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Autore: vanessie    24/05/2019    1 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 162

“Il tramonto”

 

 

POV Kevin

Finii di indossare le scarpe da ginnastica e andai con Evelyn a fare una bella escursione esplorativa dell’Isola Esme. Camminammo a lungo, meravigliandoci continuamente per la bellezza della natura attorno a noi. Le piante, gli alberi, i fiori, tutto aveva un colore verde brillante e i fiori erano variopinti nei modi più strani. Raggiungemmo una cascata che si tuffava nel laghetto sottostante e ci sedemmo a riposarci. Il luogo in cui ci trovavamo doveva assomigliare al Paradiso Terrestre, l’Eden, dal quale Adamo ed Eva erano stati cacciati…sì, doveva avere esattamente quell’aspetto. Facemmo delle fotografie e riprendemmo il nostro cammino, mano nella mano. Esplorammo la piccola giungla che circondava il picco roccioso, andammo a vedere i pappagalli che vivevano fra il fogliame del capo meridionale dell’isola.

 

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Era tardo pomeriggio ormai, la fame si faceva sentire e tutto quel girovagare ci aveva sicuramente stancati e accalorati. Evelyn infatti si era appuntata i capelli con un fermaglio, per liberare il collo. Decidemmo di tornare indietro e quando arrivammo a casa, andammo a rinfrescarci in bagno. Indossai dei comodi pantaloncini corti e una t-shirt pulita. Tornando in cucina trovai Evelyn già alle prese con la cena. La aiutai ad apparecchiare la tavola e cenammo. “Anche se mi sono stancata, sono felice di aver fatto questa escursione, mi è piaciuta” affermò lei “Anche a me, beh domani invece potremo riposarci restando semplicemente a prendere il sole in spiaggia e a fare un bagno, che dici?” “Perfetto” rispose. “Vuoi la frutta?” le domandai “Sì, ho visto le pesche nella fruttiera, me ne porteresti una?” “Ok” dissi alzandomi da tavola e prendendo una pesca per lei e delle albicocche per me. Quando finimmo di mangiare andammo a prendere aria in veranda. Il clima era caldo e umidiccio, ma in serata una brezza più fresca si sollevava dall’oceano, rendendo l’aria più respirabile. Ero semisdraiato sulla sdraio e ripensavo alla giornata appena trascorsa, Evy aveva la testa rivolta verso il cielo stellato, lo vedevo che era stanca per la camminata. Le presi la mano e la tirai verso di me, volevo averla vicina. Lei capì e venne a sdraiarsi su di me, poggiando la schiena sul mio torace e continuando a rimirare il cielo sopra di noi. Le accarezzai la testa, dandole dei bacetti sulla tempia sinistra. “Sai cosa vorrei fare?” mi chiese “No” “Una collana o un braccialetto con qualcosa raccolto dalla natura!” esclamò. “Carina come idea, se vuoi nei prossimi giorni raccogliamo il necessario e li facciamo” “Sì va bene” rispose. Si voltò lateralmente e mi diede un bacio sulle labbra, che come al solito accese in me la voglia di lei. La punta della sua lingua disegnò il contorno della mia bocca, aprii gli occhi e la vidi sorridente e felice.

 

