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Autore: StregaDAutunno    21/05/2019    1 recensioni
"Ti sei unito alla ciurma della Walrus John Silver, siamo pirati, siamo fratelli, e se ce lo permetterai ti prometto che non ti lasceremo combattere da solo, mai più."
1715, ex colonia britannica di Nassau.
John Silver si unisce alla ciurma della Walrus, nave pirata guidata dal misterioso capitano James Flint.
Le parole pronunciate dal medico di bordo Leni Morgan seppur sincere si scontrano con la realtà dei fatti, in una trama fitta di segreti e tradimenti, e risvolti che neppure lei dopo tanti anni a Nassau poteva prevedere.
La salvezza forse risiede in un consiglio che lei stessa ha dato al nuovo arrivato: "Qui contano solo due cose. Rispetto e lealtà. Concedile alle persone giuste e loro le concederanno a te."
Storia ispirata alla serie Black Sails.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Billy Bones, James Flint, John Silver, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Leni 
 
 
Il silenzio prima di un arrembaggio è assordante. 
Le due navi si erano già scambiate i convenevoli, ovvero si erano sparate reciprocamente con i cannoni.
La Walrus aveva tremato, ma aveva resistito.
Tutti gli uomini erano appiattiti contro le paratie in attesa della collisione, erano muti, immobili, pronti.
Leni era insieme a De Groot, dietro le ringhiere delle scale.
Il suo primo arrembaggio su un vascello pirata. 
"Noi stiamo in mezzo all'azione mia cara." le aveva spiegato poco prima "Non ci nascondiamo in ambulatorio. Prestiamo le prime cure ai feriti, così possono tornare a combattere. E anche noi facciamo la nostra parte."
Leni guardava con curiosità quegli uomini, quei soldati improbabili. 
Lei i pirati li aveva visti solo da lontano col cannocchiale, quando iniziava lo scontro lei di solito scompariva sotto coperta col primo medico e qualche aiutante.
Ora invece era sul ponte, e quegli uomini erano lì, a qualche metro da lei.
Al posto di divise rispettabili indossavano vestiti logori e ricuciti, non avevano armi di ordinanza ma pistole e spade raccattate chissà dove o rubate a chissà chi, sul loro volto colori di guerra, strisce di fuliggine nera sui volti inglesi, cerone bianco sui visi degli africani.
Eppure osservandoli Leni concluse che non aveva visto equipaggio più dignitoso e coraggioso di questo.
Quanti miti sui pirati aveva avuto modo di sfatare in quelle settimane sulla Walrus, constatò, erano uomini così diversi da quelli che suo nonno e l'Inghilterra descrivevano.
"Respira cara, respira." le disse De Groot sottovoce, notando la sua ansia e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Le navi erano ormai allineate.
Poi ci fu la voce di Billy a sovrastare quel silenzio.
"ADESSO! LANCIARE!"
Tre bombe vennero gettate sul ponte nemico, dopo pochi secondi ci furono tre esplosioni, seguite da urla, rumore di legno spaccato e metallo che cozzava contro altro metallo.
Poi fu la volta di Flint: "VIA VIA VIA! ANDIAMO!"
I pirati della Walrus urlando si lanciarono gridando sull'altra nave, un'unica regola, non fare prigionieri.
"Vieni con me!" le ordinò De Groot, e attraversarono le passerelle fino a giungere sulla nave nemica, e si trovarono di fronte a uno scenario fatto di sangue, urla, carne, scintille, e morte.
Leni realizzò immediatamente che c'era una differenza abissale tra il curare un uomo nella sicurezza dell'ambulatorio e farlo in mezzo alla battaglia.
Mentre fasciava la gamba di un giovane si sentì trascinare per i capelli, lanciò un urlo che purtroppo si confuse tra quelli di tanti altri.
Si trovò a terra, sulla schiena, un uomo sopra di lei che le stringeva il collo con una mano, nell'altra un coltello. 
"Guarda qui che bella bambina..." le disse, mentre lei gli graffiava le braccia e il viso con le unghie, ringhiandogli contro.
Lui rise e le diede un pugno in faccia con l'elsa del pugnale.
Dolore, sapore di sangue ferroso in bocca, la testa le girava.
Poi quella sensazione, quella paura rabbiosa che già conosceva fece capolino dentro di lei.
Le sue mani perlustrarono lo spazio attorno a lei fino a trovare un pezzo di legno appuntito, e afferratolo lo conficcò con forza nella gamba dell'uomo, gridando. 
