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Autore: ValeDowney    02/06/2019    0 recensioni
Gold, Rose e Belle si sono finalmente riuniti ma altri misteri e, soprattutto magia, attendono loro e i cittadini di Storybrooke. Rose e i suoi amici affronteranno tante altre avventure mentre nuovi personaggi arriveranno nella cittadina più magica del Maine. Ma l'oscurità è sempre dietro l'angolo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love - Stagione II
 
 

 
 Capitolo VIII: Salvando Excalibur- Prima Parte
 

Foresta Incantata
 
Era un giorno come tanti gli altri al castello oscuro. Excalibur stava mordendo quello che pareva un pezzo di straccio, quando un’ombra comparve sopra di lei. Alzò lo sguardo, per trovarsi un Tremotino alquanto insoddisfatto. Infatti disse: “Excalibur, mia piccola palla di pelo, ti credevo più ubbidiente, invece vedo che non hai ancora capito che non devi andare a mordere tutto ciò che non è cibo. Spero per te che, quello non si tratta di un pezzo del mio mantello.”
La volpe sputò fuori il pezzo di stoffa. Tremotino si abbassò e, dopo averlo raccolto, lo osservò. Guardò malamente Excalibur, che abbassò le orecchie. Poi replicò: “Sono stanco di trovare pezzi dei miei indumenti infradiciati della tua saliva. Te l’ho già detto parecchie volte che devi comportarti bene. Se da ora in poi troverò solo un altro pezzo di un qualsiasi mio indumento rotto o cosparso della tua saliva, ti farò dormire su di un misero straccio e avrai avanzi per un’intera settimana” e, alzandosi, se ne andò.
Excalibur mugugnò tristemente. Non voleva far arrabbiare il suo padrone, né tanto meno non renderlo orgoglioso. Lui l’aveva sempre trattata bene, allevandola da quando era un cucciolo; salvandola dai cacciatori e proteggendola dal freddo. E’ vero, lei gli trovava oggetti e persone con la magia e lui, in compenso, le aveva donato un sacco di cose e la riempiva sempre di coccole, anche se da quando era arrivata Rose, la maggior parte delle attenzioni erano tutte per lei.
Si alzò, zampettando per il salone. Passò accanto all’arcolaio, alla culla di Rose ed alla sua cesta. Sbucò con il muso fuori dalla porta. Nel corridoio non c’era nessuno. Ne approfittò, quindi, per uscire nel giardino sul retro. Camminò guardandosi intorno, quando si fermò sentendo gracchiare. Alzò lo sguardo. Su il ramo di un albero c’era un corvo e, sotto una zampa, teneva un pezzo di stoffa rosso. Così uguale a parte del mantello di Tremotino. Quel mantello che giorni prima lei stessa aveva rotto in giardino.
 

Strorybrooke

 
Gold, Belle e Rose erano inginocchiati accanto ad un Excalibur priva di sensi e in una pozza di sangue. Gold avvicinò le mani alla sua adorata volpe e, con gli occhi lucidi, disse: “Excalibur, bella di papà, non puoi andartene. Ti prego, piccola mia” e la toccò, sporcandosi le mani di sangue. Poi però Belle notò qualcosa. Quindi disse: “Tremotino, guarda” e puntarono lo sguardo sulla pancia della volpe. Andava su e giù.
“Respira ancora. È viva” disse Rose.
“Dobbiamo subito portarla in ospedale” disse Gold e, prendendo Excalibur tra le sue braccia, si alzò, aiutato da Belle. Dopo che anche Rose si fu alzata, domandò: “In ospedale? Ma non è un essere umano.”
 “Non me ne importa nulla! La mia volpe non morirà!” replicò Gold.
In quel momento, arrivò la macchina dello sceriffo, dalla quale scesero Emma e David. Rimasero senza parole nel vedere la scena davanti a loro. Guardarono Belle, Rose e Gold e, quando videro quest’ultimo con in braccio Excalibur piena di sangue, Emma chiese: “Che cosa è successo?”
“E’ una storia un po’ lunga, ma noi non abbiamo tempo. Excalibur sta per morire e non voglio che accada ciò” rispose Gold e si diresse verso la Cadillac. Belle lo seguì.
