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Autore: Frulli_    24/05/2019    0 recensioni
"Il sole accecante di quella mattina estiva penetrava di prepotenza nel corridoio tramite la soglia della porta, aperta, ed occupata da un uomo alto e magro. Si portò una mano sopra gli occhi per mettere a fuoco la figura quanto bastasse per vederne il volto, magro e pallido, incorniciato da folti capelli ricci e neri, lunghi fino alle spalle. Due occhi grigi e penetranti erano incassati nel viso magro.
[...]
Il corridoio prese a vorticare pericolosamente. Il sole lo accecò, oscurandogli la vista. Il pavimento divenne mollo, perse l'equilibrio e cadde. Serrò gli occhi, sentiva voci lontane e distorte. Il cuore e la testa non ressero il colpo ricevuto da quell'allucinazione, e perse coscienza"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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10. The Noble and most Ancient House of Black

Londra, Agosto 1995
 
«Emmeline, ma che stai aspettando? Devi dirglielo...!» sibilò Remus osservandola mentre camminavano nell'affollata Londra Babbana.
«Ti ricordo che sono appena tornata dalla missione, Remus. Non ho avuto esattamente molto tempo»
«Non dare la colpa a Silente, o alla missione. Lo so benissimo che ti sei offerta volontaria per scappare»
Emmeline si bloccò, fissandolo. «Io non scappo»
«Ah no? Beh sembra proprio così, sai? Perchè è passato più di un anno, e tu ancora non gli dici che ha un figlio. Avrà il diritto di saperlo no?»
«E se non dovesse accettarlo? Ha Harry, è pazzo di lui»
«E' pazzo di lui perchè Sirius ha trascorso dodici anni in prigione per l'accusa di aver ucciso suo padre, Emmeline. E' normale che si senta responsabile. E' il padrino, vuole proteggerlo. E' l'unico e ultimo legame che ha con James...»
«Lo so...» sbuffò Emmeline, triste. «Per questo potrebbe bastargli lui e non volere anche un figlio»
«Non dire idiozie Emmeline. Nessuno rifiuta un figlio. Devi dirglielo»
«Glielo dirò, va bene»
«Stasera»
«Stasera?» chiese ansiosa Emmeline.
«Perchè credi che Silente ti abbia fatto tornare? C'è la riunione generale. A Grimmauld Place»
«Ma è casa di...»
«Già. L'ha messa a disposizione dell'Ordine. Pensa Kreacher quanto è contento»
Emmeline ridacchiò appena, divertita. «I suoi genitori si staranno rigirando nella tomba»
«I tuoi cari suoceri...» precisò Remus, circondandole le spalle.
«Non siamo sposati»
«Beh sarebbe ora no?»
«Quando finirà questa storia, vedremo» mormorò Emmeline, girando l'angolo in un vicolo cieco e smaterializzandosi con l'amico in una fumata nera.




