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Autore: riccardoIII    02/06/2019    5 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva capito quando era stato tempo di tacere.

Sirius aprì gli occhi, quel mercoledì pomeriggio, sentendosi più stanco di quando era andato a dormire. La spossatezza e il mal di testa non se ne sarebbero andati fino a sera, dopo tutte le notti insonni che aveva collezionato nell’ultimo periodo lo sapeva fin troppo bene, e la frustrazione non faceva che peggiorare la situazione. Rimase sdraiato a fissare il soffitto senza riuscire a trovare la forza di alzarsi dal letto per almeno dieci minuti, poi prese un respiro e si decise ad affrontare il mondo.
-Ben svegliato, principessa-
James lo accolse in soggiorno con un ghigno e una tazza di caffè, a cui Sirius rispose con un mugugno risentito.
-Oh, vedo che il riposino ti ha fatto bene. Com’è andata stanotte?-
La risposta arrivò solo dopo che Sirius ebbe ingollato almeno la metà del contenuto della tazza.
-Una noia mortale. Non è successo assolutamente niente, come nelle ultime dieci notti, e Doge si è addormentato all’una. Una noia mortale-
James fece un sospiro stanco e si accasciò sul divano accanto a lui.
-Ti capisco. Sono due settimane che va avanti così, non ce la faccio più nemmeno io. La cosa più interessante che è capitata ieri è stata il rutto colossale che ha sganciato Podmore. Sul serio, guardandolo uno non crederebbe mai che possa fare tanto rumore-
Un po’ del caffè che non aveva ancora ingoiato fuoriuscì dal naso di Sirius quando scoppiò a ridere.
-Ecco, questo invece è decisamente da te. Che schifo, Pads!-
-Stai scherzando? Ti ho visto sputare succo di zucca addosso a Pete almeno una dozzina di volte negli anni di Hogwarts!-
James fece uno sguardo superiore.
-Ero un ragazzino, allora. Ora sono un adulto che sa far andare ciò che mette in bocca nei posti giusti, grazie tante-
-Ma dico, ti senti quando parli?-
Gli occhi di James rimasero vacui per un po’, poi però capì. E gli tirò un cuscino in faccia.
 
-Da quant’è che nessuno di noi era di turno?-
Remus deglutì il boccone di pesce fritto che stava masticando prima di rispondere.
-Da almeno due settimane, Pete. Vederci sta diventando una rarità-
-Se voi non foste impegnati a fare carriera sarebbe tutto più facile- bofonchiò James, beccandosi una gomitata da Remus e uno sguardo stranito da Peter.
-Io devo guadagnarmi da vivere, sai? E vale lo stesso per gli altri di noi che non sono ricchi sfondati-
James sbuffò, ma il modo in cui distolse lo sguardo lasciò intendere che c’era qualcosa di più profondo del semplice fastidio nelle sue parole.
-Non è passato nemmeno un mese dalla fine della scuola e già facciamo fatica a vederci-
Sirius colse una reale malinconia dietro le parole dell’amico e dovette coglierla anche Moony, perché il suo cipiglio si ammorbidì parecchio.
-È un periodo difficile, Prongs. Sapevamo che sarebbe stata dura, ma nessuno si immaginava tanto. Insomma, guardatevi, voi due praticamente vivete solo di notte da due settimane!-
James abbassò lo sguardo sul suo boccale di birra e Sirius fece cenno al signor Farton; avevano decisamente bisogno di altro alcol.
-Lo so che quello che è successo a Brighton…-
-Shh!- lo zittì Peter, guardandosi attorno come un forsennato; James gli rivolse un’occhiataccia prima di riprendere da dove era stato  interrotto.
-… Che quello che è successo due settimane fa ha cambiato le cose e siamo tutti sotto pressione, ed è giusto che io e Sir partecipiamo di più perché l’abbiamo deciso noi, però… Non doveva cambiare niente tra noi. Ero sicuro che non sarebbe cambiato niente-
-Anche se non riusciamo a vederci ogni giorno, Prongs, non significa che qualcosa sia cambiato. Siamo sempre i Malandrini, no?-
Peter si affrettò ad annuire alle parole di Remus.
