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Autore: bridgetvonblanche    21/05/2019    2 recensioni
[zombie apocalypse!AU]
Things really change when the undead pick a side in a war.
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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[Till the world ends trailer]
 

 


Attacco

 

Camminava a passo lento ma apparentemente tranquillo, cercando di coordinare il movimento dei passi con i propri respiri, profondi ma regolari. Davanti al suo sguardo concentrato solo le spalle di Taehyung che, all'interno del suo zaino perfettamente in tinta con il resto della divisa, custodiva il prezioso dispositivo che avrebbe presto concesso loro di dare inizio ad una nuova era.

Una nuova speranza, per l'umanità intera.

Quasi involontariamente, Jeon Jungkook rivolse subito il proprio pensiero a Namjoon, onorando così una volta ancora il suo ricordo e le sue qualità come capitano e come uomo. Lui che prima di tutti aveva intuito che forse, per provare a vincere questa battaglia, fosse necessario inviare qualcuno che potesse studiare dall'interno i movimenti e le strategie dell'esercito. E, in effetti, se non fosse stato per la dimestichezza e la competenza di Jimin e la scaltrezza e le conoscenze di Taehyung, nessun membro di Hiraeth sarebbe stato in grado di arrivare tanto lontano, infiltrandosi nel bunker centrale dell'esercito senza rischiare di farsi scoprire.

E loro erano riusciti ad arrivare fino al suo cuore pulsante con successo, dopo aver percorso diversi chilometri di condotti, corridoi angusti e strettoie praticamente invisibili ad un occhio inesperto. Guidati da Jimin e dall'olfatto infallibile di Ryuk, i tre soldati avevano così raggiunto il caveau dell'esercito imperiale, recuperando poi senza troppe difficoltà il dispositivo di assopimento contro gli zombie. Il tutto, ancora una volta, grazie alle competenze di hacking di Jimin e Taehyung. Jungkook era invece semplicemente rimasto ad osservare i loro movimenti in totale e rispettoso silenzio, sulla soglia di quella camera blindata. Avrebbe voluto con tutto se stesso poter essere di maggior aiuto, ma in fondo sapeva che ogni suo gesto, più o meno avventato, in quel caso avrebbe potuto compromettere l'intera missione.

Solo una volta dopo aver recuperato quell'oggetto dall'ancora misteriosa applicazione, i tre soldati si erano incamminati in tutta fretta verso l'uscita del bunker. Taehyung aveva infatti attivato il timer per il countdown che avrebbe portato all'esplosione della bomba creata da quel genio di Hoseok, impostandolo su 20 minuti, non dimenticandosi tuttavia di calcolare anche eventuali ostacoli o imprevisti nella loro via di fuga.

Jungkook strinse quindi tra le mani il proprio fucile da infallibile cecchino, ad ogni passo volgendo lo sguardo a destra e poi a sinistra, assicurandosi di coprire le spalle a Taehyung e a Jimin che, davanti a tutti insieme al baldanzoso Ryuk, stava aprendo loro la strada più veloce per uscire in tutta sicurezza da quel maledetto bunker.

I suoi grandi occhi a mandorla si spalancarono solo quando, in un corridoio che avrebbe dovuto essere privo di stanze, il più giovane dei tre soldati notò una specie di anticamera. E prima ancora che la sua bocca potesse parlare ed informare i suoi due compagni di arrestare il loro passo di marcia, il suo corpo si mosse invece in quella direzione.

La porta non era nemmeno chiusa a chiave forse perchè, vista dall'interno, quella stanza non appariva altro che un semplice magazzino porta documenti, se non fosse che ciascuna copia di quelle scartoffie era stata nominata "ZT1" seguita da un numero. Spinto improvvisamente dalla un'irrefrenabile per quanto malsana curiosità, ma soprattutto da una rabbia a dir poco fremente, Jungkook prese tra le mani la cartella numero 1, perdendosi per qualche istante a leggerne l'inquietante contenuto.

