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Autore: Irene_Violet    02/06/2019    2 recensioni
[Detective Conan/Umineko no Naku Koro ni]
Spoiler sulla VN Umineko Chiru Livello: ENDLESS NINE
La seguente Fan fiction è una reinterpretazione degli eventi presentati nella Visual Novel e nel file tratto dal VOL 30 di Conan "La villa del Crepuscolo" (EP 219 "La Leggenda di Furto KID"). Si è praticamente scritta da sola per quanto mi è piaciuto comporla, spero possa intrattenere anche a voi che andrete a leggerla. Buon Divertimento! -Irene_Violet.
Trama Breve:
Un gruppo di detective riceve un insolito invito a partecipare ad una particolare "gara di deduzioni" su di un isola che è stata teatro di un celebre massacro. Il loro compito è quello di risolvere un indovinello, così da incontrare l'organizzatore dell'evento. La situazione inizialmente pare tranquilla, ma per mano di qualcuno la storia sembra destinata a ripetersi, in un modo o nell'altro. Riusciranno gli abili investigatori a dissipare le tenebre dell'illusione che li vede protagonisti? Ma soprattutto potranno sopportare la verità che queste celano da 12 lunghi anni?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ƹ̴Ӂ̴Ʒ #2 - Banquet of the Phantom Witch Ƹ̴Ӂ̴Ʒ

 

«K-Kaitō Kid?! Sarebbe lui ad averci invitati su quest'isola per risolvere un indovinello?!» - sbottò Kogorō rivolgendosi alle altre persone presenti attorno al tavolo - «Andiamo… è ridicolo! Come fate a dedurre tutto questo, da una semplice firma su di un invito, non ci sono prove che sia lui il responsabile.»

 

In effetti non aveva tutti i torti, le loro erano solo supposizioni, nessuno poteva affermare che il ladro fosse lì presente e lo stesso non avrebbe confermato o smentito un bel niente lasciandoli cuocere nel loro brodo fino alla fine, stando allo scritto che aveva recapitato. Allo stesso modo però, il mago del chiar di luna era stato visto compiere prodigi, quindi chissà, forse desiderava davvero mettere alla prova quei nove investigatori, ed il primo passo per farlo era facendogli sospettare l'infondatezza delle loro teorie.

 

Hakuba sorrise, poggiando le mani sulla superficie di legno del tavolo - «Ha ragione, per ora sono solo semplici illazioni, tuttavia è anche una possibilità concreta da tenere in considerazione.» - espresse la sua opinione il giovane investigatore - «Era anche per questa ragione che più che sul "Who", volevo discutere con voi del "Why"...»

 

«Come Wine… qualcosa non andava con la sua annata?» - chiese Kogorō, completamente fuori fase, non essendo un perfetto anglofono

 

Shin'ichi rise tra sé e sé - "Kogorō ha già perso lucidità… fare due osservazioni sensate di fila non fa proprio per lui"

 

Ran ruotò gli occhi prima di correggere il genitore - «No Otōsan! Ha detto "Why", significa che vuole concentrarsi sul movente, non parlava certo del bere!»

 

Per l'imbarazzo Kogorō si schiarì la gola - «Lo sapevo benissimo! Allora dicci di che si tratta.»

 

Il giovane anglo-giapponese, battè il medio sulla superficie della lettera, in corrispondenza di una frase precisa - «Alla luce delle parole che precedevano la lista degli invitati, e dalla frase: "È libero di venire da solo o in compagnia, la villa della famiglia Ushiromiya certo non soffre di carenze di spazio"... Non trovate sia contradditorio? Il primo è una restrizione ed il secondo una concezione. Apparentemente fatte da una stessa persona. Per quale ragione?»

 

Ōgami intervenne, dopo aver mangiato un pezzo di dessert - «Poteva essere una semplice indicazione per i domestici. Dopotutto si tratta solo di due persone. Forse era preoccupato che non riuscissero a gestire quel gran numero di invitati.»

 

«Può darsi si tratti di motivi logistici, ma se vogliamo attenerci a come le cose sono state fatte apparire finora, c'è un'altra possibilità molto più probabile...» - così parlò Tōya, con la fronte appoggiata sulle mani, intrecciate tra loro - «Supponendo che ognuno dei nove invitati, portasse un singolo accompagnatore… si raggiungerebbe quota diciotto persone. L'ammontare esatto delle persone che sarebbero dovute essere presenti su Rokkenjima, nel 1986. Non vi suggerisce niente questo scenario?»

 

«È vero, questo se si ragiona in termini di contesto» - intervenne Senma - «Però, dobbiamo vagliare tutte le possibilità. Nessuno di noi ha portato un accompagnatore escludendo Mōri-san che ha portato addirittura due persone con sé. Al momento siamo undici persone in totale. Se quel prestigiatore o chiunque sia il colpevole contava sul fatto che ci fossero diciotto persone, il suo piano è andato in fumo sin dal nostro arrivo sull'isola. Che senso ha proseguire con questa pagliacciata? Quindi mi spiace per lei Hachijō-sensei, ma la sua supposizione traballa un tantino.»

 

Mogi raggiunse nuovamente il tavolo non appena finì di fumare, si liberò del filtro gettandolo in balia del tifone richiuse la finestra, per poi tornare al suo posto, più rilassato - «Questo è vero vecchia… per assicurarsene basterà chiedere al nostro amichetto che è stato assunto appositamente. Che cosa mi dici ragazzo? C'erano altri riferimenti in qualche altra lettera di cui non ci hai parlato, rispetto al numero di partecipanti a questo giochetto?»

 

Kanon prontamente scosse il capo - «No, non esiste nulla del genere. Ognuno di voi ha avuto modo di muoversi per la villa ed indagare le varie stanze. Se ci fosse stata una qualche lettera che Nēsan e io non abbiamo scoperto pulendole, sono sicuro che voi signori, le avreste trovato. Ma se preferisce può controllare di persona.» - disse il domestico allargando le braccia, come per invitare l’investigatore a perquisirlo sul posto se sospettava davvero che nascondesse qualcosa.

 

L'uomo dal viso squadrato rise a quelle affermazioni - «Ah! Acc- questa fa davvero male!» - disse in maniera ironica.

 

Harufumi Mogi aveva controllato personalmente la Guest House ed aveva osservato Kanon con attenzione per diverse ore fin quando non era uscito per controllare le caldaie. Lui non aveva trovato nessuna lettera frugando in giro e non aveva visto il ragazzo agire in maniera sospetta mentre lo accompagnava, per cui il ragazzo avesse potuto nascondere loro qualche prova importante, nell'immediato. Inoltre una perquisizione corporale avrebbe fugato ogni dubbio. Egli però rinunciò, per qualche motivo sentiva che avrebbe fatto un buco nell'acqua continuando per quella direzione.

 

Ikumi ridacchiò - «Sarebbe lo stereotipo più di cattivo gusto di sempre. "Il colpevole è uno dei domestici. Caso chiuso!"; se poi come abbiamo supposto è coinvolto anche il nostro amico in bianco, sarebbe una totale caduta di stile... creare qualcosa di così elaborato per farsi mettere in crisi da una mera questione di numeri. Io propongo di stare al gioco e vedere come si evolvono le cose. Non siamo nemmeno ancora entrati nel vivo dell'azione dopotutto.»

