Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: StewyT    24/05/2019    4 recensioni
Occhi blu lo strinse tra le proprie braccia e lui non si tirò indietro dal poggiare il capo sulla sua spalla e scoppiare in un mare di lacrime. Ormai era da un po’ che si conoscevano e Alec sapeva quanto Magnus fosse diverso da quello che appariva sui giornali e in tv, sapeva che era altro oltre al Bane le cui serie erano amate da tutti.
Magnus si strinse al ragazzo come se fosse stata l’unica ancora che gli restava, e forse era così, forse era proprio lui quello che lo stava facendo precipitare, forse no.
“Andrà tutto bene, vedrai” gli sussurrò in un orecchio e Magnus scosse la testa: no che non andava tutto bene.
Lui era lì in quella camera d’ospedale abbracciato ad un marito che non ricordava e pensava essere solo un suo amico. No che non andava bene.
“Ci sono io al tuo fianco” disse Alec abbracciandolo; qualcosa dentro dentro il suo cuore, nella sua mente, diceva che Magnus era molto di più di quello che riusciva a ricordarsi e lui si fidava di quella parte o forse semplicemente voleva fidarsi perché Magnus era l’unico uomo a cui avrebbe mai pensato di legarsi.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
If you know who you love, you know who you are, because all the stories are true, love too.
 
E anche Natale era arrivato; strano ma vero il tempo era volato.
Il tempo continuava a volare e scorrere velocemente, guardando tutti dall’altro con un sorriso di scherno e tutti quelli che sono giù non fanno altro che provare a scappargli o peggio ancora a credere di essere in grado di poterlo gestire quando si sa, il tempo è un’entità superiore, non può essere gestito.
Non da dei comuni mortali.
Magnus guardò Alec, che gli era seduto di fronte, attraverso il suo bicchiere di cristallo quasi vuoto e pensò che come il tempo anche la memoria non può essere gestita: ci si illude di avere delle possibilità, si pretende di poter trattare tutto quello che circonda l’essere umano che se fosse semplicemente messo lì per essere usato a suo piacimento, eppure la memoria non può essere usata, è lì, e quando vuole può andare via così come il tempo, così come la felicità, così come la fiducia, così come l’amore.
E allora come faceva ad amare ancora Alec anche se Alec non era più quello stesso di prima?
“Allora, Mag, che ne dici di questo tacchino?” il regista alzò gli occhi dal piatto ancora pieno avanti ai propri occhi e sorrise ad Isabelle “Non ho cucinato io” disse lei alzando le mani come per difendersi “Quindi se ti fa schifo è unicamente colpa di Catarina” la ragazza dai capelli azzurri alzò un bicchiere “Che ci ha messo tutto il proprio cuore” rise “Se solo servisse il cuore per cucinare bene, Cat” sbuffò Raphael prendendo, però un nuovo boccone di tacchino e quella salsetta strana al lato. “A proposito, è sempre più buona questa salsetta” si leccò le labbra e Clary battette le mani soddisfatta prima di dare una pacca dietro la testa a Jace “Vedi? C’è qualcuno che apprezza la mia salsa” gli fece una linguaccia e Jace ridendo si sporse per darle un bacio sulla guancia.
Simon era lì, , intento in una conversazione con Ragnor ed ad osservare loro due: quasi poteva sentire la potenza dei loro quattro occhi – sei, considerati gli occhiali di Simon, sul ciuffo che poteva giurarci, stava calando sempre più in basso proprio come la sua voglia di festeggiare.
Sembrava tutto uguale ad ogni altro Natale: le loro famiglie unite, le persone che amavano al proprio fianco, il tacchino fumante di Catarina, il brodo speciale di Ragnor, la salsa dai colori accesi di Clary, l’enormità di cibo comprata da Simon e Izzy – dal momento che tutti negavano ad Izzy la possibilità di cucinare- gli scintillanti bicchieri di cristallo di Magnus, le bottiglie di vino pregiato quasi vuote, i sorrisi di tutti.
Eppure, nonostante tutto sembrasse così uguale, non sarebbe potuto essere più diverso.
Isabelle aveva insistito affinché si festeggiasse come ogni altro anno ma nulla era più come ogni altro anno perché Alec ancora non lo ricordava, o così diceva, perché loro ancora non si parlavano – l’ultima volta che si erano visti Magnus aveva raccontato ad Alec tutta la loro storia e subito dopo Alec gli aveva chiesto di lasciarlo solo, poi non si erano più cercati a vicenda – perché forse tra i due, quell’anno, c’era solo Magnus a provare qualcosa.
