Serie TV > Chicago P.D.
Segui la storia  |       
Autore: lisi_beth99    27/05/2019    0 recensioni
Sono passati alcuni giorni dagli avvenimenti che hanno cambiato completamente la vita ad Alex Morel. Questa volta la ragazza dovrà affrontare il suo passato.
Chi ha ucciso Theo Johns? Chi era il vero bersaglio dell'incendio?
Alex potrebbe non essere al sicuro come credeva...
AVVERTIMENTO! Questa storia è il continuo di "Nothing will drag you down - Come tutto ebbe inizio"
Buona lettura!
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jay Halstead, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3


-Sono passate quattro ore da quando Alex è stata rapita e ancora non abbiamo la più pallida idea di dove possa essere! – esclamò frustrato Jay. Non riusciva a smettere di pensare alla telefonata che aveva fatto alla castana subito prima che fosse prelevata dalla strada. Risentiva nella sua testa il grido strozzato che aveva anticipato la caduta del cellulare al suolo e non riusciva a togliersi l’immagine di lei svenuta che veniva caricata sul furgone.

Avevano provato a seguirlo ma, ad un incrocio le telecamere erano spente per manutenzione e si erano perse le sue tracce. In quel momento Jay si trovava a quell’incrocio con Hailey. Stavano provando a capire quale direzione potessero aver preso e se ci fossero telecamere di esercizi privati a cui chiedere le registrazioni. – Hey Jay, guarda lì! – esclamò la sua partner indicando una telecamera montata sopra alla vetrina di un negozio di alimentari.

Fecero tintinnare le campanelle che erano state legate sopra alla porta – Buongiorno. – salutarono l’uomo dietro al bancone della cassa – Polizia di Chicago – continuò Halstead sollevando leggermente la maglia per far vedere il distintivo che era allacciato alla cintura. – Cosa volete? – domandò scorbutico il negoziante. Upton alzò un sopracciglio e lanciò uno sguardo al suo collega – Ci servirebbero i nastri della telecamera qui fuori. – provò a mantenere la calma Jay ed essere il più cortese possibile. – E perché vi servirebbero? – continuò l’altro in segno di sfida. Il detective stava per scattare come una molla ma Hailey lo fermò mettendogli una mano sul braccio – Stiamo indagando su un caso di rapimento, signore. Le saremmo molto grati se ci fornisse le riprese. – sperò vivamente che con tutta quella sdolcinatezza il tizio avrebbe collaborato, in caso contrario avrebbero potuto accusarlo di intralcio alle indagini.

-Cavoli! Non pensavo… mi dispiace ma la telecamera non è accesa. L’ho installata solo per scoraggiare chiunque abbia voglia di rapinarmi. – in un secondo, l’uomo aveva abbassato la cresta ed era diventato estremamente umile nei confronti dei due detective. Jay avrebbe voluto ucciderlo. – Era qui tra le 10 e le 11 di questa mattina? – continuò Hailey – Sono sempre qui, quest’attività non va avanti da sola! – rispose provando ad essere più amichevole. – Ha notato, per caso, un furgone nero? – Halstead era sempre più impaziente.

Il negoziante rimase fermo per alcuni secondi, cercando di pensare a poche ore prima; poi scosse la testa – No, non mi sembra… Però provo a chiedere a mia moglie. È come un segugio quella donna. – detto ciò si voltò verso il retro del negozio ed urlò – Mary! Vieni qui un attimo! -. Jay ed Upton si guardarono accigliati.

Poco dopo apparve una donna ben piazzata, con una crocchia disordinata di capelli grigiastri e gli occhiali da vista appesi al collo. – Che c’è?! Sai che non devi disturbarmi quando trasmettono la mia soap opera preferita! – ringhiò contro il marito. Questo alzò gli occhi al cielo infastidito – La polizia vuole sapere se abbiamo visto un furgone nero passare qui davanti tra le 10 e le 11. – spiegò alla donna. Quella sembrò accorgersi solo in quel momento della detective bionda e del suo collega – Ne ho visto uno, sì. Me lo ricordo perché era senza targa e la cosa mi sembrava sospetta. – Jay si illuminò a quella frase – Ha visto dove andavano? – domandò speranzoso. Lei indicò un punto fuori dal negozio – Sono andati sulla Randolph, verso il lago per capirci. –

-*-

-Capo, abbiamo una pista! – Upton era al telefono con Voight – Sì, abbiamo parlato con un negoziante. La moglie ha visto il furgone andare verso est sulla Randolph. – dall’altro capo sentì il sergente dare l’informazione ad Antonio che cercava i filmati delle telecamere del traffico in quella zona. – Ottimo! Io e Jay ci andiamo subito. Ci vediamo lì! – chiuse la chiamata e guardò il suo partner. – Antonio ha trovato il furgone abbandonato dietro al Lancaster. – spiegò mentre si allacciava la cintura di sicurezza.
In pochi minuti furono sulla scena. Con i guanti addosso, fecero una prima ispezione del veicolo. La mancanza di sangue tolse a Jay un peso dallo stomaco. Almeno potevano sperare di trovarla ancora viva…