-È solo un periodo difficile. Quando la situazione sarà più stabile diventerà tutto più facile, no? Dovrebbero perfino cominciare a mandarci in missione insieme ora-
Il discorso motivazionale di Wormtail venne interrotto dall’arrivo del baffuto proprietario del Black Curtain, che portava con sé quattro pinte di birra pastosa e invitante.
-Eccoci qui, ragazzi! Siamo già al secondo giro, vedo! Cosa festeggiate stasera?-
Sirius gli rivolse un sorriso mentre lo aiutava a smistare i boccali.
-Questi due hanno trovato degli ottimi lavori, pare, e ci sembrava una buona scusa per bere un bel po’-
L’uomo ridacchiò.
-Oh, congratulazioni! Niente più omaggi della casa, quindi!-
Tutti sorrisero e alzarono i bicchieri nella sua direzione; il signor Farton rispose con un cenno del capo prima di tornare dietro il bancone.
-Quindi, dove andiamo domani sera?-
Il tentativo di Sirius di cambiare argomento riuscì piuttosto bene; il viso segnato di Remus si indurì leggermente, James parve accendersi di eccitazione e perfino Peter sorrise alla prospettiva di ciò che li aspettava.
-Ragazzi, ve l’ho già detto, non siamo più a scuola. Non dovete per forza…-
-Moony, fammi un favore e taci-
La frase decisa di James smorzò tutte le proteste, probabilmente anche perché Remus non aveva né la forza né la voglia di opporvisi.
-Mio padre sarà in servizio, domani. Potremmo andare nel parco di casa mia-
-Non credi sia poco sicuro? C’è un villaggio lì vicino, se dovessimo perdere il controllo per un attimo soltanto… Forse sarebbe meglio un posto più isolato-
Fu lo stesso Remus a proporre una soluzione al problema sollevato da Peter.
-Silente mi ha concesso di continuare a usare la Stamberga anche ora che ho finito la scuola. Considerato che Hogwarts è vuota, credo che tornare lì sia la soluzione migliore-
-E sei sicuro che le barriere siano aperte anche per noi?- domandò Sirius, pensieroso. L’amico fece spallucce.
-Suppongo che riuscireste a entrare in forma animale senza far scattare alcun allarme, ma dubito che Gazza non se ne accorgerebbe se mi presentassi con un cervo, un cane e un topo ai cancelli-
-Potremmo passare dalla Foresta Proibita- suggerì James, pensoso; Peter rabbrividì.
-Non credi sia un po’ troppo pericoloso attraversare una foresta piena di creature sconosciute e potenzialmente mortali?-
Sirius gli rivolse un’occhiataccia.
-Non mi sembra che abbiamo grosse alternative, Pete. Dove altro dovremmo andare?-
Wormtail si torse le mani, imbarazzato.
-Potremmo provare con la foresta di Dean. Io e Sirius possiamo metterla in sicurezza domani, lanciare qualche incantesimo Respingi-Babbani, in modo da essere sicuri di non incontrare nessuno-
Remus non sembrava troppo convinto di quella possibilità, ma cedette.
Trascorsero il resto della serata a chiacchierare del più e del meno, come ai vecchi tempi. Per un tacito accordo nessuno tirò fuori l’argomento “guerra” e si limitarono a scherzare e prendersi in giro bonariamente. Peter, che aveva cominciato quella settimana il suo lavoro al Serraglio Stregato, descrisse loro minuziosamente quanto fosse terribilmente schifoso pulire gli escrementi delle Lumache Carnivore, cosa che gli fece meritare l’appellativo di gratta-bava; Remus, invece, era stato contattato e assunto come consulente dal Ministero per la mediazione con i Lupi Mannari non civilizzati. Era entusiasta di rendersi utile ma, nonostante avesse cercato di glissare sull’argomento, era evidente che venisse discriminato dagli impiegati dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Essendo soltanto un consulente esterno, comunque, aveva abbastanza tempo libero da accettare il lavoro part-time al Ghirigoro che tanto aveva sognato. Sembrava che il proprietario fosse abbastanza bendisposto nei sui confronti, tanto da accettare di lasciarlo libero il giorno del Plenilunio e quello successivo, e Sirius fu felice di vedere il suo amico più sereno di quanto fosse mai stato: era tanto sollevato di essersi ritagliato il suo spazio nella comunità magica che nemmeno l’ombra incombente di Moony era riuscita a fiaccare troppo il suo entusiasmo.

