SPOILER: la storia contiene spoiler dell’episodio 4x22.
Sempre
“Sempre.”
La parola echeggiava nella sua mente
come una terribile hit estiva e non riusciva a scacciarla.
“Sempre.”
“Bugiarda!” Urlò, gettando a terra la
borsa. Era scappata dalla serata di festeggiamenti, non era riuscita a reggere
a lungo lo sguardo di Kara che si posava su di lei sempre più spesso.
Poteva sentire la rabbia che serpeggiava
come veleno sotto la sua pelle? Poteva vedere la furia brillare nei suoi occhi?
Aveva i superpoteri dopo tutto!
“Sempre.”
Strinse i pugni e si infilò sotto la
doccia aprendo il getto d’acqua calda al massimo. La sua pelle bruciava, ma era
nulla in confronto a quello che sentiva nel cuore.
Tradita, ancora una volta, pugnalata
dalla donna che am…
Con violenza spense l’acqua poi si
lasciò cadere nella doccia ondeggiando piano, la schiena appoggiata alle, mano
a mano che il tempo passava, sempre più fredde piastrelle.
Uscì dalla doccia quando ormai
tremava, si avvolse nell’asciugamano e guardò la sua camera, un letto vuoto,
privo di ogni attrattiva. Con lentezza e precisa misura si vestì elegantemente
e acconciò i capelli, poi indossò i tacchi e raggiunse la LCorp.
Avrebbe lavorato, si sarebbe estenuata al punto da crollare addormentata e
dimenticare, almeno per un poco, la celata verità, la terribile menzogna.
“Sempre.”
Sentiva i suoi pezzi perdersi,
sentiva le sue preziose scatole sfasciarsi nella sua mente. A chi poteva
parlare? Tra le braccia di chi poteva piangere?
Non c’era più nessuno. Lex aveva ragione.
Chiuse di scatto lo schermo del
computer e si alzò, raggiunse la vetrina dei liquori e si versò un abbondante
bicchiere, alzò gli occhi ed eccola lì, la bugiarda: Kara.
Quasi con furia prese la foto che era
stata scattata da Sam la sera in cui si erano salutate prima che lei tornasse a
Metropolis.
“Per ricordarmi quanto siete belle.” Aveva detto sorridendo e scattando la foto, ma poi
gliene aveva mandata una copia. Una foto che lei aveva incorniciato e messo nel
suo ufficio, l’unico tocco umano di quel posto. L’unico frammento di verità, l’unico
specchio del suo cuore.
Abbassò il bicchiere e infranse il
vetro.
Una singola scheggia si infilò nella
sua mano e lei se la portò alle labbra. Quasi godendo del bruciante dolore.
“Lena!” La sua voce fece molto più
male, i suoi occhi spaventati ferirono molto più profondamente, ma i suoi passi
veloci sembrarono fendere la rabbia come se fosse nebbia.
“Non dovresti essere qua.” Riuscì a
dire, allontanando da Kara la mano, impedendole di aiutarla, impedendole di
toccarla.
“Io…” Kara si tirò indietro e Lena
vide passare la paura nei suoi occhi.
“Tu?” Chiese e tutta la rabbia che
aveva accumulato sembrò premere sulla sua lingua per uscire, ma non ancora, non
ancora…
“Sempre.”
“È stata Lillian?
O… Lex?”
“Ha importanza?” Sputò con rabbia.
“No.” Rispose Kara. I suoi occhi
passarono dalla foto alla sua mano ferita, poi su al suo viso. “Avrei dovuto
essere io a dirtelo, avrei… è da tanto che…”
“Non mentire.” La bloccò lei. “Hai
avuto tempo, tutto il tempo del mondo e invece mi hai lasciato trepidare per
te, urlare il tuo nome per la paura di averti perso, hai permesso che ti
difendessi, che…” La rabbia ora non era più imbrigliata, scorreva come un filo
rovente dalla sua bocca a Kara che sembrava incassare ogni parola come se fosse
un colpo, ma non era ancora tutto, non aveva ancora finito. “Che ti chiedessi
scusa per averti tenuto nascosto dei segreti, hai permesso che piangessi tra le
tue braccia, che ti dicessi quanto era per me importante la tua semplice
esistenza nella mia vita, la tua sincerità, la tua genuinità!”
“No, io…”
Lena si era alzata e ora avanzava
verso Kara, inesorabile, furiosa.
“Hai lasciato che mi innamorassi di
te!”
L’aria vibrò tra loro due, mentre
quelle parole risuonavano nell’ufficio dalle pure e semplici linee bianche.