Purtroppo non trovarono nulla, nemmeno quelli della scientifica. – Hanno ripulito tutto molto accuratamente. – informò uno dei tecnici. – Non c’è nessuna traccia di DNA… mi dispiace. – concluse prima di allontanarsi dai detective. – Non è possibile! Non abbiamo nulla! – esasperato, Halstead si appoggiò al cofano del suo SUV. Hailey gli posò una mano sulla spalla – La troveremo Jay. Per quel poco che la conosco mi sembra una ragazza molto determinata e forte. In questo momento starà combattendo per la sua vita. –

-*-

Alex stava cercando di far sfregare la corda contro il legno della sedia, nel tentativo di liberarsi. Dopo un primo momento di sconforto, aveva ritrovato la lucidità per tentare di fuggire. Nessuno era più venuto a “trovarla”; quasi sicuramente stavano pianificando il prossimo attacco. Danny era evaso di prigione, ciò significava che la vasta rete di galoppini del clan irlandese arrivava veramente ovunque. E quella considerazione non fece altro che abbattere la castana.

Fu allora che sentì la porta venire aperta. Passi pesanti la raggiunsero con lentezza. – Alex… - la voce di Erik era stanca, come se non dormisse da anni. Provò a farle un leggero sorriso che risultò più come una smorfia – Non avresti dovuto farlo. –. Lei rimase stupita dall’atteggiamento di suo zio; non era mai stato un uomo crudele come suo padre o Doherty, ma nemmeno uno stinco di santo. Però in quel momento sembra rendersi conto di quante cose sbagliate avessero fatto nel corso della loro vita.

-Sei diventata una donna bellissima. – continuò lui – Quel tipo di persona che sa cosa è giusto fare. Avrei voluto che Colin prendesse una strada differente, che si rendesse conto che non era la vita giusta, quella che volevo fargli fare… come te. Tu non hai avuto il minimo dubbio su cosa fosse giusto fare! – fece una pausa. Alex non si sentì di dire nulla, le sembrava troppo surreale tutta quella faccenda. – Purtroppo non è andata così ed ormai è troppo tardi per farglielo capire. – sembrava veramente rassegnato.

Poi estrasse il portafoglio di Alex dalla tasca del giubbotto da aviatore e lo aprì. Tenne in mano un bigliettino da visita. Se lo rigirò fra le mani, lo mise sotto agli occhi della giovane e lo stracciò sotto al suo naso. Quello che aveva appena distrutto era il biglietto da visita che il sergente Voight le aveva dato quella mattina in caso di bisogno. Rimase impassibile, nascondendo dietro alla sua maschera di freddezza tutta la fragilità che stava riemergendo dopo anni.

-*-

Il cellulare di Alex vibrava da ormai cinque minuti sulla scrivania di Halstead; era sempre la stessa persona a chiamare: Mady. Alla quinta chiamata persa, decise di capire chi fosse quella donna.

-Alex finalmente! Credevo fossi morta! – esclamò una voce giovane all’altro capo del telefono. Jay trovò quella frase di cattivo gusto ma la ragazza di certo non poteva sapere cosa fosse successo. – No, mi dispiace. Alex non c’è. – disse calmo. L’altra rimase interdetta per alcuni istanti – Che abbia sbagliato numero? – domandò lei, il detective si affrettò a risponderle – Il numero è giusto. Alex non è qui… - provò a cercare una scusa rapida – Ha lasciato il telefono da me. – Hailey sbarrò gli occhi sentendo l’enorme balla detta dal suo partner. – Ah…oh… ehm, scusa… non sapevo si frequentasse con qualcuno. Ma, lo saprai anche tu, è una persona estremamente riservata! – poi scoppiò in una fragorosa risata – Puoi dirle che confermo l’appuntamento per domani sera? Dille che deve sceglierlo lei il pub questa volta! – Jay finse di non aver sentito la parte della frequentazione – Glielo dirò. – e riattaccò la telefonata.

-Sei forse impazzito?! – lo rimbeccò Upton rifilandogli un’occhiataccia di ammonimento – Non sai nemmeno chi sia! – l’altro allargò le braccia – Esatto! Meglio non dire che è stata rapita, no? -. La bionda scosse la testa rassegnata e tornò a fissare lo schermo del suo computer.