Quando tornarono a casa, quella notte, James sembrava molto più vivo di quando l’avevano lasciata; erano state due settimane difficili per lui: i turni sfiancanti per l’Ordine avevano sconvolto la loro routine, lasciandoli liberi praticamente solo di giorno quando erano comunque talmente esausti da non riuscire a fare molto altro se non dormire. Non erano riusciti a vedere Charlus per una settimana, dopo l’attacco; Lily aveva cominciato il suo stage all’Ufficio Misteri e per i due trovare del tempo da passare insieme era diventato un vero problema, per non parlare del diradarsi degli incontri con gli altri Malandrini. Anche Sirius soffriva questo distacco forzato e improvviso, ovviamente, ma aveva la certezza che per James fosse molto peggio: lui era sempre stato convinto che non abitare più nella stessa torre non avrebbe cambiato le dinamiche del rapporto con i loro amici con una convinzione che Sirius giudicava un po’ infantile, anche se del tutto sincera. Erano giorni che Prongs era teso, irritabile e piuttosto triste, per questo Sirius aveva chiesto a Moody di lasciarli liberi entrambi per una sera e aveva deciso di indire quella rimpatriata. Mentre augurava a un James disteso e sorridente la buona notte, si rese conto di aver fatto la cosa giusta.
Lui, dal canto suo, non era molto più tranquillo di prima. Era sempre stato molto più realista di Prongs, per questo era stato certo che una volta fuori da scuola i rapporti coi loro amici si sarebbero un po’ alterati e, per quanto soffrisse quella situazione, non era certo la cosa che più lo preoccupava al momento.
Dopo l’attacco a Brighton, da cui erano usciti ammaccati ma salvi per un pelo, tutto lo scenario della guerra era cambiato: l’Ordine non aveva più un Quartier Generale. Non c’erano state riunioni, i piani erano saltati insieme alla copertura di Shaklebolt. L’uomo era ancora disperso e il pericolo di essere stati scoperti si faceva ogni giorno più pressante. Nessuno di loro era più al sicuro, lo sapevano bene: potevano essere seguiti, potevano essere attaccati nei loro letti in ogni momento. Potevano sparire senza che nessuno se ne accorgesse.
Sembrava che fosse tutto congelato, sospeso nel tempo. Non facevano altro che controllare le case dei sospetti Mangiamorte senza alcun esito, senza rischiare nulla di più. Ricevevano i loro ordini giorno per giorno tramite Patronus perché era pericoloso per i membri dell’Ordine incontrarsi anche solo al Paiolo Magico. La loro copertura col Ministero pareva essere ancora in piedi, anche se Sirius non aveva idea di come Moody avesse giustificato la presenza di tanti civili nel bel mezzo di un campo di battaglia. Charlus aveva praticamente vissuto in ufficio fino al giorno precedente, quando si era preso una pausa per incontrare lui e James a pranzo. Milly aveva preparato un pasto degno del miglior Natale in casa Potter e tutti e tre avevano finto di non avere alcuna preoccupazione al mondo, lasciando la guerra fuori dal rosso portone d’ingresso. Sirius si era goduto ogni istante in compagnia della sua famiglia, rifiutandosi di concentrarsi su altro che non fosse la certezza di esserci ancora tutti e tre, tutti interi e sani, e di essere ancora in grado di discutere di sciocchezze come il mercato estivo delle squadre di Quidditch. Era stato bello, per qualche ora almeno, essere un semplice ragazzo di diciotto anni senza alcuna preoccupazione al mondo.
Ma fingere non era una soluzione, lo sapeva. Si era costretto a regalare un po’ di serenità a se stesso e ai suoi cari, in quei giorni, ma nella solitudine della sua stanza non poteva fare a meno di essere assalito dal terrore paralizzante generato dalla situazione complessa e asfissiante in cui si erano cacciati tutti quanti.
