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Autore: Arydubhe    27/05/2019    0 recensioni
In una Londra dai toni steampunk Irene Andaleijev e Liza O'Brian non sanno che i loro destini di occultista mascherata da archeologa e ex nobildonna mascherata da ladra stanno per incrociarsi: entrambe alla ricerca del medesimo gioiello maledetto, l'una per proteggerlo, l'altro per distruggerlo, finiscono coinvolte, pur di evitare che qualcuno lo utilizzi, in un turbinio di persone ed eventi che neppure la prima, abituata a maledizioni e demoni, nè la seconda, cresciuta tra giochi di potere e inganni, avrebbero mai osato immaginare.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

Il legno di un'enorme cristalliera scricchiolava mentre i cassetti rientravano nei loro appositi vani. 
Una ragazza castana, sui vent'anni, li stava aprendo uno a uno - decisamente con meno grazia di quanto ci si sarebbe aspettati dalla sua elegante figura vestita di taffetà azzurro, oltre che in considerazione dell’antichità del mobile.
Sbuffò.
“Irene, lo sai che facendo un casino incredibile?” commentò, a lei rivolta, una voce femminile proveniente dall'altro della stanza; apparteneva a una donna vestita altrettanto elegantemente, in apparenza appena di qualche anno più grande, che stava appoggiata allo stipite della porta con gesto a metà tra il noncurante e l'insolente.  Il fruscio delle pagine di un giornale, dietro al quale il suo volto era trincerato, ne aveva accompagnato le parole. “Se vai avanti così, anche se al piano di sotto è in corso una festa da ballo ci faremo scoprire”
“Ahh! Maledizione, non la trovo!” esclamò Irene per tutta risposta, rovistando a piene mani dentro un cassetto, palesemente contrariata e all'orlo della disperazione. Gettò un’occhiata frustrata alla stanza.
Tutt'attorno a lei giacevano ovunque carte e oggetti sparsi per quello che un tempo doveva essere stato un ordinatissimo e distintissimo salotto per gli ospiti in stile edwardiano. Ante aperte e suppellettili spostate - se non smontate- erano il segno tangibile di una ricerca approfondita che, tuttavia, non stava dando alcun frutto.
“Cerca meglio!” la incalzò l'altra con un sibilo, guadagnandosi un'occhiataccia, che però si perse nel vuoto. Da quella posizione, la ragazza che stava armeggiando coi mobili della stanza poteva solo vedere l'orlo della gonna bordata di trine e perle della compagna.
"La fai facile, Liza..."
"Non chiamarmi col mio vero nome, oggi sono Miss Zpicklet! ...o al massimo La Gazza."
"Sì, sì, certo..."  rispose Irene in tono annoiato, sbuffando. Si spostò mugugnando di fronte a una libreria, ispezionando uno ad uno i libri ivi contenuti. "Ti pareva non dovessi fare tutto io…"
"Io starei facendo la guardia…e poi, delle due, saresti tu la cercatrice dell'Occulto, no?" replicò l'altra in tono provocatorio.
 "Ma fare la ladra, quello è il TUO mestiere, Liza, e rubare è esattamente quello che stiamo facendo…se proprio proprio preferisci fare il palo, vedi almeno di farlo bene: occhi sul corridoio e piantala di leggere quel giornale!" la redarguì Irene.
"Io sono una Scassinatrice " corresse Liza con orgoglio, piegandosi a mostrarle un sorriso canzonatorio, entrando nel quadro della porta giusto quel tanto da fare una linguaccia a Irene. Era una donna molto bella sul cui viso quella smorfia sarebbe parsa del tutto fuori luogo se un certo luccichio nei suoi occhi verdi non avesse lasciato intuire una scaltrezza e un’audacia poco appropriate per le fanciulle in quei giorni (almeno secondo il costume borghese), ma decisamente connaturate nel suo essere. Osservava con un sorriso divertito la ragazza affannarsi per la stanza, beandosi palesemente della fatica della compagna "…e comunque, questa - aggiunse, scuotendo il quotidiano e facendo una piroetta- si chiama dissimulazione…"
"Si chiama "Vieni subito a darmi una mano o ti faccio ingoiare quel gioiarnale per intero!" ringhiò per tutta risposta Irene chiudendo l'ennesimo libro con uno schiocco secco.
