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Autore: lmpaoli94    28/05/2019    0 recensioni
Emanuele, ragazzo tranquillo, serio, tutto lavoro e casa che perde la testa per Elisa, ragazza introversa che pensa solo a divertirsi e non pensa minimamente al lavoro.
Quando quest’ultima decide di non lavorare più in un ristorante e soprattutto con il suo collega Emanuele, il giovane ragazzo se ne fa una ragione mettendosi l’anima in pace senza mai più pensare a lei e a tutti i momenti trascorsi in cui in ogni istante non faceva altro che corteggiarla ma senza successo.
Gli anni passano e il giovane ragazzo che di mestiere ha sempre fatto il cameriere, sposa la sua fidanzata storica dopo dieci anni di fidanzamento.
Tutto sembra andare per il meglio per Emanuele, ma quando sua moglie rimane incinta e partorisce una bambina, la povera donna muore tra le braccia dell’uomo.
Emanuele riesce a superare il trauma grazie a sua figlia, vivendo felici loro due da soli.
Ma il primo giorno di scuola elementare della bambina, Emanuele non poteva mai credere di ritrovare colei che gli ha fatto veramente battere il cuore, sconvolgendo ancora una volta la vita del giovane ragazzo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da quando aveva rivisto Elisa, Emanuele non si sentiva più sé stesso.
Ricordarsi di quella giovane ragazzina di cui si era infatuato lo destabilizzava molto.
“No, non posso più pensare a lei. Adesso ho una figlia a cui badare dopo che mia moglie… Perché ci penso? Perché non riesco a pensare a qualcos’altro? Odio ritrovarmi in questa situazione.”
< Ema, che ti succede? > gli domandò Gianni ridestandolo dai suoi pensieri.
< Lo sai chi ho visto stamattina quando ho portato mia figlia a scuola? Elisa. Ti ricordi dell’aiuto cuoca che non aveva voglia di fare niente? >
< Elisa? Davvero? Questa sì che è stata una bella sorpresa per te! Come l’hai trovata? È cambiata molto? >
< No, neanche un po’… >
< E dimmi, che cosa fa’? ha accompagnato suo figlio o figlia nella nuova scuola? >
< Veramente è riuscita a coronare il suo sogno d’insegnate. >
< Alla fine ce l’ha fatta! Brava, sono contenta per lei. >
< Anch’io lo so > rispose Emanuele con tono indifferente.
< Ema, sei sicuro che vada tutto bene? >
< Sì. Scusami, ma ho bisogno di stare un po’ da solo. >
< Ma tra poco inizierà il servizio del pranzo! >
< Ti prometto che non scomparirò e che per mezzogiorno sarò operativo. >
< D’accordo > disse Gianni guardando il suo dipendente accomodarsi fuori dal ristorante e fumare una sigaretta.
< Gianni, credi che sta pensando a lei? > domandò Monica, la mamma di Gianni.
< E a chi sennò? Da quando ha perso la moglie, la sua vita è cambiata profondamente… Tutto sembrava andare per il meglio dopo che ha deciso di tenere quella bambina e crescerla come meglio poté. Ma adesso che ha rivisto Elisa, la sua vita è cambiata ancora una volta. Spero che non si deprimi come ha fatto dieci anni fa’. >
< A quel tempo era fidanzato. Ma adesso non ha nessuno che possa stargli accanto a parte sua figlia. >
< Non deve innamorarsi come un tempo, altrimenti il suo cuore soffrirà per l’ennesima volta. >
< Vuoi che ci parli io? >
< No. Teniamolo solo d’occhio sperando che non faccia sciocchezze. >
 
 
Una volta finito il servizio del pranzo, Emanuele tornò subito a casa per sapere com’era andato il suo primo giorno di scuola.
< Papà! Finalmente sei tornato! > gridò Azzurra raggiante di gioia abbracciando suo padre.
< Ehi, piccolina! Mi aspettavi con tanta impazienza? >
< Certo che sì. Devo raccontarti un sacco di cose. >
< Molto bene. Dove si trova tua zia? Ti è venuto a prendere oggi, vero? >
< No, è venuta la nonna. >
< Come mai? >
< Perché Zia Barbara non poteva > replicò la mamma di Emanuele.
< Ciao mamma, come stai? > domandò l’uomo dandogli un bacio sulla guancia.
< Molto bene. Quando ti deciderai a venire a pranzare con me e tuo padre invece di stare relegato con tua figlia in questo piccolo appartamento? >
< Mamma, lo sai che sono sempre impegnato. >
< Ma questo non ti da’ il diritto di scomparire come sai fare solo tu… Stai bene? Mangi a dovere? Hai la faccia sciupata. >
< Sono solo stanco, non preoccuparti. Com’è andato il primo giorno di Azzurra a scuola? L’insegnante ti ha detto qualcosa? >
< Ha detto che è la ragazza più dolce della classe con il suo sguardo innocente e la voglia d’imparare. >
“Brava Azzurra. Hai fatto colpo su Elisa.”
