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Autore: Mr Lavottino    26/05/2019    7 recensioni
*STORIA AD OC*
Blaineley O'Halloran è una famosa psicologa canadese alla ricerca di una cura per le malattie mentali. Per raggiungere il suo obiettivo, decide di fare un esperimento che vede coinvolti dei ragazzi afflitti da disturbi psichici per poterne studiare il comportamento e cercare di trovare un modo per curarli.
I ragazzi verranno quindi chiusi dentro un edificio sotto il controllo di un gruppo di psicologhi.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Josh, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Linda sentiva un fortissimo bisogno di andare al bagno. Si era svegliata nel cuore della notte per colpa di quello stimolo e, seppur controvoglia, era entrata dentro al wc per la prima volta da quando era in quella casa.
Il bagno era una stanza di media grandezza, con all'interno una grossa doccia sul fondo, un lavandino ed uno specchio sulla destra e un gabinetto sulla sinistra. Anche lì era tutto di colore bianco, ma ormai aveva imparato a non farci più caso.
Si mise a sedere sulla tazza e rabbrividì per il freddo. Passò più di cinque minuti stropicciandosi gli occhi con le mani, mentre rifletteva sulla situazione all'interno della casa.
Era riuscita, seppur con degli alti e bassi, a mantenere il controllo. Aveva espressamente evitato qualunque tipo di contatto fisico, inoltre aveva avuto qualche attacco d'ira, nulla che non potesse essere scusato con un semplice "sono lunatica" detto al momento opportuno.
Eppure aveva già detto di essere bipolare, ma sperava con tutta se stessa che quell'informazione se la sarebbero dimenticata tutti il più presto possibile.
Aveva scelto di partecipare all'esperimento per darsi una regolata e sapeva che sarebbe stato difficile. Ridursi come l'ultima volta che era stata in casa sua era quanto più lontano desiderasse in quel momento.
Risvegliarsi un pomeriggio, nel bel mezzo del salone, senza nemmeno ricordarsi cosa si è fatto per finire in quelle condizioni, con un ago di una siringa ancora iniettato in vena non era una bella sensazione. E lei non voleva riprovarla.
Il bipolarismo era stato la causa di tutto ciò e, a quello, si erano unite anche le droghe di cui abusava frequentemente. Era arrivata al punto di farsi dei tatuaggi senza nemmeno rendersene conto e, dopo la morte del padre, la cosa era peggiorata.
La sua matrigna era scappata il prima possibile e lei era rimasta da sola in casa, abbandonata a se stessa e con degli evidenti problemi.
Passava dalla profonda depressione al picco più alto di felicità nel giro di qualche ora. Arrivava a tagliarsi le vene nella speranza di morire al medicarsi in fretta e furia per provare a salvarsi.
E alla fine, dopo essersi resa conto che si stava lentamente scavando la fossa, aveva accettato di partecipare all'esperimento, con la velata speranza di riuscire a trovare la pace con se stessa.
Si rese conto che, fra un pensiero e l'altro, stava per addormentarsi nel bagno, quindi decise di tornare a letto. Fece un salto in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e si rese conto che c'era qualcuno sul divano. Inizialmente fece per andarsene, poi lentamente si avvicinò e vide Ginevra distesa, con la testa appoggiata sul guanciale. Le si avvicinò e, con calma, provò a svegliarla.
- Che ne dici di venire a letto? È senz'altro più comodo.- le disse, sperando che non le prendesse un'altra crisi. Non ricevendo alcuna risposta, provò a muoverla più forte, ma la situazione non cambiò.
Provò a prenderla di peso per tirarla su e, in quell'istante, si rese conto della freddezza delle sue mani. Ci mise poco, collegò i punti fra di loro e capì perfettamente cosa era successo. Portò lo sguardo sulla faccia di Ginevra e le vide gli occhi girati ed un leggero segno sul collo.
Non fece nemmeno in tempo a realizzare cosa stesse facendo, cacciò un urlo fortissimo e, in pochissimo tempo, la sala si riempì di persone.
