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Autore: nisa95_    27/05/2019    1 recensioni
*Per chi si lascia rapire dalle love story tra umani ed esseri mitologici.*
Tutti sognano di trovare l’amore vero, quello per cui si scalerebbero montagne e attraverserebbero deserti, l’amore che abbatte ogni ostacolo.
Selvaggia è una ragazza di diciotto anni come tante, o forse no. Ultimamente non è più in sè da quando ha iniziato a fare strani incubi... Così fuori di testa, da non riuscire più a distinguere ciò che è sogno da ciò che è reale; ma è solo l'inizio, perchè con l'arrivo di Jareth, un ragazzo nuovo a scuola, le stranezze non faranno altro che peggiorare...
Una storia d'amore e morte, in cui il sentimento lega Jareth a Selvaggia e viceversa, che li porterà ad uno scontro destinato a stravolgere tutto ciò che lei conosce o almeno, così credeva.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Selvaggia stava sognando di nuovo.
Schiuse gli occhi, ritrovandosi in quella che le sembrava una Reggia floreale.
Le pareti di quest’ultima, erano ricoperte d’edera. Ogni spiraglio, ogni piccola crepa, era tamponata con ciuffetti d’erba e muschio profumato.
Le ampie finestre ad arco che davano all’esterno, erano prive di vetri ed illuminavano il lungo corridoio su cui lei, si era trovata nel mezzo.
Alle sue spalle, vi erano diverse porte di legno massiccio, allineate lungo la parete opposta dei varchi. La ragazza sentiva il capo pesante, adornato di qualcosa che le raccoglieva i capelli in una acconciatura elaborata. Si portò una mano sula nuca, tastando diverse forcine a forma di farfalle e libellule. Infine si toccò la fronte, percependo una preziosa tiara frontale.
Notò poi il suo abito, di un magnifico colore blu notte. In perfette condizioni, con delle ballerine fatte solo con petali di Violette – il suo fiore preferito –
Oltre che ai piedi, le Viole erano anche attorno alle sue braccia.
Selvaggia, era oltremodo più confusa di quanto non fosse mai stata prima; titubante, si guardò attorno, stentando a credere ai suoi occhi. Udì una porta aprirsi alle sue spalle ed una voce che conosceva fin troppo bene, chiamarla a sé in un tono… Che non aveva mai udito da lui.
<< Ah… Sei qui meine liebe. Ti ho cercata ovunque, non è il momento questo di giocare a nascondino… >> Disse Jareth in modo quasi divertito, come se stesse scherzando con lei.
Selvaggia si voltò verso la direzione del ragazzo; doveva essersi ormai abituata alla sua bellezza, invece le recava sempre il medesimo effetto da capogiro. Bello come il sole, Jareth era difronte a lei in tutta la sua magnificenza.
Portava una corona lucente sulla testa, brillava al sole come il suo sorriso smagliante. Una camicia antiquata di lino blu, aperta sul petto, intonata a dei pantaloni con stivali da uomo di pelle. Un vestiario che poteva risalire al 1700 d. C presuppose la ragazza.
Lei si meravigliò nel rispondergli in tono giocoso, come se fosse abituata a parlargli in modo così amorevole: << Ogni momento è buono per giocare con te, Erlkönig…>>
Era un allusione sessuale quella che aveva appena fatto?! Si chiese piena d’imbarazzo, avvampando come la verginella che era.
Sul viso di Jareth, nacque un sorriso pigro, di quelli che Lavinia definiva “Strappa mutande” perché sapevano far venire una donna senza toccarla.
Si avvicinò a lei, annullando quella breve distanza che c’era prima. Era davvero alto rispetto a lei, quasi due metri e la guardava come se fosse stata lei la donna più imponente e bella del mondo. Si chinò fino al metro e sessanta di Selvaggia, prendendola possessivamente per i fianchi e sussurrandole all’orecchio sinistro, facendole venire brividi di piacere, parole d’amore: << Appena questa stupida incoronazione formale sarà finita, sarò il tuo giocattolo con cui potrai dilettarti per molto, molto tempo meine liebe>>


La sveglia sul comodino riportò Selvaggia alla sua brusca realtà.
Si risveglio dolorante, stesa su un fianco lungo il pavimento, vicino all’entrata.
Doveva aver perso i sensi la sera precedente, ma non ricordava bene perché; era ancora intontita da quel bizzarro risveglio.
I suoi pensieri, erano rimasti ancorati al sogno di quella notte.

Ed ora, questo che significa?