Lui lasciò la presa, maledicendola, Leni estrasse il legno e lo colpì alla gola, una volta, due, tre.
L'uomo cadde a terra, boccheggiando, lei lo guardò esalare l'ultimo respiro.
Una scena che le era tragicamente familiare.
Respirando affannosamente tornò dal pirata ferito mormorando a ripetizione "Ci sono, sono qui, adesso ti rimettiamo in piedi d'accordo?" e il giovane, impressionato da ciò che le aveva visto fare, non poté che annuire il silenzio. 
Leni uccise un altro marinaio prima che la battaglia giungesse al termine, usando la pistola di un pirata a cui lei e De Groot stavano steccando un braccio fratturato.
"Ben fatto." le disse il medico di bordo "Respira, Leni, respira." le ricordò in modo premuroso.
Ci fu un grido, le parole non furono chiare per Leni, ma significava che lo scontro era finito.
Si levarono voci di approvazione, i pirati superstiti si scambiarono pacche sulle spalle, aiutarono i feriti lievi ad alzarsi.
Leni, stravolta, si accasciò per terra, strisciò sulle natiche fino a sotto la scala che portava al timone, cercando di controllare il proprio respiro, tremava, si passò una mano sul viso, era viscido, si guardò le dita, erano piene di sangue. Il suo sangue, quello dell'uomo che l'aveva aggredita, quello di qualche pirata che aveva cercato di salvare. Anche i suoi vestiti ne erano intrisi, la sua camicia azzurra aveva assunto una tinta violacea. La testa le pulsava, le orecchie le ronzavano, gli occhi le bruciavano così tanto da avere la vista annebbiata.
Billy aveva ragione, sarebbe stata diversa quella battaglia, glielo aveva detto prima di lasciarla con De Groot. 
"So che hai partecipato a un ammutinamento e che sai difenderti, ma attaccare una nave è una cosa diversa." le aveva spiegato quella mattina Billy a bassa voce "Sarà uno scontro aperto, insidioso...te la senti?"
E lei gli aveva risposto che era pronta.
In realtà no, non lo era, ma non voleva deluderlo, non voleva deludere Flint, voleva dimostrare di essere all'altezza.
"Riprenditi, riprenditi, rimetti insieme i pezzi, sei viva." le diceva una voce nella sua testa, sovrastata immediatamente da un'altra voce, roca e crudele.
La voce di un demonio che aveva conosciuto.
Quel capitano mostruoso che l'aveva brutalizzata e umiliata, che aveva cercato di spezzare la sua volontà e quella degli uomini sulla Athena.
Quella voce si insinuò prepotentemente in lei, sovrastando ogni altro pensiero.
"Quanto devi essere stupida per credere di poter sopravvivere a tutto questo, ragazzina viziata?"
Chiuse gli occhi e si sciolse in un pianto silenzioso, senza singhiozzi, solo lacrime che scendevano calde e copiose sulle sue guance, le spalle scosse da tremiti leggeri. 
C'era rabbia in quel pianto, perché lei non era più quella giovane donna ormai, e lui, il capitano Berringer, non aveva il diritto di tornare a tormentarla.
In quel buio rossastro sentì chiamare il suo nome più volte, non aprì gli occhi fino a che non realizzò che era Billy a chiamarla.
"Leni...Gesù piccola...va tutto bene...su, guardami..." Billy era inginocchiato davanti a lei, un gigante rannicchiato in un sottoscala per soccorrere questa ragazzina emotiva in lacrime, pensò Leni, e altro pianto le rigò il viso, questa volta accompagnato da un unico profondo singhiozzo.
"È tutto finito, ehy, guardami." Billy si chinò su di lei prendendole il viso tra le mani, i suoi pollici con delicatezza le pulirono le guance da lacrime e sangue "Hai visto? Ce l'hai fatta! Sei tutta intera! Un po' malconcia forse, e sporca, ma tutta intera." le disse sorridendo.
Leni espirò con forza, a quelle parole le scappò una risata dalle labbra. 
"Eccolo, un bel sorriso finalmente!" disse lui, soddisfatto "Ce la fai ad alzarti?" lei annuì, ma lui comunque le prese le mani per aiutarla a rimettersi in piedi.
Billy la osservò un istante e quando fu sicuro che lei si fosse tranquillizzata si allontanò per organizzare il trasbordo delle merci, promettendo tra sé e sé che sarebbe andato a cercarla più tardi per assicurarsi che stesse bene.
E con grande piacere di Leni il nostromo mantenne il suo proposito e la raggiunse in ambulatorio con una scusa, ma era evidente per la ragazza il vero motivo di quella visita.  
