Fanfic su artisti musicali > Elton John
Segui la storia  |       
Autore: Evola Who    29/05/2019    1 recensioni
Se c’era una cosa che Abby Stiller poteva dire di conoscere molto bene, era la pazienza...
“Sì!” Si sfogò per qualche istante: “Volevo vedere Bennie And The Jets! Volevo vedere lei, con i suoi stivali elettrici ed il completo di mohair!”
“Sì… l’ho presente” rispose il ragazzo. “L’ho vista in una rivista.”
“Oooooh… Bennie And The Jets.”
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Allora, Elton, tu non sei uno che invita facilmente le persone ai propri concerti. Dico bene?”

“Beh, in effetti no. Sono un tipo abbastanza timido. Ma sto cercando di superare questo problema.”

“Soprattutto, essere meno tipo timido con le ragazze?”

Abby lo fissò con aria divertita, mentre Elton voltò la testa dall’altra parte con aria nervosa.
“Beh, li è molto più difficile. Non sono mai stato affatto bravo con le ragazze...”

“Beh, se ti consola, nemmeno io.

Elton girò la testa di scatto, sorpreso da quell'affermazione. Abby lo fissò con aria divertita, per poi mettesi a ridere.

A quel punto, il ragazzo comprese che lei stava scherzando e si fece contagiare dalla sua risata, anche se in maniera un po' incerta.
 

***

 
“Quindi hai detto che sei un musicista e un cantante. Giusto?” domandò Abby, incuriosita.

I due stavano camminando insieme lungo il marciapiede, ormai vicini alle zone turistiche e commerciali del quartiere. Il sole, ormai, stava tramontando alle loro spalle, mentre il cielo cominciava ad assumere delle tinte tendenti al blu scuro.

“Sì. Canto ma, soprattutto, suono fin da piccolisimo. E non ho mai smesso da allora” rispose lui, ridacchiando.

Abby sorrise insieme a lui.

“E che genere suoni?”

"Rock'n'roll, ovviamente. E che altro, altrimenti?”

“Allora, sei un chitarrista, un bassista o un batterista?”

“Beh… veramente...” rispose Elton, un po’ titubante, spingendosgi in su gli occhiali che gli erano scivolati sul naso “Sono un pianista.”

La ragazza si fermò di colpo e lui insieme a lei.

“Quindi, tu suoni il pianoforte?” domandò secca Abby.

“Sì. Praticamene da sempre, come ho già detto.”

“Ma suoni il Rock'n'roll.

“Certo. Insomma, chi non ama il rock?”

“Muuuh… Oh! Hai sentito?”

Elton restò confuso da quella domanda, perché era più che certo di non aver sentito nulla.

“Che cosa dovrei aver sentito?”

Abby si guardò intorno, notò che nei pressi c'era una cabina telefonica – stranamente, priva della porta -  e la raggiunse a passo svelto; una volta lì, prese la cornetta del telefono e, senza comporre un numero o senza inserire una moneta, iniziò a parlare a voce alta: “Sììììì pronto?”

Elton la fissò confuso, poi le si avvicinò.

“Ha-ah. Certo, certo, lo farò. Grazie!”
riappese la cornetta, lo raggiunse e, con aria strafottente, iniziò a dire: “Sai, hanno appena chiamato gli anni ’50. Mi hanno detto che in America hanno già il loro ‘pianista rock’, ovvero Jerry Lee Lewis. E, pensa, mi hanno detto che si è dato pure al country.”

Lei lo fissò con un sorriso cinico e con le mani in tasca. Il musicista ridacchio e se ne stette qualche secondo a testa bassa, per poi rispondere:” Okay, questo è divertente. Lo ammetto. Però, Jerry Lee Lewis non è certo l’unico a suonare il rock con il piano e, ad essere sinceri, nemmeno il più bravo.”

Riprese a camminare, ostentando una certa sicurezza, e la ragazza si affrettò a seguirlo, chiedendo: “Ad esempio?”

“Beh, Fast Domino, Little Richard, Elvis Preplsy, Liberace” elencò lui, con un'alzata di spalle.