Ignorandone completamente le minacce, la donna si riappoggiò allo stipite della porta, stavolta in bella vista, aprendo il giornale davanti a sé "Senti un po' qua, piuttosto, è il News in Time - disse, cominciando a leggere - sai che ti hanno dedicato un articolo? "Irene Andalejev ritrova la perduta Bibbia di Rozental"…. Bla bla Bla Ah, ecco: Dichiara il professor Sleiber <<È grazie al suo indefesso e costante impegno se il museo dell'università di Teubinger può ora vantare un volume così prezioso. Irene Andalijev è una benefattrice dell'umanità…>>…Chissà cosa direbbe il tuo amato professore se ti vedesse lamentarti così mentre cerchi di rubare a casa di suo cugino?".
"Vedendo con chi e cosa ho a che fare mi darebbe solo ragione!" rispose Irene tentano di apparire caustica come suo solito; ma c'era una nota stonata nella sua voce. Aveva avuto giorni per scendere a patti con quella realtà e c'era quasi riuscita…quasi: ma la realtà era che, sì, stavano rubando a casa di un parente di un amico, anzi di più, un mentore, un maestro…
Ma c'era uno scopo in tutto questo, un grande scopo…anche se la cosa non le bastava a farla sentire meno in colpa.
"...Comunque tecnicamente non è rubare, ecco, non proprio…" biascicò tra sé e sé "è più un recuperare in maniera illecita proprietà a loro volta illegalmente sottratte...il signor Benderton non era proprio un stinco di santo…".
…anche se, certo, qualora non fossero riuscite a uscire di lì alla svelta con quello che cercavano, senza essere beccate, si sarebbero di certo guadagnate una bella denuncia per aver infranto ben più di una legge…effrazione, inganno a scopo fraudolento, tentato furto…roba da qualche mese in gattabuia, e questo nel migliore dei casi.
"Lo dico sempre anche io quando recupero un pezzo dell'eredità che mi è stata sottratta. - le disse in tono comprensivo Liza. Era decisamente più pronta a simili eventualità, lei; e, come a sdrammatizzare, aggiunse - In effetti credo che nessuno avrebbe mai potuto immaginare che saremmo finite per diventare socie, io e te, una ladra e una archeologa…comunque, sai che hanno dedicato anche a me un articolo sulle mie ultime prodezze? <>"
Ma Irene sembrava tornata tutta concentrata sul suo furto. "Ti prego, Liza, io qui sto cercando di ragionare!".
“Il mio nome è Miss Zpicklet!”
Ignorandola, Irene si mise ad armeggiare con un paio di occhiali tondi, con parecchie lenti colorate che tramite un'asticella potevano essere sovrapposte all'uno o all'altro oculare. Aveva cambiato le impostazioni di quell'affare già 5 volte, senza ottenere alcun risultato. "Possibile che pure il BiOcolo mi tradisca, oggi?"
"Oh, e va bene" - si arrese la donna, cacciandosi il giornale sotto all'ascella e muovendo qualche passo nella stanza, dopo aver chiuso dietro di sé la porta a tripla mandata - hai provato a guardare dietro i quadri?"
"Sei pazza? Torna a fare il palo!"
Ma Liza non ne aveva la benché minima intenzione. Strappò senza troppe cerimonie il BiOcolo a Irene e lo inforcò "Zitta e rispondi"
"E' il primo posto dove ho controllato. Non ho trovato niente."
"E i candelabri?"
"I cosa?"
"I candelabri. Laggiù".
Irene gettò a Liza un'occhiata sbilenca.
Di fianco a due poltroncine, si ergevano ritti due bellissimi candelabri cesellati d'oro e intarsiati di pietre. Un perfetto esempio di quelle suppellettili talmente pompose che la mente vi si sofferma quel tanto da decidere, da quel momento in poi, di ignorarle per superare il ribrezzo. La mente di Irene aveva fatto esattamente così, quella di Liza no.
"Non crederai sul serio che a qualcuno possa venire in mente di nascondere una mappa dentro a quegli affari...?"