David si avvicinò alla macchina, guardando il conducente svenuto. Poi vide il pirata a terra, anch’egli nelle stesse condizioni. Infine si voltò e domandò: “Chi sono questi due? Li conoscete?” Gold si fermò e, voltandosi, replicò: “Come ho detto prima non ho tempo da perdere. Sono affidati a voi” e, rivoltandosi, con una mano aprì una portiera.
Emma guardò Rose, che la guardò a sua volta. Notò la spalla sporca di sangue: “Rose, la tua spalla sanguina. Che cosa è successo?”
“Ecco… io…” iniziò col dire Rose, ma venne interrotta da un furente Gold: “Rose! Andiamo! Muoviti!”
“Io… devo andare” disse Rose e corse dai genitori. Emma si recò da David.
Rose raggiunse i genitori. Gold stava per salire dalla parte del conducente, quando Belle propose: “Guido io.” I due la guardarono in modo stupito e Rose chiese: “Ma mamma, sai come si fa? Non ti ho mai vista guidare un’auto prima d’ora.”
“Mi ha un po’ insegnato Ruby. Ma Tremotino, ora non sei in condizioni di guidare. Sei troppo nervoso e faremo sicuramente un incidente, così in ospedale dobbiamo essere curati tutti” disse Belle.
Rose guardò Gold il quale, dopo aver sospirato, disse: “E va bene” e salì sul sedile posteriore. Belle salì al posto di guida, mentre Rose in quello del passeggero. Si mise velocemente la cintura, mentre la madre girò la chiave, avviando la macchina. Poi disse: “Non ci voleva molto” e mise le mani sul volante. Ma… non accade nulla.
“Tesoro, devi mettere la retromarcia se vuoi che ci muoviamo” disse Gold.
“Ah… sì…be’… la stavo giusto mettendo” disse Belle e si guardò intorno. Rose volse lo sguardo all’indietro, domandando: “Papà, posso guidare io? Intanto l’ho già fatto.”
“Sì e per poco non finivi contro un muro. Non se ne parla” rispose Gold. Rose riguardò avanti, mugugnando. Finalmente Belle riuscì a mettere in retromarcia e, dopo che ebbe girato la macchina, si avviarono.
Gold guardava costantemente Excalibur, la quale respirava affannosamente, continuando a perdere sangue. Di tanto in tanto, Gold le tamponava la ferita, ma l’adorata volpe non si svegliava ed era sempre più debole. Finché, frenarono bruscamente.
“Perché accidenti ci siamo fermati?!” chiese Gold, guardando avanti.
“C’è il semaforo rosso. Non posso passare. O, almeno, questo è ciò che mi ha spiegato Ruby” rispose Belle.
“Cavolo Belle, non c’è nessuno. Passa” disse Gold.
“Ma poi prenderai una multa” disse Belle.
“Passa e basta! Non mi interessa della multa! Excalibur sta per morire. Non abbiamo tempo da perdere!” replicò Gold e Belle ripartì.
Poco dopo, arrivarono all’ospedale. In fretta e furia, Gold, Belle e Rose entrarono a passo spedito nell’edificio e, appena videro il dottor Whale, si avvicinarono a lui, chiamandolo. Costui, si voltò e sgranò gli occhi non appena vide Excalibur sanguinante tra le braccia di Gold. Quindi disse: “Spero che si tratti di uno scherzo.”
“Non sono mai stato il tipo da scherzi. Deve salvare la vita alla mia volpe e lo deve fare subito” disse Gold.
“Non sono un veterinario e questo non è il posto adatto. Qua si salvano le persone e non gli animali. Trovate la persona giusta” disse Whale e, mettendosi lo stetoscopio attorno al collo, si incamminò.
“Non finisce qui Whale! Questa me la paghi! Sei senza cuore!” urlò Gold.
Chi era presente lo guardò, così come Whale che, voltandosi, gli disse: “Così, sarei io quello senza cuore? Ma vogliamo parlare di lei quando, in passato, ha visitato il mio mondo perché così interessato alla mia scienza. Si era messo d’accordo con me e quello strambo cappellaio, solo per far soffrire Regina. Alla fine lei ha ottenuto ciò che voleva, mentre io… io ho perso mio fratello e sono caduto nella pazzia. Il senza cuore qui è lei, quindi buona fortuna con la sua volpe” e, voltandosi, se ne andò.