“Sempre.”
“Lena…”
“Non pronunciare il mio nome, non ne
hai più il diritto!”
La sua mano pulsava a causa della
ferita che doveva essere più profonda di quanto lei credesse, il dolore le
permise di aggrapparsi a qualcosa di reale, qualcosa che non fosse il sordo peso
nel petto.
“Ora, va via, Supergirl.”
Lentamente, molto lentamente, Kara si
tolse gli occhiali, poi li posò sulla scrivania e guardò Lena dritta negli
occhi.
“Volevo che il cielo fosse stellato,
volevo mostrarti Rao e dirti che quella era casa mia.
Volevo che fosse un giorno di pioggia, avrei potuto prenderti tra le braccia e
portarti oltre la coltre di nuvole.”
“Smettila.”
“Volevo, semplicemente, guardarti negli
occhi e dirti che mi avevi salvato la vita molte più volte di quello che
pensavi. Volevo dirti che mi addormento ascoltando il tuo cuore battere sicuro.
Volevo…”
“Non voglio sentire le tue menzogne.”
“Lena!” Questa volta vi era la voce
decisa di Supergirl nel tono di Kara. “Subito non ti
conoscevo, il mio è un segreto che solo un pugno di persone al mondo conoscono,
ma siamo diventate amiche e mi sono resa conto che ogni giorno che passava
rendeva la verità pensante, poi era troppo tardi… e tua madre, Lillian mi ha detto che ti avrebbe distrutta.”
“Hai ascoltato mia madre?” Sbottò
Lena.
“Io… non volevo, ma… poi ho capito
che mi piaceva essere solo Kara. Con te non dovevo essere sempre super, non
dovevo portare il peso del mondo sulle spalle, potevo essere… umana.”
“E mentire come un’umana, prendermi
in giro come un’umana, tradirmi ogni giorno come Lex,
Lillian, Eve.”
“Con te potevo essere fragile.”
Mormorò Kara, poi scosse la testa. “Ma ho capito che non poteva durare, ogni
volta che tu ringraziavi il cielo che fossi scampata ad un pericolo mi sentivo
una bugiarda… ma, quando ero pronta a dirtelo, ho capito che non potevo
rischiare di perdere anche te.”
“Cosa significa?”
“Alex… lei… abbiamo dovuto
cancellarle la memoria, la verità di quello che ero le è stata strappata via e
lei non era più esattamente la mia Alex. Mi ha spaventata, il mio è sempre
stato un segreto pericoloso, ma improvvisamente poteva esserlo ancora di più.”
Scosse la testa, mentre una lacrima scivolava lungo la sua guancia. “Poi siamo
andate assieme a Kasnia e ho capito che non potevo
rimandare, avevi il diritto di sapere, poteva costarti la vita il desiderio di
proteggermi.”
“Avrai riso delle mie paure.”
“Ho odiato i tradimenti che avevi
subito, ho odiato Eve e Lex
e Lillian perché ho compreso che non potevo causarti
la stessa ferita che loro ti avevano inflitto. Ho capito che dovevo mantenere
il segreto per proteggere te… per quanto questo ormai ferisse me.” In qualche
modo si era avvicinata e ora allungò la mano. Lena fece un passo indietro,
allontanandosi.
“È troppo tardi.” Disse fredda, ora.
“Non è mai troppo tardi.” Affermò con
sicurezza Kara. “Non voglio crederlo, non voglio perderti. So che mi odi e ne
hai tutto il diritto, ma lotterò per te, per noi.”
Lena si sedette alla sua scrivania,
ignorando quelle ultime parole, aprì il computer e si mise ad osservarlo con
falsa concentrazione.
Per un lungo istante Kara non fece
nulla, poi prese gli occhiali dalla scrivania, abbassò il capo e li infilò.
La sua maschera.
“Sempre.”
O forse era lei che indossava una
maschera.
“Come hai capito che sapevo?” Chiese e
Kara che ormai era alla porta, si voltò rapida, quasi sobbalzando.
“Ti ho sentita…” Si interruppe e Lena
alzò gli occhi guardandola. “Piangere.” Concluse. “Non sapevo cosa fare, eri a
casa tua, ma poi sei venuta qui e…” Guardò la foto sulla scrivania, il vetro
infranto.
“Non saresti dovuta venire.” Per la
prima volta da quando quella conversazione era iniziata il tono di Lena era
venato di tristezza e non di rabbia, come se ormai fosse spossata.
“Perché?” Chiese Kara.