E avrebbe continuato imperterrito a sfogliare tutte quelle vergognose carte se non fosse stato interrotto proprio da Taehyung che, entrando tutto trafelato all'interno della stanza, per poco non si avventò contro di lui.

— Sei forse impazzito? Vuoi farci ammazzare tutti? — provò a scuoterlo, cercando di farlo rinsavire, strappandogli bruscamente dalle mani quella cartella impolverata e osservandolo con occhi truci.

— Era solo un problema di sovrappopolazione.. — trovò solo la forza di sussurrare Jungkook, sentendo le proprie gambe farsi improvvisamente molli.

— Come scusa? —

La legittima domanda di Taehyung arrivò però ovattata alle orecchie e al cervello del più giovane, intento ancora ad elaborare la portata di quella sconcertante scoperta. Che avesse a che fare con qualcosa legato alle risorse del pianeta che ormai avevano iniziato a scarseggiare, Jungkook lo aveva sempre sospettato. Ma il fatto che il governo centrale avesse dato il proprio benestare per diffusione del virus ZT1 a causa di un semplice "sovraffollamento", era qualcosa di assolutamente inconcepibile.

— Mio fratello, tutta la mia famiglia, sono morti perchè "di troppo"? —

Non lo avrebbe mai accettato, nemmeno dopo anni, non dopo che gli ci erano voluti mesi per provare ad elaborare il lutto. Non era giusto, non era possibile che avesse sofferto tanto per la perdita di tutte quelle persone a lui così care solo per un "capriccio" dei vertici del mondo.

— Non abbiamo tempo Jungkook, dobbiamo andare, forza! — provò ad incitarlo Taehyung, afferrando con prepotenza la manica della sua giacca per trascinarlo all'esterno di quella stanza raccapricciante.

Lo costrinse quindi a muoversi davanti a lui a passo svelto e senza concedergli l'opportunità di voltarsi indietro per compiere chissà quale altra follia. Il tempo a loro disposizione stava inesorabilmente per scadere, ma Jungkook non sembrava minimamente preoccuparsene, perso com'era in ben altri e più cupi pensieri. Tuttavia, ebbe a mala pena il tempo di controllare il proprio orologio e fare un veloce calcolo di quanto tempo rimaneva loro per poter uscire in tutta sicurezza dal bunker prima che i suoi occhi incrociassero il volto preoccupato di Jimin che, a qualche metro di distanza da loro, diede loro un ordine improvviso.

— Ci hanno scoperti, dobbiamo prendere un'altra strada! Andate a destra! — ebbe il tempo di urlare, prima che una scarica di proiettili non coprì ogni sua successiva indicazione.

Taehyung e Jungkook rimasero immobili per un istante, giusto il tempo di attendere l'arrivo di Jimin e poi mettersi a correre dietro di lui, seguendo ogni suo passo. Sfortunatamente però, i proiettili sembravano essere più veloci delle loro gambe che, per quanto allenate, non erano pronte a ricevere un'imboscata del genere, in territorio nemico. Per quanto ci stessero provando, i tre giovani ribelli erano ben consapevoli che presto le forze avrebbero cominciato ad abbandonarli.

Si accostarono quindi dietro un muro di cemento, rimanendo nascosti con il fiato corto e le gambe tremanti fino a quando non udirono la prima scarica di proiettili interrompersi bruscamente. A quel punto, i tre giovani soldati si scambiarono un silenzioso sguardo d'intesa non potendo comunicare con altro se non con gli occhi, gettandosi poi nuovamente in una folle corsa lungo quegli corridoi angusti ed estranei.

Nessuno osò guardarsi alle spalle se non Taehyung che, notando una figura nemica puntare la propria arma contro Jungkook, non fece altro che fargli perdere l'equilibrio per costringerlo così a terra, venendo colpito al suo posto proprio all'altezza del polpaccio.

A quel punto gli fu impossibile trattenere un grido di dolore, provando successivamente a raggiungere la parte lesa stringendosi il polpaccio con entrambe le mani.