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“Mettiamo della musica e balliamo?” le proposi, lei accettò. Entrammo nel salone e inserii un cd nel lettore multimediale. La musica era varia, sia ritmata e veloce, sulle cui note ballammo una specie di latino-americano arrangiato, sia lenta e romantica, sulle cui melodie ballammo un lento restando occhi negli occhi. “Kevin” sussurrò al mio orecchio “Sì?” “Questo posto è fantastico, ma credo che lo sia perché sono con te” affermò “Queste giornate sono solo l’inizio della nostra vita insieme amore” precisai. Sentii il suo mento poggiarsi sulla mia spalla “Hai promesso di amarmi fino a che morte non ci separi, ricordi?” domandò, alludendo alla formula letta davanti al sacerdote in chiesa “Sarà così Evelyn” “Credevo che non avrei mai amato nessuno come i miei genitori, che non potesse esserci nessun altro di cui potermi fidare come mi accade con mamma e papà…ma…quello che provo per te è…indescrivibile” bisbigliò. Le presi la testa con una mano, costringendola a sollevarsi dalla mia spalla per poterla baciare. Cercai di trasmetterle tutto l’amore che sentivo per lei con quel bacio, la sollevai da terra e la portai sulla penisola del grande divano bianco. Calai le spalline del suo vestito corto e le baciai le spalle nude. Glielo tolsi con rapidità e lo stesso feci con i miei vestiti. Ci coccolammo in ogni modo possibile e immaginabile, facendo salire il desiderio che avevamo di noi. La feci sedere sopra di me e iniziammo a fare l’amore con la musica che ancora suonava in sottofondo. Aiutavo mia moglie a muoversi, anche se era bravissima a farlo da sola, tanto che mi sentivo già totalmente coinvolto in quella bolla di desiderio. Restai sdraiato a guardarla, perdendomi nei miei e nei suoi sospiri, quando lei si sollevò ancora, mettendosi seduta sul mio bacino. La sensazione di piacere che mi procurava era intensa e persistente, ma non era semplicemente amore fisico, era la complicità della nostra relazione a rendere tutto così tremendamente fantastico. Un suo gemito mi fece aprire gli occhi, per paura di averle fatto male, ma la sua espressione persa in un’altra dimensione, la stessa nella quale mi trovavo io, mi fece rasserenare. Riuscimmo a donarci il nostro amore più puro nel medesimo istante, salvo poi restare senza fiato e con il respiro affannato. Non mi mossi di un centimetro, immobile e ad occhi chiusi, fino a quando lei si alzò in piedi e andò verso il bagno. Ecco…seconda serata d’amore sull’isola Esme e seconda volta che incoscientemente avevo fatto un casino. Mi alzai e utilizzai il secondo bagno. Andai a recuperare i vestiti in salotto e la raggiunsi in camera, dove mi aspettava sotto al lenzuolo. Mi sdraiai su un fianco, tenendola abbracciata “Ti amo” le dichiarai “Ti amo anch’io Kevin” rispose. La stanchezza procurata dall’escursione che avevamo fatto quel giorno mi fece addormentare nel giro di una decina di minuti.

 

POV Evelyn

La mattina seguente lo lasciai a letto, dormiva beato a pancia ingiù, con la schiena nuda super sexy e la bocca appena dischiusa. Ero sicura che fosse ancora nella fase rem, tanto lo vedevo perso tra le braccia di Morfeo. Feci attenzione a non svegliarlo, andando in bagno per indossare costume e vestito corto con sottili spalline, messo anche la sera prima.

 

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Andai in veranda e telefonai ai miei genitori, rassicurandoli sul fatto che stessi bene e che il posto era da sogno. Il sole splendeva e irradiava la sua luce sulla spiaggia. Bevvi il caffelatte e inzuppai qualche biscotto per saziare il mio stomaco. Presi poi un telo da mare e andai a prendere il sole. Picchiava parecchio, ma era piacevole sentire i raggi solari penetrare la mia pelle. Quando cominciai a sentire caldo, mi girai a pancia in giù per abbronzare la schiena. Aprii un libro che mi ero portata in viaggio di nozze e che prevalentemente avevo letto in aereo. Mancavano solo 5 giorni alla fine della luna di miele e il libro era appena a metà, nonostante non fosse tanto lungo. Beh…diciamo che ero stata parecchio impegnata in altre questioni, che avevano tolto tempo alla lettura. Cominciai a leggere dal punto in cui avevo lasciato il segnalibro e mi isolai dal mondo, come sempre accadeva quando fantasticavo sulle ali della fantasia letteraria. “Amore sei già qui?” mi domandò Kevin facendomi spaventare per l’inattesa sorpresa di vedermelo davanti. “Scusa non volevo spaventarti” aggiunse “Non fa niente. Sono qui da almeno…un’ora e mezzo dormiglione!” esclamai controllando l’orologio da polso. Lui sorrise “Ma ho già fatto colazione, ho perso tempo lì” si giustificò con voce ancora impastata dal sonno. “Dormito bene?” gli chiesi un po’ maliziosamente “Sì” rispose sdraiandosi su un secondo telo da spiaggia al mio fianco. “Oggi relax abbiamo detto…wow che bello” disse “Ma visto che abbiamo detto di fare ogni giorno una cosa diversa…domani faremo una bella immersione subacquea ok?” “Ci sto, andiamo a vedere la barriera corallina e qualche grotta” affermò.