L’angoscia era così forte da togliergli il respiro. Continuava a domandarsi se fosse saggio chiudere gli occhi sapendo che riaprendoli avrebbe potuto trovare ad attenderlo uno scenario del tutto diverso rispetto a quello che aveva lasciato. Charlus ci sarebbe stato ancora, domani? Il Ministero sarebbe stato ancora in piedi? Voldemort sarebbe stato ancora il nemico, o svegliandosi avrebbe trovato un mondo sovvertito in cui gli Auror sarebbero diventati l’esercito di quel mostro diventato re del loro mondo in sole poche ore?
Sarebbe potuto succedere. Una notte di sonno sarebbe bastata per sovvertire tutto l’ordine delle cose, là fuori. La poltrona di Minchum non era mai stata tanto traballante, la potenza di Voldemort mai così tangibile. La notizia del tentato omicidio del Primo Ministro babbano si era diffusa in meno di dodici ore in tutto il mondo magico e, insieme alla potenza d’attacco mostrata a Brighton, era bastata a causare quasi una sommossa popolare tra i maghi e le streghe d’Inghilterra che, fomentati dal terrore più cieco, avevano preso d’assalto il Ministero chiedendo la testa di Minchum. Era stato necessario l’intervento delle Forze Speciali e una conferenza stampa improvvisata nel bel mezzo dell’Atrium per sedare la pseudo-rivolta.
Sirius non riusciva a smettere di rimuginare su tutto quello. Per quanto provasse a liberare la mente, a concentrarsi sulla necessità di dormire e riposarsi, i suoi pensieri ossessivi non riuscivano a fermarsi.
Quelle elucubrazioni lo accompagnarono fino a notte fonda, il senso di oppressione avvolto attorno a lui come la più pesante e opprimente delle coperte. Cadde in un sonno agitato, come sempre gli capitava negli ultimi giorni, pieno di lampi di incantesimi e fughe nel buio e urla di sconosciuti che non riusciva a vedere. Quando si svegliò all’alba, sudato e col fiatone, ebbe di nuovo la sensazione che aveva provato il pomeriggio precedente: di essere ancora più stanco di quando era andato a dormire.
 
-Esattamente cos’è che dici a tua madre per star fuori di casa tutta la notte, visto che non sa nulla dell’Ordine?-
Lily sospirò e si strinse le gambe al petto, poi spalancò gli occhi con fare del tutto innocente; Sirius ebbe l’impressione di essere davanti a una bambina che smentisse il suo coinvolgimento nello svuotamento prematuro del barattolo di marmellata.
-“Mamma, stasera esco con le mie compagne di scuola. Probabilmente faremo piuttosto tardi, sai, è la prima volta che ci rivediamo tutte noi del Dormitorio. Ma no, tranquilla, non succede niente se torno da sola! E va bene, allora chiederò a Sarah se posso fermarmi da lei. Ti ricordi? Quella mia amica con l’appartamento proprio a Diagon Alley. Sì, lo so che ti sta tanto simpatica. La inviterò a pranzo la prossima settimana”-
Sirius dovette impegnarsi per non scoppiare a ridere a voce alta e Lily gli rivolse un ghigno.
-Sei davvero troppo brava a mentire, sai?-
Lei fece spallucce.
-Ho imparato dai migliori. Mi si stanno congelando le chiappe-
-È la quarta volta che mi tocca il Norfolk, fa sempre freddo di notte quaggiù. Vuoi la mia giacca?-
La ragazza scosse il capo, muovendosi a disagio per trovare una posizione più comoda.
-No, tranquillo. Posso sempre Evocare un maglione. Moody è ancora convinto che questi appostamenti servano a qualcosa, sì?-
Lui fece per estrarre il pacchetto di sigarette dalla tasca, per poi ricordarsi che gli era proibito fumare. Il paranoico capo degli Auror era convinto che anche solo un filo di fumo potesse farli scoprire dai sospettati, anche se la cosa più viva che avessero visto nelle ultime tre ore era stato il bruco che si era arrampicato sulla sua scarpa sinistra. Moody probabilmente avrebbe preferito anche che stessero in silenzio per tutto l’appostamento, ma c’era un limite a tutto; oltre a sussurrare come se fossero a una veglia funebre, comunque, avevano preso anche un’altra precauzione: Lily aveva aggiunto alle solite protezioni che usavano in quei casi un incantesimo che Sirius non aveva mai sentito nominare, il Muffliato, che a quanto pareva impediva a chiunque di origliare la loro conversazione.