 

Hakuba concordò - «Sì esatto. Vediamo cos'ha in serbo per noi davvero… questo estimatore della leggenda della Strega Dorata.»

 

Il gruppo finì il dolce, dopodiché venne servito il caffè. L'atmosfera si fece via via più rilassata ed i presenti presero a scambiare due chiacchiere parlando del più e del meno.

 

«Questa poi! Ran-chan davvero sei campionessa regionale di Karate?» - aveva chiesto Ikumi, una volta uscito il discorso.

 

La ragazza annuì - «Esatto, quest'anno sono riuscita a vincere perché una senpai si è ritirata dopo il diploma, l'anno scorso fu lei a vincere ed io arrivai seconda.»

 

«Accidenti!» - affermò Mogi ponendosi una mano alla nuca - «Allora è meglio non farti innervosire eh? Spero che tu non te la sia presa per prima.»

 

«No, no si figuri.» - sorrise cordialmente quest'ultima.

 

Conan non poté fare a meno che mostrare un'espressione ebete sulla faccia, lui per primo sapeva quanto Ran fosse "pericolosa", se la si faceva arrabbiare. Intanto che i discorsi precedevano, Kanon servì a Conan del caffè freddo con una cannuccia, per cui il bambino ringraziò cominciandolo a bere.

 

Agli adulti fu servito del caffè fumante invece, che ognuno prese a consumare tranquillamente.

 

«Lei prima di essere uno chef, era un Judoka Ōgami-san? Proprio come mio padre!»

 

Ran fece guizzare lo sguardo dal genitore all'uomo in completo bianco che rispose in maniera affermativa.

 

«Bè si tratta di tanto tempo fa ormai, ma diciamo che me la cavavo piuttosto bene. Ho quasi sfiorato le olimpiadi una volta.»

 

«Fantastico...»

 

La castana parve entusiasta del venire a conoscenza di quel particolare, poco dopo il rumore di una bussata alla porta, fece cessare le chiacchiere. Il giovane dal cappello rosso si diresse alla porta e la aprì appena, abbastanza perché lui potesse stare faccia a faccia con Shannon che non era visibile però, in quanto il fratello ne copriva interamente la figura.

 

«Kanon-kun è l'ora.» - disse la dolce voce della domestica.

 

«Sì.» - rispose il ragazzo - «Sicura di non volere che sia io a pulire?»

 

«Va tutto bene, tu occupati della lettura e degli ospiti come ci siamo detti, lascia che io pensi al resto...»

 

«Ho capito. Okay.» - detto ciò la porta si richiuse e Kanon si voltò mostrando una busta riportante il simbolo dell'aquila mono-alata impressa sulla busta.


L'attesa era finalmente terminata.

Presto sarebbe cominciata la corsa contro il tempo alla risoluzione del puzzle e Conan ormai non stava più nella pelle.

 

Il ragazzo in divisa aprì la busta e cominciò e ne estrasse due fogli di colore chiaro, decorati, prese un respiro profondo e con voce ferma cominciò a leggerne il contenuto.

 

«"Benvenuti a Rokkenjima, membri della famiglia Ushiromiya. Io sono la consulente alchemica di questa casata al servizio di Kinzō-sama, il mio nome è Beatrice. Per molti anni ho prestato servizio secondo contratto, ma oggi ho ricevuto l'annuncio da parte di Kinzō-sama della rescissione del nostro contratto. Quindi prego anche voi di considerare la data odierna come mio ultimo giorno di servizio come consulente alchemico. Arrivati a questo punto devo spiegare a tutti voi una parte di tale contratto. La sottoscritta, Beatrice ha accettato di fornire a Kinzō-sama una grande quantità d'oro ad una certa condizione. Questa condizione impone la restituzione dell'oro nella sua interessa, qualora venisse portato a termine il contratto. E in quanto saldo degli interessi, avrò diritto su tutto ciò che è considerato proprietà degli Ushiromiya. Tuttavia Kinzō-sama, affinché voi possiate mantenere la vostra ricchezza ed il vostro prestigio, ha aggiunto una clausola speciale. All'adempimento della quale, perderò tutti i diritti sull'oro e sulla riscossione degli interessi, per l'eternità.» - il ragazzo fece una pausa per riprendere fiato e dette uno sguardo ai presenti. Sembravano per la maggiore piuttosto divertiti dalla lettura che stavano ascoltando - «Clausola speciale: Nel caso qualcuno venga a conoscenza del nascondiglio dell'oro, Beatrice ha l'obbligo di rinunciare ad ogni suo diritto su di esso. In altre parole, se anche uno solo di voi riuscirà a soddisfare questa clausola, avrò l'obbligo di restituire ogni cosa, compreso ciò che ho già incassato. Ora, ho il piacere di informarvi che mi è stato affidato l'anello del Capo Famiglia Ushiromiya, simbolo del passaggio di eredità. Potete accertarvene controllando il sigillo sulla busta. Il nascondiglio dell'oro è indicato nell'epigrafe sotto il ritratto. Chiunque ha il diritto di risolvere quell'enigma. In caso riusciste a scoprire il nascondiglio dell'oro, vi prometto che vi restituirò ogni cosa. Con questo vi auguro buon divertimento con la sfida di intelletto contro Kinzō-sama stesso. Prego con tutto il cuore che questa notte si riveli proficua per il vostro intelletto ed allo stesso tempo possa essere elegante. La Strega Dorata, Beatrice."» - un'altra pausa da parte del domestico dette la possibilità ai detective di commentare ciò che avevano passena sentito, intanto Kanon cambiò foglio.

 

«Però sa essere d'impatto devo ammetterlo» - sorrise la vecchia Senma.

 

«Quella frase "Chiunque ha il diritto di risolvere l'enigma" poi, fa proprio al caso nostro.» - commentò Hakuba, attendendo che venisse esposto loro il resto.

 

Kanon allora riprese - «"Questa che avete appena udito, è la lettera che dette inizio alla tragedia nota come "L'incidente dell'omicidio di massa di Rokkenjima" o più brevemente "il massacro di Rokkenjima". Ma sono sicura che essendo qui ognuno di voi può confermare di conoscere la storia anche solo nelle sue componenti generali. Pertanto, saltando le formalità e come avrete sicuramente intuito, desidero sottoporvi lo stesso enigma che punta alla scoperta dell'oro nascosto, ma con qualche importante variazione. È noto che gli adulti tentarono insieme di risolvere l'epigrafe e questo fatto portò al compimento del fratricidio. Vorrei evitare che questi muri si riempiano di rosso, per cui vi pongo la seguente condizione:  sarà possibile ad ognuno di voi, uscire dal salone e ricopiare il testo dell'epigrafe per poi tornare indietro. Avrete a disposizione cinque minuti per farlo. Non un secondo di più. So bene che tra voi è presente qualcuno in grado di assicurare assoluta precisione quindi la prego vivamente di collaborare, in modo da consentire il regolare svolgimento di questa gara."»

 

Hakuba si trovò a ridere della cosa - «Mi viene riconosciuto un talento aggiunto a quanto pare.» - tirando fuori il suo precisissimo orologio a cipolla - «Sbaglia solo di un millesimo di secondo all'anno. È piuttosto affidabile.»