Quella sera stessa attraccarono a Tortuga e dopo aver sbrigato le consuete faccende portuali l'equipaggio invase la taverna più vicina per festeggiare la riuscita dell'abbordaggio e per alzare un calice in onore di coloro che erano caduti.
"Posso offrirti da bere sirenetta?" le chiese Gates quando lei raggiunse il quartiermastro e il capitano al bancone.
"Solo se la smetti di chiamarmi così, è un nomignolo ridicolo." rispose lei ridendo.
"La smetto. Per stasera." disse lui ammiccando.
Le allungò un boccale di birra e le chiese se avesse preso una decisione.
Leni annuì: "Pensavo di voler solo scomparire il più lontano possibile, ma credo di aver invece trovato un luogo dove posso essere me stessa, ed è la Walrus. Se per il capitano va bene vorrei continuare a navigare con voi ed essere il vostro medico di bordo."
Flint le rivolse un sorriso gentile: "Puoi restare con noi tutto il tempo che vuoi."
"Ah ah meraviglioso!" Gates si alzò sfregandosi le mani "Vado ad avvisare gli altri, così festeggiamo." 
Leni si sedette al suo posto, sorseggiando la birra.
"Come conosci i miei genitori, capitano?" gli chiese a bruciapelo.
Flint si aspettava quella domanda, era sollevato di poterne finalmente parlare: "Credevo che non me lo avresti mai chiesto. È passato quasi un mese da quanto ho accennato all'argomento."
"Ci ho riflettuto a lungo e ora mi sembra il momento adatto."
"Ero un giovane guardiamarina quando ho conosciuto Dominic. Sì, ho servito la Corona anche io." abbozzò un sorriso di fronte al suo sguardo stupito "Tuo padre era medico sulla mia prima nave, e siamo diventati amici. Abbiamo navigato spesso insieme, poi io sono stato assegnato ad altri incarichi e non ci siamo più visti. Ho sofferto quando ho saputo della sua dipartita e  di quella di tua madre."
"Conoscevi anche lei, vero?"
"Sì, era una bellissima donna, colta, con una risata irriverente, l'hanno corteggiata in molti. Ammetto che io le chiedevo di concedermi un ballo solo per far innervosire tuo padre." rise scuotendo la testa "E tuo nonno, oh, come la disapprovava, ed Agnes rispondeva al suo astio con qualche battuta spudorata ma mai volgare. Era elegante perfino nel farlo. Certe volte era divertente assistere alle loro discussioni." Flint rise ancora.
Leni sorrise a quell'immagine, era vero, ricordava i battibecchi tra l'ammiraglio e sua madre, e alla fine lei lo sfiniva e l'aveva sempre vinta: "È per loro che mi hai permesso di restare sulla Walrus?"
"Anche. E poi non sono aduso a gettare giovani donne fuori bordo." scherzò Flint "Tuo padre è stato un buon amico Leni, glielo dovevo. Mi è stato vicino quando altri mi hanno voltato le spalle. E sei libera di non credermi, ma se ti vedesse ora sarebbe fiero di te, nel vederti prendere con decisione le redini del tuo futuro."
Leni abbassò lo sguardo, commossa: "Spero di rendere orgogliosi lui e mia madre, e cercherò di non deludere te, capitano."
"Non lo farai." la rassicurò Flint "Vieni, credo che gli uomini vogliano congratularsi per la tua decisione." le disse guardando in direzione della sala, dove in effetti Billy e molti uomini della Walrus erano già pronti a sollevare le pinte in suo onore.
"Signori, salutiamo Leni Morgan, che da adesso in poi sarà a tutti gli effetti membro del nostro equipaggio e nostro chirurgo di bordo!" disse Gates con solennità "Benvenuta sulla Walrus Leni Morgan, da oggi condividerai con noi gioie e dolori, ricchezze e miserie, lacrime e risate, da oggi sei un nostro fratello, tutto questo fino a che la nave resterà in piedi e sarà in grado di solcare i mari. E anche oltre, se Dio vuole. Amen e Prosit!" concluse, e i boccali vennero innalzati, accompagnati da grida di approvazione.
La notte passò veloce, tra pinte che venivano svuotate e riempite, risate, vecchie ballate cantate in modo sguaiato.
Leni si svegliò la mattina seguente nel letto di una delle camere da letto al piano superiore della taverna, nuda, tra le braccia di Billy.
Lui l'aveva baciata quella notte, incoraggiato forse da qualche bicchiere di troppo, e lei non lo aveva respinto, al diavolo ciò che era o non era appropriato.