 -Secondo me non ci crede molto nemmeno lui, che tutto questo sia utile. Non so se spera semplicemente in un colpo di fortuna o se quello che sta cercando di fare è tenerci uniti e impegnati nonostante tutto-
L’espressione di Lily si oscurò.
-Non credi che se Shaklebolt avesse parlato sarebbe già successo qualcosa? Insomma, è passato quasi un mese da quando è sparito-
Sirius sentì un vento gelido avvolgerlo, e non c’entrava nulla con la condizione meteorologica.
-È la stesse situazione che abbiamo vissuto con Dorea-
Lily trasalì; probabilmente non l’aveva sentito pronunciare quel nome da mesi. Nessuno l’aveva sentito pronunciarlo, in effetti. Sirius fece finta di non essersi reso conto della sua reazione, fissando lo sguardo davanti a sé.
-Insomma, non è cambiato nulla, no? Anzi, in questo caso dovremmo essere più tranquilli: non solo lui non conosce i nomi di tutti i membri, ma in più ha ricevuto un addestramento da Auror. Dovrebbe essere in grado di resistere alle torture-
La ragazza non emise un fiato in risposta. Sirius continuò a osservare il cancello d’ingresso di casa Avery.
-Ma allora perché mi sembrano tutti più preoccupati di allora? È vero che magari non ero così lucido quando è stata rapita Dorea, e comunque essendo protetti dallo status di studenti probabilmente non ci rendevamo conto di come la situazione fosse vissuta dagli altri; eppure ho la sensazione che siano tutti terribilmente spaventati-
Per qualche lunghissimo minuto nessuno fiatò.
-Magari temono che con lui ci siano andati giù pesanti, considerato che lo credevano dalla loro parte. Oppure che messe insieme le informazioni ottenute da… Da Dorea, e quelle che è stato costretto a rivelargli la spia… Forse è questo il punto, forse Dorea aveva dato qualche informazione di poco conto per tenersi in vita… E magari ciò che ha rivelato lei insieme a ciò che ha detto la spia potrebbe metterci nei guai più che mai-
Sirius aveva dovuto sforzarsi di non digrignare i denti durante tutto il discorso di Lily e dovette contare fino a cento prima di essere sicuro di poter parlare senza eccessiva rabbia.
-È probabile. La cosa più positiva per noi è che entrambi erano dipendenti ministeriali, quindi non è detto che i Mangiamorte scopriranno la nostra esistenza. Se nessuno dei due sotto tortura ha fatto cenno all’Ordine, dovremmo essere relativamente al sicuro. Ma è ovvio che due membri catturati siano più preoccupanti di uno solo, certo-
Sentì Lily sospirare.
-Questa situazione sta diventando insostenibile. Insomma, sono settimane che nessuno ci dice niente. Non sappiamo quali siano gli obiettivi, cosa stiamo tentando di fare, quali siano le nostre priorità. Quanto potremmo andare avanti ancora ricevendo soltanto i compiti via Patronus?-
Sirius non aveva risposte, dunque scelse di restare in silenzio; era stata una conversazione difficile per lui, parlare così apertamente della morte di Dorea lo sconvolgeva ancora e sentiva la necessità di rimettere un po’ di ordine nei suoi pensieri, così si limitò a continuare a sorvegliare l’abitazione come se fosse qualcosa che richiedesse tutta la sua attenzione. Lily, che probabilmente capiva meglio di chiunque altro la sua esigenza di prendersi un po’ di tempo per sé, si limitò a restare seduta accanto a lui senza tentare di confortarlo, cosa di cui le fu molto grato.
Trascorse quello che a Sirius sembrò un lasso di tempo infinito, ma che in realtà era soltanto un quarto d’ora. Il suo cervello stava appena cominciando a snebbiarsi quando qualcosa comparve proprio davanti a lui facendolo sobbalzare.
-Diagon Alley, servono rinforzi il prima possibile-
L’ariete scomparve nel nulla così com’era apparso. L’urgenza nella voce di Gideon era stata ben chiara, e altrettanto chiaramente loro l’avevano recepita: gli bastò un minuto soltanto per rimuovere i segni del loro passaggio, sguainare le bacchette e Smaterializzarsi.
