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Autore: Ray Wings    21/05/2019    1 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Occupati di... loro


«Vieni» la sua voce. La voce di Ivan, suo padre. «Priscilla, avvicinati» così vecchia, quando ancora non le faceva tremare ogni muscolo del corpo.
«Priscilla, lui è tuo fratello Laxus. Dovrai prenderti cura di lui» un ordine marchiato a fuoco, la scintilla che aveva dato origine alla sua esistenza.
«Eh?» Laxus si era avvicinato, grattandosi confuso la testolina di bambino. Aveva sempre i capelli così spettinati e disordinati, anche se ci provava non stavano mai al loro posto. L'aveva guardata stranito, confuso ancora di più dal suo portamento rigido, come fosse un burattino. Gli occhi spenti, come se non fossero realmente vivi, e il viso privo di qualsiasi espressione. Lo ricordava, al tempo si sentiva vuota come un lago prosciugato da una terribile siccità.
«Ho una sorella?» una domanda innocente, di chi non capisce cosa stia accadendo. «Dove l'hai trovata, papà?»
«Ma come? Non te la ricordi, Laxus?» quel ghigno, eppure nemmeno quello era riuscito al tempo a farle provare niente. Sentiva il pericolo, lo percepiva sulla pelle, quel ghigno non prometteva niente di buono, ma lei non aveva paura. Non aveva paura, né coraggio, né tristezza, né felicità. Però ricordava di quanto fosse rimasta incuriosita da quei capelli biondi, indomabili. Un uomo si era avvicinato al bambino, il compagno di suo padre in grado di manipolare i ricordi. Gli aveva appoggiato una mano sulla testa, un gesto che poteva sembrare amichevole ma che nascondeva tutta la sua oscurità.
«Non ti ricordi di tua sorella Priscilla?» aveva insistito Ivan e Laxus aveva avuto un piccolo capogiro, prima di voltarsi nuovamente verso Priscilla. «Ah già» aveva mormorato, confuso ma ora convinto. «Bentornata a casa, sorellina».
Sorellina...
«Lei è Priscilla, mia sorella!» l'aveva presentata con entusiasmo ai suoi amici bambini. «Ha vissuto tanto tempo lontana, con la mamma, ma ora è tornata a casa».
Che razza di storia... ma c'era qualcosa di dolce in tutto quello.
L'essere tornata a casa.
Non sapeva cosa significasse, ma suonava così bene.
«Avevo un’altra nipote e me l'hai tenuta nascosta fino ad ora, Ivan?» la voce di Makarov, di chissà quanti giorni dopo. Voci e ricordi che si susseguivano, senza alcun senso, senza alcun controllo. «Sua madre l'ha tenuta nascosta anche a me fino ad ora, che c'è di strano? Sono solo andato a recuperarla» la voce di Ivan che nascondeva dei segreti, che mai avrebbe ammesso, soprattutto al suo detestato padre, l'origine di quella bambina.
«Non ti somiglia molto» aveva azzardato Makarov.
«E con questo?» la provocazione di un Ivan infastidito da quei dubbi.
Ma Makarov aveva semplicemente sorriso, nascondendo così ciò che realmente pensava, i suoi timori su quella bambina apparsa dal nulla: «Dico solo che sua madre doveva essere una gran bellezza, deve aver preso da lei!».
Una madre... chissà com'era averne una.
«Priscilla» Laxus che affaticato ma ridente si voltava a guardarla, immobile vicino a un albero con la sua classica espressione spenta e vuota. «Io e il nonno stiamo giocando ad acchiappare le rane! Vuoi giocare con noi?»
«Perché?» aveva mormorato lei, atona, non capendo il senso di quell'attività.
«Come perché?» aveva brontolato lui, correndole in contro. L'aveva presa per mano e infine trascinata vicino al laghetto. «Perché è divertente!»
Quel sorriso.
Non lo comprendeva, anzi lo detestava. Laxus le faceva del male, la colpiva e la distruggeva, ma poi la prendeva per mano e sorrideva in quel modo. Era incomprensibile, raccapricciante, odioso.
Però...
«Priscilla! Vieni a giocare con me?»
«Che fai, Pricchan?»
«Sorellina, guarda cosa ho trovato!»
«Pricchan! Ho sentito una storia incredibile, vuoi sentirla?»
«Il nonno ha detto che ci porta a pescare! Vieni con noi, sorellina?»
«Pricchan!»
Quel sorriso.
«Pricchan! Ho deciso che voglio entrare nella gilda del nonno. Perché non vieni anche tu? Lo so che hai sempre detto che non ti interessava, ma ti prego, non lasciarmi da solo! Io e te insieme possiamo diventare i più forti di tutti! Ne sono sicuro! Insieme a te niente potrà fermarmi. Accetti? Fallo per me».
Quel sorriso.


«Laxus?» la propria voce. I capelli scompigliati e indomabili di Laxus non erano cambiati negli anni, anche se ora, a diciotto anni, parte di essi li teneva ben schiacciati sulla testa da una cuffia da cui ascoltava spesso della musica. «Ti ho cercato ovunque, dov'eri?»
«In giro» un ringhio che non era da lui. Si era alzato e senza degnarla di uno sguardo si era allontanato.
«Laxus! Ho trovato una missione interessante! Che ne dici?» aveva provato a proporgli giorni dopo. «Ho già preso impegno con lui. Falla da sola» una risposta rude, mentre indicava Fried e ancora una volta le voltava le spalle.
«Laxus! Bentornato! Com'è andata la missione?» quella volta non le aveva nemmeno risposto. E lei continuava a non capire cosa stesse accadendo, ma lo vedeva mentre le sfuggiva dalle mani.
«Laxus?» si voltava dall'altro lato e se ne andava.
«Laxus?» un grugnito e si metteva le cuffie con la musica a tutto volume.
«Laxus?»
«Insomma, vuoi lasciarmi in pace?» l'urlo della fine. «Non hai niente di meglio da fare che gironzolarmi intorno? Sei fastidiosa, peggio che una zanzara».
«Una fastidiosa... zanzara?» aveva mormorato lei, pallida in viso e dal cuore spezzato. «Perché mi dici questo, Laxus?» gli occhi pieni di lacrime.
«Adesso piangi? Stupida. Che hai da piangere?» la rabbia che cresceva sul suo volto.
«Perché sei arrabbiato con me?» aveva singhiozzato, senza riuscire più a trattenersi. «Perché mi stai allontanando? Non capisco, dove ho sbagliato?»
«Non farmi credere che ti interessi! Fingi di provare qualcosa solo quando ti fa comodo!»