 
I ragazzi si riunirono attorno al corpo di Ginevra in meno di cinque minuti. Brusii vari si sparsero fra di loro, mentre tutti quanti guardavano il cadavere della castana con gli occhi spalancati. Linda, ancora shockata per essere la stata la prima a vederla, si era seduta su una sedia, completamente spaventata.
- Si può sapere che diavolo è successo?- Jake, nella speranza di far valere il suo incarico di "capo" del gruppo, si fece avanti e guardò da più vicino il corpo. I segni sul collo, sottili e profondi, erano ben visibili sulla carne della ragazza.
Era più che palese come fosse stata uccisa, non sentirono nemmeno il bisogno di indagarci troppo.
- Oh, Cristo. Lo sapevo che sarebbe successo.- Kevin si portò una mano sulla faccia e sospirò con forza. Avrebbe scommesso un arto, o anche due, che prima o poi qualcuno ci avrebbe lasciato le penne.
- Non respira, non c'è più nulla da fare.- Aya, dopo aver toccato il collo della castana, scosse la testa con un'espressione triste in volto.
- Oddio, perché?- Charlene scoppiò in lacrime, venendo prontamente rincuorata dal fratello James, che le cinse un braccio attorno alla schiena e provò a calmarla.
- Dobbiamo scoprire chi è l'assassino, altrimenti...- Jake nemmeno concluse la frase, lasciò intendere agli altri cosa volesse dire, senza soffermarsi troppo sui dettagli.
- Io so chi è stato.- Linda, barcollando, si alzò in piedi, reggendosi al tavolo per poter stare in equilibrio.
- E chi?- le chiese Nikita, particolarmente interessata alle sua parole. La rossa sembrò esitare, ma poi prese un grosso respiro ed indicò Wren.
- Tu... sei stato tu. Già ieri hai provato ad ucciderla!- sentendo quelle parole, tutti si girarono istintivamente verso il biondo, ancora non del tutto cosciente della situazione.
- Ma che... stai dicendo?- batté gli occhi per qualche istante e, dopo aver sbadigliato, guardò Linda con un'espressione confusa in volto.
- Lei non ti piaceva, giusto? Ecco svelato l'arcano. Sei stato tu a farla fuori.- l'indice della rossa, puntato conto Wren, stava tremando come non mai. La paura, sommata all'ansia del momento e al suo bipolarismo, le stava giocando un brutto scherzo.
- Tu stai... cercando di incastrarmi?- sussurrò quello, mantenendo un comportamento calmo e pacato. Linda non rispose e ciò lo fece innervosire ancora di più - Io non l'ho ammazzato. Non azzardarti mai più a dirmi una cosa del genere!- provò a fare un passo avanti per andarle vicino, ma la rossa istintivamente si scansò, mentre lui venne bloccato prontamente da Kevin e Jake.
Il volto del biondo era diventato rosso di rabbia ed il suo respiro si era fatto molto più pesante del solito. La sera prima era una delle poche in cui era riuscito a dormire e, per tale motivo, non aveva alcuna idea di cosa fosse successo.
- Calmatevi, tutti e due!- Jake tentò di strattonare via Wren, ma quello con una spallata si liberò dei due ed andò faccia a faccia con Linda.
- Ammettilo.- le disse, quasi facendo toccare i loro nasi. L'uno sentiva il respiro dell'altro in faccia e la tensione fra i due era palpabilissima.
- Io...- la rossa, presa dal panico, dette una testata sul naso del biondo e, come le fu possibile, si allontanò di qualche passo. Wren si appoggiò al tavolo e si tenne il punto colpito, dal quale cominciò ad uscire qualche rivolo di sangue.
- Brutta puttana! Vieni qui, ti spezzo ogni fottuto osso che ti ritrovi in corpo!- urlò, completamente in preda all'ira. Si alzò e, con fare molto poco amichevole, si diresse verso di lei. Nessuno provò a fermarlo, convinti che tanto non sarebbero stati in grado di farlo.
