(col testo della canzone 'You Needed Me' dei Boyzone)
You
needed me...
Si
sedette per terra, di fronte a me.
Allungò
lentamente una mano.
I
suoi occhi, gonfi per le molte lacrime, non avevano perso quella luce e quella
dolcezza che non mi sarei mai stancato di fissare.
Posò
dolcemente la sua mano sulla mia guancia, e asciugò la lacrima che la stava
attraversando.
Sentii
un brivido lungo tutto il corpo. La sua pelle, soffice, a contatto con il mio
viso. Socchiusi gli occhi, lasciando scivolare giù altre lacrime e
abbandonandomi ai violenti singhiozzi che avevo invano tentato di trattenere.
Quando
riaprii gli occhi, lei sorrideva leggermente.
Non
c’era rabbia, non c’era rancore sul suo viso.
Non
mi odiava. Era sempre lei. E mi stava ancora proteggendo, consolando.
Restituendomi fiducia, tranquillità. Di nuovo.
I cried a tear
You wiped it dry
I was confused
You cleared my mind
I sold my soul
You bought it back for me
And held me up
And gave me dignity
Somehow you needed me
Non
riuscivo a capire. Dopo tutto quello che le avevo detto.
Dopo
averla allontanata da me, averle urlato in faccia che non avevo bisogno del suo
aiuto, della sua insopportabile presenza...
Insopportabile
presenza...come avevo potuto essere così crudele...
Avevo
tentato di non lasciare trasparire alcuna emozione. Avevo tentato di essere
freddo, cattivo.
Per
riuscirci, non l’avevo mai guardata negli occhi.
Sapevo
che se l’avessi fatto, vi avrebbe letto la verità.
Così
l’avevo insultata, senza mai degnarla di uno sguardo.
Se
avessi intravisto i suoi occhi velarsi di lacrime, se avessi scorto anche solo
una minima ombra del dolore che le stavo provocando, sarei crollato, e non
avrei potuto trattenermi dallo stringerla forte a me, e dirle che lei era tutto
ciò di cui avevo bisogno, lei era la sola cosa che riusciva a farmi sentire
vivo...
Quindi
l’avevo mortificata, trattata male, ferita, colpo dopo colpo, coltellata dopo
coltellata, infierendo in tutti quelli che sapevo essere i suoi punti deboli.
Ero
stato subdolo.
Feroce.
Volevo
restare solo.
Volevo
essere l’unico a correre il rischio.
Volevo
essere l’unico.
L’unico
a rischiare di morire.
Non
loro.
Non
me lo sarei mai perdonato, non avrei mai potuto reggere il peso di un’altra
morte sulle mie spalle.
Nessuno
doveva più morire per colpa mia.
Solo
Lui.
Lui,
perchè solo Io ero in grado di ucciderlo.
Ma
dovevo farlo da solo.
Con
Ron era stato semplice. Ron è sempre stato impulsivo. Avrebbe fatto di tutto
per me, ma non avrebbe mai smesso di ritenersi inferiore, di essere geloso di
me.
E
così gli avevo gridato contro parole che non pensavo, gli avevo ritorto contro
ogni suo minimo difetto, l’avevo fatto sentire inutile, vile, stupido, ingrato.
Non
aveva tentato di fermarmi, di replicare. Se n’era andato, rosso in viso, uno
sguardo carico d’odio negli occhi.
Avevo
mormorato debolmente “perdonami, Ron”, ma quando ormai era troppo lontano per
sentirmi. Non volevo mi perdonasse. Questa era la mia scelta, e l’unico modo
per metterla a punto era farmi odiare. Per non trascinarli nel mio destino,
nell’orrore della battaglia finale.
Dover
fare lo stesso con Hermione mi terrorizzava.
Ero
già sul limite del crollo dopo aver umiliato Ron a quel modo, mi sentivo male,
mi sentivo mancare.