«Fingere? Di che parli?» e il dolore si era fatto più intenso. Quello che provava era davvero finzione? Era davvero solo una bambina di carta che si era convinta di essere umana? Accecata da un sogno che le avevano fatto credere essere reale.
«Papà è stato cacciato dalla gilda senza nessun motivo!»
Nessun motivo... certo, lui non poteva ricordare. Lui dimenticava sempre, il suo essere una bambina di carta. Ma Makarov l'aveva finalmente scoperto, il macabro passatempo di Ivan di guardare i propri figli ammazzarsi a vicenda. La crudeltà dei suoi occhi mentre trascinava via il corpo della sua bambina di carta come fosse niente, la buttava sul letto come una bambola rotta e la lasciava lì, a leccarsi le ferite fino a nuovo giorno. Ma lui non poteva ricordare.
«Nessun motivo....» aveva balbettato, accecata dal dolore. Perché aveva dimenticato anche in quel momento? Ora che finalmente tutto era finito, ora che poteva sentirsi libera, perché non ricordava e smetteva di odiarla?
«Quel vecchio gli è dato di volta il cervello, preferire questa marmaglia inutile al sangue del suo sangue. Mi vergogno di essere suo nipote e sono stufo che la gente me lo ricordi in continuazione. Ma cosa peggiore... tu sei dalla sua parte».
Poteva ammettere che fosse diversamente? Poteva davvero fingere di arrabbiarsi con l'uomo che invece l'aveva liberata dal suo tormento? Era ovvio che fosse dalla parte di Makarov, ma lui... dimenticava sempre.
«Aspetta, Laxus, non capisci...» aveva provato a fare un passo verso di lui, troppo addolorata per riuscire a sopportarlo. Ma lui l'aveva colpita.
Quel sorriso... era sparito come per magia.


«Si sta svegliando!» una voce delicata, armoniosa. «Meno male».
«Priscilla, come stai?» era familiare. Il dolore era sparito, quel sogno dissolto, il sogno del suo personale Nirvana. Un fratello amorevole che improvvisamente era diventato malvagio, accecato da un incantesimo. Era felice di sapere che tutto era finito, che lui era finalmente tornato, ma certo non era facile cancellare simili ricordi. Aprì gli occhi pigramente, quasi non ne avesse avuto il desiderio, e scoprì con meraviglia di fronte a sé il volto di Wendy. Sorrideva.
Quel sorriso”.
«Wendy?» mormorò con la bocca impiastricciata di polvere e sangue. «Cosa fai qui?»
«Abbiamo seguito il rumore delle esplosioni del combattimento di Natsu-san. Ci siamo riuniti tutti qui e Jura-san è riuscito a sconfiggere Brain» troppe informazioni, tutte insieme, ma davano un quadro generale di ciò che stava accadendo. Si rialzò, massaggiandosi la testa dolorante e si guardò attorno per cercare di capire che stesse accadendo. Vicino a lei c'erano anche Charle e Lucy, entrambe col viso preoccupato ma sollevato nel constatare che nessuno si era fatto irrimediabilmente male. Era curiosa di guardarsi attorno, ma una curiosità maggiore la spinse a cercare una sola persona.
Cobra era privo di sensi, a terra, a pochi metri da lei. Certo non era stata lei a sconfiggerlo, lo ricordava bene.
«Che gli è successo?» chiese semplicemente, cercando di dare un senso a tutto quello.
«È stato Natsu, l'ha sconfitto» spiegò Lucy. «Anche se poi è stato lo stesso Brain a ridurlo in quello stato e dargli il colpo di grazia. Quell'uomo è terrificante. Meno male Jura è riuscito a sconfiggerlo».
«Avete fermato il Nirvana?» chiese Priscilla, ancora confusa.
«Ecco...» balbettò Lucy, voltandosi verso Natsu. Il ragazzo era steso a terra, un volto terribile e non faceva che lamentarsi. Era vittima della sua implacabile nausea da mezzi di trasporto e questo bastava a confermare che nonostante fossero riusciti a vincere contro gli Oracion Seis, Nirvana non si fermava.
«Dev'esserci una sala di controllo, o qualcosa del genere. Un pulsante per spegnerlo» azzardò Happy, non sapendo dove altro andare a parare.
«Brain lo manovrava da lassù» disse Priscilla, indicando la cima della torre. «L'ho visto, c'era una qualche magia in corso».
«Andiamo a controllare» disse Jura. «Wendy, resta qui con i feriti. Andremo io, Gray e Lucy».
Gray annuì e insieme a Lucy lo seguì, correndo verso la cima della torre.
«Come ti senti, Priscilla-san? Va meglio?» chiese ancora Wendy, preoccupata. Priscilla si limitò ad annuire, per poi tornare a guardare Cobra. Non riusciva a togliersi dalla testa quelle terribili sensazioni, tanto che si era ritrovata persino a sognare suo fratello. Lui era come Laxus, non poteva far a meno di pensarci. E non poteva far a meno di pensare anche al periodo in cui Laxus era cambiato, quando le aveva voltato le spalle. Il Nirvana... la terrorizzava.
«Ho provato con l'antidoto, ma sembra non funzionare. Che faccio?» chiese Wendy, preoccupata, inginocchiata ora di fianco a Natsu. Il ragazzo non faceva che lamentarsi ed era talmente pallido che avrebbe fatto invidia a un lenzuolo. Tanto tramortito dalla nausea che non riusciva nemmeno a muoversi.
«Natsu soffre i mezzi di trasporto» spiegò Happy.
«È una specie di mal di mare?» chiese Wendy, curiosa e Happy annuì. «In questo caso, posso provare con un incantesimo in grado di migliorare il senso dell'equilibrio» azzardò Wendy, aprendo i palmi delle mani sopra Natsu.
«Possiede una simile magia?» si chiese Priscilla, sorpresa.
Natsu sembrò rinascere non appena le mani di Wendy presero a brillare di una magia calda e morbida. Si rialzò e cominciò a saltare non appena fu libero dal flusso magico di Wendy, «Ora sì che sto bene!» esultava. «Happy! Raggiungiamo gli altri!» disse infine, senza darsi nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo.
«Aye!» rispose Happy prima di afferrarlo e volare in cima alla torre.
«Aspettate!» lamentò Charle, prima di voltarsi verso Wendy e dire: «Forse è meglio se andiamo a vedere anche noi, visto che è la nostra gilda che stanno cercando di distruggere».
«Sì, ma...» balbettò Wendy, addolorata, prima di voltarsi verso Priscilla. Si era ripresa, le ferite erano curate, ma restava ancora priva di forze e affaticata per quanto successo fino a quel momento. Oltretutto il suo corpo era ancora per metà di ghiaccio, segno che la sua magia non l'aveva ancora rigenerato, e questo la stancava ancora di più. Era ovvio che non si sarebbe potuta muovere per un po', lasciarla sola non era forse una buona idea. Ma Priscilla sorrise e si limitò ad annuire, per tranquillizzarla.