Gold lo guardò andarsene. Poi guardò furente i presenti che, subito, si voltarono da un’altra parte, ritornando alle loro mansioni. Infine, uscì dall’ospedale. Rose e Belle lo seguirono. Lo trovarono di fronte alla Cadillac, con lo sguardo abbassato su Excalibur. Mentre si avvicinarono a lui, disse: “Morirà. La mia volpe morirà e tutto per causa mia. Sta soffrendo, perché in passato ho commesso solo del male. Lei non merita tutto ciò.”
“Tremotino, ascolta, troveremo sicuramente un veterinario che ci aiuterà. Ne sono sicura” disse Belle, mettendogli una mano sulla spalla.
“Nessuno vuole aiutarci. Perché… sono io. Essendo il signore oscuro, vogliono starmi alla larga e farmi soffrire” disse Gold.
Si sentì un tuono ed iniziò a piovere. Sembrava che tutto fosse contro di loro. Ma a Rose venne in mente un’idea. Quindi disse: “Forse io so chi ci può aiutare.” Belle e Gold la guardarono.
Poco dopo, Belle fermò la macchina davanti ad una casa diroccata. Scesero e, mentre camminavano per il vialetto, Belle domandò: “Tesoro, come mai ci hai portati qua? Sembra non viverci nessuno da molto tempo.”
“Fidatevi di me” disse Rose ed entrò, seguita dai genitori. Salirono su per le scale, arrivando a quella che pareva una mansarda. Gold e Belle si guardarono intorno, notando una tavola sopra alla quale erano presenti tante piccole sculture in legno.
Rose si fermò, così come i genitori. Nell’ombra c’era nascosto qualcuno. La bambina lo chiamò: “Victor, sono io: Rose. Vieni fuori. Non avere paura” ma, chi era nascosto, non si mosse. Fu però un forte lampo che, squarciando il cielo, lo illuminò. Belle si mise una mano sulla bocca e Gold inarcò un sopracciglio. Poi la donna disse: “Quasimodo. Quanto tempo che è passato.”
A quel punto, il ragazzo deforme si mostrò. Titubante disse: “La… Lady Belle. Siete sempre bella come allora” e la donna sorrise. Poi guardò Gold ed aggiunse: “Padrone, ha un aspetto diverso, ma è sempre lei.”
“Victor è bello rivederti” disse Gold. Il ragazzo spostò lo sguardo su Rose, quando gli disse: “Victor, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Excalibur sta per morire. Siamo andati in ospedale, ma il dottor Whale non vuole aiutarci.”
“Ma io… io… io non so se… “ disse balbettando Victor.
“Quasimodo ti prego, sei la nostra ultima speranza. Ricordati i tempi passati al castello oscuro e di quando Excalibur fosse tua amica. Noi abbiamo in fiducia per che so che tu puoi riuscirci. È già successo” disse Belle.
Rose la guardò, per poi rivolgere lo sguardo su Victor. Questi guardò la famiglia. Famiglia. Un concetto che gli era stato negato fin in fasce, ma poi ritrovato proprio grazie a loro. Al Signore Oscuro e Belle, doveva la sua libertà da quel mondo vissuto in una gabbia. Lo avevano protetto e fatto sentire parte di una nuova vita. E ora erano lì a chiedergli aiuto per salvare Excalibur.
Andò, quindi, verso la tavola e, dopo aver spostato tutte le sculture in legno, disse: “Portatela qui.”
Gold, insieme a Belle e Rose, si avvicinò e depositò delicatamente la volpe sulla tavola. Victor la guardò. La volpe respirava a fatica e stava perdendo molto sangue. Non c’era più tempo da perdere.
“Grazie” gli disse semplicemente Belle, guardandolo.
“La vostra volpe è ancora in pericolo. Mi ringrazierete quando le avrò salvato la vita” disse Victor, non guardandola.
“Come possiamo aiutarti?” chiese Rose.
“Mi servono asciugamani; acqua; forbici e una pinza” rispose Victor e Belle e Rose corsero a prendere tutto il necessario. Gold, invece, rimase lì, accanto ad Excalibur, mentre teneva una mano sulla sua guancia.