Liberace?” iniziò a ridere lei, incredula “Lui non è Rock! È un pianista pop, con abiti stravaganti con tanto di mantello, per intrattenere il pubblico ricco e annoiato di Las Vegas.”

“Beh, però è un pianista di musica pop e non un pianista di jazz o di musica classica.”

“Sì, ma il punto è che, secondo me, un pianista rock oggi non funzionerebbe come vent’anni fa.”

Questa volta, fu Elton ad fermarsi di colpo, con aria interdetta ma decisa, fissando la schiena di Abby, che dopo un attimo si fermò a sua volta e si volse a guardarlo.

“Quindi, tu credi che un ‘piano-rock’ non funzionerebbe come ha già funzionato in passato?”

“Sì, credo di sì.”

“E perché?”

Lei lo fissò e, per la prima volta, notò l’aria decisa e autoritaria del ragazzo. Era propri come se, tutta la timidezza e l'insicurezza di prima, fossero magicamente scomparse. E questa scoperta la lasciò particolarmente stupita.

Pensò attentamente a che cosa rispondere, finché non si decise a dire: “Perché oggi la produzione musicale è diventata più elettrica e sperimentale.”

Elton, stupito da quella spiegazione, continuò ad ascoltarla.

“Vedi, vent’anni fa la musica rock era appena nata e, quindi, anche la cosa più semplice, come un assolo leggermente elaborato, era pura innovazione. Oggi, invece, grazie alla sala di registrazione possiamo fare mille esperimenti sonori. Tipo ridoppiare un riff o un assolo, rendere elettrico un suono che non lo è... in pratica, tutto quello che hanno fatto e sperimentato i Beatles durante la loro carriera.”

“Perciò, secondo te, un pianoforte non può essere ‘sperimentato’ come una chitarra, o un basso o qualsiasi altro strumento, semplicemente perché i Beatles non lo hanno usato?”

“No. Secondo me non funzionerebbe.

Elton sollevò le sopracciglia con aria incredula.

“Già il piano è uno strumento abbastanza facile da suonare, con una melodia ed un suono molto semplice. Quindi, è un po’ più difficile creare o sperimentare qualcosa di nuovo. Con una tastiera od un sintetizzatore è già possibile ma, con un piano, direi proprio di no.”

Abby si mise a braccia conserte, convinta delle sue parole, e entrambi volarono sguardi di pura sfida.

“E se ti dicessi che ti sbagli?” chiese Elton, sicuro di sé. “Se ti dicessi che anche un pianoforte classico può essere sperimentato al suo massimo? E che, in più, può risultare rock ancora oggi?”

I due ragazzi si guardarono con interesse e con aria di sfida, aspettando chi, tra loro, avrebbe ceduto per primo.

“Non mi credi?”

“Diciamo che sono un po’ scettica.”

“Allora, scommettiamo?”

Abby, incuriosita da quelle parole, rispose: “Scommettiamo che cosa?”

“Questo: hai detto che volevi sentirmi suonare, giusto? Perciò, se mi senti suonare e cantare, e se ti piace quello che faccio, dovrai ammettere che io avevo ragione e, in più, dovrai farmi pubblicità per ogni spettacolo che farò in città. E, ovviamente, tu dovrai sempre assistere.” E, questa volta, si mise a braccia conserte e con aria già gongolante in volto.

Abby fece un mezzo ghigno cinico per quelle parole ma, non sapendo se stesse parlando sul serio o meno, decise di restare al gioco.

“Okay.” rispose “Ma… se vincessi io ed il tuo concerto non mi piacerà?”

“Allora, vuole dire che io avevo torto, ammetterò la sconfitta, ti darò ragione e… ti offrirò qualcosa da bere per il disturbo. Va bene?”

Abby lo fissò con interesse, per poi accettare la condizione: “Okay. Ci sto.”

I due si strinsero la mano, come segno ufficiale della loro scommessa, fissandosi con decisione e sinceramente convinti di avere la vittoria in pugno.
 

***

 
Arrivarono al locale che il cielo era ormai scuro e le stelle brillavano sopra di loro. Era un normalissimo pub, senza infamia e senza lode. Non avevano ancora aperto la porta del locale che riecheggiò una voce: “Finalmente!”