«Torniamo presto» disse Wendy, volando via sorretta da Charle.
Priscilla tirò un sospiro, cercando di calmare il proprio cuore, troppo inquieto a causa di tutti quei ricordi. Se Nirvana era davvero in grado di cambiare la personalità delle persone partendo dalle forti emozioni, era meglio non diventare una sua vittima. Avrebbe inoltre approfittato di quei minuti di quiete per riprendere un po' le forze e riposare.
«Il vostro primo obiettivo è Cat Shielter, allora...» mormorò cercando di riportare la mente al presente. «Mi chiedo per quale motivo».
Era ovvio che volessero usare Nirvana contro tutte le gilde di luce, ma sapeva che da lì al Cat Shielter c'erano altre gilde per strada... perché puntare per prima a quella? Cosa aveva di speciale? Un mormorio, una voce che parlava e sghignazzava, ma troppo distante per essere colta appieno e ascoltata. Si voltò verso Brain, steso a terra un paio di decine di metri da lei. Parlava... da solo?
Che sta facendo?” Priscilla aggrottò la fronte, preoccupata, e nello sentire infine ridere decise di alzarsi e provare a intervenire. Non era nel pieno delle energie, ma la magia di Wendy e quella di Leon le avevano dato molto, poteva di nuovo dare una mano. Si avvicinò a Brain che si corrucciò nel vederla apparire nel suo campo visivo.
«Tu... sei ancora viva?» chiese, sorpreso. Priscilla gli piantò un piede sul petto, per bloccarlo e impedirgli di muoversi. Non che ce ne fosse bisogno, visto com'era ridotto sarebbe stato impossibilitato a muoversi ancora a lungo, ma preferiva marcare subito le loro posizioni.
«Viva e incazzata. Questa storia sta cominciando a stancarmi e mi sono svegliata di pessimo umore» commentò lei, guardandolo con un'ombra negli occhi che poche volte aveva dimostrato. «Solo per il fatto che hai messo Wendy in pericolo dovrei ucciderti».
«Non va contro le leggi delle gilde, uccidere? Non vorrai infangare il nome della tua gilda» sghignazzò Brain, per niente intimorito. Priscilla gli puntò una mano contro il viso, senza segno di esitazione e questo lo sorprese e per un istante anche intimorì. La mano guantata, l'unica tra le due, per nascondere il simbolo della gilda, era ora pronta a macchiarsi di sangue.
«Quel nome non mi appartiene» disse risoluta. «Seguo solo le mie leggi».
Non era entrata in Fairy Tail per un desiderio personale, quel sogno glielo aveva ricordato. Il suo unico scopo, il motivo della sua esistenza, Laxus Dreyar, era stato persino esiliato. Restava lì per il solo motivo che l'aveva promesso a lui, per quanto chiamare quelle persone “amici” le piacesse sarebbe stata pronta a rinunciare a qualsiasi cosa solo per seguire la propria strada. In fondo, nel profondo, dietro una maschera di sentimenti che si era costruita nel tempo, era sempre stata solo una bambina di carta. Vuota, senza un'anima che fosse tutta sua. La desiderava, la bramava, essere come loro era tutto ciò che sognava e per questo aveva bisogno di Wendy Marvell. Fino ad allora, l'avrebbe protetta e tutelata a qualsiasi costo. Sarebbe stato il suo nuovo scopo, per il momento, e certo non avrebbe permesso a nessuno di distruggere la sua casa, rischiando di farla sprofondare in chissà quale baratro di negatività. Aveva bisogno di lei, avrebbe perciò lottato per lei anche a costo della sua vita, del suo nome, della sua libertà... e del marchio che nascondeva sotto quel guanto.
«Dimmi come fermarlo» ordinò.
Brain sorrise. «Non puoi fermarlo, la sua magia non può essere domata con un semplice incantesimo» sghignazzò. «Non lo fermerai mai».
Un boato alle sue spalle la costrinse a lasciare la presa sull'uomo a terra. Pallida in volto, si voltò verso la torre di comando da cui salì un'esplosione tanto potente che il vento venne smosso anche intorno a lei dall'onda d'urto. Si coprì il volto con un braccio e guardò la raccapricciante scena, senza riuscire neanche a respirare. Lì dentro c'erano Wendy e gli altri. La risata fragorosa di Brain la convinse che doveva esserci lui dietro a quella catastrofe e lo guardò furibonda, digrignando i denti per la rabbia.
«Che cosa hai fatto?» chiese in un urlo che pareva più un ruggito. Il bastone che teneva ancora stretto in mano si mosse, come se non fosse realmente fatto di legno, e le si lanciò contro piegandosi nella sua direzione. La prese di sorpresa e questo gli permise di colpirla con una testata, prima di volare via.
«Ma che... quel bastone...» balbettò lei confusa, guardandolo stralunata. Le ci volle qualche secondo per riprendersi dallo shock, poi scosse la testa e decise di lasciare Brain a se stesso. Corse verso la torre, da dove era arrivata l'esplosione e dove si stava dirigendo anche quel bastone che aveva improvvisamente preso vita e l'aveva presa a testate. Lo vide entrare nella crepa creata nel muro e altrettanto decise di fare lei, saltando e usando il proprio vento per darsi lo slancio necessario a salire alla quota giusta.
«Bastoneeee!!!» gridò, lanciandosi in picchiata verso di lui. Svolazzava a mezz'aria, davanti alla crepa, e stava parlando con Natsu, Gray e Lucy. Si voltò verso Priscilla, intenta a urlare, un attimo prima che potesse cadergli addosso e cavalcarlo come la scopa di una strega. «Cosa diavolo sei?!» gridò lei, mentre lui nel tentativo di liberarsi aveva cominciato a volare di qua e di là, sbatacchiandola come un ninnolo. Ma Priscilla non mollò la presa e continuò a restargli bene aggrappata, nonostante la facesse sbattere contro rocce e colonne.
«Di cosa sei fatta? Colla? Staccati, appiccicume rumoroso!» parlò il teschio in cima al bastone, mentre si agitava e continuava a sbatterla in giro.
«P-Priscilla?» chiamò Lucy, guardando la scena con un certo imbarazzo. Era al limite del ridicolo, nonostante l'impegno combattivo da parte di entrambi.
«Lucy! State bene!» si illuminò lei, vedendoli solo in quell'istante. «Dov’è Wendy?» chiese notando che non fosse con loro.