- Stammi lontano! Stammi lontano!- gridò Linda, con la schiena appoggiata al muro. Vide la porta del corridoio aperta e vi si fiondò a tutta velocità, venendo inseguita dal biondo.
Wren la prese per i capelli, ma la rossa riuscì, in maniera fortuita, a divincolarsi dalla sua presa e si ritrovò con la schiena contro il cancello. Strinse una delle sbarre di ferro fra le mani, sperando con tutta se stessa che si aprisse, ma capì ben presto che ciò non sarebbe successo.
Il biondo si avvicinò con una camminata poco rassicurante e Linda, con il cervello completamente in blackout, portò lo sguardo sull'unica opzione che aveva: la porta del "magazzino". Nessuno era ancora entrato lì, ma in quel momento non le importava.
Andò addosso alla porta e la aprì con un gesto secco, per poi correre dentro la stanza, che si rivelò essere un'infermeria. Non ebbe tanto tempo per pensare a cosa fare, si limitò ad avvicinarsi al lettino al centro della stanza, uno di quelli per le operazioni chirurgiche, e vi trovò su un piatto metallico vari strumenti. C'era un paio di pinze, un bisturi, uno stetoscopio e vari altri oggetti più piccoli. Provò a prenderne uno, ma la mano tremante fece ribaltare il piattino.
Wren era a pochi passi da lei e, proprio quando sembrava essere perduta, riuscì ad afferrare il bisturi e a puntarglielo contro.
- Fai un altro passo e giuro che ti ammazzo.- delle lacrime avevano iniziato a scendere dagli occhi grigi, mentre tutto il corpo vibrava terribilmente.
- Non se prima lo faccio io. - Wren, completamente accecato dall'ira, fece per andarle incontro, ma la rossa lo teneva lontano tenendo l'arma puntata contro di lui.
- Stai indietro!- urlò, con tutte le sue forze. In quell'istante, Kevin e Jake entrarono nella stanza, rimanendo piuttosto shoccati nel vederne il contenuto.
- Wren, datti una calmata, così non fai che peggiorare la situazione.- Kevin, sempre con gli occhi rivolti verso il pavimento, tentò di dare un freno al biondo.
- Ascoltate me: così fate solo peggio.- Jake si avvicinò ai due e, con calma, portò Wren a fare qualche passo indietro, mentre Kevin andò dalla rossa e le tolse il bisturi di mano.
- Io... vengo a dormire qui.- disse Linda, ancora con i tremolii in corpo - Starò nell'infermeria e non azzardatevi a venire qui di notte, altrimenti vi ammazzo tutti.- detto ciò, spostò il moro e, camminando con la schiena rivolta verso il muro, se ne andò da quella stanza.
Dopo quel grosso litigio decisero, per precauzione, di smistare le camere. James andò a dormire con la sorella e Nikita, Jake con Aya, Linda nell'infermeria, mentre Kevin e Wren, che era stato medicato dalla mora, sarebbero rimasti nella loro camera.
 
Jake aveva portato il suo cuscino nella camera di Aya e si era perso nell'osservare la sua nuova stanza per qualche secondo. Aveva scelto di dormire lì per poter tenere d'occhio la ragazza, ma sapeva che era anche per puro scopo personale.
La stanza era piuttosto piccola, aveva un letto, leggermente più grosso di quelli presenti nelle camere, una scrivania con vari oggetti sparpagliati sopra ed una piccola lampada vicino ad essa.
- Quindi dormiremo nello stesso letto?- le chiese, giusto per avere conferma.
- Sì, c'è qualche problema?- controbatté lei, assumendo la tipica espressione da ragazzina impaurita.
- No, assolutamente.- tagliò corto lui, sperando che la mora non l'avesse frainteso.
- Sono contenta che tu sia venuto a dormire con me, almeno potrò stare tranquilla. Tu sei l'unico di cui mi fidi...- gli appoggiò una mano sul petto, facendolo sussultare.
- Beh, sai, gli altri sono piuttosto...- non concluse la frase, perché venne anticipato dalla ragazza.