"Li chiamerai affari…ma quelli sono dei Dawson's & Creed. Alto artigianato, pezzi unici, costano una cifra. Aveva gusto il Signor Benderton !Ecco, loro varrebbe la pena di sgraffignarceli per interesse..."
"Ma noi non lo faremo!... E tu non eri solo una scassinatrice?"
"... Ma sono anche un'esperta di gioielli e preziosi. La mia famiglia lo è da generazioni"
"Pfft…"
Ma il punto era che Liza, forse, poteva avere ragione. "Hai notato qualcosa…?"
Gli occhi di Liza guizzavano oltre le lenti colorate ispezionando i candelabri centimetro per centimetro
"No, ma fidati che vale pana tentare…"
Quasi con paura Irene si avvicinò ai candelabri per ispezionarli. Passò una mano lungo l'asta, a seguire le volute, poi presa da un'intuizione li sollevò a cercare se per caso qualcosa vi fosse stato nascosto sotto.
"Pesano un sacco..."
Ma sotto non c'era niente e neppure tastando con cura Irene vi trovò qualcosa, nessuna fessura, nessun bottone o compartimento segreto.
"Il tuo intuito ha fatto cilecca, Liza"
"Non è detto..."
Piazzando il giornale in mano a Irene, Liza sollevò la candela per guardare dentro all'asta del candelabro. Era vuota.
"Te l'ho detto, non c'è niente..." sbuffò Irene, ma l'altra stava sorridendo.
"Io non direi..." ridacchiò, sfilandosi il BiOcolo e lanciandoli a Irene.
Inserito, infatti, dentro alla candela, si trovava un astuccio in metallo nel quale se ne stava arrotolato strettissimo un foglio di carta, che Irene si trovò ad ammirare a bocca aperta.
"Come ho fatto a non pensarci prima?!"
"Perché ti ostinavi a voler vedere qualcosa con quegli occhiali, ma il meraviglioso cilindro in Rubeite è pensato apposta per schermare aggeggini come il BiOcolo…Ma…mancava lo stoppino..." spiegò Liza, guardando compiaciuta il volto sorpreso di Irene "piuttosto strano per una candela mai accesa..."
Irene in effetti aveva un'espressione da allocca in viso. Sbatteva le palpebre a ritmo innaturale, le sopracciglia aggrottate.
"Lodevole" si complimentò, asciutta. Ma sotto sotto, Irene era sinceramente ammirata; doveva ammetterlo: Liza era davvero…talentuosa. Le erano bastati pochi secondi per trovare quello che stavano cercando.
"Non per frenare il tuo entusiasmo, ma per sapere se abbiamo davvero fatto bingo dobbiamo estrarre questo maledetto foglio…per quanto ne sappiamo potremmo aver trovato solo un segretissimo elenco di password o nomi di amanti, cosa probabilissima a giudicare dalla nomea del buon Mr. Benderton … e non sarà facile toglierlo da qui dentro. Ho delle pinzette, ma non credo basteranno…questa mi sa tanto che è roba per te…"
Il fondo della candela era protetto da una specie di vetro su cui, per quanto minuscole, erano chiaramente visibili delle incisioni. Caratteri strani, almeno per Liza. Ma non per Irene.
"Un sigillo magico?" chiese conferma Liza.
"Già…Chissà come ha fatto a farlo…non mi risulta che Mr. Benderton fosse in possesso di doti particolari" assentì Irene "Ma è meglio se ce ne andiamo e proviamo a scioglierlo da un'altra parte." disse, nascondendo la candela incantata nella sua valigetta di legno intarsiata. Il suo tono si era fatto cupo, i gesti sbrigativi. "Non siamo più sole, temo"
"Come fai a…?" ma lo sguardo di Irene rendeva chiaro che quello decisamente non era il momento per le spiegazioni. "Questa villa è enorme.- disse Liza come a cercare nello sguardo della compagna una rassicurazione- Ci metteranno un'eternità a trovarci…"
Per tutta risposta, Irene le aveva lanciato un oggetto sferico, mentre con la destra brandiva il candelabro come una lancia, sussurrando parole che stavano rendendo a occhio nudo rovente la punta dell'asta- con orrore di Liza, che vedeva il metallo di una così bella opera d'arte fondersi.