“Cercherò in ogni modo di salvare la sua volpe” disse Victor.
“Ti conviene e, se dovesse morire, subirai delle tremende conseguenze per mano mia” replicò Gold, guardandolo minacciosamente.
“Una volta non era così crudele con me. O, almeno, non così tanto” disse Victor.
“Tu salva la mia volpe e poi vedremo” replicò Gold e, abbassandosi, avvicinò il viso a quello di Excalibur, per poi sussurrarle: “ Tieni duro, piccola mia. Devi farcela. Il papà è qua accanto a te.”
Victor lo guardava in silenzio, poi spostò lo sguardo quando ritornarono Belle e Rose con l’occorrente. Preparò il tutto e, alla fine, accese una lampada in modo da poter illuminare al meglio la parte che avrebbe operato. Nessuno osava parlare, ma quel silenzio venne interrotto dal fragore dei tuoni e lampi del temporale.
Victor prese in mano un coltello. Gli tremava la mano mentre lo avvicinava alla profonda ferita sull’addome della volpe. Belle guardò Rose, dicendole: “Forse è meglio se non guardi.”
“Allora me ne sarei rimasta in macchina” disse Rose ed entrambe riguardarono Victor, il quale coltello era sempre più vicino alla ferita. Ma…

 
Foresta Incantata – anni prima

 
Belle si trovava nella sua camera da letto – ed anche quella di Tremotino, seduta accanto alla finestra. Stava osservando il giardino sul retro, mentre teneva in grembo Rose. La bambina era sveglia e guardava la madre.
Tremotino entrò nella stanza e, mentre si avvicinava a Belle, disse: “Ancora guardi fuori dalla finestra? Ma non ti sei stufata? Dopotutto, ci sono sempre le stesse cose.”
“Dici così anche quando sto leggendo” disse Belle, spostando lo sguardo su di lui.
“Quello era prima che avessi Rose. Ora è giusto che passi più tempo con lei… e con me” disse Tremotino, sorridendo maliziosamente all’ultima parte di frase. Belle si alzò e, riguardando fuori dalla finestra, disse: “ Il roseto, quest’anno, è ancora più bello. Forse potrebbe c’entrare Rose.”
“Dubito che una neonata possa far fiorire delle rose. Quello è compito delle fate. Quelle odiose esserine svolazzando sempre in posti dove è difficile schiacciarle e poi, la mia bambina non può fare ciò. È figlia mia. Lei ha la tua bellezza e il mio potere” disse Tremotino e, con un dito, grattò il pancino di Rose, facendola ridere.
“Vorrei poterlo vedere più da vicino. Prenderò delle rose. Credo che starebbero bene nella nursery di Rose” disse Belle.
“La nostra piccola potrà anche portare il loro nome, ma rimarrà sempre lei l’unica rosa che vorrei all’interno di queste mura. Oltre ovviamente alla sua bellissima mamma” disse Tremotino e Belle arrossì leggermente. Poi disse: “Hai ragione. Non abbiamo bisogno di altre rose. Ne abbiamo già una molto speciale” e, alzò a mezz’aria Rose, la quale rise.
Tremotino si affiancò a lei ed entrambi guardarono sorridendo la loro bambina, non accorgendosi che, proprio accanto al roseto, comparve Excalibur. La volpe, con sguardo alzato, continuava a guardare il corvo, che teneva stretto con una zampa, il pezzo di straccio rosso.
Excalibur emise dei versetti, mentre il corvo gracchiò. Era evidente che non avrebbe mollato il suo “tesoro.” La volpe mugugnò. Se avesse ripreso quel pezzo di stoffa, il suo padrone l’avrebbe premiata.
Pensò quindi ad un modo per far scendere quel corvo e, soprattutto, impedirgli di portarsi via o, peggio, rompere ancora di più il pezzo di stoffa. Si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa da utilizzare per scacciare quel corvo. Sfortunatamente non trovò nulla o, almeno, i rami presenti nel giardino non erano abbastanza lunghi da arrivare al corvo. Le rimase un’unica possibile soluzione.