Non era mai stata dentro Grimmauld Place. E solo in quel momento capì davvero come poteva essere stato, per Sirius, crescere lì dentro.
Corridoi stretti e lunghi, parenti nere, dipinti dall'aria severa, un forte odore di polvere e cenere. Nemmeno un fiore, una finestra che dava sul mondo esterno, una foto sorridente. Niente di niente. L'unica eccezione era la camera di quando Sirius era giovane. C'erano poster di moto babbane e ragazze in bikini, la sciarpa dei Grifondoro appesa al muro con orgoglio, le foto dei Malandrini, i libri di scuola...Nessuno aveva toccato niente, gli oggetti erano ricoperti dalla polvere...come se si fossero semplicemente dimenticati di lui. Come se non fosse mai esistito.
Una morsa le strinse il cuore. I sensi di colpa tornarono vigorosi nella sua mente. Doveva dirgli di Alphard, dovevano parlare. O i pensieri l'avrebbero divorata, e dentro quella casa lugubre e silenziosa era assai facile essere divorati dall'ansia.
L'unica consolazione era la voce squillante di Molly, in cucina, che impartiva ordini ai figli. Che donna fantastica, Molly. Sorrise tra sé proprio mentre passava davanti ad uno specchio opaco. Osservò il suo riflesso. Era invecchiata, ed anche velocemente. Poteva vedere qualche capello grigio sulle tempie, e le rughe d'espressione sulla fronte e intorno agli occhi. Il piglio severo non era mai andato via, ma le bastò pensare a Sirius per sciogliersi in un sorriso gioioso e innamorato.
«Tu devi essere Emmeline...» una voce la fece sobbalzare. Si guardò intorno, confusa. «Da questa parte, mia cara» riprese la voce, quando finalmente notò un quadro, su in alto, quasi scomparso nel marasma di ritratti e medaglie.
«Si sono io. E lei è...»
«Alphard Black, per servirla signora»
Emmeline sorrise raggiante. «Tu sei zio Alphard...» commentò, emozionata.
«In persona, mia cara. O in quadro, che dir si voglia. Sirius mi parlava tanto di te, ma certo non ti rendeva onore»
«Grazie, parlava molto anche di te»
«Si? Ne sono contento. Tanto un caro ragazzo, Sirius...peccato sia nato in questa maledetta famiglia. Ma a Merlino piacendo...finirà completamente nell'oblio. Almeno la parte malata» precisò lo zio, facendole l'occhiolino e sparendo dal quadro.
Emmeline ridacchiò divertita, prima di riprendere a camminare verso la cucina in quel marasma di scale e corridoi. Ridiscese le scale verso la cucina, facendo attenzione a non osservare nessuno degli altri severi parenti Black.
«Emmeline» questa volta a chiamarla non fu un quadro, bensì la voce reale e in persona di Sirius. Abbassò gli occhi verso la rampa più in basso e lo vide, vestito di tutto punto. Il cuore le balzò in petto e il sorriso le aprì il viso in un'espressione gioviale e felice.
«Sir...» mormorò accelerando il passo verso di lui. Si abbracciarono di slancio, sorridendosi e baciandosi a lungo.
«Vieni» mormorò Sirius, facendola entrare in una stanza in cima alle scale, poi richiuse la porta. Riprese a baciarla con slancio, sorridendole entusiasta. «Sei tornata, finalmente...»
«Lo so, mi dispiace...mi sembra di aver perso altro tempo. Non avrei dovuto accettare la missione..»
«Non dirlo nemmeno per scherzo. L'Ordine viene prima di ogni cosa, e lo sai. Lo sai che è per questo che non voglio che sappiano ufficialmente di noi, no...? Tu capisci vero?»
«Certo che capisco, Sir. Ma io una cosa devo dirtela. Ho aspettato dodici anni, non posso aspettare ancora»
Sirius si allontanò lentamente, osservandola serio. «Sei sposata con un altro»
Emmeline rise appena, divertita. «No! Che vai pensando...No, assolutamente»
«Ah, allora deve essere solo una buona notizia. Dimmi pure...» rispose allegro l'uomo, tenendole le mani.