Alec prese un sorso di vino e sorrise distrattamente a qualcosa che diceva Clary alzandosi per iniziare a togliere i piatti vuoti da tavola, seguita poi da tutti gli altri tranne loro due; Alec iniziò ad allontanare quanto più possibile lo sguardo, Magnus per evitare che si scontrassero anche solo per caso prese il cellulare e iniziò a far finta di avere qualcosa da fare, e invece guardava solo le loro vecchie foto.
Una foto di famiglia: tutti vestiti da pesanti maglioni con renne e campanellini che aveva regalato Simon per l’occasione, seduti sull’enorme divano – per l’occasione – rivestito di oro e rosso di casa loro. Tutti con un gran sorriso tra le labbra tranne lui ed Alec intenti a baciarsi appassionatamente e Jace intento a dirgli qualcosa come, lo ricordava ancora, “Prendetevi una stanza”.
Girò foto ed ecco una copia di quello che aveva visto prima: di nuovo lui ed Alec si baciavano; quella volta però Alec aveva in testa un cappellino da Babbo Natale e lui uno verde con le orecchie a punta.
Il ritorno di Jace con le braccia piene di pacchi regalo e degli altri che invece portavano dolci e liquori, gli fece distogliere lo sguardo dal cellulare e gli fece notare che Alec lo stava fissando con i suoi enormi occhi blu ed un piccolo sorrisino malinconico all’angolo delle labbra. Neanche avesse paura ad avvicinarglisi.
Cosa poteva mai fargli, lui? Ripetergli per l’ennesima volta che lo amava? Chiedergli per l’ennesima volta di perdonarlo per non avergli detto nulla del loro passato?
Capiva quanto Alec potesse essere arrabbiato con lui, anche lui gli aveva mentito in passato e proprio per quello si erano lasciati per sei mesi – i peggiori e più interminabili sei mesi della sua vita- li ricordava come un inferno, poi però Alec si era calato in quell’inferno orribile ed era andato lì a salvarlo.
Lo avrebbe fatto anche quella volta?
“Bene, bene, bene è arrivato il momento dei regali” Jace batteva le mani felice come un bambino, Simon invece si stava abboffando di dolci e Alec era ancora lì a guardarlo: quella situazione si stava facendo imbarazzante.
Qualcuno comparve alle sue spalle ed iniziò a massaggiarlo, capì che si trattasse di Catarina prima ancora che questa si abbassasse e gli sussurrasse all’orecchio qualcosa come “Avrei voluto regalarti la felicità”; sorrise scuotendo la testa – in parte felice di essere arrivato al momento dei regali per poter finalmente scappare via, in parte felice di poter parlare con lei magari in privato e non poter guardare Alec negli occhi – “Cat” si alzò e le circondò le spalle con le braccia “Non sarò felice, okay, ma ho comunque la famiglia migliore al mondo” le diede un bacio sulla guancia “Grazie per esserci sempre stata. Non pensare che il mio muso lungo possa avere qualcosa a che fare con voi. Vi ringrazio e vi amo, senza te, Raphael e Ragnor non so dove sarei ora, davvero”.
Catarina, non abituata a sentirsi dire quelle cose dolci, quasi non si commosse, quindi per evitare di farlo alzò la voce e chiamò gli altri due amici nel terzetto “Questo bastardo ha appena messo di non poter vivere senza di noi” rise al che Magnus ridendo a sua volta puntualizzò che non sapeva dove sarebbe stato, che era ben diverso, beccandosi una pacca nello stomaco da Ragnor e un pugno sulla spalla da Raphael.
Ecco, prima era tutto così perfetto e sebbene lo avesse sempre apprezzato solo ora se ne rendeva davvero conto.
“I nostri regali?” chiese Raphael.