Davanti a loro si parò un altro ragazzo, che disse, con tono paziente: “Eccoti, finalmente!” fissando Elton.

Abby si sentì messa da parte, ma se ne curò. Anzi, in questo modo, poté fissarlo meglio: anche questo ragazzo sembrava più grande di lei di qualche anno, era più alto di Elton e portava i scuri un po' lunghi, al punto che gli cadevano sul collo; era vestito in maniera casual.

“Stasera c’è più gente del solito, hanno voglia di ascoltare un po’ di buona musica e tu non sei ancora pronto!” Non lo disse con tono arrabbiato o impaziente, ma con tono calmo, sebbene il suo viso nascondesse un'espressione irritata.

“Calmati, Bernie, sono qui e la gente non mi sembra tanto impaziente di sentirmi” rispose il musicista, con aria tranqulla.

L’amico lo squadrò e il pianista alzò gli occhi al cielo, dicendo: “Ho capito, ho capito, vado a preparami, prima che il pubblico faccia una rivolta.” E rise divertito.

A quel punto, fu il ragazzo dai capelli scuri ad alzare gli occhi, scrollando la testa.

Abby trattenne a stento una ristata, divertita da quella scenetta.

Elton stava già andando via ma poi, ricordandosi all'ultimo minuto delle buone maniere, le si fermò accanto, dicendo con tono sbrigativo: “Oh! Questa è Abby. Abby lui è Bernie. Bene, ora vi conoscete”, per poi andarsene via di corsa, lasciandoli soli.

I due ragazzi, confusi per quella presentazione così frettolosa da parte del cantante, sì fissarono con un po' di nervosismo e di imbarazzo.

“Ciao…” iniziò a dire lei.

“Ciao… Abby.”

Calò di nuovo il silenzio per un breve istante, finché lui non si decise a romperlo.

 “Quindi, sei un'amica di Elton?”

“Beh, in un certo senso…”

Raccontò brevemente del loro incontro accidentale, della loro chiacchierata, dell’invito al concerto e della loro scommessa.

Bernie ascoltò con attenzione, rimanendo stupefatto per quelle parole e, soprattutto, per l'atteggiamento decisamente insolito del suo amico.

“Quindi" ricapitolò, "lui ti ha invitato qui e ha addirittura fatto una scommessa con te?”
“Beh, non avevo niente da fare, e piuttosto che ritornare a casa… perché non andare ad un concerto di un cantante conosciuto, arrivandoci in compagnia dello stesso cantante?”

Lei iniziò a ridere, trasmettendo la risata anche Bernie.

“A dire il vero, in un primo momento, ho pensato che Elton mi stesse invitando ‘in quel senso’ ma… da come mi guardava, anzi, da come non mi guardava, ho capito che il suo era solo un invito innocente e basta.”

Bernie all’inizio non comprese ma, vedendo il sorriso sarcastico della ragazza, capì che lei stesse scherzando ed iniziò a ridere, dicendo: “Oh, sì! Già, Elton è un po’ timido.”

“Sì. Me ne sono accorta” rispose ironicamente Abby, ridendo di nuovo insieme a lui.

“È fatto così, quindi non te la devi prendere. Ma, se ti può consolare, Elton in questo momento non avrebbe neppure il tempo, per una relazione. È super concentrato sulla musica.”

“Sì, ho notato anche questo.”

Si fissarono ma, questa volta, con simpatia e complicità.

“Comunque, quale concerto hanno cancellato?”

“Bennie And The Jets.”

Lui spalancò gli occhi per la risposta, mentre Abby abbassò lo sguardo al pavimento, ancora irritata dal ricordo.

“Cavolo! Non ci posso credere! Hanno cancellato la loro prima data del tour.”

“Lo so…”

Bernie intuì il suo tono negativo ed amareggiato, così decise di cambiare velocemente argomento, constatando: “Allora, ecco spiegato perché oggi c’è più gente di ieri.”

A quel punto, Abby alzò la testa con interesse, guardandosi attorno.