Ma negli occhi di ghiaccio di Irene ribolliva un odio più incandescente dell'oro fuso, mentre gettava occhiate guardinghe su ogni superficie, porta, soffitto e muro.
"mi è bastato un secondo per capirlo. Lo hanno manomesso. Il sigillo. O almeno ci hanno provato"
"Cosa?"
"La sequenza runica…qualcuno ha provato a riscriverla senza successo."
"E quindi?"
"…Vi stavamo aspettando tutto il tempo" sussurrò una voce alle loro spalle, proveniente dal camino. Le ragazze trasalirono, scattando di colpo, giusto in tempo per vedere un cerchio fitto fitto di simboli illuminarsi all’improvviso dal fondo dell'apertura della canna fumaria, dalla quale improvvisamente si materializzarono alcune figure. Al centro, un signore un po’ brizzolato, impettito e compunto nella sua marsina color tabacco, che aveva l’aria di un maggiorente di stato; era accompagnato da una decina di scagnozzi in divisa nera dal viso coperto, armati di fucili dal modello sperimentale non facile a identificarsi, ma decisamente poco amichevoli.
"MacGregor! Le Truppe Volontarie di Holstein!” urlò Liza appena lo riconobbe.
"Assassino!"  sibilò Irene scagliando il candelabro d'oro contro il sigillo di teletrasporto con tutta la forza che aveva in corpo.
Che cosa ci faceva proprio lui, lì?
"Che accoglienza… E io che ero venuto qui proprio per assistere con gioia a questo momento! Certo speravamo di cogliervi sul fatto dopo la avvenuta decifrazione del codice, ma" sussurrò l'uomo davanti a loro, sfoggiando il ghigno che entrambe avevano imparato a conoscere e temere “non posso permettere che ve ne andiate via così presto”.
Con stizza il Conte MacGregor posò gli occhi sul cerchio magico trafitto dall’asta d'oro perdere velocemente luminosità e disattivarsi. "Ci vuole parecchia forza magica per attivare un così bel portale, sapete? - osservò con disappunto- Lo aggiungerò alla lista di ciò che dovrò farvi pagare". "Abbiamo trovato i due ratti" comunicò in tono minaccioso a un microfono a bottone appuntato al proprio pastrano. "Sono decisamente cascati, o meglio, cascate nella nostra trappola!"
Le due ragazze impiegarono in secondo a capire quello che stava succedendo. Quindi quella che avevano in mano era davvero la mappa.
"Scappiamo!" urlarono all'uniscono dirigendosi all'enorme finestra semi socchiusa del salone.
“Bloccatele! – urlò MacGregor ai propri sottoposti- E voi, sudicie piccole ladre, datemi la mappa e avrete salva la vita!”
“Affinchè tu consegni il Gioiello alla famiglia Holst? MAI!” replicò Irene.
Un proiettile sparato da MacGregor mancò di poco Liza, mentre un altro, entrato dalla finestra una frazione dopo che Irene l'ebbe spalancata, si andò a conficcare nella sua borsa, che la ragazza teneva sollevata a mo' di scudo. Narcotici. Il resto della gragnuola di colpi si era infranta contro una cortina di oro fuso che aveva schermato le ragazze nel loro scatto verso la finestra.
“In occasioni come queste adoro che tu sia una Alkymista!” sclamò Liza trasalendo. Arrivate alla finestra, lo spettacolo che si parava loro di fronte e tutto meno che consolante. Erano al 5° piano di una Villa al centro di Oxhord Street, la capitale del Principato di Bretannia. Svariate pattuglie di Scotland Yard avevano circondato la cancellata e, da quello che le ragazze potevano dedurre, tenevano sotto tiro finestre e portoni.
"Illuse! Non penserete di cavarvela così?" urlò loro dietro MacGregor, digrignando i denti, a ogni falcata sempre più vicino a loro. Gli incantesimi di Irene, che trasfigurava gli oggetti della stanza a ritmo serrato pur di rallentarlo, non sembravano sufficienti.
"Cazzo" si lasciò sfuggire la ragazza quella vista, interrompendo la raffica parole in lingue antichissime e dimenticate che stava recitando. Magie di ogni sorta per difenderle da quell’uomo che sono in apparenza sembrava disarmato.