“E i miei?” rispose Magnus ridendo “Catarina ti ha ospitato tutto questo tempo, io ti ho ospitato quindi giorni e Ragnor ti porta da bere, questi sono stati i nostri regali” Magnus gli diede una spinta ridendo “sei uno spilorcio schifoso” lui rise “Okay vi ho preso dei regali, lo ammetto. Quello di Catarina è il migliore. Sono di sopra” indicò le scale e quando Ragnor lo spinse ridendo decise di avviarsi a prenderli, prima però diede uno sguardo a quello che stava avvenendo dietro le sue spalle. Da piccolo non aveva mai vissuto tutto quello, non aveva mai visto un Natale felice come quello, non aveva mai avuto una famiglia e vedere quel quadretto felice con Simon che baciava Isabelle sulle labbra, Clary che poggiava un cappellino sulla testa di Jace e Alec che guardava una foto presa da un pacchetto con un sorriso sulle labbra, gli scaldava incredibilmente il cuore.
Quella, dopotutto, nonostante il suo matrimonio con Alec fosse finito, era ancora la sua famiglia.
Salì velocemente, in parte per nascondere le lacrime che gli stavano rigando le guance, e si chiuse la porta alle spalle accasciandosi al muro per piangere l’ennesima volta.
Non riusciva più a riconoscersi: così come il tempo e la memoria anche lui stesso non era più di sua proprietà e non sapeva più dove riuscire a trovarsi per ritornare ad essere sé stesso.
Da giovane gli avevano spezzato il cuore tante volte e tante volte lui si era rialzato e aveva guarito da solo il suo cuore dicendosi che non aveva bisogno di nessuno per amarsi, che si bastava da solo.
Era successo anche con Camille, anche quando pensava che non sarebbe mai più stato in grado di amare qualcuno. Poi era arrivato Alec e tutto quello in cui aveva fermamente creduto si era dissolto nel nulla: aveva troppo da dare per tenerselo dentro e allo stesso tempo dentro era troppo vuoto per poter continuare in quel modo senza qualcuno, senza Alec. Era stato bellissimo, con lui aveva finalmente capito cosa volesse dire amare davvero, aveva capito cosa volesse dire sentirsi pieno, soddisfatto, felice.
Ma poi come un sogno tutto si era distrutto e lui era nuovamente lì, a terra, a piangere lacrime amare; con l’unica volta che quella volta non si sarebbe potuto aggiustare. Il suo cuore era distrutto in mille pezzi troppo piccoli da rimettere assieme e comunque l’unica colla in gradi di riuscirci sarebbe potuto essere il suo Alec e Alec purtroppo non era più suo. Eppure doveva rialzarsi in qualche modo e continuare ad andare avanti perché fossilizzarsi non lo avrebbe portato da nessuna parte.
Sentì la porta chiudersi – e non si era neanche accorto che si fosse aperta- e quando notò che le scarpe sul pavimento non erano quelle di Catarina si affrettò ad asciugarsi gli occhi ed alzarli verso la figura che si stagliava incerta avanti ai suoi piedi: Alexander.
Alec con un maglione blu troppo grande, dei pantaloni grigi troppo scoloriti e i capelli neri troppo disordinati eppure bello come un angelo sceso dal paradiso per punirlo.
“Scusa” disse sedendosi sul letto di fronte a lui “Per aver fatto irruzione, intendo. È che non ti vedevamo scendere e ci siamo preoccupati” Magnus annuì cercando di sorridere ma non ne era in grado; non era neanche più in grado di pensare ad un Alec preoccupato per lui. Provò a guardarlo negli occhi e non ci vide nulla dentro: non riusciva a leggerli. Non riusciva a capire se in quegli occhi c’era ancora amore per lui o se tutto fosse finito, se non fosse valsa la pena di riprovarci.
“Ero venuto a prendere i regali” rispose con la voce roca di chi aveva appena pianto ma cercava di nasconderla “Puoi ritornare giù e tranquillizzare gli altri” provava ad essere freddo così come Alec era freddo con lui, eppure dentro aveva un fuoco che non vedeva l’ora di divamparlo ed inglobarlo tutto.
Alec fece per alzarsi, si passò le mani sudate sui pantaloni e poi si sedette nuovamente, quindi fu Magnus ad alzarsi ed attraversare la stanza per prendere una busta piena di pacchetti e metterla accanto alla porta.
Aveva voglia di stare ancora da solo ma sapeva che non ci sarebbe riuscito fino a quando Alec non lo avrebbe deciso.
“Non ti ho fatto un regalo” disse Magnus, mentendo; il loro regalo gli era arrivato qualche giorno prima ma non gli sembrava il caso darglielo. Era un regalo troppo importante da dare a qualcuno con cui non condividi più nulla, neanche i ricordi.
