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Autore: MattySan    27/05/2019    1 recensioni
Sequel di Gli Affari Sono Affari.
Sono passati mesi dall'ultima avventura di Leodore e adesso tutto sembra andare per il meglio nella sua vita.
Ma il passato tornerà a farsi sentire in modo inaspettato, coinvolgendo il leone e gli altri protagonisti in una reazione a catena dalla quale nessuno sarà escluso.
E stavolta Leo non sarà solo.
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Sindaco Lionheart
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Alla centrale ancora nessuna novità, Leo se ne stava ancora a sedere nel corridoio ed era assorto nei suoi pensieri, fino a quando una zampa tigrata si posò sulla sua spalla.
“Non hai fatto nemmeno colazione, ti va di uscire insieme al bar qui dietro l’angolo? Offro io dai!” disse Gerard sfoggiando sorriso solare.
Il leone alzò gli occhi verso la tigre.
“Si, perché no? Andiamo!” disse Leo alzandosi dalla sedia e uscendo.
I due felini si sedettero al tavolo del bar e si presero caffè caldo e brioches per rilassarsi e alleviare la tensione che si era andata a creare, tutti intorno a loro parlavano degli eventi di quella mattina e c’era un grande brusio.
“Grazie di esserci, ne ho veramente bisogno in questo momento” disse Leo mentre sorseggiava il suo caffè.
“Per me è veramente un piacere” rispose Gerard mentre addentava la brioches.
Lo sguardo del leone si perse nel vuoto per poi riconcentrarsi sugli occhi della tigre e non a caso, Leo doveva avere delle risposte e sentiva che questa era l’occasione.
“Gerard dimmi una cosa, avete provato a chiamare l’amministratore della casa discografica di Gazelle? Stamattina aveva un appuntamento con lui quando è uscita di casa”.
La tigre aveva un’aria sorpresa.
“Non sapevo niente di tutto questo, solitamente lei mi comunica sempre tutti i suoi appuntamenti che riguardano il nostro lavoro. Comunque lo abbiamo cercato ma anche lui irraggiungibile, è tutto così irreale”.
Leo sospirò e mandò giù il suo caffè in un colpo solo.
Ma voleva andare ancora in fondo.
“Visto che lavori con Gazelle sin dagli albori della sua carriera, sai per caso dirmi se ha mai fatto un album chiamato Project X o una cosa del genere?”.
“Project X? No, non mi viene in mente niente, solitamente lei non dà nomi simili ai suoi album e non ricordo di averne mai sentito uno con questo nome fatto da lei”.
Lo sguardo di entrambi si fece improvvisamente serio.
“Leo, non vorrai dirmi che stai insinuando…”.
“Non lo so Gerard, non so più nemmeno cosa pensare…”.
I due finirono di fare colazione e uscirono dal bar, Gerard si diresse a casa per cambiarsi dato che tra poco sarebbe iniziato il suo turno alla centrale, Leo tornò a sedersi nel corridoio in attesa di notizie da parte di Bogo.
 
Passò qualche ora, era ormai pomeriggio e Leo non si era mosso dalla centrale per tutto quel tempo, se non per andare fuori a pranzare e poi tornare a sedere in quel maledetto corridoio.
Judy stava compilando dei moduli sul resoconto di quella mattina, Nick vide il leone ancora seduto e decise di avvicinarsi.
“Ma è da stamattina che tu sei qui?” la volpe gli chiese.
Il leone alzò lo sguardo ma poi lo riabbassò subito.
“Proprio tu mi vieni a rivolgere la parola! Stai tranquillo non ho messo gli occhi addosso a Judy un’altra volta, non sono qui per quello e non ho nemmeno voglia di perdere tempo ad ascoltare i tuoi soliti discorsi di gelosia e astio ogni volta che mi vedi, quindi gira a largo!” rispose seccamente il leone.
Nick diede un calcio alla sedia e Leo si alzò di scatto.
“Stammi a sentire, io per il momento non cambio idea su di te e sappi che sarò sempre vigile ogni volta che ti vedrò, ma so che sei un amico prezioso per Judy e questo non lo posso ignorare perché lei ci tiene molto, non voglio farla arrabbiare un’altra volta, ero solo venuto a dirti che secondo me dovresti andare a casa riposare invece di ammuffire tutto il giorno su questa sedia!” ribatté la volpe e si allontanò.
Il leone rimase lì fermo come un fesso.
Agitò le braccia per richiamare la volpe.
“Nick! Aspetta!”.
“Si?”.
“Com’era la situazione davanti alla sede della casa discografica?”.
“Diciamo che quando ce ne siamo andati un quarto d’ora fa era abbastanza messa bene rispetto a stamattina, verso le 14:20 hanno aperto le porte per ricevere la stampa e i giornalisti, hanno assicurato che hanno raggiunto un accordo e trovato una soluzione per andare avanti”.
La mente di Leo venne trapassata da un dubbio alla velocità di un proiettile sparato a bruciapelo.
“E Gazelle? Era nell’edifico?”.
“No purtroppo, non l’abbiamo ancora trovata”.
Il leone ne aveva abbastanza.
Ringraziò Nick e si voltò dirigendosi verso l’uscita, corse alla macchina e partì subito verso casa, aveva bisogno di risposte e subito.
Del resto non gli importava niente.
Arrivò a destinazione, salì in casa e iniziò a frugare dovunque mettendo a soqquadro l’intera abitazione, stava cercando freneticamente il fascicolo del famoso Project X ma non riuscì a trovare niente.
“Dov’è? Dove lo avrà nascosto?” si ripeteva Leo nervosamente.
Mise le zampe in tutti i cassetti e in tutte le stanze ma senza successo.
Improvvisamente ebbe un’illuminazione: si diresse in camera da letto e osservò con estrema attenzione ogni angolo della stanza, rivolgendo lo sguardo in particolare al letto e all’armadio.
Dentro quest’ultimo notò che vi erano dei capi d’abbigliamento ammassati in un angolo e intenti a coprire una valigia che nella sua ricerca frenetica di prima non aveva notato, prese la valigia e la aprì ma dentro vi erano solo altri vestiti, ma in una delle tasche interne vi era una forma particolarmente familiare.
“Eccolo!” gridò Leo non appena ebbe in mano il fascicolo.
In quel momento la porta di casa si aprì e si richiuse.
Leo ebbe il cuore a mille e si voltò verso il corridoio d’ingresso.
Uscì dalla stanza e…
 