«È volata via insieme a Charle dicendo che doveva cercare qualcosa. Jura-san ci ha protetti dall’esplosione, era tutta una trappola!» spiegò brevemente Lucy e Priscilla, nell’ascoltarla, quasi dimenticò la sua posizione aggrappata al magico bastone. La distrazione le fu fatale, Klodoa, il bastone, riuscì a farla schiantare contro una colonna e farle mollare la presa. Priscilla scivolò sul muro della colonna, fino a toccare terra, dove si massaggiò il naso con le lacrime agli occhi per il dolore.
Natsu urlò carico, prima di lanciarsi anch'egli all'inseguimento di Klodoa che essendo piccolo e agile si divincolava in continuazione riuscendo non solo a sfuggirgli, ma anche a colpirlo in testa ripetutamente. Persino l'intervento di Gray fu inutile e li portò, anzi, a litigare tra loro.
«Natsu! Gray! Dovete farlo parlare, smettetela di litigare tra voi!» intervenne Priscilla, lanciandosi nella mischia. «Lui sa qualcosa! Dobbiamo scoprire come fermare il Nirvana!»
«Cosa credi che stiamo facendo?» ruggì Gray.
«Mi avete stancato!» lamentò Priscilla e saltando via da loro due, si mise di fronte a Natsu. Soffiò e uno sbuffo di vento travolse completamente il Dragon Slayer, che colpito da quel getto di ossigeno improvviso si infiammò in maniera fulminea e incontrollabile. Urlò più per lo spavento, ma l'urlo di Gray si unì al suo che, dietro di lui, venne travolto in pieno dalla fiammata sprigionata.
«Questo è giocare sporco!» lamentò Natsu.
«Natsu! Guarda che hai fatto!» ringhiò Gray, indicando i suoi pantaloni bruciati. «Non sono stato io! È colpa di Priscilla!» ruggì Natsu, offeso e furioso.
«Se non la smettete lo rifaccio!» si unì una minacciosa Priscilla, tanto minacciosa da mettere loro la pelle d'oca. Ma quel ridicolo battibecco venne interrotto dall'urlo terrorizzato di Klodoa.
«Che gli prende?» chiese Gray, ancora fumante per il colpo di fuoco di Natsu.
«Ha paura anche lui di Priscilla?» Chiese Natsu.
«Io non faccio paura!» lamentò Priscilla, facendogli una linguaccia infastidita.
«Incredibile... tutti e sei i generali sono stati sconfitti!» disse Klodoa col tono terrorizzato.
«Sei?» chiese Priscilla, non capendo.
«Gli Oracion Seis?» svelò Lucy.
«No!» l'urlo di Klodoa fu tale che la palla che teneva stretta tra i denti cadde a terra e si frantumò. «Questo è male! Molto male! Lui sta arrivando!»
«Lui?» chiese Gray, inarcando un sopracciglio confuso.
«C'è un ottavo Oracion Seis?» chiese Happy, cercando una risposta. Klodoa li ignorò e cominciò a tremare come una foglia, portandosi la punta del bastone alla bocca come se avesse voluto mangiarsela per il nervoso.
«Che gli prende ora?» chiese Natsu.
«Sta spremendo come un matto!» disse Happy.
«Semmai vorrai dire “sudando”!» lo riprese Lucy.
«Brain...» balbettò ancora Klodoa.
«Brain?» mormorò Priscilla, cercando di trovare una risposta a tutto quello. Che c'entrava Brain?
«Se ti riferisci a lui, Jura l'ha sconfitto!» disse Natsu, con serenità.
«No...» insisté Klodoa. «Brain possiede un'altra personalità. Quella esteriore col nome in codice Brain, possiede grandissime conoscenze. Poi c'è quella interiore, col nome in codice Zero, che ama unicamente la distruzione».
«Zero?» balbetto Happy, pallido solo nel pronunciare quel nome.
«A causa del suo travolgente e malvagio potenziale magico Brain ha sigillato quella sua parte mediante sei schiavi. Quelli erano gli Oracion Seis e quando i sei generali sono stati sconfitti, la magia che lo incatenava è stata sciolta. Permettendo alla personalità di Zero di emergere nuovamente» spiegò infine Klodoa.
«Quindi le cose si fanno interessanti!» sorrise Natsu, già pronto a menar mani a chiunque si fosse trovato davanti. Il muro, proprio in quel momento, parve esplodere e lasciò aperto un varco da cui fece il suo ingresso una figura scura e minacciosa. Klodoa iniziò a urlare come un pazzo, terrorizzato, mentre il gruppo di Fairy Tail indietreggiava di un passo, preparandosi a difendersi da qualsiasi genere di attacco. Brain, lo stesso Brain che tutti conoscevano, fece il suo ingresso. Priscilla l'aveva lasciato a terra, incapace di muoversi, ferito, invece ora camminava verso di loro senza nessuna difficoltà. Era come nuovo. Klodoa si lanciò a terra, toccando il suolo con la fronte, e piagnucolando urlò terrorizzato: «Bentornato, Master Zero!»
«Master?» chiese Priscilla, tendendo i muscoli. Ero lo stesso Brain di prima, ma emanava un'energia e un potere del tutto diverso. Faceva venire la pelle d'oca.
«Klodoa» chiamò Zero avvicinandosi al suo servitore, steso a terra. «Sembra che le cose abbiano raggiunto un risvolto interessante. Anche Midnight è stato dunque sconfitto?»
«S-Sono davvero mortificato!» sussultò Klodoa.
«Certo che ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho provato queste sensazioni» sorrise Zero, di un sorriso malvagio, inquietante. «Avere questo corpo... questa voce. Questa magia. Ogni cosa è ritornata in mio possesso!» Strinse un pugno e delle scintille scure si generarono intorno a esso, colmo di un potere che sembrava non essere in grado persino di contenere.
«Fa venire i brividi» sussurrò Priscilla, riuscendo a sentire su di sé la tensione di quella magia.
«Adesso ci penserò io. Klodoa, stai indietro» disse Zero, togliendosi il cappotto dalle spalle. Il bastone non se lo fece ripetere due volte e scappò lontano il prima possibile, mentre un'aura potente tanto da far tremare la terra avvolgeva Zero, tingendo così i suoi occhi di rosso. «Voi piccoli marmocchi, avete messo a soqquadro la mia gilda. Come suo Master, ve la farò pagare per questo».
La terra continuò a tremare e piccoli sassolini cominciarono addirittura a salire verso l'alto, attratti da una nuova forza di gravità, quella della magia di Zero.
«La terra trema a causa del suo potere magico?» chiese sconvolta Lucy, ma lei e Priscilla sembravano essere le sole a temerlo. Gray e Natsu fecero un passo in avanti, sorridendo per l'eccitazione.