Nel mondo civilizzato nessuno avrebbe approvato quel gesto così intenso e fuori controllo, le mani di Billy che la stringevano, il suo corpo così vicino a quello di lei.
Una ragazza per bene non lascia che un uomo la baci così, che la tocchi in quel modo, non vuole che lui le faccia certe cose o che le insinui le mani sotto ai pizzi e alle sete del vestito, così le avevano insegnato le istitutrici che aveva avuto in gioventù.
Ma lei ormai non era più una ragazza per bene, non era nella sua stanza nella magione degli Allister a farsi intrecciare i capelli dalle cameriere, Leni era a Tortuga, l'isola degli spietati corsari, ed era ella stessa una di loro, e sopratutto era una donna libera, e sì, lei voleva che quel pirata la baciasse a lungo e così intensamente da farle mancare il respiro, voleva che infilasse le dita sotto al lino grezzo della gonna, voleva che le facesse qualunque cosa gli passasse per la testa, che si prendesse con lei ogni libertà possibile, perché per Dio lei desiderava fare lo stesso con lui, e dunque con arrendevole passione si era lasciata spingere dentro quella stanza.
Sollevò la testa dal suo petto per guardarlo mentre dormiva tranquillo, e poi senza far rumore si alzò, si avvicinò alla finestra e scostò leggermente la tenda per guardare fuori.
L'oceano era uno spettacolo per gli occhi, l'acqua brillava accarezzata dalla luce rosata del sole e le onde erano così piatte e bianche da sembrare un pizzo prezioso.
Ripensò alla donna che era stata, Elaine Allister, che riposava in quegli abissi ora così quieti.
Qualcosa di lei era però rimasto in Leni Morgan, qualcosa che quest'ultima avrebbe conservato con affetto e con cura: l'amore per il mare che le aveva trasmesso suo nonno e quello per la medicina che le avevano insegnato i suoi genitori.
Leni Morgan, come pirata della Walrus, avrebbe continuato a coltivarli entrambi. 
 
 
 
 
Leni si svegliò e stiracchiandosi si guardò attorno. 
La tenda era vuota e illuminata da alcuni raggi di sole che filtravano attraverso la stoffa chiara.
Billy non era più con lei ma prima di andarsene l'aveva coperta con un lenzuolo, Leni sorrise per quella premura.
La notte prima avevano fatto l'amore, arrossì ripensando alle sensazioni che lui le aveva fatto provare. Realizzò che se lui fosse stato lì con lei al suo risveglio non lo avrebbe lasciato andare via, lo avrebbe trattenuto tra le sue braccia, e le guance avvamparono di più per le fantasie che le fluttuavano nella mente.
Ma Billy non era lì, e lei non poteva indugiare in quella tenda, quel giorno Barbanera avrebbe comunicato la sua decisione.
Leni recuperò dal pavimento il suo abito azzurro e si vestì velocemente.
Uscita dalla tenda iniziò a camminare verso la tenda di Teach, lungo il percorso intravide John Silver seduto su un vecchio baule e gli si avvicinò, non aveva avuto modo di parlargli il giorno prima.
John la accolse con un sorriso, la invitò a sedersi con lui.
"Cosa fai qui tutto solo?" gli chiese mettendosi accanto a lui.
"Mi concedo un poco di tranquillità, avremo parecchio da fare oggi." spiegò John.
"Teach non si è ancora espresso?"
John scosse la testa: "Ci fa penare...ma secondo me accetterà la proposta di Flint." disse, poi la osservò con attenzione "Come stai Leni? Eravamo tutti preoccupati per te e Billy, è stato un sollievo trovarvi in salute."
"I primi giorni sono stati terribili, ho davvero temuto di perderlo sai..." Leni si morse un labbro ricordando quei momenti in cui lui era così debole e indifeso "Quello che gli hanno fatto lo ha portato molto vicino alla morte."
John annuì: "Lo so, ma Billy possiede una grande forza, sapevo che sarebbe tornato più determinato che mai." le sorrise, poi decise di cambiare discorso "Ricordi sulla Walrus, quando ti ho detto che avevo capito chi tu fossi in realtà? Avevo torto alla fine, gli uomini hanno saputo la verità e non ti stanno guardando in modo differente. Il loro affetto nei tuoi confronti non è mutato." le disse John.
"C'è comunque qualche scettico a bordo."
"Si convinceranno anche loro." la rassicurò lui "Posso intercedere per te se ti fa piacere, credo che le mansioni di un quartiermastro comprendano anche l'aiutare le fanciulle in difficoltà." scherzò.