Il
pensiero di far del male ad Hermione mi contorceva le interiora, mi dava il
voltastomaco.
Mi
facevo schifo.
Ma
avevo scelto.
Dovevo
eliminare ogni scrupolo, dovevo rinnegare ogni sentimento e cancellare ogni
ricordo.
Dovevo
cancellare tutto dalla mia mente per riuscire a farmi odiare da lei.
Cancellare, finchè non fosse rimasto più nulla.
Perchè
Hermione era stata accanto a me in ogni istante, era stata la mia costante, in
tutti quegli anni.
Mi
aveva dato forza, fiducia.
Aveva
rinunciato a se stessa per esserci. Esserci per me.
La
saputella Hermione Granger, l’insopportabile topo da biblioteca Hermione
Granger, la mia migliore amica Hermione Granger, non mi aveva mai abbandonato.
Con
un solo sguardo leggeva il mio cuore, con un sorriso liberava la mia mente
dagli orrori più spaventosi che l’abitavano.
Si
preoccupava per me, a volte in modo materno e maniacale, tanto da attirarsi le
mie esplosioni di rabbia e fastidio.
Ma
non avrei potuto farne a meno.
Senza
di lei io non ero nulla.
You gave me strength
To stand alone again
To face the world
Out on my own again
You put me high
Upon a pedestal
So high that I could almost see eternity
You needed me
You needed me
Ma
proprio per questo, non potevo correre il rischio di perderla.
Lei
non avrebbe mai dovuto soffrire. Doveva rimanermi lontana.
Sapevo
che non si sarebbe rassegnata, che avrebbe fatto di tutto per non lasciarmi
andare.
Sapevo
che non mi avrebbe creduto.
Lei
riusciva sempre a capirmi. Mi leggeva dentro.
Avrei
dovuto essere spietato. Sino a che non fosse più riuscita a sostenere la mia
presenza.
Invece
non se n’era andata. Aveva ascoltato fino in fondo ogni cattiveria uscita dalla
mia bocca, in un silenzio lacerante.
Non
l’avevo mai guardata per non cedere, ma percepivo i suoi occhi su di me.
Era
rimasta davanti a me, stoica, con i piedi inchiodati a terra. Il suo orgoglio e
la sua fierezza la sostenevano.
La
mia Hermione...
La
sentivo piangere, vedevo le sue mani strette a pugno, le nocche quasi bianche.
L’immaginavo
sussultare ad ogni mia parola.
Il
suo corpo tremava.
Sicuramente
si stata mordendo il labbro inferiore, tentando di trattenere le lacrime.
Dio,
quanto mi odiavo per quello che stavo facendo...
Avevo
dovuto gridarle di uscire dalla mia stanza, di lasciarmi in pace.
L’avevo
quasi trascinata fuori.
“Tu
non pensi queste cose...io non ti credo...io non ti lascio Harry...non ti
lascio...”
Aveva
ripetuto queste parole, tra i singhiozzi, la voce rotta.
Finchè
l’avevo chiusa fuori dalla camera e la pesante porta di legno mi aveva reso
sordo alla sua disperazione.
E
a quel punto avevo ceduto.
Ero
crollato a terra, le forze di colpo mi avevano abbandonato.
Sentivo
solo un forte senso di nausea, e le lacrime spingere agli angoli dei miei
occhi.
E
fu allora che piansi.
Disperatamente,
sbattendo i pugni a terra, la testa contro il baule.
Ero
solo.
Definitivamente
solo.
Invece
lei era tornata.
Non
saprei dopo quanto tempo, ne avevo perso la cognizione.
L’avevo
trattata come il peggiore dei miei nemici, l’avevo cacciata fuori con violenza,
ma ora era di nuovo accanto a me.
Hermione.
E
asciugava le mie lacrime, e io non riuscivo a smettere di piangere, non
riuscivo a credere che fosse lì per me, nonostante tutto.