Oltre a loro due – che erano ancora davanti alla porta - nel locare c'era una quindicina di persone di ogni etnia, tra i 17 ed i 30 anni. Qualcuno era al bancone a bere, altri erano seduti ai tavoli o in piedi a parlare tra di loro. E la gente stava ancora arrivando.
E, in fondo al locale, c'erano degli amplificatori, dei microfoni ed un pianoforte verticale, con un chitarrista, un bassista ed un batterista intenti a finire di sistemare e accordare i loro strumenti.

“Non sono qui per sentire Elton o per passare una bella serata al pub" continuò Bernie. "Ma come consolazione per non poter vedere Bennie And The Jets.”

“Ed è un male?” chiese Abby, guardandolo.

Il ragazzo ci rifletté qualche istante, per poi guardarla e rispondere: “No, niente affatto. Anzi, se apprezzeranno il concerto, potrebbe giocare al nostro favore…” Tacque, con aria meditabonda.

“Allora… tu sei solo un amico, o sei il suo manager o roba del genere?”

“Oh no, non sono il suo manager. Sono il suo paroliere.”

Abby fu abbasta confusa da quella risposta, ripetendo: “Il suo…cosa?”

“Il suo paroliere.”

Bernie raccontò di come si fosse incontrato con Elton, ossia tramite un annuncio, in cui si chiedeva la collaborazione di qualcuno che scrivesse testi che, poi, Elton avrebbe musicato. Così, si erano incontrati e, nel giro di un istante, era nata la loro amicizia e la loro collaborazione lavorativa.

“Perciò...” disse Abby, “lui non sa scrivere le sue canzoni?”

Era colpita da questa notizia. Di solito, i grandi musicisti non avevano bisogno di un paroliere per i loro testi.

Era convinta che, se uno fosse bravo a suonare ma non sapesse scrivere testi, aveva un talento a metà, gli mancava qualcosa.

“Non è che Elton non sappia scrivere le sue canzoni" rispose Bernie."

È solo che non è veloce a farlo. Io, al contrario, oltre che essere bravo con le parole sono anche veloce. E con i miei testi e con la sua musica riusciamo in pratica a comporre due o tre canzoni in meno di un’ora.” E terminò con un sorriso soddisfatto, incrociando le braccia.

Abby finse di essere impressionata per evitare discussioni – e, soprattutto, per non rischiare di offenderlo - ma, in realtà, quella rivelazione non la colpì particolarmente.

Anzi, dentro di sé, si sentì abbastanza dubbiosa. In fondo, si trovava in un pub, in cui a breve avrebbe suonato un ‘pianista rock’ che non scriveva nemmeno le sue canzoni.

Una parte di lei, però, si sentiva cinicamente soddisfatta, per la futura vittoria della loro scommessa. In pratica, era come se avesse già vinto.

Accettò l'invito di Bernie che volle offrirle qualcosa da bere –chiarendo subito che non beveva alcolici, ma accettò più che volentieri una Coca-Cola - e, dopo ancora qualche minuto di attesa, il concerto ebbe finalmente inizio.

I due amici si piazzarono in mezzo al pubblico, proprio davanti alla band, pronti ad ascoltare la musica. Sul palco salì un uomo –probabilmente, il proprietario del pub - che, dopo aver toccato il microfono per accertarsi che fosse accese, annunciò i nomi dei musicisti di supporto, per poi finire chiamando la vera star della serata: Elton John.
Abby fu decisamente incredula nello scoprire il nome completo del suo nuovo amico; ma, ancora più insolita del suo nome, trovò la scelta del suo abbigliamento.

Se, prima, il pianista aveva addosso un abbigliamento casual, che non lo distingueva da nessun altro, ora indossava una maglia blu elettrico con ricamate delle stelle in argento ed una salopette bianca con dei piccoli fiori blu cuciti sulle tre tasche del indumento. Anche gli occhiali erano cambiati.

Non aveva più gli occhiali da sole, ma un paio di occhiali da vista di un bianco acceso, con una linea blu sull'asticella. La cosa più incredibile, però, erano la sue scarpe.
Calzava, infatti, un paio di stivaloni con delle grosse zeppe, di colore argentato con delle stelle blu ricamate.