 

Kanon ottenuto il permesso dagli altri, proseguì - «Dovrete farlo uno alla volta e non potrete consultarvi con gli altri contendenti. Compiuto un giro completo, sarete autorizzati ad andare nelle vostre stanze o in qualunque area della Villa o Guest House per lavorare autonomamente e solo allora potrete interpellare i vostri eventuali accompagnatori e ragionare con loro. Potrete avere a disposizione tutto il materiale dell'archivio di famiglia, nonché della consulenza di Hachijō Tōya-san, che per la sua conoscenza di questa vicenda, sarà considerato il '"jolly". Vale a dire che dovrà aiutare gli altri contendenti se questi glielo domanderanno, egli non potrà recarsi da sé alla scoperta dell'oro, né dovrà in alcun modo rivelare l'ubicazione dell'oro una volta scoperta. Potrà solo fornire "hint". Scegliete voi l'ordine che preferite. La domestica Shannon sarà la vostra guardiana, attendete il suo arrivo per cominciare. Auguro anche a voi che questa sfida possa dilettare ed affinare il vostro intelletto. Confido che sarà una gara interessante. Buon divertimento a tutti voi. Il Fantasma della Strega Dorata, Beatrice»

 

Al termine della lettura, ci fu una nuova bussata.

 

«Kanon-kun.» - chiamò Shannon.

 

«Sì, Nēsan» - rispose lui, per poi inchinarsi agli ospiti - «Vi prego di scusarmi» - disse per poi uscire dalla stanza.

 

Ci fu una breve discussione tra i fratelli, prima che la ragazza castana con il cappellino bianco, entrò nel salone, con una piccola riverenza. La giovane pose le mani sul grembo, sorridendo.

 

«Dunque signori… vi sono state illustrate le regole della gara. Chi vuole essere il primo a ricopiare il testo dell'Epigrafe?» - domandò vagando con lo sguardo da una faccia all'altra, attendendo risposta.

 

«Andrò io.» - affermò Hachijō Tōya - «Se sono il "jolly" devo essere per forza di cose, il primo a risolvere l'enigma. Ran-chan… potresti?» - domandò

 

Ella si alzò subito - «Sì!» - non se lo fece ripetere, ed andò ad accompagnare la carrozzina dello scrittore.

 

«Un momento!» - intervenne Mogi - «Perché non è il ragazzo ad accompagnare lo scrittore? La ragazza è un accompagnatrice di Mōri, potrebbe farsi dare indizi sul come procedere da suggerire al padre.»

 

«È vero… potrebbe» - convenne Ikumi Soda.

 

«Ma no… io-» - cominciò a dire Ran. Barare non era da lei. Non lo avrebbe mai fatto, ma capiva perché avessero avanzato quella obiezione.

 

«Va bene così» - intervenne Shannon in sua difesa - «Vada pure Ran-sama. Garantisco io per lei.» - la rassicurò sorridendo la giovane.

 

«O-Okay» - annuì la liceale.

 

«Kanon-kun al momento ha il compito di controllare la stanza dei boiler, non può essere d'aiuto qui.» - aggiunse poi rispetto alle parole del detective

 

«Però!» - riprese a protestare Mogi.

 

«Ho detto che va bene così…!! Mogi-sama...» 

 

Ripeté la giovane alzando un po’ il tono di voce, aveva la frangetta a coprirle gli occhi, ma dette l’impressione di star fissando intensamente il detective che per tutta risposta si sistemò sulla sedia, rassegnandosi con uno sbuffo leggero. La liceale si avviò alla porta aprendola, e spingendo fuori la carrozzina.

 

«A-Allora noi andiamo...» - balbettò Ran.

 

«Cinque minuti da ora» - avvisò Hakuba.

 

«Ah no… lasci perdere per ora. Ran-sama devo chiederle di prendere dalla stanza dei domestici la cartina della villa. Ho bisogno che tutti segnino le loro stanze per avere la certezza di non sbagliare stanze. Ho qui quella della Guest House...» - disse tirandola fuori dalla tasca del grembiule spiegandola - «…ma ho scordato di prendere quella. Glielo chiedo per favore.»

 

«D'accordo.» - Ran annuì ed uscì con lo scrittore, chiudendosi la porta alle spalle.

 

La cameriera attese un attimo ed estrasse poi una busta di quello della famiglia Ushiromiya - «Era necessario, mi scuso per aver alzato la voce, ma erano le istruzioni che ho ricevuto. Potete controllare.» - disse poggiando la busta sul tavolo che venne presa da Mōri, che cominciò ad esaminarla.

 

«"Programma Post-cena:

Shannon,

per prima cosa allontana chi riterieni sia poco capace di sostenere il resto di questa missiva, una volta fatto ciò comunica le mie parole agli illustri detective: Congratulazioni, siete riusciti ad identificarmi in un baleno, non avevo dubbi; quindi lasciate che vi esponga quali sono i miei veri intenti. Ma per prima cosa sappiate che ho tagliato le comunicazioni con la terraferma, distrutto la radio ed avvisato il capitano del battello di non tornare sull'isola fino a quando non lo richiamerò io stesso".

 

... COSA?!  Ci sta praticamente dicendo che non potremmo andarcene di qui finché non facciamo come vuole lui?!» - affermò il detective coi baffetti infastidito.

 

Anche Ōgami si lasciò andare in una affermazione di sconcerto - «Tutto questo è semplicemente assurdo!!»

 

Hakuba a quel punto strappò dalle mani dell'uomo la lettera per proseguire nella lettura - «"Questo per evitare che vi tiriate indietro senza neanche ascoltare ciò che ho da dirvi. Sono stato contattato da una certa persona che mi ha affidato un incarico importante: creare un miracolo. Questa volta però non posso permettermi di realizzarlo da solo e vi ho riuniti qui proprio per questo motivo. Ho bisogno che tutti voi mi concediate il vostro aiuto. Quel che vi chiedo e di inscenare il massacro avvenuto su quest'isola, nella notte tra il 4 e il 5 Ottobre 1986. Vi starete chiedendo la ragione immagino… ebbene questa è..."»

 

Un tuono più forte dei precedenti sembrò far tremare gli infissi, Conan osservò la lettera, ascoltando quel che il liceale stava leggendo e strabuzzò gli occhi appena venne chiarito l'intento del ladro.

 

"Stiamo… scherzando…?" - pensò

 

«Ah! Eccola. Dev'essere questa… la mappa di cui parlava Shannon-san» - sorrise Ran, trovando sul tavolino della stanza dei domestici il foglio di carta in questione.

 

Alzando lo sguardo poté notare una piccola libreria piena di volumi, tutti romanzi gialli e la cosa la fece sorridere.

 

«Pare che anche ai domestici di questa villa piacessero i misteri. Non c'era posto migliore per ambientare un raduno del genere, lei non crede Hachi...» - la ragazza rivolse lo sguardo all'uomo trovandolo con il capo chinato poggiato sul palmo della mano aperta. Aveva l'impressione che stesse tremando - «Si sente bene?»

 

Ran gli poggiò una mano sulla spalla e lo vide trasalire al suo tocco, per poi rispondere lievemente agitato.

 

«Sì sì… non è nulla. Mi è solo venuta un po' di emicrania» - rispose il letterato.