Si erano fatte fregare come delle stupide.
Come potevano salvarsi adesso? La mente di Irene ideava e smontava piani al ritmo delle sillabe che pronunciava. Prendere ostaggi? Fosse stato facile…Aveva strumenti utili? Incantesimi? Dovevano scappare…
"Liza, sarebbe ora di usare l'oggetto che ti ho dato" le suggerì Irene. Quella annuì.
"Be', in effetti pensavamo proprio di svignarcela" gridò Liza in direzione del Conte MacGregor, lanciando per aria la sfera di metallo fornitale da Irene; improvvisamente del fumo di colore nero, spesso e denso, cominciò ad uscire da quella, invadendo la stanza.
"Maledette! Quella col vestito blu ha la mappa! Prendetela!”
Irene intanto aveva ripreso a biascicare cose incomprensibili. Lanciò addosso a Liza un telo urlandole solo "Indossalo e lanciati giù"
"Cosa? Siamo al 5° piano"
"Fallo e basta!" ma non ebbe il tempo di trovare la forza per buttarsi che Irene la trascinò giù con sé.
Liza chiuse gli occhi preparandosi a un impatto devastante, ma si trovò a fluttuare nell'aria come a rallentatore atterrando con un rimbalzo, il telo che Irene le aveva messo indosso svolazzava attorno alle loro caviglie. I colpi che dalla finestra e dalle cancellate erano diretti a loro sembravano mancarle tutti.
“Invisibilità – volo – protezione” snocciolò Irene a mo’ di spiegazione.
Boccheggiava, le sue parole un flebile sussurro, ma le fece segno di cominciare a correre. Liza la prese per mano, trascinandola, mentre la ragazza attaccava con una nuova lingua che lei non aveva mai sentito. Tirò parecchi accidenti agli stramaledetti vestiti che impedivano loro i movimenti. E a cui Irene stava magicamente cambiato colore di secondo in secondo.
Perché avevano dovuto infiltrarsi anziché agire di soppiatto? In preda alla rabbia, quasi non si accorse di correre alla cieca per il parco…
"Dove vai? Di là…" le fece segno Irene, indicando un punto sguarnito di poliziotti lungo la cancellata sud.
“S…scusa”
Ma Irene era al limite.
“Non credo di farcela ancora per molto…”
“Forza!” la incitò Liza, dandole la spalla per aiutarla a correre.
Liza non avrebbe saputo spiegare nel dettaglio cosa Irene stesse facendo esattamente con ogni suo gesto o parola, non ci capiva nulla di Occulto, lei; comprendeva solo che Irene si stava impegnando più che al 100% per salvare entrambe da quel grande casino. Lo avvertiva nello spasmo alle mani, nel tremito alle gambe, nella voce sempre più strozzata. Non la aveva mai vista così provata.
"Che cos'è questa, Magia, Alkymia o Tecnologia?"
"Tutto…Ahrg!" sibilò Irene, incapace oramai di nascondere un'espressione di dolore in viso.
Ci mise qualche secondo, Liza, a comprendere che non si trattava solo della fatica fisica e mentale, ma che una catena d'oro bollente, fatta di quello stesso materiale un tempo appartenuto al candelabro, l'aveva agguantata per il piede, stringendola e ustionandola. Il mantello che la stessa Irene indossava, pensato per garantire loro l'invisibilità, le scivolò dalla testa, mentre la ragazza si contorceva dal dolore. Dall'altro capo della catena, MacGregor guardava con giubilo le ragazze che giudicava ormai senza scampo.
Ma i movimenti dell'uomo e della gente attorno a loro si erano improvvisamente fatti lenti, troppo lenti. Irene aveva attivato un incantesimo del tempo. Uno di quelli che barattano la tua vita in cambio di qualche secondo in più. Degli strani, bizzarri trucchetti e illogiche facoltà di cui Irene sapeva fare uso, quella roba lì -  Liza, che pure non ci capiva niente di magia, lo aveva imparato- era tra le ultime risorse di un qualunque mago. L’Asso nella manica, come la potenziale condanna a morte, a cui ricorrere solo in casi veramente disperati.