Si chiese, scostandosi i lunghi capelli neri dal viso ed alzandosi a fatica da terra.
Troppe domande e nessuna risposta… Non voleva darsi tempo di riflettere su quelle strane fantasie notturne. Perché quello erano… Solo fantasie.
Selvaggia, sospirò esausta e si diresse verso l’armadio per recuperare la sua divisa da cameriera del Lux; il bar vicino alla suo istituto, dove lavorava ogni week end dall’anno scorso.
Arrivata davanti alle ante però, si bloccò, impietrita dall’inquietudine di quello che ci aveva nascosto dentro.
Lo specchio.
Percepiva il suo cuore, battere all’impazzata ed il fiato, sempre più corto; come se stesse per svenire una seconda volta. Deglutì rumorosamente e con mani tremanti, afferrò le maniglie dell’armadio. Quando le aprì, trattenne il respiro. Pure il suo cuore sembrò incespicare nei suoi battiti forsennati.
Ed eccolo lì, velato dalla penombra e nascosto in parte d’alcune vesti appese. Il suo comunissimo e banale specchio.

Comune e banale…

Un brivido le attraversò la spina dorsale. S’inumidì le labbra secche come se volesse parlare e con estrema cautela, afferrò la camicetta nera con il logo in rosso del bar ed una gonna corta, in tessuto leggero. Solo quando richiuse le porticine del mobile riprese fiato.

Il Bar Lux, era un grazioso locale elegante. La proprietaria Gemma Livai, era un’energica signora di quarantacinque anni – ma ne dimostrava la metà – con una passione per il colore nero. Somigliava vagamente a Morticia Addams de La Famiglia Addams, con quei suoi lunghi capelli scuri, la pelle diafana ed i suoi lunghi abiti neri. Selvaggia, lavorava per lei solo il fine settimana; di solito, le cameriere stabili del Lux, erano le sue bellissime figlie: Sofia ed Aurora, di cui era molto amica.
Era ancora molto presto per lei quando arrivò nella piazzetta alberata, iniziava il turno all’ora di pranzo, ma erano solo le dieci di Sabato mattina e non vi era anima viva in strada. Persino l’edificio pittoresco dove vi era il grazioso bar, sembrava dormire ancora. Situato alla fine di quello spiazzo silente e Selvaggia aveva ancora una strana sensazione addosso, che le faceva formicolare la pelle.
Ad un tratto, udì il gracchiare di una cornacchia che volteggiava su di lei, in maniera quasi insolita. Selvaggia, l’osservò intimorita mentre l’eco di un tuono, risuonò nell’aria. Segno che presto, avrebbe iniziato a piovere – ultimamente il meteo era pessimo – Il cielo era diventato già grigio come piombo in poco tempo.
L’uccellaccio nero sembrava volere attirare la sua attenzione, continuando ad emettere quel suo verso sgraziato. Volava attorno a lei sempre più veloce, rimando però a debita distanza. Nel continuare a voltarsi e girarsi per inseguirlo con lo sguardo, Selvaggia aveva già il mal di testa; finché esso si posò sul ramo di un albero rigoglioso.
La sagoma di quel grosso arbusto era strana, pensò la ragazza; ma nel guardare con più attenzione, Selvaggia rimase impietrita dalla paura.
Quell’albero non era affatto rigoglioso come lei credeva, era ricoperto da decine e decine di corvi appollaiati su dei rami spogli. E tutti… Tutti quegli uccellaci neri, la fissavano intensamente coi loro occhietti di tenebra. Immobili come statue.
Era una visione raccapricciante. Sentiva la gola stringersi in una morsa d’ansia e le gambe molli.
Sperava solo che fosse soltanto un altro incubo…
<< Selvaggia, cosa ci fai qui a quest’ora? >> Domandò Gemma, poggiando una mano cortese sulla sua spalla destra visto che la ragazza, le dava le spalle.
Selvaggia sobbalzò spaventata, trattenendo a stento un urlo. Pallida come un lenzuolo si voltò verso il suo superiore, ma non riuscendo ad emettere alcun suono. << Va tutto bene? Selvaggia, sei più pallida del solito… >> Chiese un’altra volta la donna difronte a lei, vagamente preoccupata.
Lei voltò di nuovo il viso verso l’albero, indicandolo, ma esso era diventato solo un grosso arbusto come tutti glia altri, pieno di foglie verdi e nessun corvo nei paraggi.

*Angolino dell'autrice*
Ringrazio vivamente, le lettrici che stanno leggendo la mia storia^^ e in particolar modo Hicetnunc95, commentando sempre ogni capitolo <3
  
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