“Bene. Sarebbe stato imbarazzante perché neanche io ti ho preso nulla. Non avrei saputo cosa…”
“Lo so” rispose Magnus sbuffando amareggiato “Non mi conosci al punto da potermi fare un regalo” si schiarì la voce “D’altronde se non conosci qualcuno davvero…” “Magnus” Alec provò ad interromperlo e ci riuscì, eppure dopo cadde il silenzio nella camera: c’erano solo lo sguardo falsamente freddo di Magnus – che si era appoggiato alla porta- in quello pensieroso di Alec che sedeva in imbarazzo sul letto di Isabelle e Simon.
“Non ho un regalo per te ma ho una cosa da restituirti” si alzò leggermente mettendo una mano in tasca e poi ne ricacciò fuori una chiave “Ora so la verità. So che eravamo sposati e che quindi sono venuto a vivere da te. Quella è casa tua…” fece per allungargli la chiave ma Magnus non la prese, scuotendo la testa “quella è tanto casa mia quanto casa tua. Non voglio questa chiave” deglutì “Non..”
“Non mi ci sento a mio agio. Non è casa mia e lo sento. Mi sento strano ogni volta che ci rientro, che mi sposto da una camera all’altra…” lo interruppe Alec “È casa tua e manchi anche a Presidente Miao” Magnus sbuffò, chiamandosi per l’ennesima volta ‘stupido’ per aver sperato in un ‘manchi anche a me’ che chiaramente non sarebbe mai arrivato perché non puoi mancare a chi non ti ama.
“Non voglio tornarci neanche io lì” rispose burbero “Ci sono troppi ricordi che vorrei dimenticare” Alec incassò il colpo abbassando lo sguardo verso il basso, Magnus sbuffò “Possiamo fittarla o non so. Decidi tu Alec, davvero. Io devo dare i regali…” fece per andare via ma Alec senza pensarci due volte dal momento che non aveva pensato ad altro nelle ultime due settimane in cui non si erano parlati, si alzò e con forza chiudette la porta alle sue spalle; Magnus tremò, quasi, sentendo il suo corpo così vicino. Poggiò la testa contro il legno bianco e sbuffò “Vuoi dirmi altro?” sussurrò deglutendo un groppo di lacrime.
“Magnus…” Alec si allontanò leggermente, ripristinando il loro spazio personale, e tornò a sedersi sul letto; Magnus si girò e ritornò a guardarlo, una lacrima solitaria sulla guancia, la gola secca e la voglia di urlargli contro anche se in fondo che colpe poteva mai avere quel bellissimo angelo che lo guardava come a dirgli che non era lì per torturarlo ma per mostrargli la strada per il paradiso?
“Non ti ho chiamato dopo aver saputo tutto perché volevo rifletterci su, volevo cercare di capire se era tutto come mi dicevi o provavi a nascondermi qualcosa. Ma d’altronde come avrei potuto capirlo senza ricordare tutto?” rise amaramente e Magnus scosse la testa non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.
“Stai per insultarmi ed andare via. Non farlo, ti prego” il regista provò a trattenere un sorrisino sorpreso perché solo il suo Alec avrebbe potuto capirlo.
“Perché non dovrei?” chiese, allora, ritornando subito muto al suo sguardo blu liquido.
“Perché non ho capito nulla. Cioè no. Non ho capito quello che volevo capire ma ho capito che in ogni universo esistono un Magnus ed Alec destinati uno all’altro e che.. e che in un modo o nell’altro si incontreranno sempre perché è il loro destino, mi capisci? In un universo esistono Kevin e Gao, in un altro Harry e Matt ed in uno esistiamo noi che siamo le menti di Kevin, Gao, Harry e Matt. Siamo quelli che li hanno creati, quelli che hanno permesso il loro destino. Eppure li abbiamo creati per un motivo, per l’idea di qualcuno di superiore che non riusciremo mai a capire e comprendere un po’ come il senso della vita e dell’amore, no? Non capiremo mai questo destino, ma ho capito che ogni Magnus ed ogni Alec dell’universo sono destinati altrimenti non si spiegherebbe quello che è successo in questo mondo strano e contorto” Alec, le guance rosse, gli occhi puntati in quelli verdi di Magnus e le mani tremolanti, sembrava non voler sentir nulla quindi Magnus non lo interruppe, eppure avrebbe voluto farlo per dirgli che in quel momento stava per morire. O forse era già morto? Forse quello era il paradiso e Alec ve lo aveva trasportato con le proprie ali?