 

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Più tardi facemmo il bagno nell’oceano, ammirando tra l’altro i pesci super colorati che ci nuotavano intorno. Kevin trovò una stella marina. La prese in mano per farmela vedere. Era bellissima e per me lo era ancor di più, mi ero laureata in biologia marina e io adoravo la vita oceanica in ogni sua specie, animale e vegetale. Vicino agli scogli trovammo anche dei ricci di mare e delle cozze, qualche polpo e dei simpaticissimi granchi. Sembravo una bambina impazzita ogni volta che riuscivamo a vedere o a prendere in mano quelle forme di vita, per fortuna Kevin sapeva della mia totale follia e non mi giudicava. Inoltre il nostro amore per gli animali era comune. Tornammo ad asciugarci sotto al sole e parlammo di tante cose, come eravamo soliti fare. Per pranzo ci tenemmo leggeri, con un’insalata mista e della carne di manzo, per poi tornare in spiaggia dove mangiammo frutta fresca e facemmo foto ricordo.

 

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“Domani mattina dovrebbero venire due persone a sistemare la casa” mi informò “Avete anche la servitù?” domandai ironicamente “Nonno Carlisle e nonna Esme pagano due persone che periodicamente vengono a fare manutenzione alla casa…e che quando qualcuno della famiglia viene in vacanza, si occupino di fare la spesa o le pulizie” affermò. “Ma che rampollo di casa reale che sei, Kevin James Black” lo presi in giro, facendolo ridere e innescando il nostro solito modo di scherzare con battute e frecciatine idiote.

Tornammo a fare il bagno e questa volta gli chiesi di aiutarmi a raccogliere delle conchiglie. Ne trovammo una quantità esorbitante, sia sul bagnasciuga, sia sul fondale marino. Tutte conchiglie bellissime e dalle forme più varie, alcune delle quali le avevo viste solo sui libri che studiavo all’università. Tornati all’asciugamano usai le conchiglie per fare una collana. Kevin era bravissimo in queste cose manuali, diceva che lo aveva imparato da piccolo, perché la tribù dei Quileute, a cui apparteneva, aveva tra le tradizioni anche quella di creare braccialetti, collane e cose decorative simili. Kevin recuperò in casa un pezzo di lenza da pesca e con un punteruolo fece dei piccoli forellini sulle varie conchiglie, per poi infilarle una ad una secondo i miei gusti e creare quindi una collana. “È venuta davvero bene, stupenda” dissi entusiasta “Vuoi provarla?” “Sì” risposi. Lui mi aiutò a metterla al collo ed io gli diedi un bacio per ringraziarlo “Sei bravissimo, hai le mani d’oro!” esclamai. Avevamo deciso di guardare il tramonto quella sera, quindi per farci trovare pronti, andammo verso le rocce della baia occidentale, dalle quali avremo avuto una migliore visuale. Ci sedemmo e attendemmo che il sole tingesse il cielo di sfumature arancioni. Ero in piedi davanti a lui, appoggiata sul suo petto. Le sue mani mi accarezzavano le braccia, poggiandosi sui fianchi e risalendo sulle spalle. Il modo in cui mi toccava mi aveva sempre fatta sentire amata e rispettata, suscitando in me una felicità e un senso di benessere che mai avevo provato prima con altri ragazzi. Era fantastico sapere che qualcuno mi amava, soprattutto se quel qualcuno era lui. Ci sedemmo sulla battigia, con l’acqua dell’oceano che ci veniva frequentemente a lambire. Lui era adesso semisdraiato, con i boxer del costume bagnati, che aderivano alle forme del suo corpo. Lo guardai senza farmi notare e pensai che fosse tremendamente bello. Con una mossa veloce lo imprigionai sotto di me, sdraiandomi sopra. “Altolà non muoverti, sei in arresto!” esclamai per scherzare.