— No! —

Dal canto suo, Jungkook non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi dalla violenta caduta. Proprio lui che aveva giurato davanti ai suoi compagni che avrebbe sacrificato sè stesso per la salvezza di ciascuno di loro, era invece stato salvato proprio da colui che troppo a lungo aveva erroneamente disprezzato e offeso. Kim Taehyung non solo si era dimostrato in più occasioni degno e meritevole del titolo di capitano, ma era anche colui che più di tutti aveva sempre anteposto il bene degli altri al proprio, in maniera incondizionata. Per questo motivo, vedendolo così sofferente per colpa del suo stupido gesto che li aveva costretti a tornare a cercarlo, Jungkook cercò immediatamente di accorrere in suo aiuto, preoccupandosi di sollevare di peso il corpo pesante del compagno e cercando in questo modo di sostenerlo nella sua camminata claudicante, consapevole comunque che per un bel pò Taehyung sarebbe stato impossibilitato a correre e, per questo, per loro sarebbe stato ancora più difficile riuscire ad uscire vivi dal bunker senza essere crivellati di pallottole o bruciati dall'esplosione della bomba che loro stessi avevano attivato.

— Perchè l'hai fatto? Perchè ti ostini a rischiare la tua vita per me, capitano? — chiese, cercando di sovrastare con la sua voce il rumore dei colpi delle armi da fuoco.

— Ah ti prego, finiscila con questa storia del capitano Jungkook, — si permise di ribattere a quel punto un ancora sofferente Taehyung, cercando per quanto possibile di non far trasparire tutto il dolore provocatogli da quella pallottola ad ogni singolo passo.

Fortunatamente, i due soldati riuscirono a trovare un nuovo rifugio da quella scarica continua ed ininterrotta solo grazie a Ryuk che, anche se più volte aveva avuto l'occasione di abbandonare quei ragazzi e mettersi in salvo, aveva invece deciso di rimanere con loro. Nonostante il polverone e la nebbia che si era creata a causa dei colpi sparati da chissà quali armi in possesso dell'esercito, quel cane era comunque riuscito a trovare un anfratto in cui poter trovare un momento di distensione, cercando poi di far riprendere loro fiato dopo i colpi subìti.

— Sei sempre stato una maledetta seccatura, —

— E tu una dannata testa calda, —

Nascosti e al riparo da quei colpi incessanti, Taehyung e Jungkook non poterono però trattenersi da una risata leggera e contagiosa. Quello scambio di battute inizialmente non previste nel loro piano di azione aveva però aiutato entrambi a non pensare alla morte imminente.

Erano mesi che non si parlavano tanto apertamente e forse, anche se entrambi avrebbero preferito un altro momento, quale miglior occasione di una missione suicida per provare a ricucire il loro legame?

Non ebbero comunque il tempo di godere fino in fondo di quella pausa paradossalmente idilliaca. Proprio in quel momento infatti, i loro occhi si posarono di nuovo sulla figura di Ryuk che, dopo aver abbaiato vivacemente nella loro direzione, non fece altro che uscire allo scoperto, mettendosi poi a correre come un forsennato proprio nella direzione di quei colpi incessanti. Nessuno dei due soldati comprese l'importanza di quel gesto, di quel sacrificio finchè le loro orecchie non udirono i mugolii di Ryuk farsi prima più acuti e strazianti e poi sempre più deboli, seguiti dall'ordine di cessare momentaneamente il fuoco.

Non fu concesso loro nemmeno il tempo di recuperare il corpo ormai senza vita di quel, forse inconsapevole, eroe; nè tantomeno fu loro permesso di mettersi a piangere o urlare per la rabbia o la dolorosa consapevolezza di non poter riportare a casa e al sicuro quel docile ed affettuoso animale, perchè entrambi coscienti che Ryuk avesse fatto tutto questo solo ed esclusivamente per amore dei suoi giovani padroni e per poter consentire ad entrambi di guadagnare un pó di tempo.