Avevo
cercato di oppormi, di dirle di andarsene.
Ma
avevo dovuto arrendermi.
Non
riuscivo più a trattenere tutto il male che avevo dentro, tutta la paura,
l’orrore che mi stavano opprimendo.
Lei
era lì, con me, e io ero al sicuro. Davanti a lei potevo piangere. Lei non
avrebbe avuto paura di affrontare la mia debolezza.
Come
avevo potuto pensare di allontanarla da me...? Come avrei potuto resistere alla
sensazione di vuoto che lei avrebbe lasciato?
Appena
mi ero reso conto di averla persa, appena avevo creduto di averla persa,
il mondo era crollato sotto i miei piedi.
Che
stupido ero stato.
Non
ero capace di stare solo.
Soprattutto,
non ero in grado di restare senza di lei.
And I can't believe it's you
I can't believe it's true
I needed you
And you were there
And I'll never leave, why should I leave?
I'd be a fool 'cause I finally found someone who really cares
Aveva
gli occhi ancora arrossati, ma ogni traccia di lacrime e tristezza erano
scomparse dal suo viso.
Tentai
di guardarla, ma non riuscivo a sostenere la fierezza e la tranquillità dei
suoi profondi occhi color cioccolato.
Cercai
di riprendere fiato e soffocare i singhiozzi che continuavano a scuotere il mio
corpo. Volevo essere quello forte e spietato, volevo fare tutto da solo, volevo
affrontare il mio destino senza l’intervento di nessuno, e ora invece piangevo
come un bambino, davanti a lei, lei che avevo trattato in modo vergognoso.
L’imbarazzo
che cresceva in me fece posto ad una rabbia incredibile. Ce l’avevo con me
stesso, con il mondo, con quello che ero, con quello che gli altri si
aspettavano che fossi.
E
ce l’avevo con lei, con la sua maledetta disponibilità, con la dipendenza che
ormai provavo nei suoi confronti. Ce l’avevo con lei perchè ancora una volta
aveva ragione, come sempre, perchè mi aveva di nuovo battuto, perchè era qui
accanto a me e mi aveva impedito di portare a termine la mia decisione. Perchè,
ancora una volta, lei era migliore di me, era più forte.
Asciugai
goffamente le lacrime sul mio viso e mi alzai di scatto.
Lei
si alzò con me, e le rivolsi uno sguardo gelido, rabbioso.
Con
voce sottile, bassa, quasi sussurrata le dissi: “Non ho bisogno di te”.
Ma
le parole non suonarono come avrei voluto. Era più un sospiro strozzato,
incerto. La vista dei suoi occhi, così determinati, così fissi nei miei, aveva
spogliato le mie parole di ogni convinzione, di ogni sicurezza. Ero il primo a
non credere e a non provare quello che avevo detto.
Hermione
infatti non si scompose. Invece aggrottò le sopracciglia, nella
modalità-rimprovero che conoscevo così bene...
“Smettila,
Harry. Smettila con questo tuo atteggiamento da eroe, smettila di reprimere le
tue emozioni. Smettila...di mentire a te stesso.”
La
sua voce era posata, calma, rassicurante.
Allungò
il braccio fino a prendere la mia mano nella sua.
“Nessuno
ti abbandonerà, nessuno ti lascerà solo. Io non ti lascerò combattere da solo.
Potrai usare ogni risorsa, qualsiasi soluzione estrema che ti venga in mente,
potrai continuare a fingere di non aver bisogno di nessuno, scaricarmi addosso
le parole più crudeli che riuscirai a trovare...ma non potrai tradire
questo...”
Sollevò
la mia mano che continuava a stringere e la premette sul mio petto, per farmi
sentire il battito del mio cuore.
Non
riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi. La sua convinzione, le sue parole,
mi paralizzavano.
Provai
una profonda agitazione quando mi accorsi del mio cuore che batteva
all’impazzata. Lei l’avrebbe sentito...chissà cosa avrebbe pensato...