 

«Vuole che chieda una medicina per caso?»

 

«No, no serve. È meglio che torniamo in sala. Ci staranno aspettando tutti.» - disse Tōya, con fermezza - «Per favore...»

 

Ran annuì eseguendo. Anche se era sicura che stesse soffrendo, ma stava facendo di tutto per tenerselo per sé. Non volle fargli domande, di limitò a guidarlo verso la sala da pranzo e riaprendone le porte, gli fece riprendere il suo posto al tavolo.

 

«Scusate se ci abbiamo messo tanto...» - disse Ran al loro ritorno.

 

Shannon sorrise, mentre il silenzio sembrava sceso ad avvolgere l'intera stanza.

 

«Bene signori, potete cominciare uno ad uno ad uscire. Avete cinque minuti prima che io vi richiami. Mōri-sama, prego vada lei per primo.» - lo incoraggiò la ragazza.

 

Uno dopo l'altro tutti i detective uscirono per copiare il testo dell'epigrafe. Man mano che tornavano avevano un'aria più pensierosa, non si sarebbero confrontati tra loro, ma era chiaro che tutti erano impegnati a riflettere. C'era chi con le mani se ne stava con le mani unite davanti al volto, chi andava ad incorniciare il mento con le dita e chi si mordicchiava le unghie alla ricerca di un appiglio tra le parole. Nel mentre tutti avevano compilato le piantine indicando in che stanza voler stare e Conan insistette per dormire nella villa, vicino alla famosa VIP Room, incuriosito dalla leggenda che vi aleggiava attorno. Quando Hakuba che fu l'ultimo a uscire lasciando il suo orologio a Shannon, questo tornò dopo cinque minuti esatti quasi come fosse calibrato sul suo stesso orologio. Dopo che anche lui ebbe ripreso posto a sedere la giovane domestica, si rivolse loro.

 

«Se desiderate potete ritirarvi adesso signori» - annunciò Shannon.

 

«Finalmente. Non ne potevo davvero più» - affermò Harufumi, stirando le braccia verso l'alto. Fu attirato poi del rumoroso spostamento di sedia accanto a sé - «Oh, ma guarda… la fretta non è solo la mia.»

 

Mogi rivolse lo sguardo alla persona accanto a lui, ovvero Ōgami. Lo vide con il volto contorto in una smorfia orribile e le mani portate alla gola, fin quando un urlo inquietante non fendette l'aria.

 

«Gh- Ng- AAAAAAAAAAH!»

 

Com'era naturale tutti si voltarono verso il detective Gourmet, al termine del grido penetrante, egli collasso al suolo di colpo con un rumore sordo. Come era ovvio che fosse, gli altri colleghi lasciarono i propri posti avvicinandosi all'uomo a terra. Conan fu il primo a precipitarsi. Anche Shannon si avvicinò agli altri allarmata.

 

«Ōgami-sama!» - chiamò la ragazza - «C-Chiamo subito a terra dobbiamo far venire un medico!» - disse tutta agitata, volgendosi alla porta della sala.

 

«Non è necessario» - disse la vecchia Senma.

 

«Sono le ore 22:41,56.» - disse Hakuba ad alta voce - «Possiamo dichiarare questa come l’ora del decesso.»

 

«Oh no...» - sussultò la ragazza portandosi le mani alla bocca - «Come è potuto succedere… è terribile...»

 

«Dalla bocca sento odore di mandorle. La causa è avvelenamento da cianuro di potassio» - disse Ikumi, accostandosi al cadavere.

 

La vecchia Furuyo intanto si era spostata ed era intenta ad inzuppare una moneta da dieci yen nel caffè che ancora avanzava nella tazzina da cui il morto aveva bevuto - «Niente ossidoriduzione, non ci sono tracce di cianuro nel suo caffè.»

 

Kogorō aggiunse - «Senza contare che saremmo tutti morti se fosse stato il caffè a contenere il veleno.»

 

«P-Posso confermarlo.» - la voce di Shannon si fece sentire a riguardo - «Ho preparato il caffè personalmente e Kanon-kun si è occupato di servirlo. Non ci sarebbe stato modo di drogare la bevanda e le ceramiche sono state maneggiate anche quelle da me e vi assicuro che io e Kanon-kun non avremmo fatto mai nulla del genere, è la prima volta che incontravamo Ōgami-sama, proprio come tutti voi, quindi non avremmo neppure un valido movente» - si affrettò a dire la ragazza.

 

Harufumi sogghignò alle sue parole - «Che succede signorina, per caso ha la coscienza sporca?»

 

La domestica sussultò appena - «Non si tratta di questo… so che nei romanzi gialli se ci sono dei domestici ed accade un incidente…  questi sono i primi a venire sospettati!» - sembrò molto più convinta per la fine del periodo.

 

«Come ho detto anche prima, sarebbe un cliché fin troppo usato» - convenne Ikumi Soda mentre maneggiava la tazza incriminata, servendosi di un paio di guanti.

 

«Inoltre le chiedo… come avremmo potuto assicurarci di uccidere solo una persone e dove può essere stato messo il veleno se non nella bevanda.» - disse la domestica, rosicchiandosi l'unghia del pollice destro.

 

Conan che le aveva rivolto lo sguardo, ebbe un'illuminazione nel vedere quella scena ed andò subito a controllare le mani del morto. Notò che anche lui aveva l'unghia del pollice mangiucchiata, per cui il metodo gli fu subito chiaro, doveva solo averne la conferma.

Vicino al cadavere la vecchia Senma si era accovacciata, fissando la smorfia sul volto della vittima - «Poveretto, che brutta fine...»

 

«Sicuramente avrà usato qualche stratagemma… ma questo lo chiariremo più tardi per ora si assicuri di restare a disposizione, noi dobbiamo pensare a levarlo di qui.» - disse il detective in abito verde in risposta alle parole di Shannon.

 

«Esatto, chiamiamo la polizia ed avvisiamo che c'è un morto. Inoltre portiamo il cadavere in una camera isolata, e chiudiamola a chiave, per assicurarci che possano esaminarlo con cura, l'indomani mattina» - propose Kogorō.

 

Il signor Harufumi e Kogorō allora presero di peso il cadavere del povero Ōgami e lo trasportarono in una stanza vuota, facendosi seguire da Shannon che aprì con un Master Key, ed una volta depositato il corpo, richiuse sempre con essa la porta, dopo aver chiamato Kanon con la linea interna per avvisarlo dell'accaduto. Gli altri rimasero riuniti nel salone ed intanto, provarono a contattare le autorità a terra dall'unico telefono fisso presente in quella stanza.

 

«Che dici Ran-chan... Sei riuscita a prendere la linea?» - domandò Ikumi che rimase a braccia conserte tutto il tempo, accanto a lei che teneva in mano la cornetta del ricevitore.

 

La castana scosse la testa, poggiando la cornetta al suo posto - «Niente da fare. Non prende neppure la linea… credo sia a causa del tifone»

 

«Maledizione questo è un bel problema...» - commentò la donna portando una mano alle tempie.

 

Senma allora intervenne, si era nuovamente seduta al tavolo e stava riflettendo in merito a quel delitto - «Non possiamo fare altro che aspettare il battello… qui siamo isolati, ci sono ben poche cose da fare ormai, se non stare qui a guardarci in faccia o stare al gioco di quel furfante in abito bianco.»