 

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“Non provare a scappare!” aggiunsi “Non voglio scappare” rispose, incatenando i miei occhi ai suoi. Continuai a giocare “Centrale di polizia, sono l’agente Evelyn Bàn e ho appena acciuffato un famigerato ladro di fama internazionale” “Sarei un ladro?” chiese. Annuii, avvicinandomi tanto alla sua meravigliosa bocca, senza però baciarlo. “Lo sei, sei il ladro che mi ha rubato il cuore” sussurrai, lui protese le labbra per baciarmi, ma io non glielo lasciai fare. Ci riprovò di nuovo, ma mi allontanai di qualche millimetro. Ribaltò le nostre posizioni, buttandomi con la schiena sulla sabbia. Ridemmo e si prese tutti i baci che voleva, senza trovare la minima resistenza da parte mia. Presi il filo che teneva legato il suo costume e lo sciolsi, allentando l’elastico che aveva sui fianchi. Glielo calai un po’, togliendo anche il mio reggiseno del bikini. “Che vuoi fare?” mi chiese maliziosamente “Posso avere l’onore di amarti?” bisbigliai, lui mi fece cenno di sì con la testa e mi lasciò togliere il suo costume, aiutandomi a levare i miei slip. Mi toccò i capelli con la mano insabbiata, ma non mi importava che si sporcassero, volevo quelle labbra, volevo che si poggiassero sulle mie, che si facessero assaggiare, che mi lasciassero addosso il loro sapore. Il modo in cui scivolò dentro di me, mi fece capire quanto fossi pazza di lui, quanto avessi bisogno di accoglierlo dentro di me per sentirmi completa. Ci stavamo amando bagnati dall’acqua del mare e dalle nostre sensazioni fisiche. Mi aggrappai alle sue spalle, lasciando che si guadagnasse tutto lo spazio che desiderava. Il suo respiro caldo mi colpì in pieno viso, facendo sfumare ogni briciolo di contegno che avevo. Sospirai con un gridolino stupido per poi mordermi le labbra, mentre lui si muoveva ritmicamente. Avevo il corpo percorso da un fremito di piacere. Abbandonai la testa sulla sabbia quando iniziò a muoversi ancor più velocemente, senza neanche avere il tempo di riprendermi tra un sospiro e l’altro. Ero totalmente stravolta, come poche altre volte mi era successo e non volevo che finisse tutto, sebbene sentissi crescere ogni secondo sempre di più la voglia di toccare il punto più alto del nostro rapporto. Mi afferrò le gambe restando appoggiato sulle ginocchia e a quel punto…addio…gli diedi tutta la mia anima. Restammo sdraiati vicini, entrambi guardavamo in alto e non sapevo se avere o meno il coraggio di osservarlo, dopo ciò che avevamo fatto, soprattutto per come lo avevamo fatto, tra l’altro di nuovo senza preservativi, per la terza volta su tre dell’Isola Esme. Quando lui si alzò, lo feci anch’io. Riprendemmo a camminare verso casa praticamente in silenzio. Una volta giunti a destinazione, andammo nei rispettivi bagni per lavarci e cambiarci. Tornai in cucina e lo trovai ai fornelli, intento a preparare la pasta con un sughino di vongole alquanto delizioso, a giudicare dall’odore. Ci sedemmo a tavola e me la gustai proprio quella pastasciutta. Era davvero succulenta. Riuscii a pulire perfettamente il piatto dal sughino rimasto con una fetta di pane “Noto che ti è piaciuta la cena!” esclamò mettendosi a ridere.

 

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“Buonissima” risposi con ancora la bocca piena “Ti va se stasera vediamo un dvd alla tv?” mi propose “Sì” “Vado a vedere cosa c’è tra i film disponibili” disse andando in salotto. Riordinai la cucina e lo raggiunsi. Tra i film che aveva selezionato ne scelsi uno. Kevin lo fece partire ed io mi accucciolai a lui sul divano e purtroppo non riuscii a vedere altro che la prima mezz’ora del film, perché mi addormentai profondamente.

 

NOTE:

Ciao, Isola Esme è un luogo da sogno, i piccioncini si dedicano alla sua scoperta, facendo escursioni per esplorarla, immersioni per osservare il mondo oceanico, visto anche che Evelyn è una biologa marina. Nel relax rientrano anche la realizzazione di una collana di conchiglie da conservare come ricordo, la vista spettacolare del tramonto. Neanche a dirlo, nel capitolo c'è pure un bel po' di sesso :P suvvia, concediamoglielo :P sono veramente gli ultimi giorni del viaggio di nozze! Vi annuncio infatti che siamo al capitolo 162 e gli sposini rientreranno a Dublino nel capitolo 164. Questa fase della loro relazione l'ho voluta approfondire bene, è un momento unico nella vita di una coppia. A presto,

Vanessie

   
 
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