- Piuttosto idioti. Tu sei l'unico che può definirsi uomo. - continuò ad adularlo, facendolo cadere sempre più ai suoi piedi. Non era stato difficile capire che tipo di persona fosse: borioso, in piena ricerca di attenzione e con un bisogno costante di sentirsi desiderato.
La colpa di ciò era dovuta dal padre alcolizzato, che non lo aveva mai adulato o fatto i complimenti. Questa grave mancanza, mista anche ad un'assenza della madre, troppo impegnata a lavorare per mantenere la famiglia in piedi, lo portò a desiderare di essere l'idolo di tutti.
A scuola, nelle attività sportive, perfino nelle uscite con gli amici. Doveva per forza essere il più intelligente, il più bello ed il più in gamba. Non si faceva scrupoli a barare o a comportarsi in maniera sleale con altre persone pur di raggiungere il suo risultato, perché per lui, ormai, era naturale comportarsi in quella maniera.
E, nonostante non sapesse nulla di tutte queste cose, Aya era riuscita a tenerlo in scatto soltanto dallo studio dei suoi atteggiamenti. Manie egoistiche, voglia di stare al comando, provare sempre a mettere bocca nei discorsi altrui. Tipici segni del disturbo narcisistico di personalità, proprio come gli psicologi le avevano detto.
- Sei molto gentile.- il volto di Jake si illuminò con un radioso sorriso, che fece capire alla mora la sua completa sottomissione nei suoi confronti.
- No, anzi, in realtà è il contrario.- Aya gli accarezzò una guancia, per poi andarsi a stendere sul letto - Ho ancora sonno, quindi mi metto a dormire.- detto ciò si stese sul letto.
- Io vado a controllare la situazione di là. - la salutò con un cenno, poi si chiuse la porta alle spalle e tornò nella sala, dove c'erano soltanto James, Charlene e Nikita.
- Toh, guarda chi è tornato.- la castana, sempre seduta nell'angolo bar, gli rivolse subito la parola con fare ironico.
- Com'è la situazione?- domandò, notando che il cadavere di Ginevra era stato rimosso dal divano.
- James e Kevin hanno spostato il corpo dentro ad un armadio dell'infermeria, Linda è ancora chiusa là dentro e si rifiuta di uscire, mentre Wren è tornato a letto.- spiegò Charlene, ripresasi dal pianto.
- Che cosa c'è nell'infermeria?- domandò poi, accennando uno sguardo verso il corridoio.
-C'è un bel po' di roba che ci potrà essere utile: diversi medicinali, un lettino, qualche armadio e degli attrezzi da chirurgo.- spiegò la bionda, tenendo la testa appoggiata contro la spalla del fratello.
Fra tutti, James era l'unico che si era rifiutato di parlare. Da quando stamattina si erano svegliati non aveva ancora aperto bocca e, per tale motivo, Charlene aveva deciso di stargli appiccicata tutto il giorno, così che non si lasciasse scappare nulla.
Quella sera, dopo aver ucciso Ginevra, la bionda aveva richiesto il suo aiuto per inscenare un suicidio da parte della castana, ma non avevano trovato alcun modo per renderlo credibile, quindi si erano limitati a lasciare il corpo sul divano nella speranza che il dito venissimo puntato verso qualcun'altro.
- Aya come sta?- gli domandò poi, facendo cenno verso la cucina.
- Bene, credo. È un po' scossa, ma credo le passerà a breve.- Jake si appoggiò con la schiena al muro, completamente esausto. Quella giornata era partita decisamente con il piede sbagliato.
- James, che ne dici di andare a mangiare qualcosa?- Charlene puntò lo sguardo verso il fratello, che si limitò ad annuire silenziosamente, così i due se ne andarono in cucina, lasciando Jake e Nikita da soli.
- Tu. - la castana indicò il ragazzo con l'indice, mentre lo osservava con i suoi occhi color ambra - Tu non puoi fare il capo. - concluse, assottigliando lo sguardo.
- Eh? Che intendi dire? Ho la situazione perfettamente sotto controllo.- controbatté prontamente Jake, quasi offeso da quelle parole.