 

«Quindi… Credete che l'assassino sia Kaitō Kid?» - chiese Ran non troppo convinta - «Eppure avevo sentito dire che lui non uccide»

 

«Infatti, lui non uccide… di solito.» - confermò Hakuba con un tono basso.

 

«Date le circostanze… cosa si fa con la sfida che ci è stata lanciata che ci è stata lanciata? La nostra priorità ora, ladro fantasma o meno dovrebbe essere individuare l'assassino di Ōgami, su questo dovremmo essere tutti d'accordo, giusto?» - domandò Hachijō, che aveva potuto osservare il cadavere solo per qualche minuto prima che lo portassero via, ma che aveva più o meno capito almeno il trucco che stava dietro a quell'omicidio.

 

«Senza dubbio. Comunque io sono convinto che anche l'omicidio sia opera di quel bastardo che ora sta qui travestito tra noi a gongolarsela sotto i baffi. Vorrei proprio fargliela vedere....» - disse rientrando Harufumi, accompagnato da Kogorō e Shannon che richiuse la porta alle sue spalle.

 

«Allora avete chiamato la polizia?» - domandò Ran avvicinandosi a suo padre ed allontanandosi dal mobiletto che aveva posto su il telefono.

 

«Ci abbiamo provato, ma non prende la linea. Forse la pioggia interferisce con le comunicazioni.» - spiegò. Kogorō a sua figlia.

 

«Capisco, quindi per il momento siamo bloccati su quest'isola con l'assassino a quanto pare.»

 

Il telefono squillò poco dopo e la domestica Shannon si precipitò a rispondere, quasi inciampando compiendo questa operazione.

 

«Pronto? Kanon-kun...»

 

«Nēsan.. Poco fa ho sentito per caso la conversazione delle signorine riguardo alle loro difficoltà di comunicare all’esterno e sono corso a controllare. Purtroppo il temporale deve aver danneggiato le linee telefoniche. Non possiamo più comunicare con la terraferma!» - comunicò la voce dall'altra parte del telefono.

 

«Assurdo! Quindi è per questo che Ran-sama non è riuscita a prendere la linea finora.»

 

«Non ci sono dubbi… potrei prendere una barca a remare fino a Nijima però con questo tifone…»

 

«Già… Grazie mille Kanon-kun, cambiati in fretta la divisa prenderai freddo» - si raccomandò prima di mettere giù.

 

Shannon sospirò dopo aver posato la cornetta, ma la sua attenzione venne subito catturata da qualcosa… o meglio qualcuno di piccolo e sveglio che le stava tirando un lembo del grembiule, cosa che la spinse ad abbassare lo sguardo.

 

«Huh?» - vide che si trattava di Conan che se ne stava lì con un sorriso innocente - «Conan-sama… qualcosa non va?»

 

«Ho una cosa da chiederti Onēsan» - le disse per poi farle un cenno con la mano - «Puoi abbassarti un momento?»

 

«Certo…» - rispose lei compiendo il gesto di accovacciarsi in modo da poter essere alla sua stessa altezza - «Di cosa si tratta? Ah ma prima dimmi una cosa… Sospetti anche tu sia opera di questo "Kid"-sama di cui parlano?» - chiese la domestica incuriosita.

 

Il ragazzino scosse la testa - «No, non credo sia stato lui. I ladri e gli assassini sono diversi, come i fantasmi e le streghe, non credi anche tu Onēsan?» - sorrise il bambino per poi procedere con la sua domanda - «Puoi dirmi in che ordine sono arrivati i vari ospiti su quest'isola, per caso te lo ricordi?» - chiese.

 

La castana pose l'indice all'altezza del mento ed alzò lo sguardo tentando di ricordare in maniera chiara - «Umh… dunque vediamo… il primo ad arrivare è stata proprio la vittima, Ōgami-sama, verso le dieci di questa mattina; poi è arrivata Senma-sama con il battello delle undici di mattina; Hachijō-sama è giunto qui per l’una del pomeriggio e l'ho accompagnato personalmente fino alla villa. Hakuba-sama ha toccato le coste di Rokkenjima alle ore-»

 

«Sono arrivato qui con la barca attaccata alle quattordici ed un minuto, venticinque secondi per essere precisi. » - si intromise quest'ultimo che munito di agenda e penna, aveva preso nota dei primi orari elencati dalla ragazza - «Non faccia caso a me, continui pure Shannon-san...»

 

«Va bene...» - annuì questa riprendendo da dove aveva lasciato - «Mogi-sama ci ha raggiunti per le tre del pomeriggio;a seguire Soda-sama con il battello delle quattro. Infine siete giunti tu, Ran-sama e Mōri-sama, verso le otto e trenta di sera per via del mare agitato… non dovrei aver dimenticato nessuno, mi pare.»

 

«Ho capito e puoi dirmi se qualcuno oltre a voi domestici ha avuto accesso alla cucina, maneggiando gli utensili o le ceramiche prima che voi le usate per servire il caffè stasera?»

 

Shannon si sforzò maggiormente - «Mmm… Bè Ōgami-sama ha preparato il pranzo ed anche la cena, per cui ha toccato pentole e utensili, ma non si è mai avvicinato alla vetrina in cui sono custodite le ceramiche… inoltre non credo fosse tipo da suicidarsi. Credi per caso che qualcuno abbia usato le ceramiche, mettendo il veleno da qualche parte piccolino?»

Conan annuì subito in risposta - «Credo proprio di sì, d’altro canto abbiamo appurato che il caffè che abbiamo bevuto tutti non conteneva il veleno, quindi doveva trovarsi per forza su qualcosa che il detective Ōgami doveva aver toccato prima e che gli ha fatto rimanere addosso del cianuro che ha finito per ingerire in quelche modo, giusto?» - si rivolse ad Hakuba, che stava seguendo con attenzione il suo discorso.

«Sì… non c’è altra spiegazione. Ōgami aveva l’unghia del pollice destro, rovinata e dai bordi irregolari, questo significa che aveva l’abitudine di compiere quel gesto quando si sentiva particolarmente nervoso o intento a riflettere su qualcosa, lo ha fatto anche prima quando ha detto che eravamo liberi di ritirarci per risolvere l’indovinello» - spiegò Hakuba che con il suo fascino innato e la sua precisione inaudita, sembrava persino più professionale di quanto non fosse necessario dare a vedere.

«Se è andata come dite, allora è proprio impossibile che abbiano usato le ceramiche! Abbiamo servito il caffè anche all’ora di pranzo, usando per altro un servizio nuovo di zecca che ho comprato apposta prima di  venire qui, le ho tolte dalla confezione giusto stamattina; riponendole nella credenza dopo averle lavate come tutto il resto di piatti e stoviglie usate per il pranzo e non le ho tirate fuori fino a poco fa… quindi il colpevole come avrebbe fatto a...» - Shannon si interruppe un’attimo per poi sussultare, le era venuto in mente qualcosa di fondamentale - «AH!! In quel momento! Quella persona potrebbe averlo fatto in quel momento!!» - suo malgrado alzò la voce, facendo voltare Tōya e Ikumi dalla sua parte. La ragazza si tappò la bocca con le mani e fece cenno ai due di avvicinarsi, così che potesse dire loro ciò che aveva pensato senza che quella persona sentisse.