E il suo sacrificio non avrebbe potuto, non avrebbe dovuto in alcun modo essere vano.

Jungkook si alzò dunque in piedi, mordendosi nervosamente il labbro nel tentativo di soffocare il proprio dolore e caricarsi sulle spalle il corpo ancora sofferente di Taehyung che, dal canto suo, provò a opporre resistenza di fronte a quel gesto inaspettato, i suoi grandi occhi a mandorla ancora completamente offuscati dall'immagine del corpo di Ryuk, a terra inerme a soli pochi metri di distanza da loro.

— Vai, allontanati da qui, — intimò quindi al suo più giovane sottoposto, cercando per quanto possibile di sembrare più risoluto che non debole e sofferente.

— Sei stupido forse? Non pensi ai ragazzi alla gilda, ad Hyeseon? —

Le parole del capitano infatti non servirono a nulla contro la testardaggine di Jungkook che, per la seconda volta quel giorno scelse di non senza prestare attenzione agli ordini impartitagli dal suo superiore, sollevando Taehyung da quell'anfratto con la sola forza della braccia, iniziando poi a correre disperatamente verso l'uscita più vicina di quel labirintico edificio.

Si limitò dunque a seguire nella nebbia i segni dovuti ad una striscia di sangue rossastro lasciati con tutta probabilità da Jimin, l'unico che prima di loro aveva percorso quegli angusti corridoi. Dovevano averlo colpito alla spalla o ad un braccio data l'altezza di quella traccia che Jungkook si limitò a procedere lungo quella linea fino a quando non intravide finalmente quella che doveva essere la porta di una via di fuga.

Tirò quindi un sospiro di sollievo, fermandosi giusto il tempo per cercare di sistemare il peso del corpo di Taehyung sulle sue spalle. I due si scambiarono così uno cenno di assenso e Jungkook giurò persino di aver sentito un lievissimo "grazie" uscire dalle labbra sottili del suo capitano. Sorrise al pensiero che presto quell'incubo avrebbe avuto fine: sarebbero tornati vittoriosi alla gilda e avrebbero così portato avanti il loro piano per riconquistare e ripopolare il pianeta.

Dal canto suo, Kim Taehyung non potè che ricambiare quel sorriso sghembo, non riuscendo fare a meno di ringraziare mentalmente anche Namjoon per avergli concesso di crescere un compagno di squadra il cui coraggio era sempre stato parte integrante del suo dna.

Tutto sarebbe andato bene, alla fine.

Ma quell'attimo di vaga felicità fu effimero tanto quanto l'azione che seguì poco dopo quando, spostando leggermente il suo sguardo, Taehyung notò uno strano segno rosso puntare alla schiena del suo più giovane compagno. In quell'istante, un angosciante pensiero balenò nella mente del giovane capitano di Hiraeth.

Accadde tutto nel tempo di un battito di ciglia. in un gesto repentino, Taehyung riuscì a liberarsi della presa di Jungkook, facendogli così perdere l'equilibrio e lasciandolo quindi cadere rovinosamente a terra mentre il cecchino nemico, da un punto non precisato del corridoio, strinse il proprio indice contro il grilletto prendendo la mira e sparando nel punto contrassegnato da quel laser rosso che però, invece che andare a segno nella schiena di Jungkook, colpì invece il petto del già ferito capitano, costringendo Taehyung ad inginocchiarsi a terra in preda agli spasmi.

Non avrebbe mai creduto che la morte potesse essere tanto bella. In quel momento, in ginocchio proprio davanti all'unica via di fuga che avrebbe concesso loro di scappare lontano da quei proiettili malevoli, Kim Taehyung si sentì improvvisamente libero da qualsiasi impedimento, non riuscendo più a sentire altro che il suo respiro farsi sempre più affannoso e un fischio prolungato farsi largo tra le sue orecchie.

