Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
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Autore: PrimbloodyBlack    26/05/2019    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

La quiete regnava sovrana. Sentivo il corpo leggero e rilassato, mi venne quasi di sorridere. Cercai di aprire gli occhi, ma stavo così bene. Pian piano riuscii a tornare alla realtà. Sentivo qualcosa accarezzarmi la testa, era caldo e accogliente, mi mancava questa sensazione. Aprii lentamente le palpebre, la luce del sole mi fece scappare un lamento. Sentii qualcuno ridere, tirai indietro la testa e con la poca vista vidi un viso sfocato.

"Ehi bella addormentata ci sei?"

Sbattei le palpebre. Quando la vidi sgranai gli occhi e mi tirai immediatamente su.

"Che cosa..." mormorai.

Mi alzai in piedi e stordita mi guardai attorno. Ci trovavamo su di un prato, sotto un'albero. Iniziai a barcollare, non mi sentivo le gambe. Con sguardo impaurito la guardai dritta negli occhi. Era ancora seduta atterra con un sguardo interrogativo. Poi i ricordi iniziarono a farsi più chiari. Mi misi una mano sulla bocca per lo stupore. Che cosa ho fatto... Che cosa lei mi ha fatto?!

Mi tastai il collo, non faceva male, ma potevo sentire l'incavo della ferita.

"Ehi stai calma." Mi intimò lei alzandosi. "Va tutto bene." Disse mettendo in vista le mani.

"Che cosa mi hai fatto?!" le gridai con rabbia. Indietreggiai istintivamente non appena fece qualche passo verso di me.

"Eloyn, ti prego, devi calmarti. Lo volevi anche tu, non te lo ricordi?

"Io..." mormorai. "Non è possibile, No!"

"Eloyn..." sospirò. "Stai iniziando a stancarmi."

Si avvicinò a me velocemente. Non capivo le sue intenzioni e mi agitai ancora di più. Non sapevo minimamente cosa fare, dovevo contrattaccare o restare ferma?
Indietreggiai e con la scarpa sentii qualcosa, una pietra di medie dimensioni. Era davanti a me, sempre più vicina. Feci finta di inciampare e mi distesi a terra.

"Su vieni." Disse porgendomi la mano mentre ridacchiava per la mia caduta.

Le presi la mano, ma invece di alzarmi la spinsi verso di me. Perdendo l'equilibrio mi cadde sopra. I nostri visi a poca distanza, la mia mano intrecciata nella sua.

"Che c'è, ora vuoi giocare?" Disse con un sorriso compiaciuto.

Ricambiai il suo sorriso. Lentamente spostati il braccio dietro la schiena e afferrai la pietra. Una stretta lenta dovuta dall'indecisione.

Poi il suo sguardo cambiò e si accigliò, "Perché vuoi farlo?" mi disse amaramente.

Sgranai gli occhi. Perché si stava comportando così? Con quegli occhi poi... Stavo per allentare la presa ma poi ricordai. Ricordai la sensazione che provai quella notte che mi aveva catturata e quella in cui mi aveva minacciata di prosciugarmi di uccidermi. Non c'è nulla di buono in lei, è un mostro e come tale va eliminato.

Afferrai la pietra con decisione, strinsi i denti e con furia alzai il braccio e mirai alla testa. Nessun movimento, nessun sussulto. Sentii la roccia solcare la bianca pelle, gocce di sangue scivolarono lungo il suo viso, mentre la sua espressione era ancora calma e pacata. Mi tremavano le mani e il respiro mi diventò affannoso. 
La guardai fissa negli occhi, tremante. Non era paura quella che provavo ma rabbia e... Ancora rabbia. Perché se ne stava ferma lì senza fare nulla? Perché non stava reagendo?!

"Tu..." dissi con voce tremante. "Fai qualcosa!" La intimai. "FAI QUALCOSA!" gridai, ormai in balia delle mie emozioni. Iniziai a lacrimare e lei continuava a stare lì, immobile.

"No." disse alzandosi. "Ti porto a casa." disse alzandosi, quasi barcollando. Iniziò a camminare e in lontananza scorsi la macchina.

"Muoviti." disse con una voce sottile.

Mi alzai, lentamente e con pesantezza. Stetti a grande distanza da lei, da quell'essere... 
Vidi Jason correrle incontro con uno straccio in mano leggermente sporco di nero. Si ripulì il viso dal sangue. James continuava a fissarmi con sguardo accusatorio, sembrava come se stesse per saltarmi addosso da un momento all'altro. Anche Lux notandolo, lo intimò di salire in macchina e di stare tranquillo. Mi aprì lo sportello ed evitando ogni contatto visivo, salii velocemente. Questa volta si tenne anche lei a debita distanza. Durante il tragitto, con la coda dell'occhio la osservavo. Guardava fuori dal finestrino, con sguardo perso, pensando a chissà quale tortura sarebbe stata la migliore da infliggermi. Non mi stupirei, anzi, ne sarei quasi sollevata. Quel suo comportamento di prima mi ha completamente scombussolata. 
Questa volta non passammo per la città e arrivammo molto prima.

Amelie e un umano stavano annaffiando i fiori. Quando ci videro, Amelie si affrettò ad aprire il cancello, ma più si avvicina a noi, più il suo sguardo mutava.

"Che cosa ti è successo?" Chiese preoccupata mentre ci apriva.

"Chiedilo a lei." Disse senza alzare lo sguardo.

Amelie mi guardò con sguardo interrogativo. Vedendo il mio silenzio sospirò e con tono impetuoso mi chiese, "Elo che è successo?"

I miei occhi scattavano tra Amelie e Lux, che da quando eravamo salite in macchina non mi aveva degnato di uno sguardo, come biasimarla...

Mi girai verso di lei, ma le parole facevano fatica d uscire. "Lux..." balbettai. Ma ancora una volta non si girò a guardarmi.

Ignorandomi si girò verso la vettura alla nostre spalle "Jason vai a prendere mia sorella e dille che ho avuto un contrattempo." Poi guardando Amelie comandò, "Entriamo, devi medicarmi."

Sorpassò il cancello e prendendo la bionda per un braccio si avviarono verso il portone. Accostai il cancello, ma non avendo le chiavi rimase aperto. Rimasi a distanza, quasi avevo paura ad entrare. Ritornare qui mi faceva sentire in trappola e destinata a chissà quali atrocità.

"Eloyn muoviti!" mi chiamò lei con il suo solito tono sulla soglia della porta.

"Arrivo..."

 

   
 
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