-*-

Il sergente Platt si trovò un uomo sulla sessantina, quasi totalmente calvo e sguardo stanco, davanti a sé. – Posso aiutarla? – domandò notando quanto quell’individuo sembrasse spaesato. Questo annuì lentamente col capo – Cerco il sergente Hank Voight. So che lavora qui al 21esimo. – la voce era leggermente alterata dalla preoccupazione. – Lei sarebbe? – chiese ancora il sergente. L’uomo fece un respiro profondo – Mi chiamo Erik O’Brian. Ho informazioni sulla ragazza scomparsa. –

Platt sbarrò gli occhi e si affrettò a chiamare Hank. Quando ricevette il via libera per farlo salire, si premurò di non lasciarlo da solo neanche un secondo, se era come il resto della famiglia O’Brian era molto probabile che avrebbe tentato la fuga, qualora si fosse accorto che volevano arrestarlo.

-*-

Come lo videro apparire dalle scale, seguito da Trudy, tutti lo squadrarono cercando di capire quali fossero le sue intenzioni. Jay dovette richiamare tutto il suo autocontrollo per non spaccargli la faccia a suon di pugni.

Voight si mise al centro dell’ufficio, senza perdere il contatto visivo con O’Brian. Quando gli fu davanti, Erik non attese le presentazioni – Lei è il sergente Voight, vero? Alex aveva il suo biglietto da… - ma non terminò la frase perché l’altro gli diede uno schiaffo in pieno viso – Dov’è? – domanda secca che richiedeva una risposta altrettanto secca. Ma così non fu – Ve lo dirò, ma solo se garantirete a me e mio figlio l’immunità. – nonostante tutto quello che avesse fatto, Colin rimaneva l’unico suo discendente, il sangue del suo sangue, non poteva gettarlo in pasto ai leoni.

Hank lo guardò esterrefatto – Scusa come?! Forse non ti è chiaro: qui sono io, quello che detta le regole. – lo prese e lo costrinse a camminare fino alla sala interrogatori, seguito da Jay. Lo sbattè a sedere e gli puntò un dito al petto – Tua nipote è stata rapita! Se sai dove si trova ti conviene parlare, altrimenti ti assicuro che farò tutto quello che è possibile per rendere la vita tua e di tuo figlio un inferno! Sono stato chiaro? – gli sbraitò in faccia.

-Okay, okay… almeno promettetemi che non lo ucciderete. – provò ancora Erik. Jay si staccò dalla parete su cui si era appoggiato ed afferrò O’Brian per il colletto della giacca – Non hai capito? Non ci importa nulla di te o di tuo figlio! Dicci dove si trova Alex! – Hank posò una mano sulla spalla del suo sottoposto e lo costrinse ad allontanarsi. – Sono in una vecchia distilleria chiusa, tra la Chestnut e Lake Shore. – disse in un mezzo sussurro. Non riusciva a perdonarsi la decisione di andare alla polizia, ma Alex sarebbe stata uccisa entro la fine della giornata e non sarebbe riuscito a perdonarsi la sua morte.

Appena avuta l’informazione, i due schizzarono fuori dalla stanza per avvisare gli altri e prepararsi per l’irruzione.

-*-

La porta si aprì nuovamente, non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato. Colin le slegò prima le caviglie poi i polsi. Suo padre rimase in piedi davanti a lei, osservava i movimenti di suo nipote. La faccia che mascherava alla perfezione il suo senso di combattimento; di certo non si poteva dire che Alex non somigliasse a Danny.

-Alzati! – ordinò Colin, afferrandola per una spalla – Ora girati! – la fece ruotare di 180° e le afferrò le mani, portandole dietro alla sua schiena. Estrasse una fascetta da elettricista dalla tasca dei pantaloni e bloccò i polsi della cugina.

Alex capì che era giunto il momento che più aveva temuto in quelle ore di prigionia.

Danny passò una pistola al nipote, lanciò un ultimo sguardo alla figlia e, senza dire nulla, uscì dalla stanza. Stava lasciando il lavoro sporco al più giovane del clan.

-Inginocchiati. – la voce ferma, ma non più divertita come prima. Alex non voleva dargliela vinta. – Inginocchiati! – ripeté più perentorio. Lei fu costretta a piegare prima un ginocchio, poi l’altro.

I secondi sembravano non passare più. Nella sua mente stava pensando a ciò che avrebbe voluto fare nella vita ma non aveva avuto tempo di realizzare. Sentiva le lacrime salirle agli occhi e premere per uscire ma non avrebbe mai dato loro quella soddisfazione.

Sentì Colin caricare l’arma e sfiorarle la nuca. Inspirò l’aria umida di quella stanza in cui sarebbe morta a breve. – Addio Alexandra. – sussurrò l’uomo.

Ci fu uno sparo che fece tremare ogni singolo filamento nel corpo di Alex. Spalancò gli occhi e sentì il sangue defluire dal suo corpo. La stanza fu pervasa dal suono sordo di un corpo che cadeva al suolo privo di vita.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Chicago P.D. / Vai alla pagina dell'autore: lisi_beth99