— Capitano, oh mio dio Taehyung! —

Nemmeno le urla disperate di Jungkook sembrarono in grado a farlo rinsavire. Percepì distintamente il proprio corpo farsi più pesante, rendendosi presto conto di non riuscire più a percepire i muscoli delle gambe. Decise così che forse era davvero arrivato il momento di lasciarsi andare tra le braccia di Thanatos, quando avvertì qualcuno trascinare il suo corpo crivellato per il colletto della giacca fino all'esterno del bunker.

Entrare in contatto con il terreno umido e con le prime luci dell'alba di un nuovo giorno fu una bella sensazione per le sue membra affaticate che, non appena vennero sfiorate dal tiepido calore del sole del mattino, poterono finalmente distendersi.

— Cazzo, cazzo, cazzo! — udì imprecare il suo compagno più giovane, mentre le sue orecchie tese riuscirono lontanamente a percepire il rumore del motore di un veicolo di trasporto farsi sempre più vicino.

— Jimin grazie a dio sei vivo, dammi una mano, presto! —

Venne caricato sullo stesso van nero che loro stessi avevano usato per giungere a destinazione e si compiacque nel sentire che, nonostante le ferite, Jimin fosse riuscito a sopravvivere e non li avesse abbandonati al loro destino. Procedendo più velocemente di loro infatti, quel soldato dalla capigliatura dorata era riuscito ad indicare loro la via d'uscita più sicura usando il suos tesso sangue. Li aveva preceduti entrambi solo per andare a recuperare il furgone e per poter quindi fuggire più rapidamente, facendo sparire qualsiasi loro traccia.

— Capitano, — lo richiamò all'attenzione il più giovane dei tre mentre Jimin si era messo alla guida del van, iniziando a sgasare e lasciandosi quidi alle spalle quel bunker di cui presto non sarebbe rimasto altro che polvere. Jungkook tornò a rivolgersi al proprio capitano con apprensione, prima di levargli quella fascia nera dalla testa solo per poterla legare alla bell'è meglio attorno al suo polpaccio e cercare di fermare così almeno una delle emorragie, liberando con quel gesto avventato i suoi capelli, completamente sudati per lo sforzo di poco prima.

— Ti ho detto di non chiamarmi così, — lo sentì ribattere a quell'appellativo che probabilmente nemmeno Taehyung aveva mai sentito troppo suo, la bocca impastata da grossi fiotti di sangue.

— Avevamo promesso di tornare insieme ed è quello che ho intenzione di fare, coraggio! — continuò poi nel suo assurdo discorso il più giovane soldato, tornando a premere con entrambe le mani la ferita sul petto del suo capitano e tentare così di mettere un freno alla grave emorragia che stava imbrattando di rosso la sua giacca, prima color khaki.

— Non c'è più tempo, — mormorò Taehyung con la poca voce che gli era rimasta, appoggiando poi la sua mano sporca di polvere e terriccio su quella invece già macchiata del suo stesso sangue di Jungkook.

— Vuoi chiudere quella tua stupida bocca e darmi retta, per una volta? — si ritrovò quindi ad obiettare il più giovane, mordendosi poi il labbro inferiore per cercare di reprimere allo stesso tempo la fatica data dallo sforzo di poco prima e il dolore verso Taehyung, sdraiato accanto a lui con un'espressione sofferente a far capolino sul suo volto sfinito.

— Io ti devo salvare, gliel'hai promesso Tae, — asserì a quel punto, le mani tremanti sul corpo del suo compagno, il volto tirato e la mente al limite di una crisi di pianto.

— Le ho promesso che saremmo tornati insieme, non le ho detto come, — ebbe la forza di replicare il giovane capitano, prima di reclinare nuovamente la testa per cercare di resistere al dolore lancinante che avvertì dipanarsi in tutto il corpo come una scarica elettrica, — Hai ascoltato la nostra conversazione non è vero? —

La domanda di Taehyung, per quanto banale, gli sembrò più che giustificata. Per questo motivo Jungkook, sollevando e indirizzando il suo sguardo verso il proprio compagno, non fece altro che annuire in ossequioso silenzio.