 
Riapparvero nel vicolo accanto a Olivander. Nessuno dei due si preoccupò di dissimulare il loro aspetto o la loro presenza: due amici impegnati in una passeggiata nel centro della Londra magica alle otto di sera non avrebbero destato alcun sospetto, e comunque avevano ormai smesso di preoccuparsi di una copertura che con buona probabilità era già stata compromessa.
Il frastuono causato dallo scontro attirò immediatamente la loro attenzione, dirigendo i loro passi veloci lungo la via. In men che non si dica Sirius si ritrovò in uno scenario che in uno scontro non gli era mai capitato di osservare.
La strada era sgombra; non c’era gente che scappava urlando, niente pianti disperati, nessun ferito accasciato contro un muro in cerca di riparo. Gli edifici erano ancora intatti, tutti con porte e finestre serrate. I negozi esponevano i cartelli che ne annunciavano la chiusura, il maestoso portale della Gringott aveva i battenti sprangati.
Per qualche motivo quella situazione surreale gli gelò il sangue nelle vene.
Nel bel mezzo della via, Dorcas aveva ingaggiato un duello serrato con due incappucciati; Gideon era poco oltre, le spalle rivolte alla vetrina del Ghirigoro, impegnato a contrastarne altri tre. Remus, che doveva essere intervenuto per primo, aveva appena steso un Mangiamorte ed era pronto ad affrontarne un secondo.
-Ehi, tu! La tua faccia fa talmente schifo che devi coprirla?-
L’insulto era sfuggito dalle labbra di Sirius prima che potesse contenersi, ma sortì il suo effetto con grande efficacia: uno dei tre incappucciati che fino a quel momento si erano limitati a osservare lo scontro ridacchiando si voltò verso di lui con un ringhio e tentò di colpirlo; mentre Sirius parava l’attacco e rispondeva con un Incarceramus Lily mirò alla schiena di uno degli oppositori di Gideon, facendolo crollare a terra prima che si accorgesse anche solo del loro arrivo.
Remus si lanciò in soccorso di Dorcas, inserendosi nel due contro uno, Lily venne coinvolta nello scontro tra Gideon e i suoi due opponenti, Sirius riuscì a mandare a segno un Incantesimo delle Pastoie mentre si gettava di lato per evitare un raggio bluastro lanciato dall’ultimo incappucciato ancora senza avversario.
Fu la battaglia più breve della storia, probabilmente; sempre che la si potesse definire “battaglia”. Una volta ristabilita la parità numerica fu piuttosto chiaro che non avessero a che fare con dei duellanti provetti.
All’arrivo della squadra Auror di supporto era tutto finito.
-Si può sapere cosa ci fate voi qui?-
L’espressione di Charlus era abbastanza corrucciata da non permettere a Sirius di capire se fosse davvero arrabbiato; James, accorso soltanto un minuto prima, si stava accertando che Lily stesse bene. Moody stava interrogando Gideon e Dorcas per capire la dinamica dell’accaduto mentre i loro colleghi prendevano in carico i Mangiamorte catturati.
-Dovevamo vederci per una Burrobirra al Paiolo, Remus aveva da fare l’inventario e doveva fermarsi al lavoro fino a tardi. Siamo solo passati a prenderlo e l’abbiamo trovato impegnato. Non potevamo restare a guardare mentre combattevano tre contro otto-
Charlus ripose la bacchetta e si passò la mano sul viso; la sua espressione era stanca e provata e Sirius si sentì piuttosto in colpa.
-No, certo che no. Quando mai l’avete fatto, dopotutto?-
-Charlus, devono venire al Quartier Generale per la deposizione. Mi pare siano tutti interi. Li porti tu?-
Il tono brusco e distaccato di Moody colpì Sirius, anche se non l’avrebbe ammesso a voce alta. Sapeva che era solo finzione, ma non era piacevole tornare a quella freddezza dopo aver creduto di essere riuscito a guadagnarsi la stima di quell’uomo.
-Sì, Capo, ci penso io. Siete sicuri di star bene, tutti voi?-
L’occhiata di Charlus andò oltre Sirius e James, abbracciando anche Remus e Lily. Tutti annuirono.