Dovette ammettere di essere rimasta veramente impressionata da quel look tanto eccentrico, ma lei voleva vedere la sostanza, sentirlo suonare, e non giudicare solo in base alle apparenze.

Elton si sedette al pianoforte, sorridendo e salutando il pubblico; prima di cominciare il concerto, però, scambiò un breve sguardo di complicità con Abby.

Lei lo fissò con un mezzo sorriso, quasi gli stesse dicendo: “Okay, bello. Ora fammi vedere quello che sai fare.”

Lui ricambiò lo sguardo con un sorriso, per poi concentrarsi sullo strumento. Dopo un momento, cominciò a cantare con un tono dolce, quasi a cappella: “Haaaa-remember when rock was young.” Iniziando a suonare il piano con delle melodie jazz “Me and Suzie had so much fun…” Continuò a cantare ed a suonare così.

“Olding hands and skimming stones…”

Abby non ne fu particolarmente impressionata: certo, doveva ammettere che aveva una bella voce, ma non era Rock, non era minimamente considerabile come Rock. Però, quel pianista aveva davvero una bella voce, questo era innegabile; e, notando l'espressione del pubblico, tutti i presenti stavano pensando la stessa identica cosa.

Ad un certo punto, Elton si fermò per qualche istante, smettendo di suonare e di cantare, per poi continuare con un ritmo veloce: “Had an old gold Chevy And a place of my own!”
 A quel punto, quasi di scatto, si alzò in piedi, urlando con un grande acuto e riprendendo a suonare il piano con molta più energia: But the biggest kick I ever got Was doing a thing alled the Crocodile Rock…"

Subito, il pubblico iniziò ad agitarsi, a esultare ed a saltare. Abby rimase a bocca aperta e con gli occhi spalancati per sorpresa. Non si aspettava quella scena ma, soprattutto, una reazione così energica da parte del pubblico.

L'entusiasmo generale aumentò ulteriormente quando Elton, scalciandolo via con il piede, buttò il sedile del piano dietro di sé, continuando a suonare stando in piedi, con un'energia a dir poco straordinaria, mentre cantava con tono potente: “Well Crocodile Rocking Is something shocking When your feet just can't keep still I never knew me a better time And I guess I never will...
il tutto accompagnato magistralmente dalla chitarra, dal basso e dalla batteria.

A quel punto, anche Abby si fece contagiare da tutta quella energia, battendo i piedi e muovendo la testa a ritmo, per poi cantare tutti in coro un: “La-la-la-la-la”, proprio come lo stava cantando in falsetto il cantante.
Dopo la fine di quella prima canzone, Elton iniziò a suonare una canzone ancora più rock e movimentata, urlando in coro con il pubblico il ritornello: “Saturday, Saturday, Saturday, Saturday, Saturday, Saturday night's alright!”
Ormai, ad Abby non importava più nulla della scommessa, del concerto annullato o di tutti i suoi problemi in generale.

Si stava godendo la serata, cantando a squarciagola, saltando in piedi e rimanendo sconvolta per l'immensa energia e la stravaganza di Elton, per come stava suonando e cantando.

Ammetteva di aver avuto torto ma, ora, se ne fregava vivamente. Si stava divertendo troppo.

---------------------------------------------------
Note:
Salve! 
Ecco la seconda parte (ma non l'utima) di questa
storia! Pubbliciata nel 29 maggio 2019.
Ovvero, il giorno di uscita in Italia del film
"Rocketman"! :D
E sapete che cosa vuol dire?
Che sì! Ho fallito del mio intento di
pubblicare questa storia completa,
nel giorno di usicta del film.
Ma... pazienza! 
Comuque, spero che questa
piccola storia vi sia piacuta,
che il film vi sia piacuto e sì.
La scena e il look di Elton mentre
canta, è la stessa di questa clip.

Perchè ho tanta fantansia...
(E poi, quella scena è davvero
bella, Taron Egerton canta da dio e,
ucciderei per quella magliette con
le stelline.)
Ma spero che questa storia
vi sia piacuta e ci vediamo
sabato, con l'utimo capitolo! ;)

Evola 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Elton John / Vai alla pagina dell'autore: Evola Who