Era vero: quella sera era rimasto tutto il tempo appoggiato dall'altro lato dello stipite della porta ad ascoltare la conversazione tra Tae e Hyeseon. Non riuscì a ricordare per quale motivo stesse passando da quelle parti, nè tantomeno perchè era rimasto nascosto in quella posizione per tutto il tempo. Forse voleva solo avere la conferma di ciò che aveva sempre temuto tanto. E allora perchè anche solo il ricordo di quegli istanti ora faceva più male che una pallottola in pieno petto?

— Perchè ti metti sempre in mezzo eh, Kookie? Così va a finire che mi togli la parte dell'eroe, — lo canzonò bonariamente, prima di rigettare altro sangue sulla sua giacca ormai irrecuperabile.

Era arrivato alla gilda un anno dopo di lui. Eppure, fin dal primo momento, Taehyung aveva compreso forse prima di chiunque altro che quel ragazzino tanto timido e riservato un giorno avrebbe potuto diventare un gran soldato, oltre che un grande uomo. Dopo essersi confrontato con Namjoon, Taehyung aveva quindi deciso di prendere con sè Jungkook e insegnarli tutto ciò che, fino a quel momento, lui stesso aveva imparato durante le sue missioni a stretto contatto con infetti e soldati nemici. Ben prima di quanto si aspettasse, quel ragazino si era rivelato più capace e valido di quanto lui stesso avesse osato sperare. Era estremamente orgoglioso di lui, della sua determinazione e della sua voglia di lottare per continuare a vivere.

— Taehyung, tu sei troppo importante per la gilda e per Hyeseon, —

Sentire quelle parole uscire flebili ma sincere dalla bocca di quello che doveva essere solamente uno dei suoi sottoposti, una delle sue pedine fu davvero troppo, persino per lui che, per tutto questo tempo, non aveva fatto altro che cercare di apparire il più distaccato possibile.

— Credimi Jungkook, tu sei molto più importante per lei, — confessò sottovoce, portando una mano insanguinata sulla sua spalla del proprio compagno, cercando così di infondergli sicurezza e coraggio.

— Non è vero Tae, lei-, — si trovò involontariamente a singhiozzare il più giovane dei due, — Lei ti ama e tu questo lo sai, —

Non voleva che andasse a finire così. Non voleva mettersi a piangere come un neonato, eppure lo stava facendo; non voleva perdere un altro compagno, eppure stava succedendo, di nuovo e questa volta proprio davanti ai suoi occhi.

— Sarà la madre di tuo figlio, non puoi morire così! —

Non avrebbe mai avuto il coraggio di tornare alla gilda, da Hyeseon e ammettere guardandola in faccia che non era stato in grado di portare in salvo la persona che, Jungkook sapeva, quella ragazza amava più di sè stessa.

— Ehi Kookie, — lo chiamò sorridendogli il suo capitano, costringendolo in quel modo a rinsavire e tornare a rivolgere la propria attenzione sul suo volto digrignato e sofferente.

— Perchè mi hai salvato la vita? — chiese, trovandosi poi a sospirare più forte del dovuto nel tentativo di cacciare indietro altre e più grosse lacrime che Jungkook non avrebbe mai più voluto spendere e cercando allo stesso tempo di recuperare un altro pò di fiato per poter avere la forza di proseguire nel suo monologo, nella sincera speranza che Taehyung lo stesse ancora ascoltando.

— Non è questo ciò che fanno gli amici? 

— Taehyung, — involontariamente, le mani della più giovane recluta di Hiraeth premettero con ancora più forza sulla ferita presente sul petto del suo capitano. Non avrebbe retto una parola di più, non da parte di Taehyung.

— Ti chiedo solo una cosa, — proseguì invece imperterrito il moro, portando una mano sul collo e liberandosi così della sua targhetta identificativa, impolverata e sporca.