«Ecco, vedi...io mi sento molto in colpa, perchè non ho avuto coraggio a dirtelo prima. E io l'ho scoperto proprio la sera di James e Lily, e poi...beh insomma...» Emmeline sospirò, agitata «Quella sera, quando tu sei andato a fare la ronda con Hagrid, io...volevo dirti che ero incinta, Sirius. Hai un figlio...»
Il sorriso dell'uomo lentamente si sciolse in un'espressione sorpresa, quasi senza espressione. Aprì lentamente la bocca, appena, e sciolse la presa delle sue mani. «Un figlio...» ripetè, in un sibilo.
«Mi-mi dispiace, io...dovevo dirtelo prima, ma avevo paura! Avevo paura che tu non lo volessi, che avendo ritrovato Harry volessi stare solo con lui. E io...avevo paura che non ci volevi più» ammise alla fine, più a se stessa che all'uomo.
«Un figlio...» mormorò di nuovo Sirius, andandosi a sedere su una sedia lì nella stanza, come un automa «Come...come l'hai chiamato?»
«Alphard...come tuo zio»
«Come zio Alphard» ripetè l'uomo, distratto, prima di sbottare in un sorriso e due grosse lacrime scivolargli lungo il volto segnato dalla prigione «Ho un figlio...Abbiamo un figlio...Alphard II Black»
«Si...» rispose Emmeline, sorridendo appena solo in quel momento.
«Quanti anni ha?»
«Proprio uno in meno di Harry. Tredici anni»
«Tredici anni!» esclamò in un sibilo Sirius, asciugandosi le lacrime «E' un giovanotto, per la barba di Merlino! Hai...hai delle sue foto?»
«Certo, si, guarda...» rispose subito Emmeline, emozionata. Si sedette al suo fianco e gli mostrò tre foto che portava sempre con sé. Una di Alphard neonato, in braccio a lei, una giovane e spaventata Emmeline. Poi c'era quella al suo primo giorno di scuola a Beauxbatons ed infine la più recente, della primavera di quell'anno, che imbracciava la sua scopa volante.
Sirius non riusciva a smettere di piangere, mentre Emmeline commossa lo abbracciava.
«E' bellissimo...guardalo com'è bello. Ed è bravo?»
«E' bello e bravo, Sir. Ha il tuo stesso coraggio, la tua testardaggine. Ma meno male è intelligente come me»
«Meno male davvero» precisò Sirius, sorridendo tra le lacrime. «E' a Parigi?»
«Sì, vive con me e Daisy»
«Oh Emmeline...» Sirius l'abbracciò forte, tremando «ti ho lasciata sola. Vi ho lasciati soli, avrei dovuto essere con voi...dovevo vederlo crescere, dovevo aiutarti. Sono un bastardo»
«Sirius, ehi. Ascoltami bene» precisò seria Emmeline, accarezzandogli il viso ed asciugandogli le lacrime «non è colpa tua, va bene? Io avrei dovuto crederti, starti vicina...dirtelo prima. Ho le mie colpe, ma ora è fatta e possiamo solo rimediare nel futuro»
«Io...vorrei conoscerlo. Possiamo?»
«Certo che possiamo!» esclamò Emmeline, abbracciandolo «Dobbiamo, Sir. Lui...non sa di te, gli ho sempre detto che suo padre lavorava lontano. Ma a Natale aveva sempre il tuo regalo, per quanto a quei tempi ti odiassi. O facevo finta...non volevo ascoltare il mio cuore»
Sirius sorrise mesto, accarezzandole il viso. «Ti amo, Vance»
«Anche io, Black»
Si baciarono dolcemente, commossi e felici.
«Quando questa storia finirà...verrò a conoscere Alphard, che dici?»
«Sì, ora è troppo pericoloso...ma gli scriverò, gli dirò che stai tornando»
«E che saremo insieme, per sempre» sorrise Sirius.
Sentirono uno schianto, oltre alcuni mobili ammassati in un angolo. Come di qualcosa di ceramica rotto.
«Chi è?» esclamò tesò Sirius, estraendo la bacchetta.
Emmeline sorrise, osservando un topo attraversa la stanza.
«E' solo un topo, Sir...»
«I topi a me non piacciono ormai, dovresti saperlo» commentò sarcastico Sirius, prima di circondarle le spalle. «Andiamo?»
«Andiamo...»