- La mora ti ha messo i piedi in testa e tu nemmeno te ne sei accorto.- sul volto di Nikita si dipinse un leggero sorriso, che all'altro non piacque per nulla.
- Si può sapere di che diavolo stai parlando? Io la sto aiutando, perché qua dentro sono l'unico che si preoccupa della salute di tutti.- il castano fece un passo verso di lei, leggermente irritato. Odiava profondamente quando qualcuno cercava di metterlo in discussione.
- Sei debole, tutto qui. Continua pure sulla tua strada, se credi sia quella giusta.- detto ciò, Nikita si girò e tornò a leggere il suo libro senza aggiungere altro.
- In questo posto non avete un minimo di riconoscenza, siete tutti dei fottuti sociopatici.- detto ciò, si diresse verso il corridoio per allontanarsi il più possibile da lei.
Nikita si limitò a sorridere. Già sapeva che sarebbe finita così, non aveva nemmeno bisogno di prove che comunque aveva involontariamente ottenuto. Aya aveva portato Jake a sentirsi importante e ci era riuscita in pochissimo tempo, anche grazie all'aiuto della patologia del castano.
Lei, dal canto suo, non aveva alcuna intenzione di ostacolarla, però voleva essere sicura che, quantomeno, ciò non l'avrebbe lesa in prima persona. Per questo voleva provare ad insidiare in Jake il seme del dubbio, nonostante non credesse comunque di porcela fare.
In passato lei stessa era stata manipolata dai suoi familiari, quindi sapeva perfettamente cosa stesse accadendo al ragazzo in quel momento. Sua madre e suo padre, dopo aver scoperto i suoi scatti improvvisi di rabbia e di aggressività, l'avevano convinta a sostenere qualche seduta per "tentare" di esorcizzarla, convinti che si trattasse di una maledizione o di un qualcosa di simile.
Quel periodo della sua adolescenza la aveva passato legata ad una sedia e con numerose ferite su tutto il corpo. Erano soliti frustarla e picchiarla, al punto che un giorno, senza preavviso, iniziò a non sentire più nulla.
Nikita, infatti, non era capace di percepire il dolore emotivo. Ciò era stato causato dalle continue violenze subite, che l'avevano inconsciamente portata ad esserne indifferente, come una sorta di meccanismo di autodifesa.
 
James non ce la faceva più. Sua sorella gli stava incollata addosso e non riusciva a fare nulla. Più volte aveva provato ad allontanarsi da lei, ma finiva sempre in una specie di "guardia e ladri", dove lei puntualmente lo trovava e lo costringeva a starle vicino.
Aveva provato anche ad andare in bagno, ma la bionda si era piazzata fuori dalla porta, senza dargli un minimo di tregua.
Per tale motivo quando Kevin gli andò in contro rischiò di scoppiare a piangere dalla gioia. Il moro si fermò davanti ai due, ottenendo degli sguardi minacciosi da parte di Charlene, che lui però ignorò.
- Scusami, posso parlarti un attimo.- Kevin, coma al solito, tenne la testa rivolta verso il basso, alzandola solo di tanto in tanto.
- Certo, dimmi pure.- sussurrò James, anche lui leggermente in imbarazzo.
- È una cosa privata, potresti seguirmi un attimo in bagno?- gli domandò, passando lo sguardo rapidamente da lui alla sorella.
- Va bene.- il biondo acconsentì e gli andò dietro e venne prontamente seguito da Charlene.
- Devo parlare solo con lui, tu puoi aspettare qui.- la bionda provò ad opporsi, ma James mise un braccio davanti e le fece cenno di aspettarlo lì.
Kevin e James entrarono nel bagno ed il moro si chiuse la porta alle spalle dando un giro alla chiave e rimase in silenzio per quasi cinque minuti.
- Bene, credo se ne sia andata.- sussurrò, per poi intimarlo a sedersi sulla tazza - Non mi piace parlare con le persone, quindi andrò dritto al punto: Wren ha detto che ieri notte hai lasciato la camera. È vero?- per la prima volta lo guardò negli occhi, facendolo spagliare. James esitò a rispondere ed il moro se ne accorse subito.