«Sei tutto un fuoco, Natsu?» chiese Gray, pronto ad attaccare.
«Non ho mai sentito un potere disgustoso come questo» disse Natsu, per niente intimorito.
«Giusto» sorrise Zero, colto da un'idea. «Inizierò dal pelato che ha ferito il corpo di Brain» disse, voltando lo sguardo verso Jura, steso a terra, privo di sensi. Mosse rapidamente una mano e una scia luminosa verde e viola piovve addosso a Jura, ma non lo raggiunse. Un muro di vento si mise tra loro e Priscilla dietro di esso, a braccia tese, che lo generava.
«Mi ricordo di te» sorrise Zero. «O meglio, ti rivedo nei ricordi di Brain. Sei ancora viva dopo aver subito appieno i colpi della Dark Rondo e Dark Capriccio. Notevole».
«Ti sembra leale prendertela con chi non può combattere?» chiese lei, intensificando la propria magia e gonfiando il muro di vento che proteggeva se stessa e Jura dietro di sé.
Questo vento... è freddo” si accorse sorprendentemente, poco prima che dal muro di vento cominciassero a emergere scheggie di ghiaccio e fiocchi di neve. Sapeva controllare le correnti intorno a sé, ma da nessuna parte c'erano correnti tanto gelide da ricreare quell'effetto. C'era una sola spiegazione che riusciva a darsi: il braccio di ghiaccio che Leon le aveva donato non le aveva dato solo un appoggio, le stava dando anche del potere. Era come se fosse riuscita a prendersi parte di quella magia che lui le aveva donato e usarla sotto al proprio controllo.
Posso usare la magia che entra dentro me, posso...come inglobarla e forse controllarla” un pensiero, che cominciò a farle nascere un'idea. Ma pensarci la portò a distrarsi e questo permise a Zero di avere tempo e opportunità di intensificare il suo potere e sfondare la sua difesa, travolgendola e scaraventandola contro il muro.
«Priscilla!» la chiamò Lucy, terrorizzata, guardandola accasciarsi a terra e non muoversi più.
«Maledetto!» ruggì Gray, lanciandosi subito dopo, ma Zero lo spazzò via senza difficoltà usando un'altra delle sue magie distruttive. Persino Natsu provò ad attaccarlo ma ottenne lo stesso identico risultato: con un dito, Zero riuscì a metterlo fuori gioco. Colpire Happy e Lucy fu molto più semplice e così, in pochi istanti, i membri rappresentati di Fairy Tail giacevano a terra, inermi e apparentemente senza vita. Sconfitti dal peggior nemico incontrato fino a quel momento, che ora li guardava sogghignando mentre tornava a comando di Nirvana, pronto a distruggere tutto ciò che avrebbe trovato.


«Sei Lacryma da distruggere» una voce eterea, nella sua testa. «Nelle sei zampe della costruzione» frammenti di frase. Spezzati, ma incredibilmente chiari.
«Ci servono altri tre maghi».
«Possiamo fermare Nirvana».
«Zero sta aspettando di fronte a una di quelle Lacrima».
«Ragazzi...» un singhiozzo.
«Priscilla-san» la voce di Wendy, chiara, rotta dal pianto, nella sua testa. «Priscilla-san, ti prego non morire».
Morire.
Lei non morirà, mai.
«Io... non posso... morire» gracchiò Priscilla, riuscendo ad aprire lentamente gli occhi.
«Noi... vi sentiamo!» la voce di Natsu, altrettanto rotta dal dolore, ansante, davanti a lei. Poggiò le mani a terra e tremante riuscì a sollevarsi, lamentando e ansimando, ma riuscì comunque ad alzarsi. E come lei anche Gray e Lucy, subito dopo, si rimisero in piedi. Ogni cosa faceva male, sentivano dolori in qualsiasi parte del corpo, persino respirare era una gran fatica e un gran dolore. Ma sapevano che non potevano morire e soprattutto non potevano restare lì, inermi, mentre Nirvana faceva già ombra sulla gilda dei Cat Shielter.
«Riuscite a sentirci?» la voce di Hibiki, nella loro testa, felice anche se altrettanto affaticata. Era tutti stremati, ma nessuno sembrava deciso ad arrendersi.
«Ditruggeremo... tutte e sei... le Lacryma» ansimò Gray.
«E il fortunato dovrà vedersela con Zero per strada, giusto?» disse Lucy, appoggiata a una roccia nel tentativo di riprendere almeno in parte le forze, abbastanza da riuscire almeno a rialzarsi.
«Abbiamo poco tempo... dobbiamo sbrigarci» digrignò i denti Happy. «Dobbiamo proteggere la gilda di Wendy e Charle!»
«Posso farvi guadagnare tempo» ansimò Priscilla, barcollando nel tentativo di rialzarsi.
«Tempo? Come?» chiese Hibiki, sorpreso.
«È solo un'idea... ma credo di poterlo fare. Posso rallentare Nirvana, forse anzi addirittura impedirgli di procedere oltre. Lascio le Lacryma a voi, ragazzi».
«Contiamo su di te, allora» disse Hibiki. «Nella vostra mente dovreste avere una mappa della zona, per riuscire a trovare tutte e sei le Lacryma. Avete anche un timer impostato, così che possiate attaccare tutti e sei insieme. È importante che lo facciate contemporaneamente, altrimenti le altre Lacryma potrebbero rigenerare quelle distrutte. Priscilla, dunque, nel frattempo impedirà a Nirvana di attaccare prima di allora. Ho numerato le Lacryma, scegliete verso quale volete dirigervi».
«Uno!» rispose per primo Natsu.
«Due!» rispose subito dopo Gray.
«Andrò alla tre!» si accodò Lucy, prima di aggiungere disperata: «Spero non ci sia Zero lì».
«Io andrò alla quattro, allora» la voce di Ichiya nella loro testa, messa in comunicazione telepatica grazie alla magia di Hibiki.
«Io mi dirigerò alla cinque» la voce di Erza li rallegrò.
«Erza! Stai bene!» disse Priscilla, entusiasta. «Sì, grazie a Wendy».
«Io allo...» una voce maschile, ma si interruppe immediatamente, sovrastata da Erza che diceva per lui: «Tu sei alla sei».
«C'è qualcun altro lì?» chiese Natsu, sorpreso.
Questa voce...” pensò Priscilla. Aveva sentito solo una parola, ma aveva vissuto con lui così a lungo che non riconoscerla era impossibile. O meglio, aveva vissuto col suo alter ego. “Gerard...”.
Nessuna risposta arrivò alla domanda di Natsu, né successivamente.