< Bene, sono molto contento. Grazie per esserla andata a prendere. >
< Prego. Quando ci rivediamo noi due? >
< Il mio giorno di riposo è lunedì, mamma. Ti prometto che io e Azzurra verremo a pranzo da te. >
< Ok, ci conto va bene? >
< Sì. Lo prometto. >
< Bravo… Ciao piccolina. >
< Ciao, nonna. A presto > rispose la bambina salutando la donna prima di ritrovarsi da sola con suo padre.
< Allora, che mi racconti del primo giorno di scuola? >
< La maestra è magnifica e anche i miei compagni sono molto amichevoli. Soprattutto Roberto, il mio compagno di banco. >
< E che cosa avete fatto? >
< Ci siamo conosciuti un po’. >
< Che cosa hai raccontato di te? >
< Niente di particolare. Ho solo detto che abito da sola con mio padre dopo che la mamma non c’è mai stata. >
Sentendo la risposta della figlia, Emanuele divenne scuro in volto.
< Hai detto della mamma? >
< Sì. Infatti dopo i compagni e la maestra non facevano altro che guardarmi con occhi pieni di dispiacere… Secondo te ho detto qualcosa di spiacevole, papà? >
Ma l’uomo non rispose, limitandosi a lasciare solo la figlia per rinchiudersi momentaneamente in bagno.
“Francesca, se tu ci fossi anche tu qui con noi… sarebbe tutto diverso…”
< Papà, che succede? Stai male? >
< No, Azzurra. Tutto bene. Vengo subito > rispose l’uomo aprendo la porta del bagno.
< Sei corso in bagno improvvisamente. Sei sicuro che vada tutto bene? >
< Sì. Dovevo prendere questo > replicò Emanuele prendendo un paio di forbici.
< E a cosa ti servono? >
< Devo rimetterle apposto > mentì l’uomo senza mai aver specificato le sue intenzioni.
< Comunque, tornando a noi, dopo hanno smesso di fissarmi quando ho finito di raccontare la storia… >
< E la maestra non ti ha detto niente? >
< Voleva farlo alla fine dell’ora, ma poi è arrivata la nonna. >
< Capisco. >
“Meglio così… Ma sono sicuro che Elisa si sarà fatta un sacco di domande su Azzurra e su di me…”
< Adesso che cosa facciamo? >
< Vuoi giocare un po’ con le tue bambole? >
< Sììì. È da molto che non li tocco. >
< Allora cosa aspetti? Giochiamo un po’ assieme. Dopo devo tornare al lavoro. >
< Te ne devi proprio andare? >
< Sì, tesoro. Altrimenti come facciamo a vivere? >
< Magari anche te potresti tornare a scuola come ha fatto la mia maestra. Sono sicuro che ti divertirai come lei. >
< Ehi, non è così semplice Azzurra. Lei o fa’ per lavoro, mentre io… >
Nel ripensare a Elisa, Emanuele distolse lo sguardo da sua figlia.
< Non ci pensiamo più, ok? Adesso sei tutta per me ed è questo che conta. >
< OK. Vado a prendere le mie bambole preferite. >
 
 
Quando Emanuele sentì suonare la sveglia mattutina delle sette e mezzo, fece molta fatica ad alzarsi.
“Anche oggi inizia una nuova giornata noiosa.”
Non ne voleva sapere di muoversi.
Avrebbe poltrito a letto tutto il giorno come un adolescente che la sera prima era andato a dormire sbronzo.
Ma quegli anni per lui erano finiti da molto tempo.
Adesso doveva pensare a sua figlia e alla sua istruzione.
< Azzurra, è ora di alzarsi > fece l’uomo bussando alla porta della sua camera con tono assonnato.
Ma niente, la bambina non rispose.
< Azzurra, mi hai sentito? Alzati altrimenti faremo tardi. >
Ma quando Emanuele si decise ad aprire, vide che sua figlia era già pronta per uscire.
< Buongiorno, papà > rispose Azzurra con tono raggiante.
< Ma cosa stai facendo? >
< Non vedi? Sono pronta per andare a scuola! E come se non bastasse mi sono scaldata il latte da sola e ho fatto colazione. >
Emanuele non riusciva a credere alle parole della bambina.
< Ma a che ora ti sei alzata? > domandò sorpreso l’uomo.
< Circa una mezzoretta fa’. Non avevo più sonno e quindi ho deciso di prepararmi. Ho fatto male? >
< No… certo che no… E’ solo che sono allibito. >
< Volevi forse fare colazione assieme a me? Scusami, non c’ho pensato. >
< Non ti preoccupare. Hai fatto bene… Ti sei lavata i denti? >
< No, ci stavo giusto andando ora prima che tu bussassi alla mia camera. >
< Allora vai. Tra poco usciremo. >
< E tu quando farai colazione? >
< La farò al bar vicino alla scuola. >
< Sììì. Così potrò prendere le barrette di cioccolato che mi piacciono tanto! >
< Non se ne parla nemmeno. Ti cariano i denti. >
< Ma è più di un mese che non li mangio. Ti prego, papino. Ci tengo molto > replicò Azzurra facendo lo sguardo dolce.
