema è che non sapevo come faceva ad usare la magia. Magari non ce l’aveva lui ma l’aveva data ai suoi cavalieri dato che lui non faceva il lavoro sporco. Come avrebbe agito, ora? I dubbi mi salivano in testa uno dopo l’altro.  “Sterminatele” disse qualche secondo dopo. Cavaliere Caduto.  Prima che se ne andasse volevo capire alla perfezione come  si sarebbe concluso il suo piano, cosi glielo chiesi.  Soddisfatto della domanda rispose a tono  “Me lo aspettavo da te, sai. Ti ho osservata. Sei sicura di odiare la magia perché se lo dici vuol dire che oltre al odiarti odi la tua famiglia.”. Mi rise in faccia. “Perché cosa c’entra la mia famiglia?”. Forse avrei voluto sputargli addosso, forse avrei voluto prenderlo e fargli confessare tutto, forse avrei voluto che qualcuno mi calmasse, forse avrei solo preferito piangere. Non sapevo se pungevano più le parole del Cavaliere Caduto o il vento tagliente che sentivo. Forse non avrei dovuto pensare, non avrei dovuto rispondere,non avrei dovuto interessarmi, forse … forse ero io che non capivo, forse ero l’’unica strana in quel mondo, forse era colpa della mia infanzia, forse era colpa mia che non sapevo dire di no, forse perché era curiosa, forse … “Se ti dico che è vero? Se ti dico che sei tu? Se ti dico che l’altro potere è il contro, tu ci credi? Sapresti unirlo oppure vuoi guerra.”. Stavo iniziando a capire di che parlava: o il potere o la guerra. Forse il Cavaliere Caduto non sapeva che  la mia paura era un’altra, la mia più grande paura era di certo un’altra, non della guerra. La guerra aveva già la sua soluzione e ce l’aveva davanti probabilmente da tempo. Se era vero che il pro e il contro possono andare d’accordo, forse la mia paura era solo una sciocchezza in confronto o forse la guerra lo era. Se era vero l’avrei fatto per salvare tutti, anche il Cavaliere Caduto, avrebbe capito cos’era la mia vera paura. Feci più o meno ciò che voleva. Unii tutte le mie emozioni che stavo provando, mi lascia cadere a terra, lasciai tralasciare ogni mio sentimento, lascia far sciogliere tutte le lacrime che avevo accumulato perché non mi sentivo mai di lasciarmi andare, non perché pensavo che fosse una cosa da deboli, ma perché erano troppe le emozioni, le emozioni erano sicuramente troppo e nessuno poteva capirmi, nessuno avrebbe voluto che potuto farlo. Forse  il Cavaliere Caduto mi serviva, mi serviva per capire quant’è importante piangere, quant’è importante lasciarsi andare e non essere sempre impassibile. Forse veramente non bisogna essere impassibili, quindi mi alzai a stento e per metà mi trainavo a terra. Mi gettai fra le braccia di …  Lo strinsi forte. Piansi come non mai. Mi lasciai andare. Mi liberai su Lui. Si tolse la maschera.
E … 
   
 
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