— Consegnale questo da parte mia, — disse piano, porgendo quindi quel piccolo oggetto nelle mani del più giovane che, come d'istinto, lasciarono il petto di Taehyung per poter accogliere quella stupida lastra di sottile metallo, — Ha avuto così tanta premura di questa targhetta, non voglio che vada perduta o che si sporchi quando brucerete il mio corpo, — tenne a precisare, non riuscendo a nascondere un lieve sorriso farsi largo tra quelle labbra ormai quasi completamente secche.

Jungkook non se la sentì di ribattere oltre: avrebbe voluto colpirlo con forza per convincerlo a rimanere in silenzio e risparmiare cosi le energie. In quel momento, seduto impotente accanto a lui con quella stupida targhetta tra le mani, Jungkook avrebbe solo voluto saper operare anche meglio di Seokjin, avrebbe davvero voluto fare qualcosa per strapparlo dalle intransigenti braccia di Thanatos.

E invece rimase lì, lasciando solo che i suoi occhi potessero esprimere tutto il proprio dolore attraverso calde lacrime che tornarono a sgorgare incontrollate lungo le sue gote, cadendo poi pesanti sulla giacca e sulle mani ormai fredde di Taehyung.

— Lo farò ma tu adesso devi-, — provò a convincerlo tra i singhiozzi, tornando ad appoggiare le sue mani su quel torace ferito con tutta la forza della disperazione.

— So che la ami anche tu Jungkook, perciò ti prego, proteggila, proteggili entrambi, — gli ordinò in ultima stanza il capitano, tornando finalmente a chiamarlo per nome.

— Hyung ti prego perdonam-, —

Ma non riuscì mai a finire quella frase. Jungkook rimase immobile, osservando ancora una volta impotente la vita abbandonare i grandi e sempre così pieni di speranza di quel ragazzo.

— Taehyung? —

Provò a chiamarlo una, due, dieci volte.

— Taehyung!? —

Disperato, si inginocchiò davanti a lui provando ad esercitare quanta più pressione possibile sul suo petto ormai immobile, avvicinando le sue orecchie alla bocca e sperando così di riuscire ad udire ancora i suoi flebili respiri. Ma non fu sufficiente nemmeno il suo disperato tentativo di rianimarlo attraverso l'apposita manovra.

Kim Taehyung era morto e niente ora avrebbe potuto riportare in vita il suo migliore amico. Con questa nuova, insostenibile consapevolezza, Jungkook si accasciò così accanto a lui, portando poi le mani imbrattate del sangue del suo capitano prima a contatto con le ginocchia e poi davanti al proprio viso, sporco di lacrime e polvere.

La decisione del governo gli aveva portato via tutto: la famiglia, il fratello maggiore e quello che aveva imparato ad apprezzare e a riconoscere come tale nel corso degli anni passati insieme alla gilda, trascorsi tra sangue e battaglie. Cos'altro potevano portargli via ancora? Per quale motivo avrebbe dovuto continuare a combattere?

Con la testa ancora china sulle sue mani insanguinate, Jungkook la riconobbe. Riconobbe quella targhetta, quella stessa targhetta che gli era capitato di stringere anche prima di allora e che troppe volte aveva visto al collo di Hyeseon perchè, "finchè l'avrò al collo, vuol dire che lui è vivo".

E allora perchè aveva deciso di restituirgliela poco prima della loro partenza? Perchè?

Si mise a piangere Jeon Jungkook, come forse non aveva mai fatto prima d'ora, sconfitto da un dolore che non aveva avuto modo di imparare a reprimere e da un amore che non era mai riuscito a soffocare.

 

 

'Cause we made a promise 
we swore we'd always remember
No retreat, baby, no surrender
Blood brothers on a summer's night
With a vow to defend
No retreat, baby, no surrender
— No surrender


 

 




 

a/n 

sono una persona terribile.

bvb


 

perdonatemi, da questo capitolo in poi i miei angoli autrice saranno veramente asciutti, mi riserverò di spiegare tutto alla fine.
ma se volete, cioccolata e/o padellate sui denti nonchè vostre recensioni sono sempre ben accette <3

  
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