«La telepatia è sparita» constatò Gray, rendendosi conto che erano di nuovo soli.
«È meglio mettersi in cammino, non ci resta molto tempo» disse Priscilla, mettendosi in cammino per prima. Natsu e gli altri le andarono subito dietro e poco dopo si divisero, ognuno diretto alla propria Lacryma.
Gerard combatte al nostro fianco” realizzò Priscilla, intenta a salire l'enorme scalinata che portava alla cima della torre dove Brain aveva manovrato Nirvana. “Sei riuscita a liberarlo dal suo Nirvana personale, Erza” sorrise, felice per il successo dell'amica. Ma qualcosa non le dava pace e non riusciva a gioire troppo in un momento come quello. La voce di Gerard aveva amplificato quelli che erano semplici dubbi, portandole alla mente Mistgun, il giorno del loro ultimo incontro.
«Wendy Marvell è la persona che stai cercando. I suoi poteri curativi possono fare al caso tuo. Potrebbe essere in grado di darti un corpo umano o un’anima umana, liberandoti dalla morsa di tuo padre. Ma una magia come quella non è mai stata realizzata prima d'ora, sono solo ipotesi» e ricordava l'ombra che gli aveva invaso gli occhi. «Ho desistito tanto dal rivelarti questo nome proprio per questo motivo. Priscilla, la magia di Wendy può liberarti ma può anche ucciderti. Rompere un legame non dovrebbe essere difficile, ma creare un’anima... nessuno ci è mai riuscito prima d'ora. Inoltre la magia che ti tiene in vita è magia di Zeref, magia oscura, mentre la magia curativa di Wendy è magia bianca. Potrebbero entrare in conflitto… capisci cosa intendo? Rifletti bene sulla posta in gioco».
«Morire» mormorò, arrivando in cima alla torre. La gamba di ghiaccio che Leon aveva creato per lei cedette e questa la costrinse a barcollare un po', prima di riuscire a rimettersi in piedi. Si trascinò fino al centro della sala e si inginocchiò, poggiando le mani a terra.
«Potrei morire...»
Era qualcosa di così intenso ed estraneo, eppure così vivo. Da sempre l'eventualità non l'aveva spaventata, ma anzi l'aveva attirata. Solo chi viveva poteva morire e se anche lei sarebbe morta allora voleva dire che aveva raggiunto il suo sogno, quello di essere come loro. Come lui.
Io ti aspetto qui, Laxus”.
Da quell'altezza riusciva a vedere la gilda dei Cat Shielter, sotto Nirvana che continuava ad avanzare verso di lui. In pochi minuti l'avrebbe raggiunta e allora niente gli avrebbe impedito di distruggerla. La casa di Wendy. Lei sapeva bene quale fosse il significato di una casa e quella ragazzina... era così preziosa, ora. Sapeva cosa doveva fare, l'aveva capito nell'istante in cui aveva visto la magia di Leon, proveniente da quel braccio e quella gamba, fondersi al suo. Poteva farlo, poteva unirsi ad altre fonti magiche miscelando il suo stesso corpo con esse. E forse forse poteva addirittura controllarle. Ma un conto erano un braccio e una gamba di ghiaccio, un conto era un'intera città oscura di quelle dimensioni. Sarebbe veramente riuscita a prenderne il controllo? E cosa più importante... sarebbe sopravvissuta nel momento in cui essa sarebbe stata distrutta dalle sue Lacryma? Nell'istante in cui Natsu e gli altri avrebbero distrutto la magia di Nirvana, lei che ora si accingeva a fondercisi insieme, sarebbe riuscita a non farsi coinvolgere in quella distruzione?
Si era offerta di provarci, sapeva che doveva farlo, la piccola gilda a forma di gatto che aveva di fronte glielo chiedeva a gran voce. Ma ora morire aveva un altro sapore sulle labbra.
Io ti aspetto qui”.
Non le era mai importato troppo di morire... prima.
«Perdonami... Laxus» sorrise mentre una lacrima le cadeva da una guancia. Si afferrò il guanto che le copriva il simbolo di Fairy Tail, sul palmo della mano destra, e lo tirò via. La sua mano ora avrebbe agito non per se stessa, non per il suo scopo e libertà, ma per la gilda. Solo per la gilda.
Con un urlo lanciò il pugno chiuso contro il pavimento ai suoi piedi. Un piccolo tornado intorno al polso le permise di distruggerlo parzialmente, abbastanza da poterci infilare la mano all'interno ma senza disintegrarlo troppo. Pezzi di ferro e di pietra le lacerarono la pelle, nell'impatto, e penetrarono all'interno della sua carne. Lanciò un urlo di dolore che andò intensificandosi nell'istante in cui la sentì, la magia che impregnava quella terra penetrarle all'interno attraverso quelle ferite. Il dolore che provò non fu paragonabile a nessun tipo di dolore mai provato prima, nemmeno alle scariche di Laxus durante i loro combattimenti. La sentiva che le scivolava all'interno, che la corrodeva e la bruciava come lava. Degli squarci le si aprirono sulla pelle man mano che la magia di Nirvana la possedeva, squarci da cui uscirono fasci di luce nera. La sua mente stessa venne macchiata e invasa da un'ombra oscura che parve cancellare ogni sorta di ricordo ed emozione positiva che avesse mai provato. Il sorriso di Laxus, quel sorriso che le aveva insegnato a sentire il proprio cuore battere nel petto, scomparve. Lo vide affievolirsi e infine venire inghiottito dall'oscurità e dall'ombra. Se ne dimenticò, lasciandole addosso solo una strana sensazione di vuoto. Una mano emerse dalle nubi, illuminate dalla luce oscura di Nirvana, le andò incontro e l'afferrò per la testa. Si sentì improvvisamente piccola, indifesa, terrorizzata.
«La mia bambina di carta» quella voce.
Le riempiva le orecchie, la testa e l'intera anima. Era così pesante, così dolorosa, tanto pregnante da riuscire persino a cancellare il suono delle sue urla colme di dolore e terrore. Sentì chiaramente le forze abbandonarla, il petto che veniva svuotato e pian piano smise persino di urlare. Neanche il dolore aveva più una consistenza. Tutto era vuoto, lei era vuota, senza più neanche il calore delle lacrime sulle guance o il dolore della pressione nel petto per il cuore che batteva. Galleggiava in un vuoto oscuro e silenzioso, mentre la mano di suo padre continuava a stringerle le tempie.