 

«Ecco vedete… è successo dopo pranzo, poco dopo l’arrivo di Hachijō-sama. Come vedete si trova in carrozzella e pertanto non è in grado si occupare una stanza ai piani superiori, questa casa non ha né ascensori, né tanto meno sistemi di montacarichi, per cui abbiamo concordato di farlo stare al piano terra. La stanza dei domestici mi è parsa più indicata, avendo anche un bagno privato. Sono andata nella Servent Room per prendere le chiavi del magazzino e far vedere a Ōgami-sama le scorte di cibo extra che ci erano state messe a disposizione, avevo già lavato le stoviglie per allora, e mentre stavo per raggiungere la vittima, ho avuto un occasionale chiacchierata proprio a proposito di quel servizio di tazze con...» - Shannon sussurrò al  minimo del proprio volume di voce - «… e poi ho lasciato la cucina incustodita per circa una decina di minuti. Quindi ha potuto benissimo farlo allora, non trovate?»

Sul viso di Conan si palesò un sorrisetto divertito, La loro supposizione reggeva, perché a parte i domestici, che era plausibile escludere se si prendeva per buone le loro dichiarazioni, c’erano solo altre due persone in quel momento, sul suolo di Rokkenjima: La vittima Ōgami Shukuzen ed il suo assassino.

«Cosa facciamo Tantei-tachi? Esponiamo tutto e subito anche agli altri?»

 

«Non c'è fretta...» - sorrise Hakuba a quella domanda - «Abbiamo ancora tempo prima di esporre tutto alla luce del sole. E poi, ho idea che l'abbiano capito anche loro… e che stiano aspettando, che sia proprio il colpevole a mandare la numero 8 in buca, per errore.» - con quella metafora sul biliardo il discorso trovò una sua conclusione.

 

Sia Hakuba che la domestica trovarono la loro posizione eretta e puntarono lo sguardo sui detective rimasti… quella sarebbe stata per tutti una lunga notte.

 

«Quindi che si fa? Non riusciamo a contattare la polizia e dobbiamo aspettare che arrivi la barca per poter denunciare l'omicidio. In più l'assassino è in mezzo a noi sotto mentite spoglie… vogliamo restare qui a fissare gli altri in faccia aspettando che si faccia giorno??» - domandò Kogorō andando ad accendersi una sigaretta. Aveva i nervi a fior di pelle, non sopportava più quel clima teso, aveva bisogno di qualche minuto per sé in cui potersi schiarire le idee.

 

Mogi seduto in maniera scomposta sulla sua sedia sogghignò - «Anch'io concordo con baffetti, è perfettamente inutile starsene qui con le mani in mano. Non sappiamo se l'assassino ha intenzione di compiere altri delitti, quindi io suggerirei una mossa preventiva. Signorina domestica...» - disse rivolgendo lo sguardo a Shannon.

 

«Sì mi dica...»

 

«Quanti Master Key sono presenti in questa casa? E quante chiavi di riserva per ogni stanza?» - chiese l'investigatore.

 

«Cinque in tutto. Io e Kanon-kun ne abbiamo uno a testa. Gli altri sono custoditi nella stanza dei domestici nell'apposita cassetta, e noi quelli non li abbiamo toccati. Inoltre vi è una sola chiave per ogni stanza si per quelle da letto, che degli spazi comuni della villa, oltre ad i Master Key, non c'è nessun altra copia» - rispose Shannon, nella maniera più chiara possibile.

 

«Capisco...» - disse l'uomo alzandosi - «C'è una stanza più sicura delle altre in questa villa? Una che un Master Key non può aprire?» - proseguì lui.

 

«Ecco…» - la domestica ci pensò su per un attimo per poi sussultare - «Ah! C'è n'è una! Lo studio privato di Kinzō-sama! Ha una serratura particolare che può essere aperta solo da una chiave a parte e non dal Master Key. Ne abbiamo una copia a testa noi domestici e vi è un'ulteriore chiave insieme a quelle di tutte le altre stanze. Quella porta è particolare, perché una volta richiusa, si attiva una chiusura automatica, da quel momento si può solamente uscire da quella stanza… diventa infatti praticamente impossibile sbloccarla dall'esterno senza avere la chiave apposita.».

 

Il detective dal volto squadrato sorrise - «Fa proprio al caso nostro allora. Portiamo in quella stanza i Master Key che non sono in mano ai domestici, le chiavi dello studio e... chi ha ricevuto la propria copia la lasci qui sul tavolo, porteremo anche quelle con noi e le chiuderemo tutte nello studio. Poi ognuno di noi si recherà in una stanza della villa facendosi chiudere a chiave dalla domestica. Quindi se volete risolvere il giochetto che ci è stato affidato prima, assicuratevi di prendere tutto quello che può sevirvi dall'archivio della Guest House, una volta chiusi dentro non potrete più uscire fino alla mattina quando i domestici riapriranno le porte. Siete d'accordo con questo programma?» - domandò il quarantenne sorridendo.

 

«Oh è chiaro. Ci si rinchiude tutti nelle rispettive stanze in questo modo avremmo tutti un alibi in caso  la mattina seguente, venisse trovato un altro cadavere, dopo l'apertura delle porte. In quel caso sarebbe ovvio che il colpevole altri non è che un domestico o un esterno che in qualche modo è riuscito a forzare la serratura... è questo il tuo ragionamento?» - domandò Ikumi Soda incrociando le braccia al petto.

 

«Sì… all'incirca» - rispose Mogi, rimanendo sul vago, era ovvio che stesse pensando a qualcos'altro ma che non voleva rivelare di cosa si trattasse - «Andiamo fuori le chiavi.»

 

Tutti i possidenti di una chiave le lasciarono di fronte a loro e vennero ritirate da Mogi che le tenne bene in vista. Il gruppo composto da Mogi, Shannon, Kogorō e Conan che li seguiva con il benestare della cameriera, successivamente si recò verso la stanza dei domestici per prendere le chiavi restanti, i Master Key e le chiavi dello Studio al terzo piano delle villa, in cui si sarebbero recati subito dopo.

 

Shannon aprì la cassetta attaccata al muro e l'aprì, prendendo tutte le chiavi ed i Master Key, ma sgranò gli occhi vedendo che questi erano diminuiti di numero.

 

«Due… c'è ne sono solo due..!.» - esclamò la ragazza, voltandosi verso i detective - «N'è sparito uno! Che cosa facciamo?!» - domandò allarmata.

 

«Proprio niente, è tutto calcolato non si preoccupi» - la rassicurò Mogi - «Lasciamo che il colpevole tenga quella chiave per ora… sarà utile per coglierlo in flagrante. Naturalmente ho bisogno del suo aiuto per ciò ovviamente. Dovrà tenere gli occhi bene aperti signorina e che venga ad avvisare noi due permettendoci di uscire in corso notasse movimenti sospetti...»

 

«Ho capito… bè lo farei comunque, visto che faccio una ronda per controllare se tutte le finestre sono chiuse, prima di ritirarmi… starò attenta!»

 

«Bene...» - annuì Kogorō - «ora che tutto è deciso, andiamo allo studio, e facciamo ciò che ci siamo detti.»