Perché si sentiva improvvisamente più leggero, svuotato di un peso sullo stomaco che non si era ancora accorto di avere, si sentiva leggero come un palloncino a gas: pronto a volare verso l’infinito e oltre.
Quelle parole erano reali? Alec gli stava davvero dicendo che loro due erano destinati e che quindi voleva ritornare con lui o forse tutto quello non sarebbe arrivato nel punto in cui credeva?
“Mag mi stai ascoltando?” Alec si era alzato ed era di nuovo di fronte a lui, i loro corpi divisi solo da un sottile strato d’aria a cui il regista avrebbe subito voluto mettere fine. Lui annuì, gli occhi verdi puntati nei suoi, le mani strette a pugno nelle tasche dei propri pantaloni gessati.
“Siamo destinati” riprese, allora lui, “Perché altrimenti non si spiegherebbe il fatto che sebbene io non ricordassi chi tu fossi, mi sia innamorato di te non appena mi hai parlato” scosse la testa “Mi sono innamorato di te così come è successo cinque anni fa. È scritto: devo sempre innamorarmi di te e se tu riuscirai sempre a ricambiarmi mi va più che bene a dire il vero” sorrise leggermente “Purchè tu possa essere il mio Magnus, io sarò sempre disposto ad essere il tuo Alec o il tuo Matt o il tuo Kevin. Mi interessa solo essere il tuo” quella volta Magnus fece fatica a non asciugarsi le lacrime che ormai scendevano veloci dai suoi occhi e a quanto pareva anche per Alec era uguale: gli occhi blu erano lucidi e bagnati.
“So che forse tu mi odi perché non sono più quello che hai sposato; sono cambiato, forse, ma tutti cambiamo continuamente. È questo il bello della vita, no? La possibilità di cambiare. Il punto è che forse non ricordo tutto nei minimi particolari: non ricordo di che colore avessi il ciuffo la prima volta che mi hai inviato una tua foto, di che colore avessi le scarpe quando al nostro quarto appuntamento mi hai portato a mangiare in un ristorante indonesiano o di che colore avessi le mutande la nostra prima notte da sposati; forse non ricordo i dettagli, ma chi se ne frega, Magnus? Mi ricordi di te, mi ricordo del nostro amore, mi ricordo di quello che abbiamo dovuto affrontare e mi ricordo che ti amo. In più ora so che ti amerò per sempre, qualsiasi cosa accadrà perché se sono riuscito ad innamorarmi una seconda volta di te ci riuscirò anche una terza e una quarta e una quinta e per sempre” Alec prese un secondo per deglutire e Magnus dovette mordersi il labbro inferiore per non spingersi verso di lui e baciarlo, finalmente, come il suo cervello gli stava dicendo di fare da quando aveva iniziato a parlare. Il problema era che una volta gli aveva promesso che non avrebbe mai più interrotto i suoi discorsi come aveva fatto al loro primo appuntamento e tante altre volte dopo, e lui era uno che non rompeva le promesse.
“Ho quasi finito così non dovrai interrompermi e potrai mantenere la tua promessa” disse Alec quasi come se gli avesse letto la mente e Magnus rise leggermente, annuendo “Tutto questo” Alec deglutì, l’ansia che gli faceva tremare anche la voce “Tutto questo per chiederti, posso essere il tuo… lui?” Magnus scoppiò a ridere, le guance rigate di lacrime abbondanti che gli cadevano oltre il collo e gli inzuppavano la dolcevita grigia, e poi lo abbracciò forte, le mani strette attorno alle spalle di Alec, la testa sulla sua spalla, le lacrime che continuavano a scorrere assieme a quelle di Alec. Quelle, però, a differenza delle lacrime gettate fino a pochi minuti fa, erano di gioia: tutto sembrava essersi risolto.
Si abbracciavano e piangevano e si promettevano di amarsi confortandosi a vicenda: finchè morte non vi separi, avevano giurato, e loro ci credevano in quelle parole. Ci credevano alle promesse.