< Adesso vediamo, ok? >
< Sììì. Grazie. Vado a prepararmi in un lampo! >
< Vedi di non sporcare il bagno, ok? >
< No, tranquillo. Farò la brava bambina come mio solito. >
 
 
Appena Emanuele entrò al bar vicino la scuola insieme alla sua bambina, quest’ultima si recò al banco del bar per prendere le sue barrette preferite.
< Azzurra, ti ho forse dato il permesso? >
< Daiii! >
< Non fare i capricci. Lo sai che non lo sopporto. Orami sei grande per queste cose. >
Ma nel dire ciò, Emanuele sapeva benissimo che non era così.
A causa della mancanza della madre però, la piccolina era dovuta crescere molto in fretta.
< Farò la brava, promesso. Ma posso prenderle? >
< Ok, per questa volta va bene. Ma la prossima… >
< Grazie papino! > gridò la bambina abbracciando suo padre mentre tutti i clienti si erano girati di scatto a guardarli stupiti.
< Azzurra, ma cosa urli? >
< Sono felice! Non dovevo abbracciarti? >
< No. È solo che… lasciamo perdere. Posso adesso prendere il caffè in pace? >
< Puoi prendere quello che vuoi. Io sarò là in fondo a leggere il giornale. >
< Cosa? Tu che leggi il giornale? Da quando in qua? >
< Me l’ha insegnato nonno Moreno. E devo dire che ci sono un sacco di cose interessanti. >
“Questa poi. Mio padre che legge il giornale insieme ad Azzurra. È proprio vero che la pensione può cambiarti.”
Ma nel mentre Emanuele stava consumando il suo caffè con la sua treccia al cioccolato, si sentì toccare dietro la schiena.
< Non dirmi che vuoi un’altra barretta. Ti fanno male. >
Appena Emanuele si girò, sbiancò di colpo nel vedere che non si trattava di Azzurra.
< Elisa… Credevo che tu… >
< Scusa, Emanuele. Non volevo spaventarti. >
< No, tranquilla > replicò l’uomo smorzando un sorriso < Come stai? >
< Io molto bene. Tua figlia è davvero brava, intelligente e dolcissima. Ma tu… Mi dispiace per tua moglie. Non l’ho mai saputo. Io… >
< Lascia perdere. Ormai ho superato il trauma da molti anni. >
< Hai cresciuto una bambina tutto da solo? Non deve essere stato facile per te… >
< Scusa, ma non avrei voglia di parlarne. E poi Azzurra deve andare a scuola, altrimenti rischia di fare tardi. >
< Se vuoi posso portarcela io. Tanto è qui a pochi passi. >
< Non so… >
< Sì, papà! Fammi andare con la maestra! > gridò la bambina con le guance sporche di cioccolata.
< Azzurra, ma come ti sei conciata? Vieni qui > fece l’uomo prendendo un fazzoletto per ripulirla < E poi smettila di gridare. Non sei a casa tua. >
< Non è colpa mia se ho la voce così forte. >
< Lo so, però ti dovresti un po’ controllare. >
< Va bene. Scusa. >
Nel mentre padre e figlia stavano parlando tra di loro, Elisa non poté trattenersi dal ridere.
< Siete davvero una bella coppia. >
< E lei è bellissima come ieri, professoressa. >
< Ma Azzurra! >
< Ti ringrazio. Sei molto carina… Vorresti essere accompagnata da me fino a scuola? Così lasciamo andare tuo padre al lavoro. >
< Certo che sì! Posso, papà? >
< Sì, nessun problema. >
< Grazie! Oggi vieni e prendermi tu? >
< Sì. Tanto esco prima dal lavoro. >
< Perfetto. Dove possiamo andare oggi pomeriggio? >
< Vediamo, ok? Prima pensa ad andare a scuola. Elisa non può aspettare qui tutto il giorno. >
< Sì, hai ragione… Andiamo? >
< Aspetta un attimo… Ema, se vuoi un po’ parlare io e te da solo potremmo ritrovarci un pomeriggio a prendere un caffè insieme. >
< Devo vedere come sono messo con il lavoro… Però mi farebbe molto piacere. >
< Splendido. Mi fai sapere tu? >
< Sì. Quando oggi vengo a prendere Azzurra ti do la conferma. >
< Splendido. Andiamo Azzurra? Saluta papà. >
< Ciao, papà. Buona giornata. >
< Altrettanto, tesoro mio > replicò l’uomo dandogli un bacio < Grazie mille, Elisa. >
< Figurati. Lo faccio con piacere > disse infine la donna prima di uscire dal bar e lasciare Emanuele in preda a pensieri passati quando non si erano mai più rivisti.
   
 
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