 

Tutti concordarono e dunque il gruppo si recò al terzo piano, salendo le scale, fino ad arrivare alla fine del corridoio, si fermarono davanti una grande porta in legno, sulla cui maniglia della porta era presente quello che pareva un "cerchio magico" contenente uno scorpione.

 

«Apro la porta...» - annunciò la domestica girando la chiave nella serratura e sbloccandola.

 

Il gruppo ebbe accesso allo studio e la porta scattò dietro di loro appena tutti furono entrati, funzionava  mentre Mogi lasciava le chiavi sulla scrivania, il piccolo Conan cominciò a gironzolare per la stanza, notando che era piena di scaffali contenenti libri dalle copertine elaborate, dai titoli posti sulla parte lateralo, poté intuire che l'argomento principale era l'occulto, doveva essere un appassionato di storia medievale o almeno questo pensò il ragazzino, notando l'armatura e armi antiche presenti nella stanza, tra cui appeso al muro in bella mostra, un fucile Winchester classe 1894 a canna lunga riportante il numero 30-30; c'erano anche libri che trattavano della seconda guerra mondiale ed una sezione formata da fascicoli rilegati che parevano essere risalenti a quel periodo, di cui uno spiegava di mezzo centimetro rispetto agli altri. Dovette salire su una catasta di libri per poterci arrivare dal momento che erano localizzati piuttosto in alto.  Nel suo tentativo di prenderne uno per darci uno sguardo da vicino però notò da parte del volumetto una certa resistenza nell'uscire dal suo spazio.

 

«Avanti… vieni fuo… Uh? Aaaah!»

 

Nel suo far forza, Conan scivolò dalla catasta di volumi con un tonfo rumoroso e prendendo un bella botta al fondo schiena.

 

«Ahio che male...» - si lamentò il bambino restando seduto attendendo che il dolore si attenuasse.

 

«Oh no… ma come hai fatto a cadere?» - domandò Shannon raggiungendolo ed inginocchiandosi - «Riesci ad alzarti piccolino?» - chiese porgendole il suo aiuto.

 

«S-Sì...» - annuì il bimbo.

 

«Tsk! Ben ti sta! Così impari a voler ficcare il naso ovunque. Ti dico sempre di non toccare niente, magari questa volta impari la lezione» - sbottò Kogorō, osservando il bambino a terra con attorno una serie di volumi tutti sparpagliati.

 

Shannon a quel punto replicò nei confronti del detective, come se fosse rimasta offesa dalla cosa per conto di Conan - «Non sia così severo Mōri-sama! È solo un bambino è naturale che sia curioso»

 

Il bambino ridacchiò nel vedersi difeso; si alzò poi in piedi raccogliendo il file che aveva attirato la sua attenzione per poi rivolgersi alla domestica.

 

«Onēsan posso prendere delle cose anche  in questo studio oppure ci sono delle restrizioni?»

 

«No… non mi pare proprio. Prendi pure quel che vuoi»

 

«Ah che bello, grazie» - sorrise Conan, tornando a guardarsi in giro.

 

Kogorō si trovò subito in disaccordo con la cosa sbattendo - «Ehi moccioso, non è la biblioteca pubblica non possiamo perdere tempo a cercare tra tutti i libri che ci sono qui se c'è qualcosa che ti piace. Dobbiamo tornare dagli altri e mettere in atto la strategia che ha pensato il detective Mogi. Quindi vedi di sbrigarti!»

 

«Cerchi qualcosa di particolare per caso?» - chiese Shannon abbassandosi un po', poggiando le mani sulla ginocchia.

 

«Bè.. Non saprei in realtà. Dipende da chi ha scritto il messaggio posto sotto il quadro e quando questo è stato messo nel soggiorno. Per altro me lo chiedo da prima… perché c'è un'altra copia del quadro e dell'iscrizione in questa stanza?» - domandò indicando dalla parte opposta della stanza nella parete laterale vicino all'entrata.

 

«Ah, è vero non l'avevo notato» - ammise candidamente Kogorō.

 

«In effetti, capisco il voler esporlo all'ingresso, ma che senso ha tenerne uno anche qui. Questo era lo studio del Capofamiglia giusto?» - chiese conferma Mogi, verso la cameriera.

 

«Esatto. Ma questo è facilmente spiegabile: Kinzō-sama ha fatto dipingere questo quadro da un suo amico intimo ed ha usato come modella Beatrice-sama. Lei fu il primo amore del padrone in gioventù e su può dire il suo vero amore, di cui serbo un ricordo fino ai suoi ultimi istanti di vita. Il ritratto inizialmente fu un pretesto per porre l'indovinello ai membri della famiglia, ma pare che Kinzō-sama sia rimasto talmente affascinato dall'opera finita, da volerne una copia anche nel suo studio da poter contemplare. Il testo dell'epigrafe è opera di Kinzō-sama stesso ed il quadro è stato affisso all'ingresso nel 1983, a quando io ricordi.»

 

«Però… Non sembra del tutto il vecchio pazzo di cui ho letto in rete.» - commentò Kogorō venendo a conoscenza del legame che legava il facoltoso anziano a quel particolare dipinto.

 

«Kinzō-sama… era una persona certamente eccentrica… però, ha sempre dimostrato di avere un cuore grande. Del resto, finanziava l'orfanotrofio dove io e Kanon-kun siamo cresciuti e ha dato lavoro a molti di noi negli anni. Al di là dei suoi peculiari interessi, era una persona molto gentile.»

 

Shannon ostentò un po di malinconia nel dire ciò, stando a ciò che disse il fratello era una bambina quando lavorò qui per la prima volta, ma doveva aver passato certo dei bei momenti in quel luogo per parlare del defunto con tanta benevolenza o anche per decidere di tornare sul luogo, spinta tra l'altro da una lettera misteriosa.

 

«"Peculiari interessi"? Vale a dire?» - domandò Kogorō guardando la ragazza.

 

«Il padrone si interessava di stregoneria ed occultismo, per questo negli anni sono nate molte voci crudeli sul suo conto, come quelle che lo additano come "vecchio pazzo" per esempio...»

 

«A-Ah… capisco...» - si sentì imbarazzato nell'aver usato quella espressione, dunque si portò una mano alla nuca scusandosi.

 

«Dimmi una cosa Onēsan...» - le si rivolse nuovamente Conan - «Tu sapevi della tragedia come tutti giusto? Allora perché tu e tuo fratello avete accettato di tornare a prestare servizio qui. La villa risultava distrutta dall'esplosione, allora perché tornare… Non hai pensato potesse esserci sotto qualcosa di losco?»

 

«Bè l'ho fatto esattamente per il vostro stesso motivo...» - sorrise la ragazza - «Voglio anch'io scoprire chi c'è dietro a tutto questo!»

 

"Una cameriera con la passione per i misteri?" - sorrise divertito il piccolo detective.

 

«Se avete finito, io direi di tornare indietro. Si staranno chiedendo dove siamo finiti… Quindi piccolo prendi quel che ti serve in fretta, d'accordo?» - si rivolse loro Mogi.