“E
non potrai mai rompere facilmente...questo”
Questa
volta, appoggiò le nostre mani sul suo cuore. Il contatto con il suo corpo
m’invase di una profonda serenità e di un tepore dolcissimo. Anche il suo cuore
batteva , i suoi occhi ardevano.
Non
ero mai stato bravo con le parole, e questa tensione mi stava dando alla testa.
Aprii e chiusi la bocca, ma non ne uscì nessun suono. Aspettai ancora, quasi a
non voler infrangere quel silenzio sacro, quella tacita promessa che i nostri
occhi si stavano scambiando.
Mi sorrise, un sorriso
splendido, un sorriso che profumava di speranza, di casa. Era lei la mia
speranza, la mia casa. Lo sarebbe sempre stata. La mia amica, la mia migliore
amica, e l’unica persona che non mi avrebbe mai lasciato. Hermione.
You held my hand
when it was cold
When I was lost
You took me home
You gave me hope
When I was at the end
And turned my lies
Back into truth again
You even called me 'friend'
Cercai
di riprendere il controllo di me stesso. Ero agitato, confuso. Imbarazzato.
Non avevo mai provato una sensazione simile. Mi ero
esposto come mai prima, avevo permesso alle mie emozioni di sopraffarmi. Nel
bene e nel male. Eppure Hermione era ancora dalla mia parte. Nel bene e nel
male. E questo inspiegabilmente mi dava una forza inaudita, una sicurezza mai
provata prima. Ero sicuro che ce l’avrei fatta. Ero sicuro, solo adesso, che
nessuno avrebbe corso altri pericoli, che avrei potuto affrontare qualsiasi
cosa. Solo guardandola, solo percependo la sua presenza, il suo coraggio, io
avvertivo un potere nuovo, devastante.
“Perdonami”
Un
sussurro, gli occhi bassi.
“Non
pensavo una sola parola di quello che ti ho detto. Ti prego, perdonami. Sono
stato un perfetto idiota”
L’imbarazzo
cresceva e mi passai una mano tra i capelli, un modo per stemperare la
tensione.
Vidi
la sua mano avvicinarsi al mio viso, posarsi sui miei capelli, per attirare la
mia attenzione.
Alzai
gli occhi.
“Lo
so. Sapevo che non potevi pensare quelle cose. Sul momento ero stupita, non riuscivo a pensare lucidamente. Ma poi ho
capito. Ho capito che avevi evitato il mio sguardo tutto il tempo, e quindi non
potevi essere sincero –sorrise debolmente- per questo sono tornata.
Perchè sentivo che avevi bisogno di me...e io...anch’io avevo bisogno di te. E’
così che funziona, tra me e te. Un bisogno reciproco. Non m’interessavano le
sciocchezze che avevi tirato fuori. Io dovevo essere qui con te. Ora. E sempre.
Fino in fondo.”
Sorrisi.
Non mi capitava di sorridere da molto tempo, ormai. Ma come avrei potuto non
farlo. Lei era tutto ciò che mi avrebbe permesso di vivere.
Senza
preavviso, mi avvicinai e la strinsi forte a me, fino a toglierle il respiro.
Lei sussultò, ma poi ricambiò l’abbraccio, in silenzio. Solo i nostri cuori che
battevano, i nostri respiri un po’affannati.
Mi
nascosi tra i suoi capelli, assaporandone il dolce profumo, cannella. Non avevo
il coraggio di guardarla, non volevo che ridesse della mia faccia terribilmente
imbarazzata. Avvicinai la bocca al suo orecchio, e sottovoce dissi:
“Sei
tutto ciò di cui ho bisogno. E voglio essere tutto ciò di cui hai bisogno.”
You gave me strength
To stand alone again
To face the world
Out on my own again
You put me high
Upon a pedestal
So high that I could almost see eternity
You needed me
You needed me