"Irene! Cosa posso fare?"
"Scappa…" le disse quella, porgendole la propria valigetta e uno strano oggetto oblungo, una bacchetta che sembrava di vetro, nella quale fluttuava una nebbiolina verde brillante. "Tu potrai aprirla"
"Ma Irene!"
"Non posso più camminare! Trova gli Schleiber, spezza questo e andrai dal Signor Melchor…con lui…insieme ce la farete"
"Io non ti lascio!"
"Decifratelo…fallo per me…quel TelPort vale per uno solo…va'…ORA! La mappa non deve finire in mano a MacGregor!"
“Io non posso…”
Ma in quei pochi minuti, Liza lo percepiva chiaramente, Irene doveva essersi già bruciata quasi dieci anni di vita…
“Va’ o sarà stato tutto inutile…”
Lasciando la mano di Irene, con la morte nel cuore e gli occhi pieni di lacrime mentre prendeva la valigetta per scappare, Liza riprese a correre. Veloce, sempre più veloce, intimandosi di non tornare indietro né voltarsi.
Intanto, il tempo aveva ricominciato a scorrere al suo normale ritmo. Lentamente, anche se Irene non aveva dato ordine di farlo. L'Orotempo nella sua mano, un oggetto a forma di cipolla da taschino ma con clessidre colorate intrecciate ad ingranaggi al posto delle lancette, era ancora aperto, ma qualcosa, qualcosa di potente, stava contrastando quella magia antichissima. Evidentemente non era l’unica a possedere un Manufatto delle Forze Ancestrali.
MacGregor, sicuramente.
“Che tu sia maledetto…”
L'Orotempo si chiuse da solo e Irene sentì la vita tornare a scorrere in avanti…
Perciò vide tutto. Sentì tutto.
Il proiettile anestetico che la colpiva a un fianco.
Liza che le gettava un’ultima occhiata, probabilmente accorgendosi del cambio nel flusso del tempo…
Il cerchio del teletrasporto che si attivava a mezz'aria, in fronte a Liza…
Liza che non riusciva a passare, ostacolata da qualcosa…
Liza a terra come lei…
Un’auto con la bandiera della famiglia Holst sul cruscotto nella quale veniva fatta entrare a forza.
E, appena prima di perdere conoscenza, la consapevolezza che avevano fallito. Nessuna delle due avrebbe ottenuto la vendetta che desiderava. Nessuna delle morti accadute per permettere loro di recuperare quella pietra avrebbe più avuto senso.
L’Orotempo indicava che, per la precisione, le erano stati sottratti 11 anni e 5 mesi di vita. Era un peccato che quell’aggeggino non indicasse anche quando tempo ancora le rimanesse.
Un po' le veniva da ridere.
Forse, oltre a qualche pezzo di anima, l’Orotempo si era portato via un briciolo della sua sanità mentale.
Non che si illudesse di poter mantenere a lungo nessuna delle due: non osava pensare a quali torture sarebbero state sottoposte lei e Liza pur di farle parlare da quel momento in avanti.
"L'avevo detto io che qualcuno doveva restare a fare il palo."

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...qualcuno nella sezione Fanfiction mi ucciderà perchè là ci sono alcune storie che marciscono nell'attesa che le porti avanti...e io mi permetto di pubblicare la prima original. AHI.
...questa cosa in realtà è nata nella mia mente prima e dalla mia penna poi, in verità, un paio di anni fa...poi, ecco, a furia di ritocchi è uscita una trama vera e propria. Circa. Nel senso che parecchi dettagli andrebbero decisi, ma mi azzardo a dire che potrebbe essere una cosa promettente. Ora, dopo una lettura in seguto alla quale ho deciso que questa cosa può essere meno pattume di quanto temessi, mi sono decisa a pubblicare questa parte...
...fatemi sapere se in effetti è roba buona per il bidone del compost o se potrebbe vagamente essere degna di una prosecuzione.
Perchè io chi siano Irene Andaleijev e Liza (O' Brian - uh, spoiler!) ce l'avrei anche in mente...non so se a VOI può interessare...
Aspetto di saperlo. Cia' <3
 
  
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