 

Conan eseguì e prese un paio di libri che parlavano delle leggende dell'isola che aveva notato nel suo far lasciar vagare lo sguardo, poi si unì agli altri, prima di andarsene il bambino si era voltò verso la scrivania, fissando per l’ultima volta le chiavi poste su di essa, per poi spostare lo sguardo sul quadro, dove l'immagine di Beatrice sembrava quasi sorridergli beffarda.

Infine la porta si chiuse e la serratura scattò. Stando alle parole di Shannon, da quel momento in poi non sarebbe più stato possibile avere accesso a quella stanza. Tornarono tutti nel salone nel più completo silenzio dove gli altri li aspettavano.

«Bene ora è tutto a posto. Direi di andare tutti insieme alla Guest House a raccattare materiale e poi di rinchiuderci ognuno nelle nostre stanze fino all’indomani» - ribadì ancora una volta Harufumi, con un modo di fare piuttosto rilassato.

«Possiamo stare certi che il tuo piano sia affidabile sbarbatello?» - chiese la vecchia Senma, ricevendo come risposta un’alzata di spalle.

«Siamo tutti possibili sospetti fino a prova contraria. La cosa migliore è che ognuno di noi si concentri a provare la propria innocenza. E poi… sono qui per risolvere quel indovinello ed incontrare quel furfante che ci ha attirati qui per partecipare al suo sporco giochetto. Se c’è qualcuno che domani mattina finirà in manette con l’arrivo della barca che ci riporterà a terra. vi assicuro che quello non sono io.» - detto ciò Mogi uscì dalla porta del salone, con tutti gli intenti di seguire la strategia da lui pensata.

«In un certo senso ha ragione. Meglio ritirarci per riflettere sull’accaduto. Stare tutti insieme farà crescere il clima di sospetto, sviando le nostre deduzioni» - approvò Hakuba seguendo l’uomo.


«Fate un po’ come credete… io lo trovo esagerato comunque» - commentò Senma, che suo malgrado decise di seguire gli altri, e di approfittare anche lei del fornito archivio della casa degli ospiti.
 

«Sono d’accordo, non è male come tattica» - convenne anche Tōya, che aveva preferito riflettere, piuttosto che esprimere un’opinione a riguardo. Rivolse lo sguardo alla cameriera, poco prima che questa lasciasse la stanza per accompagnare gli altri ospiti - «Io aspetterò nella Servent Room che tu venga a chiudere la porta Shannon-chan.» - disse lo scrittore.


«Come desidera Hachijō-sama.» - rispose lei con un lieve inchino, prima di dileguarsi.

Dopo un’accurata ispezione dei documenti dell’archivio, ognuno dei detective, si mosse per tornare all’edificio principale. Tuttavia prima di mettere piede fuori Mogi -- che era andato a prendere la sua roba nella camera che aveva scelto, per portare tutto con sé, dato che il suo piano gli impediva di farlo fino alla mattina dopo --  si voltò verso la cameriera.

 

«Non ho visto il ragazzo da nessuna parte… ha idea di dove potrebbe essere?» - domandò il detective.

 

«Si riferisce a Kanon-kun?» - chiese per poi sorridere - «Probabilmente è nella stanza dei domestici di questa Guest House. Avrà pensato di aspettare qui in caso qualcuno di voi tornasse, ma conoscendolo si sarà addormentato. È solo un ragazzo, non è più  abituato a lavorare a ritmi così serrati. Vuole che lo vada a chiamare?» - domandò la giovane, ricevendo un cenno in risposta.

 

«No, non è necessario… la mia era solo curiosità» - disse l'uomo uscendo ed aggregandosi agli altri seguito poi da Shannon che chiuse la porta dell'edificio a chiave.

 

Si ripararono dalla pioggia come poterono visto che solo Ran aveva portato per precauzione un ombrello, avendo dato un’occhiata alle previsioni prima di partire, nonché la vecchia Senma che era stata previdente a riguardo.

 

«Brr che freddo...» - fu la prima cosa che uscì dalle labbra di Ran, non appena riuscirono a varcare l'ingresso della villa - «Tutto bene Conan-kun?»

 

Il bambino annuì - «Sto bene, ho solo le scarpe un po' bagnate» - disse togliendole per non voler sporcare in giro.

 

«Dalle a me...» - disse la domestica - «Le metterò ad asciugare nella stanza dei domestici e le poserò davanti alla vostra porta per domani mattina»

 

«Arigatō Onēsan» - sorrise il piccolo per poi accettare la sua proposta.

 

«Dōitashimashite!»

 

Shannon si recò dunque verso quella stanza, prima di tornare indietro dagli altri che la attendevano per cominciare a chiudersi nelle loro stanze.

 

«Allora… comincerò a chiudere a chiave le vostre stanze» - disse la ragazza, con tra le mani il proprio Master Key - «Farò il giro per controllare se tutte le finestre sono chiuse, poi mi troverete nella stanza dei domestici, sentite liberi di chiamarmi con la linea interna con il numero che vi ho dato poco fa.»

 

«Sì, cominci pure signorina.» - rispose Mogi, per poi avvicinarsi all'orecchio della giovane - «Si ricordi, di avvisarci se nota movimenti sospetti.»

 

«Certo, non si preoccupi.» - annuì la ragazza.

 

Dopo aver chiuso Mogi, Hakuba e la famiglia Mōri nelle loro stanze fu il turno della camera di Senma ed infine della stanza della detective Soda.

 

«Shannon-chan...» - la interpellò la donna prima che questa chiudesse la porta.

 

«Mi dica.»

 

Ella sussurrò a bassa voce dalla fessura della porta - «Se il colpevole dovesse agire durante la notte informeresti anche me?»

 

«Eh?» - sussultò per la sorpresa, chiedendosi come fosse arrivata a sapere di aver fatto quell'accordo "anche" con altre persone.

 

«Ho ascoltato le deduzioni dei due giovani investigatori nel salone ed anch'io ero arrivata alla stessa conclusione, ma vorrei poterlo confermare come tutti. Mi farai questo favore?» - le chiese sorridendole la donna.

 

«Oh… capisco. Sì, allora informerò anche lei» - annuì la giovane domestica.

 

«Grazie mille Shannon-chan.»

 

«Si figuri… ora chiudo la porta.»

 

Allo scattare dell'ultima serratura Shannon si recò munita di torcia elettrica, verso la fine del corridoio, dando inizio alla sua routine di controllo delle finestre. Il tifone infuriava lì fuori con la pioggia che batteva con insistenza contro il vetro ed il vento che ululava contro gli infissi chiusi. La giovane Shannon, non potè far a meno di sentirsi nervosa: con Kanon addormentato nella stanza degli ospiti ed il colpevole in possesso di un Master Key, toccava a lei proteggere gli ospiti.

 

«Un misero mobile come me… riuscirà davvero a fare una cosa simile?» - si domandò la domestica continuando il suo giro per i corridoi della villa.

 

Probabilmente fu solo suggestione ma, ad un certo punto ebbe come l’impressione di udire una risata propagarsi nel vento, e che fu in grado di raggiungere le sue orecchie solo in maniera flebile, attraverso gli spifferi del legno. Un riso malevolo e stridulo, non appartenente a questo mondo. Come se davvero un fantasma o una strega, la stessero seguendo e la osservassero dalle ombre che inghiottivano il corridoio una volta spenta la luce.


 
   
 
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