“GAZELLE!”.
 
La gazzella e il leone erano uno di fronte all’altro.
Entrambi impietriti ma lui lo era di più.
“Ciao amore, scusa se non ho risposto alle tue chiamate ma l’appuntamento si è allungato e avevo la batteria scarica” rispose lei con assoluta tranquillità.
Leo era ancora immobile e sconcertato.
“Ma questo casino? Sei stato tu a farlo?” chiese lei riferendosi alle varie cose sparse in giro per la casa dopo la perquisizione di Leo.
Il leone prese fiato e cercò di rispondere a quella scena irreale.
“Ma stai scherzando… TI HO CERCATA INSIEME A MEZZA ZOOTROPOLIS DA STAMATTINA! ANCHE LA POLIZIA ERA SULLE TUE TRACCE! E ORA MI VIENI A DIRE CHE AVEVI LA BATTERIA DEL CELLULARE SCARICA!? Ma che storia è mai questa!!” gridò il leone.
“Datti una calmata ti ho già detto che mi dispiace! Avevo la batteria scarica e me ne sono accorta mentre ero in metropolitana, e anche se ce l’avessi avuta carica non avrebbe funzionato poiché ero nella casa dell’amministratore che abita in periferia dove la linea non prende, quindi purtroppo risultavo irraggiungibile e mi spiace di averti fatto preoccupare ma che si sia messa a cercarmi anche la polizia lo trovo decisamente assurdo!” ribatté lei.
Leo era sempre più scioccato.
“Ma come assurdo? Ma lo sai cosa è successo alla tua etichetta discografica stamattina?”.
“Certamente! Ed è proprio per questo che ero andata dall’amministratore per discutere su cosa fare, abbiamo poi trovato una soluzione e…” ma lei si fermò non appena vide il fascicolo in mano a Leo, lui se ne accorse e la fissò dritta negli con uno sguardo pungente.
“Dimmi di questo! Cosa significa Project X?”.
“Intanto tu non dovresti averlo e non avresti dovuto frugare tra le mie cose personali! Si tratta comunque di un mio album”.
“Non è vero! Ho parlato con Gerard mi ha detto che non hai mai realizzato un album con un nome simile!” disse mentre frugava dentro il fascicolo ma era vuoto.
Gazelle estrasse dalla borsa un CD con sopra inciso il medesimo nome.
“Eccolo qua! Lo avevo tolto dal fascicolo per portarlo all’appuntamento!”.
“E allora come mai lo tenevi così nascosto? Cosa c’è veramente in quel CD? Amore ti prego, dimmi che non sei stata tu, dimmi che non c’entri niente in tutto questo! Confidati con me, non devi avere nessuna paura!” gridò Leo che ormai stava trattenendo le lacrime, i suoi pensieri erano totalmente sballati e non esisteva nessun’altra realtà per lui.
“Leo… ti prego, mi sto preoccupando seriamente adesso! Cosa stai insinuando? Io non ho fatto proprio niente! Questo è un mio album…” tentò di ribattere lei ma aveva la voce fioca e scioccata di fronte a quelle accuse, non sapeva più che cosa dire.
“BUGIARDA!” ruggì il leone puntando il dito contro di lei.
Il ruggito rimbombò per tutta la casa e successivamente cadde il silenzio assoluto.
I loro sguardi divennero vuoti.
Le lacrime iniziarono a sgorgare dagli occhi di Gazelle e a rigarle il volto.
Leo rimase turbato da come aveva reagito, il suo lato selvaggio era stato rivelato per la prima volta a Gazelle, non gli aveva risposto così brutalmente e non sapeva cosa dire per giustificarsi, una lacrima iniziò a rigare anche il suo volto.
Si calmò ma dentro era ancora molto scosso.
Proprio come il leone e la gazzella che loro erano.
Predatore e preda.
“Leodore Lionheart, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da te” disse lei a bassa voce tra i singhiozzi.
Leo si sentì sprofondare in un abisso dal quale non sapeva se ne sarebbe più uscito.
Lo squillo del telefono interruppe l’alta tensione di quel momento.
Leo si avvicinò e lentamente alzò la cornetta.

“Pronto?”.
“Leo, sono Bogo”.
“Non è un buon momento”.
“Lo so, ma Gazelle è da te? Si è rifatta viva per caso?”.
“Si, lei è qui”.
“Portala subito alla centrale”.
“Bogo! Ti ripeto che non è un buon momento!”.
“E lo credo bene! Portala subito qua, la situazione è molto seria”.
“Perché?”.
“Abbiamo ritrovato poco fa l’amministratore delegato della sua casa discografica ucciso in casa da una fucilata, i miei agenti stanno ancora raccogliendo quel che rimane della sua faccia sparsa per tutto il soggiorno”.

  
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