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Autore: Fanta Gaia    19/05/2019    0 recensioni
Jo e Robert due solitari, due anime che continuano a cercare la pace ma non la trovano almeno fino a quando non decidono di rinunciare alle proprie certezze per lasciarsi amare
Genere: Generale, Poesia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ecco, mi sono persa, ci mancava soltanto questa oggi. Mi sono trasferita da meno di un mese e questo è il primo giorno che giro per la scuola senza che nessuno mi accompagni e mi sono auto imposta di non chiedere a nessuno indicazioni, ora che sono in ritardo per la mia prossima lezione e soprattutto non ho idea di dove sia finita, inizio a pensare che forse è stata una cattiva idea. Sta mattina avevo rivisto mentalmente il percorso almeno un centinaio di volte ma a quanto pare non è servito a nulla. Entro nel primo edificio che mi trovo davanti cercherò qualcuno dentro e forse riuscirò finalmente a trovare l'aula 123, almeno questa era la speranza, attraverso tutto il corridoio e attirata da una musica dolce, mi sono avvicinata alla porta infondo al corridoio, guardando attraverso il vetro della porta ho visto un ragazzo con gli occhi semi chiusi che si dondolava a tempo, indossava un pantaloncino e una maglia nera quando la musica aumento il ragazzo comincio a volteggiare sembrava non avere peso. Restai incantata a guardarlo sembrava così tranquillo ed in pace, quando la musica si arresto tornai in me e mi ricordai come ero finita lì, il ragazzo prese la felpa poggiata su una sedia spense lo stereo e si avviò verso la porta, Jo non si era accorta che stava uscendo e quando la porta gli sbatte, si giro per vedere cosa fosse successo. Il ragazzo la guardo stranito << che ci fai qui? >> Disse in maniera aspra, << Mi sono persa >> balbettò Jo << Non puoi stare qui >> Jo avrebbe voluto ribattere ma in quel momento voleva soltanto trovare la sua aula e tornare a casa alla fine delle lezioni << dove devi andare? >> Chiese ancora il ragazzo sempre con aria infastidita << Aula 123 >> guardo il foglio che Jo teneva in mano, poi finalmente le diede indicazioni e la guardo allontarsi. Jo non entro nell'aula 123 dopo averla trovata, oramai era troppo tardi e di sicuro non voleva essere notata per quella arrivata in ritardo a meno di una settimana dall'inizio della scuola. Uscì in giardino aspettando il suono della campanella alla quale mancavano scarsi venti minuti si sedette sulle scale dell'ingresso e tirò fuori dallo zaino uno dei tanti romanzi che aveva letto almeno un centinaio di volte ma nel quale continuava a trovare comunque punto che le sembrava di non aver mai letto prima. Il ragazzo che aveva incontrato nell'altro edificio le passo accanto si era cambiato, ora indossava un paio di jeans neri ed una felpa bianca, i suoi capelli apparivano più arrufati di prima come se si fosse vestito in fretta e non avesse avuto il tempo di sistemare i capelli, a Jo bastò alzare lo sguardo per un attimo dal libro per riconoscerlo, aveva uno sguardo così serio e perso nel vuoto come se quei occhi non stessero vedendo lo stesso mondo che vedevano gli altri. Lui le passo accanto notandola appena se non avesse intralciato il passaggio sulle scale probabilmente non l'avrebbe mai guardata. Ma tanto a Jo non importava, al suono della campanella torno per i corridoi che gli sembravano un labirinto, in cerca della prossima lezione. Il resto della giornata filo abbastanza liscio, riuscì a non perdersi. Rientrata a casa l'unica cosa che aveva voglia di fare era buttare lo zaino  in un angolo della sua stanza e buttarsi dentro uno dei suoi libri almeno fino all'ora di cena ma a quanto pare l'universo aveva altri progetti per lei, sua madre la chiamo pochi minuti dopo che era rientrata << tesoro scendi >> Jo si costrinse a lasciare il letto sul quale si era appena buttata per andare al piano di sotto, scese svogliatamente le scale, sua madre era in salotto con alcune persone, la raggiunse. C'erano due adulti e un ragazzo che sedeva sul divano e che non si era nenache presso la briga di alzarsi, era lo stesso della scuola << Jo, loro sono i nostri vicini i signori Stanford e lui e loro figlio Robert >> disse sua madre a modi presentazione, il ragazzo alzò per un attimo lo sguardo su di lei prima di tornare a fissare il pavimento. I signori Stanford erano due persone davvero carine, una coppia molto affiatata che viveva proprio nella casa affianco alla nostra, la stessa cosa però non si poteva dire di loro figlio sembrava che stesse lì solo per fare contenti i suoi genitori credo che sicuramente era così, anche io in quel momento avrebbe preferito trovarmi al piano di sopra nella mia  stanza immersa in qualche bel romanzo. Ma non sempre le cose vanno come vorremmo e mi ritrovai a dover passare un'ora seduta sul divano di fronte ai Stanford in cerca di argomento che potesse coinvolgere tutti nel discorso ma né io né Robert eravamo particolarmente loquaci a differenza dei nostri genitori. Robert era vestito come quando mi  aveva sbattuto con la porta ma adesso che mi sono soffermata a guardarlo ho scoperto alcuni dettagli che nella  mattinata mi erano sfuggiti, gli occhi stonavano con il resto della sua personalità, ipnotici e magnetici quando lui l'aveva guardata lei non era riuscita a distogliere lo sguardo, era come se ti catturasero. I capelli continuavano ad essere in completo disordine ma nonostante ciò gli donavano ed il suo corpo statuario era fasciato sulle gambe da un jeans che gli metteva in risalto i fianchi mentre la felpa bianca faceva risaltare la sua carnagione leggermente ambrata. Dovevo ammetterlo era davvero carino ma di certo non è il mio tipo e poi ora non posso permettermi una storia di quel genere, e poi io non gli interessavo da oggi in poi quando ci saremo incontrarti forse ci scambieremo un saluto veloce, giusto un cenno del capo. Quando gli Stanford ci lasciarono me ne tornai il più in fretta possibile nella mia camera per evitare che mia madre mi incastrasse in uno di quei suoi monologhi nei quali elencava tutto quello che sapeva o che aveva appena saputo sulle persone che conosceva.
   
 
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