- Sì, è vero.- ammise, per poi abbassare la testa verso il pavimento. Sentì la pressione salirgli ed ebbe l'istinto di incominciare a gridare ciò che era successo realmente quella sera.
- E cosa hai fatto?- disse quelle parole senza pretesa, quasi come se fosse sicuro al cento per cento di ricevere una risposta falsa.
- Niente di che, sono andato al bagno.- mentì, indicando la tazza con l'indice. L'altro sospirò violentemente, quasi irritato da quelle parole.
- Quindi tu non ne sai niente, dico bene?- domandò, dandogli le spalle.
- N-No, non sono andato in sala. Sono stato in bagno giusto qualche minuto.- parlò più velocemente del solito, come se volesse arrivare alla conclusione in maniera rapida.
- Eppure lui mi ha detto che sei stato via per una ventina di minuti... sai, soffre di insonnia.- spiegò, con un sorrisetto in volto. Il biondo iniziò a sudare freddo.
- Eh? No, non penso di essere stato via dalla camera per così tanto tempo.- provò a dire la sua, cercando di contraddire la tesi del moro.
- Va bene, ho capito. Dovrò investigare più a fondo.- Kevin scosse la testa, per poi uscire dalla stanza seguito dal biondo. Quella breve chiacchierata non aveva fatto altro che convincerlo dei suoi dubbi: James ci incastrava qualcosa con quella storia.
In realtà Kevin con Wren non ci aveva parlato, aveva solo lanciato una moneta alla cieca e, alla fine della fiera, aveva avuto ragione. Il biondo aveva ammesso di essersi alzato e ciò gli bastava per poterlo mettere nella lista dei sospetti.
Con il tempo aveva imparato a non fidarsi di nessuno, eccezion fatta per sua sorella. Tendeva a sospettare di chiunque incontrasse, ma Wren per la prima volta gli era sembrato non pericoloso. Aveva parlato con lui diverse volte ed era giunto a quella conclusione.
Si fidava ciecamente del suo istinto, nonostante non volesse apparire più di tanto ed a volte arrivasse anche a cambiare opinione se forzato.
Tutto ciò era dovuto al rapporto con il padre e la madre, che non erano mai stati in grado di capirlo. Aveva imparato a lasciar fare alle persone ciò che volevano, anche se ciò implicava cose negative per lui, e, fino a quel momento, gli era sempre andato bene così.
Però adesso c'era di mezzo la sua stessa sopravvivenza, oltre che quella di altre persone di cui però non voleva curarsi, e quindi non gli restava che applicarsi per cercare una soluzione a quell'enigma.
Tanto già sapeva che anche se avesse scoperto il colpevole non lo avrebbe detto a nessuno. Si sarebbe limitato a stargli lontano e ad osservare la situazione come un esterno.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Capitolo cortino, eh già. Ahimè, non ho più le capacità che avevo da piccolo di inventarmi un testo in due ore senza nemmeno scrivere una sceneggiatura.
Adesso sono costretto a farlo, anche perché ho sempre in testa l'obiettivo di farle il più bello possibile ed avere un'idea chiara quando si va a scrivere aiuta molto.
Attualmente sono arrivato al capitolo 11 e posso assicurarvi che, fra tutti, il 10 è quello che mi ha fatto impazzire di più. Ho scritto e cancellato, scritto e cancellato, cancellato e scritto. Il tutto per una quantità infinita di volte.
Per di più mi restano solo quindici giorni per finire la storia!
Ma parliamo del capitolo: nessuna morte! Ve lo sareste aspettati? No, eh?
Pian piano il background dei nostri teneri amichetti coccolosi sta uscendo fuori.
Fra l'altro, per il prossimo capitolo, stavo pensando di fare, nell'Angolo Autore, una classifica con tutte le morti degli OC di cui ho scritto, però devo vedere se ne avrò tempo, mi sembra un'idea bellina.
Amici, per oggi è tutto, ci vediamo domenica prossima!
   
 
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