Importa poco, in realtà, se le parole mi scorrono come fiume in piena nella testa prima di incontrare il tuo sguardo per poi arrestarsi con la stessa potenza, importa al nulla se quando udendo la tua voce qualcosa di assolutamente ignoto dentro di me si spezza in frantumi d'anima. 

Importa al vuoto se quando tastando i tuoi capelli il palpitare di quell'organo involontario diventa più assordate dei tamburi o degli strumenti di un'orchestra.

Il vociare delle genti scompare, la musica non è altro che sottofondo alla tua presenza e i pensieri perdono di significato, infastidendomi a tal punto da non poter ragionare con lucidità in un effetto di continua ebrezza dal non rendermi conto di non conoscere davvero la sobrietà, e dimentico, come fossero passati secoli, come fossi Io senza di te. 

Dimentico che non ero che un corpo morto, una parete che non lasciava passar sentimenti se non i più comuni e superficiali, ignaro della magia di quelli più profondi e cupi. 

Dubitavo dell'esistenza di un emozione che scatenasse tremolii e scariche, travolgente come un mare in bufera dai venti impetuosi che trascina dentro di sé navi maestose; a volte il mare calmo e dal cielo sereno, limpido da sembrar non reale e il sole che sorge e lascia in pace lo spirito tra carezze e sorrisi rubati, poi muta senza esitazione e non chiede perdono, strappa la luce per darla in pasto all'oscurita e le nubi annegano le speranze dando spazio alla solitudine e le insicurezze che come torrenziale pioggia affogano ogni briciolo di vitalità. 

Ebbene, seppur tutto ciò doni felicità che poi ruba in un batter di ciglia, tutt'ora mi chiedo se questo non sia che una perdita di tempo... attimi della mia gioventù che inconsciamente hai portato via ed io, nuovamente corpo morto, nient'altro che un gioco.