-Bene. Useremo il camino del Paiolo. Seguitemi-
Lasciandosi alle spalle il resto della squadra Auror, i quattro ragazzi seguirono l’uomo senza dire una parola. Le mani di James e Lily erano saldamente intrecciate e il segno rosso sul braccio destro di Remus era piuttosto evidente. James ci aveva messo un minuto a richiudere quel brutto taglio.
Le finestre delle abitazioni sopra i negozi erano tornate ad aprirsi; teste di uomini e donne sbucavano dalle porte per osservare, vicini di casa si scambiavano informazioni da un lato all’altro della strada. Era evidente che tutti avessero spiato lo scontro, protetti nella sicurezza delle loro abitazioni, e che nessuno avesse pensato di intervenire in aiuto di due Auror in minoranza. Sirius era disgustato.
Il Paiolo Magico era gremito; le persone che erano fuggite da Diagon Alley, probabilmente, avevano trovato riparo nel pub ed erano rimaste lì per attendere notizie sull’esito dello scontro. Qua e là scorse i visi familiari di alcuni membri dell’Ordini accorsi alla chiamata di Gideon, ma arrivati troppo tardi per rendersi utili. Comunque, alla vista di Charlus tutti si addossarono alle pareti per lasciargli il passaggio libero.
-Tom, dovremmo usare il tuo camino se non ti dispiace-
L’oste si precipitò, per quanto la sua età avanzata gli consentisse, a recuperare la Polvere Volante. Nessuno degli avventori fiatò, anche se era evidente che tutti fremessero dalla voglia di sapere; in meno di cinque minuti, e senza aver detto una parola, si ritrovarono tutti e quattro nell’Atrium vuoto del Ministero della Magia.
Continuarono a camminare in silenzio fino agli ascensori; il guardiamago tentò di richiamare l’attenzione dell’Auror, ma Charlus non lo degnò di un’occhiata e proseguì.
Sirius cominciò a sospettare che ci fosse qualcosa di strano in quel comportamento.
Raggiunsero il grande open space diviso in cubicoli, perlopiù vuoto, ma non si fermarono in uno di essi. Charlus continuò a camminare fino a raggiungere l’unico ufficio chiuso, quello che Sirius sapeva essere di Moody; lo aveva visitato una volta sola, in quella che sembrava ormai una vita precedente.
Incurante del momento nostalgia che Sirius stava vivendo, Charlus spalancò la porta e li fece entrare. Solo dopo che Remus se la chiuse alle spalle Charlus lasciò andare il bastone nuovo contro una delle sedie davanti alla scrivania e abbracciò con forza Sirius e James.
-Papà, sto soffocando!-
-Sta’ zitto un secondo, Jamie, e abbraccia tuo padre-
La voce di Charlus sembrava terribilmente sollevata e il senso di colpa non era del tutto svanito dal cuore di Sirius, quindi non si oppose a quell’improvvisa esigenza di rassicurazioni.
-State tutti bene?-
-Sì, Charlus, stiamo benissimo- rispose Lily, la voce un po’ rotta.
-Nemmeno un graffio, signore- rispose candidamente Remus, e Sirius poteva figurarselo mentre tirava la manica lacerata sul taglio guarito di fresco.
-Ti direi che sto benissimo se non rischiassi di mangiare la tua divisa- bofonchiò Sirius, cercando di alleggerire la tensione. Charlus sghignazzò, poi li lasciò andare e li guardò in faccia a uno a uno, recuperando il sorriso.
-Io sono arrivato quando la festa era già finita, tra l’altro! Avevano già steso tutti!- si lamentò James, nel chiaro tentativo di tirare su l’umore di suo padre.
-Erano davvero imbarazzanti, comunque. Sul serio- sghignazzò Remus.
-Ci abbiamo messo cinque minuti a batterli- commentò Lily con aria soddisfatta.
L’Auror si accigliò.
-Sul serio? E perché avrebbero attaccato due Auror, allora?-
Sirius fece spallucce.