Leni scoppiò a ridere.
"A tal proposito, congratulazioni." gli disse "Come è andata finora?"
"Molto bene, gli uomini sono convinti che io sappia quello sto facendo e io glielo lascio credere."
Leni rise di nuovo, più forte, si asciugò gli occhi: "Sono certa che te la stai cavando egregiamente, hai la stoffa per queste cose." 
Lui la guardò perplesso: "Sì, certo..."
"Sono seria!" gli disse mentre ancora ridacchiava "Rido, ma sono seria. Dico davvero John." 
Lui la osservò attentamente, poi fece spallucce e sorrise: "Grazie della tua fiducia allora. Anche il tuo Billy ha riposto in me grandi speranze. Crede che io possa essere la voce della ragione di Flint."
Leni annuì: "Il capitano ti stima. Lui non lo da a vedere apertamente, ma è chiaro che ti considera un uomo degno di fiducia."
"Forse perché anche io mi fido di lui." ammise John "È un personaggio interessante il nostro capitano, è indecifrabile, oscuro. Ma allo stesso tempo sa quello che fa, ha una sicurezza che mi fa pensare che al suo fianco possiamo fare grandi cose." la guardò "Hai anche tu questa sensazione?"
Leni abbassò lo sguardo: "Non so come risponderti John."
"Perché? Hai dei dubbi? È per quello che è successo a Charleston vero?" 
Lei annuì: "A volte ho come la sensazione...è assurdo, lascia stare."
"No, dimmi, confidati." le disse John, le mise una mano sull'avambraccio.
Leni sollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi chiari, il calore della sua mano era rassicurante.
"Non fraintendermi, stimo Flint, ha molte qualità, e io gli devo molto." iniziò lei "Ma a volte pecca di superbia. Se non ottiene ciò che vuole la sua mente inizia a ragionare in modo imprevedibile. Ed estremo. E quando accade è come se fosse in grado di plasmare la realtà a suo piacimento. Voleva questa guerra e l'ha ottenuta, voleva una flotta e certamente la otterrà. Questo mi spaventa."
"È uno stratega attento, che sa calcolare bene tempi e rischi." commentò John.
"Non è solo questo. Se ne infischia, dei suddetti rischi. A Nassau tempo fa Morley disse a me e Billy che per Flint siamo tutti sacrificabili e sostituibili, perché ciò che conta è solo il fine a cui lui vuole giungere."
"Morley non ha mai amato Flint, lo sanno tutti." le fece notare John.
"Sì ma in questo caso non me la sento di dissentire." rispose Leni "Ecco perché il tuo ruolo è così importante John, essere la voce della sua ragione significa impedire a Flint di scivolare nella sua follia in cui tutto e tutti siamo sacrificabili per realizzare un progetto impossibile. Ascolta John" gli mise la mano sulla sua "non voglio tediarti con inutili paternali, ma ricorda che un quartiermastro, prima di ogni cosa, è colui che protegge il suo equipaggio, il suo dovere è quello discutere le decisioni prese dal capitano quando queste mettono a rischio la sicurezza e i diritti dei suoi fratelli. Promettimi che starai attento e interverrai se necessario."
John osservò un istante le sue dita calde e delicate, poi la guardò di nuovo negli occhi.
"Lo farò, è una promessa."
Leni gli sorrise, si sentiva rassicurata nel sapere che anche senza Gates l'equipaggio avrebbe qualcuno su cui contare.
Guardando il viso di John sentì come una stretta allo stomaco, perché si accorse che gli occhi azzurri di lui stavano indugiando sui suoi occhi e poi sulle sue labbra, con insistenza.
Ritrasse la mano da quella di John, il suo sorriso da sereno si tramutò in imbarazzato, volse lo sguardo affinché lui non lo notasse.
Stava per dire qualcosa per togliersi da quell'impiccio ma vennero raggiunti da Flint.
"Capitano." lo salutò lei alzandosi in piedi.
"Posso parlarti un attimo Leni?" le chiese senza tanti preamboli.
John annuì, anche se non era stato interpellato: "Andate, io...ho alcune faccende da sbrigare." balbettò, e a sua volta si alzò dal baule e si affrettò a raggiungere alcuni membri dell'equipaggio che chiacchieravano vicino alle tende.
Mentre camminavano sulla spiaggia Flint iniziò a parlare: "Ci sono delle cose che dovrei discutere con te, e forse è meglio farlo ora che siamo da soli..."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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