«Sto... morendo?» si chiese e questo stranamente non le fece provare niente. «È questo che si prova?» si chiese mentre la nube scura aumentava le sue dimensione e cominciava a inglobarla. La sentì, le scorreva sulle gambe, le afferrava i fianchi e pian piano la inghiottiva. Nirvana la stava inglobando dentro sé. Si stava fondendo a quella magia con la chiara intenzione di controllarla, ma alla fine, debole e minuscola, era lei che stava venendo posseduta. Si sarebbe persa al suo interno, dimentica di ogni cosa, avrebbe alimentato il folle potere di quella tetra magia, divorata come un lauto pasto. Stava perdendo.
«Io...» mormorò sentendo il gelo di Nirvana salire fino al petto, sfiorare il mento.
«Io...» le accarezzava le guance e finiva di cibarsi del suo collo.
Io ti aspetto qui”.
«Non avevo qualcosa da fare... ancora?» si chiese, dubbiosa.
«ICE MAKE...» una voce. Chi era? Era così familiare. La conosceva? «ICE MAKE!» pronunciò di nuovo e lei poté rendersi conto della sua provenienza. Era dentro di sé. Veniva da dentro di lei e la conosceva, ne era certa!
«Leon?» quel nome le uscì dalle labbra senza neanche rendersene conto, ma funzionò come un incantesimo. In un'esplosione di ghiaccio e schegge la nube che l'aveva ormai inghiottita del tutto si dissolse, lasciandola finalmente libera. Un dolore al petto... no, non un dolore, una calda sensazione. Si portò una mano laddove sentì un misterioso tum tum.
«Cos'è?» si chiese, abbassando gli occhi e notando così la propria mano ancora di ghiaccio. Sgranò gli occhi e il tum tum nel suo petto si fece sempre più intenso, sempre più forte, tanto che le fece quasi male.
«Leon?» chiese a voce più alta, trovando conforto in quel nome che ora pian piano riusciva ad attribuire a qualcuno. Una figura, nella sua mente, la ricordava. Lei ricordava. «E...Gray! Cherry! Natsu! Lucy! Happy! Wendy, Erza, Gerard!» chiamò man mano che comparivano nella sua testa, emergendo dall'oscurità adornati di un sorriso. Trattenne il fiato.
Io ti aspetto qui”.
«Laxus...» sussurò e lo rivide.
«Sei cresciuta così tanto, Pricchan».
Quel sorriso. Un ricordo non così lontano, ma di una dolcezza unica.
Riuscì a rivederlo.
«Laxus...» una lacrima e percepì di nuovo calore, all'interno del proprio petto.
Urlò e dal suo braccio di ghiaccio una magia gelida e potente si sprigionò, rompendo del tutto la nebbia che aveva attorno e permettendole così di riaprire gli occhi. Sobbalzò, rendendosi conto che era stesa a terra, inerme. Si guardò la mano destra ancora conficcata nel terreno, tra le rocce di Nirvana. La mano sinistra di ghiaccio che Leon aveva creato per lei le stringeva il polso con forza, come se non fosse stata lei a utilizzarla. Ma capì... la magia residua di Leon, ancora dentro lei, l'aveva strappata via dalla propria oscurità. Aveva vinto lei, Nirvana ora era in suo potere. Si sollevò in ginocchio e continuò a reggersi con la mano di ghiaccio il polso infilato nella roccia. Strinse i denti, si sforzò e tornò a urlare ma non più dal dolore ma dallo sforzo di riuscire a manovrare un corpo gigantesco come quello.
«Devi fermarti!» gridò e dagli stessi squarci aperti dai fasci di luce scuri cominciò a uscire luce bianca. Ruggì sempre più forte, sforzandosi all'inverosimile. La mano di ghiaccio cominciò a congelare il suo stesso polso per l'energia sprigionata, il vento soffiava intorno a lei folle e incontrollabile. Ghiaccio e vento, uniti e mescolati, diedero vita a una vera e propria tormenta che persino Erza e Wendy e Gray e Lucy riuscirono a vederla, ognuno dalla propria posizione. E sapevano cosa significava. Quello era il potere di Priscilla Dreyar, sorella di Laxus, nipote di Makarov... la bambina di carta.
Nirvana cigolò e il tentacolo alzato rallentò la sua discesa sempre più, fino a fermarsi. L'intera città restò immobile, silenziosa se non per la tormenta che stava vedendo coinvolta la torre di controllo che non cessava di urlare e ruggire, impetuosa. Infine, lentamente, riprese a muoversi ma indietro.
«Lo sta facendo arretrare!» sobbalzò Lucy, emozionata.
«Ce l'ha fatta!» sorrise Erza, dall'altra parte della città.
«Forza, Priscilla-san!» esultò persino Wendy, diretta alla Lacryma sei al posto di Gerard, per permettere a quest’ultimo di raggiungere Natsu e aiutarlo contro Zero.
«C... ci sta riuscendo davvero» sgranò gli occhi Charle, senza riuscire a smettere di fissare la tormenta che non sembrava essere intenzionata a placarsi.
«Ora tocca a noi!» disse Gray, prendendo a correre verso la propria Lacryma, pronto a distruggerla, animato da un nuovo coraggio e una nuova determinazione.
«Ragazzi...» mormorò Priscilla, a occhi chiusi per la concentrazione e lo sforzo di gestire una tale quantità di magia oscura e maligna. «Riesco a sentirvi».
Nirvana ora apparteneva a lei, pericoloso e indomabile, ma era dentro di lei e riusciva perciò a percepire i passi dei propri compagni, le loro parole, i loro respiri, sulla sua stessa pelle. L'oscurità di Nirvana continuava a combattere dentro lei, violenta e implacabile, nonostante fosse riuscita a domarla non si arrendeva e continuava a lottare per prendersi la luce che apparteneva a Priscilla. A occhi chiusi era anche più facile permetterle di giocare con i suoi sentimenti e ricordi, riportandole alla mente i momenti peggiori della sua vita. Era una magia potente e maligna, sapeva cosa usare per riuscire a vincere: doveva solo provocarle dolore o rabbia e avrebbe di nuovo preso il sopravvento su di lei. Laxus tornò a parlare alle sue orecchie, ripetendole tutte le terribili cose che le aveva detto in passato, in quei cinque anni di solitudine.
Se la pensi così anche tu, puoi anche morire per quanto mi riguarda!”
Mi vergogno di avere una sorella come te! Non chiamarmi mai più fratello, da adesso in poi!”
Quella stupida! Non ne ha mai combinata una giusta!"
Ma lei non cedeva, non arretrava neanche di un passo. Illuminata di una luce abbagliante, l'oscurità non riusciva a far altro che tentare di sfiorarla vanamente con quei ricordi. Ma era inutile... tutto inutile.
«Solo un incubo» mormorò, la stessa giustificazione di sempre quando parlava con Laxus di ciò che era successo e dei suoi cupi sentimenti. Era tutto solo un incubo.