“Perché avrei continuato a fingere
che tutto andasse bene, perché farei qualsiasi cosa per non perderti. Per
questo piangevo, non perché ho ucciso mio fratello sparandogli a sangue freddo,
non perché mi hai mentito per anni… ma perché sono così patetica da non avere
neanche la forza di affrontare l’idea di perderti.”
“Hai… Lex
era…” Kara sbatté le palpebre assimilando la verità che vedeva riflessa nello
sguardo stanco di Lena. Comprendendo che non era stata lei uccidere Lex, quando con la sua velocità e forza avrebbe potuto
salvarlo una decina di volte, ma era stata Lena… “Dobbiamo parlarne, ma non
ora.” Affermò. “Ora voglio che tu sappia che ci sarò sempre per te. Che…”
“Kara.” La interruppe Lena. “Ti ho
mai davvero conosciuta?” I suoi occhi chiari e limpidi, si riempierono di
lacrime non versate e Kara comprese cosa bruciasse davvero nell’animo della
donna.
Prima di rispondere rifletté con
attenzione, sentiva che solo la perfetta verità avrebbe potuto salvarle.
“Supergirl,
Kara Zor-El, è una parte molto importante di me. Lei
è il mio passato, parte del mio presente e del mio futuro.” Lena abbassò la
testa, sconfitta. “Ma tu l’hai sempre vista dentro di me, anche se non lo
sapevi. Forse non sapevi i dettagli, forse non sapevi che potevo sollevare la
tua auto con un dito o volare attorno alla Terra in tempo di record, ma… sai
molto, molto di più! Sai cosa dire per tirarmi su di morale, sai come farmi
sorridere, sai cosa mi piace, cosa mi rende triste o arrabbiata, sai…” Kara
agitò le braccia. “Tu sei la mia migliore amica Lena e non c’è nulla di falso
in questo, nulla!”
Lena aveva alzato di nuovo lo sguardo
e la guardava, occhi penetranti che la valutavano.
“Sei la mia migliore amica e molto di
più, ci ho messo un secolo a capirlo e questo segreto tra di noi mi ha sempre
impedito di… ma, Lena, sei la donna che am…” Lena
posò la mano sulla sua bocca fermandola, gli occhi sgranati.
“No.”
“Lena…” Cercò di insistere Kara, ma
la donna scosse la testa.
“No, non così, non mentre sono ancora…
no.” Lena chiuse gli occhi e poi sospirò. “Mi piacerebbe conoscerti.” Disse
finalmente e fu evidente lo sforzo che fece per dire quelle semplici parole.
“Qualunque cosa mi chiederai
risponderò: ogni dettaglio, ogni sfumatura.”
“Va bene.” Rimasero in silenzio, poi
Kara lanciò uno sguardo preoccupato alla ferita che ancora sanguinava.
“Posso guardare la tua mano?” Chiese e
Lena esitò ancora, ma alla fine tese il pugno che teneva stretto.
Kara prese la mano tra le dita con
delicatezza, accarezzandone la pelle, poi se la portò alle labbra e vi soffiò
delicatamente sopra, l’aria fredda fermò il sanguinamento e alleviò il dolore. “Devi
vedere un medico.”
“Non è la cosa che mi ha fatto più
male questa sera.”
Kara alzò lo sguardo, ma non lasciò
la sua mano.
“Mi dispiace e farò tutto quello che
è necessario per meritare di nuovo la tua fiducia.”
“Sarà difficile, lo sai che non…”
“Sarà difficile, ma potrei iniziare
con un belly burger a domicilio?
Tipo… adesso?” Si mosse, scomparve e ricomparve con un sacchetto voluminoso tra
le mani.
Lena sbatté le palpebre.
“Troppo presto?” Chiese Kara con una
smorfia e Lena non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso e, in quel
momento comprese quello che prima la ragazza aveva detto: davanti a lei non vi
era altro che la donna che aveva imparato a conoscere, che aveva imparato ad
amare.
“Credo di avere un po’ fame, dopo
tutto.”
Un ampio sorriso illuminò il viso di
Kara e Lena annuì piano, sedendosi sul divano, mentre Kara iniziava a chiacchierare,
mentre apriva il sacchetto e distribuiva ogni cosa.
Avrebbe potuto fidarsi ancora?
Mentre guardava gli occhi di Kara
cercare i suoi comprese che, dopo tutto, perdonarla era tutto ciò che
desiderava.
“Sempre.”
Note: Non potevo aspettare fino alla quinta stagione per sapere cosa sarebbe successo, quindi ho deciso di dare un piccolo seguito personale all’ultimo episodio di Supergirl, il 4x22.
Fatemi sapere se vi è piaciuto!