“Magnus potresti rispondere?” chiese, Alec, allontanandosi leggermente solo per prendergli il viso tra le mani e sorridergli “Perché sai sto per morire d’infarto” Magnus rise scuotendo la testa “Sì” sussurrò con voce roca “Sì. Sì. Sempre sì, Alec. Sei tu il mio lui, il mio Matt, il mio Kevin, il mio Alec, il mio tutto e lo sarai sempre, qualsiasi cosa dovesse succedere. Sei tu la ragione del mio sorriso, Alec. E lo so che questo discorso fa schifo ma lo scrittore tra i due sei tu” rise, e quella volta fu Alec ad interromperlo buttandosi con foga sulle sue labbra. Ecco, le loro labbra che si muovevano dolci e lente le une sopra le altre, le loro mani intrecciate, i cuori che battevano all’unisono: così, doveva essere.
“È stato un discorso fantastico, invece” rise Alec allontanandosi senza più aria nei polmoni; poggiò la testa contro la fronte di Magnus, un sorriso che andava da un orecchio all’altro “E il tuo è stato il regalo più bello al mondo” gli sussurrò il regista, al che Alec scosse la testa “Il regalo…” deglutì “In realtà ho un regalo per te ma è, come dire… riciclato e non è del tutto opera mia. Catarina e Isabelle mi hanno aiutato” Magnus arrossì e sorrise “Ah sì? E se ti dicessi che anche io ho un regalo…” Alec lo strinse ancora di più “Sono curioso, ora” Magnus scosse la testa “Prima il mio” Alec alzò gli occhi al cielo “Okay”.
Si allontanò leggermente e andò verso la propria giacca stesa su una poltroncina, prese una scatolina di velluto nero e si avvicinò a Magnus, inginocchiandosi ai suoi piedi.
“Magnus Bane” Disse, sorridendo tanto da contagiare anche lui, con gli occhi già lucidi “Ci siamo già sposati ben due volte…” con un gesto veloce aprì la scatolina mostrando a Magnus la sua fede lucida “E so che nessun prete ci sposerà di nuovo” rise “Stiamo superando persino Brooke e Ridge di Beautiful” Magnus scoppiò a ridere abbassando una mano sulla guancia di Alec “In effetti..” “Ehi” Alec alzò gli occhi al cielo “La promessa di non interrompermi che fine ha fatto?” Magnus annuì “Giusto. Scusa” gli sorrise e fece gesto di continuare “Dunque” riprese Alec “Non ci sposeremo di nuovo ma le nostre fedi sono state leggermente modificate in modo da non dimenticare mai più quello che questa storia ci ha insegnato: io e te siamo destinati” estrasse l’anello e glielo mostrò, facendogli vedere che oltre alle date dei due matrimoni precedenti prendeva posto una terza data: 25/12/2017 “Vuoi tu Magnus Bane diventare per la terza volta mio marito?” Magnus scoppiò a ridere quando Alec gli infilò l’anello e con forza lo alzò su per baciarlo e stringerlo tra le proprie braccia: se quello era un sogno, non avrebbe mai più voluto svegliarsi.
“Ora il tuo regalo..” Magnus annuì mordendosi il labbro inferiore, preso dall’ansia “Non so se lo ricordi…” Alec annuì come  a chiedergli di proseguire “Prima dell’incidente avevamo intenzione di adottare un bambino” Alec si illuminò come un lumino di Natale e gli strinse forte la mano “Lo ricordo…” Magnus sorrise, l’ansia che gli attanagliava il cuore “Bene perché” si allontanò leggermente per prendere dalla propria borsa una busta di carta e aprila “Perché nostro figlio è pronto per venire a casa se ancora lo vuoi…”.
Alec non disse nulla, ma per l’ennesima volta durante l’ultima mezz’ora gli si buttò al collo e lo strinse, piangendo.
E Magnus prese quella risposta come un sì.
Un felice sì.
 


Spazio autrice.
Strano ma vero anche l'ultimo capitolo è arrivato e io sto piangendo come quando l'ho scritto circa due anni fa; certe cose non cambiano mai!
Ad ogni modo, questo è l'ultimo capitolo MA non è la fine, alla fine arrivno sempre carichi di dolcezza e qui ce ne è ancora poca quindi comprate un po' di insulina per l'epilogo ;)
Btw, spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
Lascio i comentini dolci da schifo e i ringraziamenti all'epilogo :3

A presto,
StewyT~
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: StewyT