«Membri dell'Ordine...buonasera» annunciò Malocchio Moody serio osservando le singole persone sedute intorno al tavolo della cucina Black «Come ben sapete, Silente non può essere dei nostri, perciò farò io da porta voce e messaggero tra voi e lui. Diamo prima di tutto il nostro bentornato ad Emmeline, appena tornata dalla Francia. Che notizie ci porti, Vance?»
«Non belle, Alastor. Non belle come speravamo. Il Ministero francese non ha nessuna intenzione di darci una mano, da quel che mi dicono i loro assistenti. Reputa Voldemort una “questione prettamente inglese”, come ha candidamente sottolineato un suo lacchè. Temo purtroppo che, per convincerlo a darci una mano, serva una richiesta ufficiale da parte di Caramell»
«Una richiesta che non arriverà mai da parte di quel codardo. Non gli basta nemmeno che sia morto un ragazzo, adesso...» brontolò Sirius, serio.
«Riferirò a Silente, grazie comunque per averci provato Vance. Ora...c'è un'altra questione: Potter»
Drizzarono subito tutti le orecchie.
«Sta bene?» chiesero quasi in coro Molly e Sirius.
«Si, bene. Quel ciccione del cugino un po' meno. I Dissennatori. Hanno attaccato Privet Drive»
Sirius scattò in piedi, insieme a pochi altri lì riuniti.
«Ma è inammissibile!» gridò Molly sconvolta.
«Dobbiamo andare a prenderlo» annunciò serio Sirius «Non può stare più lì, è troppo pericoloso senza la magia. I Dissennatori sono dalla parte di Voldemort. Aspetta...» si fermò, osservando Malocchio, e lentamente il sangue fluì dal viso, bianco come un cadavere «non dirmi che...»
«Ma non ci senti Black? Ho detto che sta bene! Se avesse ricevuto il Bacio, certo non sarebbe stato bene! Ma ha usato la magia, ovviamente. Un ottimo Patronus a forma di cervo, a quel che mi ha riferito la signora Figg»
Sirius sorrise tra sé, fiero, prima di tornare cupo. «Aspetta...ha usato la magia?»
«Già...questo è il problema. E' stato espulso da Hogwarts»
«Maledetti cani» brontolò Molly, battendo appena il pugno sul tavolo.
«Non ti agitare, Molly. Silente è già al Ministero. Ci sarà ovviamente un processo, e lui difenderà Harry dalle accuse. Nel frattempo...dobbiamo organizzare il suo trasferimento. Sirius ha ragione: non è più al sicuro nemmeno tra i Babbani. Deve essere scortato qui»
«Vado io» annunciò subito Sirius, serio.
«Dove credi di andare, tu?» chiese Emmeline, inserendosi nella conversazione solo in quel momento «ti ricordo che sei ancora il ricercato numero uno del Ministero, Black. Non puoi andare tu. E non basteresti comunque. Se dovessero tornare i Dissennatori come faresti da solo?»
«Come ho fatto per dodici maledetti anni, Vance» brontolò gelido Sirius.
«Oh avanti, quanto avanti ancora deve andare questa storia, Sirius!» esclamò spazientito Remus «Emmeline ha ragione, tu non puoi andare ed una persona sola non basta comunque»
«No...ed infatti non andrà uno solo di noi. Ma una squadra. Lo scorteremo via scopa fino a qua, almeno fino al processo» spiegò Malocchio.
«Io sono con voi» annunciò subito la voce pacata e profonda di Kingsley.
«Anche io» si aggiunse Tonks, facendo poi un occhiolino felice al cugino Black.
«Ci sono anche io» precisò Emmeline, seria.
Quando tutta la squadra venne formata e la riunione sciolta, Remus e Sirius si attardarono con Emmeline.
«Sicura che te la senti?» chiese preoccupato Sirius.
«Sir, sono stata incinta tredici anni fa...non ora»
«Ah ma allora glielo hai detto!» sibilò Remus sorridente.
Emmeline arrossì, colpevole.
«Cioè Remus lo sapeva...e io no?»
«Io l'ho saputo solo alla tua evasione, voglio precisarlo»
«Comunque prima di me, bastardo» brontolò ironico Sirius, fingendo di mollargli un pugno nello stomaco. Remus sorrise divertito, circondandogli le spalle.
«Vedessi com'è bello, poi. Gentile, educato...e purtroppo ti somiglia, tanto»
«Quindi se mi somiglia vuol dire che anche io sono bello, no?»
«Sei un tipo» precisò Remus sfottendolo.
«Torniamo seri, o mi distraggo con Alphard. Emmeline...sei sicura allora?»
«Si, Black. Se non puoi andare tu, vado io. Sta tranquillo, andrà tutto bene...e presto ti riporteremo Harry a casa»
«E poi anche Alphard» precisò Remus, sorridente.
«Quando tutto sarà finito...» commentò Sirius, stringendo di sfuggita la mano di Emmeline.
«Quando la finirete di fingere che non state insieme? Credete davvero che gli altri sono stupidi?» chiese ironico Remus.
«Non voglio formalizzare nulla, non prima che tutta questa storia sia finita. Poi, se vorrà...Emmeline potrà diventare la signora Black»
Emmeline sorrise emozionata.
«Certo che “signora Black” suona molto come tua madre eh» precisò Emmeline, alleggerendo il momento.
«Preferisci che prenda io il tuo cognome? Non sarebbe una cattiva idea. Signore e Signora Vance. Mi piace» precisò Sirius, sorridendo.
Emmeline scosse il capo, divertita. « “Signora Black” andrà benissimo» annunciò, prima di salutare i due amici e dirigersi nella sua stanza, per scrivere ad Alphard.

3 Agosto 1995
Amore mio,
Spero che ti stia divertendo con zia Daisy a Parigi. Qui va tutto bene. Il lavoro è intenso e duro, ma lo sai che la mamma è forte vero?
Mi manchi tanto, immensamente, e spero di mancare anche a te, almeno un pochino. Qui ti salutano tutti, e ci sono anche molti ragazzi più o meno della tua età sai? C'è un ragazzino un anno più grande di te, si chiama Harry...è molto buono e coraggioso, proprio come te!
Devo darti una notizia, Alphie. Avrei preferito dirtela dal vivo, ma temo di non avere molto tempo per venire a trovarti. Sai, qui in Inghilterra è venuto a trovarmi papà. Mi ha chiesto molto di te, come sempre, mi ha chiesto le tue foto recenti e mi ha promesso che presto verrà a vederti, che passerete del tempo insieme. E che finalmente resterà con noi, per sempre. Niente più lavoro, amore mio. Saremo una famiglia sola e unita. Presto, molto presto.
Ricordati che ti amiamo, Alphard.

La mamma.
  
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