«Non temere».
«Hai ancora uno scopo di vita, Priscilla» La voce rassicurante di Makarov, vecchia di cinque anni, proveniva dal ricordo più doloroso: il giorno in cui Laxus aveva smesso del tutto di parlarle e lei aveva quasi deciso di andarsene, tornando da suo padre, non sapendo più cos'altro farsene della magia che lui le aveva dato. Se non poteva prendersi cura di Laxus, che altro motivo aveva di stare al mondo?
«Sei stata creata per occuparti di lui, per prenderti cura di Laxus, solo perché lui non ti sta più vicino non significa che tu non possa ancora farlo».
«Posso farlo... ancora? E come?» Aveva chiesto, nella sua emozionata ingenuità.
«Prendendoti cura di Fairy Tail. Della sua casa, così che possa sempre avere un luogo accogliente in cui tornare e non restare mai solo. Il simbolo sul palmo della tua mano non significa questo? Puoi stringere Fairy Tail tra le dita, curarla, così ti curerai anche di tuo fratello».
«Prendermi cura... di Fairy Tail?»
«Ragazzi... posso sentirvi» sorrise Priscilla, sovrastando maggiormente l'oscurità di Nirvana dentro di lei. «Mi prenderò cura io di voi. È questo il mio scopo» aprì finalmente gli occhi e il vento intorno a lei dissolse completamente la nebbia.
«Il simbolo sul palmo della mano destra, la mano che porgo in aiuto della nostra casa, della nostra famiglia. Userò queste dita per stringerla cautamente e curarla, come un fiore prezioso. Ragazzi! Io sono qui!».
Il vento che circondava la torre di controllo si spanse fischiando tra le finestre vuote di quelle case abbandonate. Corse per le vie, tra le macerie e i corpi dei feriti stesi a terra, accarezzandoli come una madre affettuosa. Corse lungo i corridoi, rombando debolmente, annunciando il suo arrivo con un sussurro rassicurante.
«Natsu» riuscì a sentirlo, lottava contro Zero e ai suoi piedi giaceva un ormai sfiancato Gerard. Ossigenò le ferite dell'uomo a terra, ma ancora di più ossigenò le fiamme che avvolgevano Natsu, rendendolo ancora più ardente.
«Priscilla!» la riconobbe lui, guardandosi le mani sempre più infuocate.
«Gray» chiamò ancora, sentendo anche il glaciale amico. L'aria intorno a Gray si fece più umida e fredda, tanto che sarebbe bastato una leggera ventata di ghiaccio per congelarla interamente. Avrebbe amplificato il suo potere, riducendo la sua fatica.
«Questo...» mormorò lui, sentendo il cambiamento intorno a sé.
«Erza» sussurrò, trovandola.
«Ti sento» sorrise Erza percependo la leggerezza della magia di Priscilla accarezzarla e sollevarla, come aveva fatto anche altre volte. L'avrebbe sostenuta, alleggerendo il suo corpo, accompagnando e potenziando i suoi colpi.
«Lucy» il suono della sua voce, accompagnata dal vento, portò addirittura la bionda a voltarsi, come se si fosse aspettata di trovare Priscilla dietro di sé. E anche Lucy sentì improvvisamente il suo corpo farsi leggero e meno doloroso da muovere.
«Ichiya» chiamò ancora, raggiungendo la quarta Lacryma. Il vento avvolse l'uomo, lo sollevò da terra e allentò i nodi delle corde che lo tenevano ancora legato dallo scontro con gli scagnozzi degli Oracion Seis, permettendogli così di liberarsi.
Esitò, infine, prima di pronunciare l'ultimo nome, alla Lacryma numero sei. Ma non per questo rese il suo contributo meno importante, anzi, forse lo era più di tutte.
«Wendy...»
La persona che cerchi si chiama Wendy Marvell”.
«Dragon Slayer del cielo».
Wendy sussultò nel sentire il vento intensificarsi intorno a lei, rotearle dai piedi fino alla testa, facendo svolazzare i suoi capelli.
«Che succede?» chiese Charle, sorpresa ma spaventata.
«Dragon Slayer dell'aria» la voce di Priscilla raggiunse anche le sue orecchie e le permise di comprendere ciò che le stava succedendo.
«Quest'aria» mormorò Wendy, guardandosi attorno. «Quest'aria appartiene a Priscilla-san» realizzò, mentre sentiva i soffi di vento accarezzarle la pelle e avvolgerle le spalle come una madre amorevole. «Mi sta dando la sua energia» realizzò, assumendo uno sguardo determinato. «Vuole rendermi più forte. Sa che posso farcela!» e prendendo una bella boccata d'aria cominciò a ingoiare e ingurgitare tutta quell'aria che Priscilla le stava mandando, cibandosene e sentendo la sua energia cominciare a scorrerle nelle vene.
«Wendy...?» chiese preoccupata Charle, ma Wendy non smise di mangiare e caricarsi di energia.
«Posso farcela!» decretò infine. «Il potere lo sento scorrere dentro di me!»
«È il momento!» il timer nelle loro menti decretò l'inizio dell'ultimo minuto, avrebbero allo scadere del tempo distrutto le sei Lacryma contemporaneamente. Ognuno dalle proprie postazioni caricò il colpo che avrebbe messo fine a tutto quanto, solo Natsu continuò invece a combattere il nemico, non potendosi ancora dedicare appieno alla Lacryma. Ma infiammato dalla magia che Gerard gli aveva donato, in segno di pace, alimentato dall'ossigeno di Priscilla e scaldato dai sentimenti di tutti i suoi amici che sentiva sulla propria pelle come se si trovassero lì in quel momento, dimostrava una furia pericolosa e incontrollabile. Persino l'attacco finale di Zero si dimostrò inutile e venne bruciato come carta da un Natsu tanto furioso da ruggire come un vero drago. Con l'ultimo colpo che coinvolse Zero, Natsu si gettò contro la Lacryma e insieme al resto dei suoi compagni, nelle altre cinque sezioni, diede fine al tormento di Nirvana.
«Zero!» contò infine anche Priscilla e nell'istante in cui l'esplosione nelle sei zampe decretò la fine di Nirvana lei estrasse con un ultimo urlo e sforzo disumano il pugno dalle rocce della sala di controllo. Poté vederla la mano nera di Nirvana che cercava di afferrarla e tirarla con sé, se l'avesse presa lei sarebbe morta insieme ad esso, ma il tempismo perfetto di Hibiki e la completa fiducia nella riuscita della missione da parte dei suoi compagni la portarono ad allontanarsi appena in tempo. Nirvana non poté che sfiorarla solamente, un istante prima di collassare su se stesso.


   
 
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