-Si sentivano forti del numero?-
-Penso che volessero solo fare un po’ di casino, e in otto contro due probabilmente sarebbero riusciti a produrre qualche danno. Grazie per essere arrivati subito-
Moody si fece largo tra i suoi ospiti fino alla scrivania, poi si voltò ad affrontarli.
-State tutti bene?-
Sirius fu tentato di alzare gli occhi al cielo; quella domanda cominciava a suonare ridondante.
-Sì signore- rispose invece James, un luccichio ironico nello sguardo; Moody ghignò.
-Come dicevo, da quello che mi hanno raccontato Prewett e Meadowes, non penso che fosse un attacco programmato. Quegli otto imbecilli hanno visto due Auror e hanno deciso di giocare un po’, senza rendersi conto che non avrebbero mai potuto vincere. Nessuno di loro ha il Marchio Nero. Sono solo un branco delinquenti ubriaconi, la solita marmaglia di cui si serve Voldemort-
Charlus prese un sospiro.
-Be’, questo spiega molte cose. Complimenti per la scusa pronta, Sir-
Lui ammiccò all’indirizzo di Lily.
-Mi è sempre riuscito bene dire bugie-
 
Sirius era sdraiato scompostamente sul divano di casa, una burrobirra in una mano e una sigaretta nell’altra, mentre ascoltava la radio. James aveva insistito per riaccompagnare Lily a casa, dopo lo scontro, e lei aveva infine accettato. Sirius si chiese cosa avrebbe raccontato la ragazza a sua madre per giustificare il rientro anticipato.
La sua attenzione venne ridestata dal campanello cha suonava; Sirius afferrò la bacchetta che aveva posato sul tavolo da caffè prima di alzarsi e avvicinarsi alla porta.
-Chi è?-
-Sono Dorcas. Meadowes. Apri, Black-
-Qual è il mio Patronus?-
Udì uno sbuffo, ma poi arrivò la risposta.
-Un cane. Uno stupido cane gigantesco-
Sirius aprì la porta, la bacchetta ancora stretta nella mano destra; sulla soglia c’era davvero Dorcas, ancora con la divisa da Auror addosso.
-Posso entrare?-
Senza smettere di studiarla si scostò dall’uscio; solo dopo che lei fu dentro e la porta fu richiusa alle sue spalle Sirius si decise a parlare.
-Come sai di questo posto?-
Gli occhi azzurri di Dorcas si sollevarono verso il soffitto.
-Sono un Auror, è il mio lavoro sapere le cose-
Per qualche istante si limitarono a fissarsi; nella testa di Sirius rimbombavano un sacco di domande, ma non era sicuro di volerle fare.
-Non mi chiedi cosa ci faccio qui?-
Sirius conosceva quel gioco, era un maestro nel giocarlo. Piegò la testa da un lato senza mai distogliere lo sguardo.
-Sei tu a essere venuta da me, Meadowes-
Lei lo sfidò, come faceva sempre.
-Sei venuto di nuovo a salvarmi, oggi. La seconda volta in un mese-
-Oh, sciocchezze. Oggi non eri affatto in pericolo-
Lei fece un passo in avanti.
-Mi sono ricordata di non averti mai ringraziato, per Brighton-
Sirius rimase fermo, osservando lo spazio che li separava farsi sempre più esiguo.
-Dubito che il tuo orgoglio ti consentirebbe di dire “grazie” ad alta voce, sul serio-
Lei sbuffò, esattamente come aveva fatto da dietro la porta, e il suo naso si arricciò in maniera adorabile.
Solo un altro passo.
-Non ho detto che lo dirò, Black-
 

Note:
il Black Curtain, gestito da Mr. Farton, è il pub sotto casa di Sirius, per chi non se lo ricordasse;
la foresta di Dean è la stessa in cui si rifugiano Harry, Hermione e Ron dopo aver recuperato il Medaglione, nell'ultimo libro.
Mi sembra di non avere altro da spiegare, ma per qualsiasi chiarimento potete come sempre chiedere e risponderò (giuro che risponderò alle recensioni appena avrò un attimo libero, lo giuro!).
A proposito di recensioni, mi sono appena resa conto che abbiamo raggiunto quota 800. Io non ho parole, davvero, per ringraziarvi di tutto questo!
Grazie, grazie, grazie!
Alla prossima!



 
   
 
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