Si avvicinò ancora di più all’albero e, cercando di non toccare le punte del roseto, riuscì ad attaccarsi con tutte le unghie che aveva a disposizione, al tronco. A fatica riuscì ad arrampicarsi, seppur ciò non rientrava nella sua natura. Avrebbe preferito di più starsene nella sua cesta ad oziare o mangiare una bella bistecca, ma si sarebbe scordata tutto ciò se non avesse ripreso quel pezzo di stoffa. Tremotino teneva molto ai suoi indumenti e non era la prima volta che la rimproverava. Non poteva rischiare ancora.
Arrivò al ramo dov’era appollaiato il corvo. Questi, si voltò e gracchiò. Excalibur mugugnò e, con una zampa, tentò di riprendersi il pezzo di stoffa, ma il suo era un temibile avversario. Egli si alzò a mezz’aria e sbattè le ali, facendo indietreggiare Excalibur. Per poco, la volpe non cadde dal ramo, ma riuscì a tenersi ben stretta. Ringhiò contro il corvo, ma costui non si spaventò nemmeno un po’ .
Si abbassò e fece un balzo, ma… il corvo si librò nuovamente. Excalibur perse la presa e cadde. Il roseto era sempre più vicino, così come il suolo.
Il corvo guardava in basso, rimanendo in silenzio.
Poco dopo, Belle, Rose e Tremotino uscirono nel giardino del retro.
“Ricordati Belle, ti porto al roseto solo per guardare le rose e non prenderle. Ne tieni già una in braccio” disse Tremotino e Rose rise. Ma, appena arrivarono al roseto, rimasero senza parole. Belle si portò una mano sulla bocca e strinse Rose a sé, coprendole il viso contro il suo petto.
Tremotino, invece, rimase immobile, come se fosse diventato improvvisamente di pietra. Davanti a loro, c’era Excalibur conficcata tra le spine del roseto. Poi corse verso di lei, inginocchiandosi. Allungò le mani tremanti. La volpe non si muoveva e stava perdendo molto sangue.
Riuscì a prenderla delicatamente. La guardò, mentre gli si annebbiò la vista. Belle stette in disparte, con Rose che iniziò ad agitarsi, percependo molto probabilmente che qualcosa non andava.
Avvicinò il viso, dicendole: “Excalibur, il papà è qui. Dai, svegliati piccola mia. È ora di ritornare dentro” e le toccò una guancia. Ma la volpe non si mosse. Stava perdendo molto sangue ed aveva una profonda ferita sull’addome.
Belle si avvicinò a Tremotino. L’osservò in silenzio, per poi spostare lo sguardo su Excalibur e fu in quel momento che notò una cosa. Quindi disse: “Tremotino, respira ancora. Il suo petto va su e giù.”
Il Signore Oscuro sembrò riprendere il battito, come se a quel momento, il suo cuore si fosse fermato. Prese tra le braccia la volpe, stringendola a sé e, mentre si rialzava, Belle disse: “Dobbiamo subito trovare un veterinario.”
“E dove lo troviamo un veterinario nella foresta incantata? E, poi, diciamo la verità: chi verrebbe nella mia dimora? Non troveremo nessuno in tempo per poter salvare la vita della mia adorata Excalibur “sospirò” Anche se ancora non riesco a capire di come possa essere caduta nel roseto” disse Tremotino. Sentirono gracchiare. Alzarono lo sguardo, per vedere il corvo che li stava guardando a sua volta. Gracchiò nuovamente e, volandosene via, lasciò cadere a terra il pezzo di stoffa.
Belle si avvicinò e abbassandosi, tenendo sempre stretta a sé Rose, lo prese in mano. Si voltò verso Tremotino, il quale disse: “Quello sembra un pezzo del mio vecchio mantello. Excalibur deve averlo visto e… no… non è possibile.”
“Che cosa? Cosa non è possibile?” domandò Belle.
“Poco fa ho beccato Excalibur che stava mangiando un pezzo di indumento. Così, pensando che fosse il mio, l’ho rimproverata. Dopo aver visto quel pezzo di stoffa nella zampa di quel corvo, deve aver cercato di prenderlo per non farmi più arrabbiare e, ora, non le potrò più dire di quanto sia sempre stata una volpe fedele ed amica” rispose Tremotino. Gli occhi gli divennero di nuovo lucidi e strinse a sé la volpe.
Belle si avvicinò a lui, dicendogli: “Non ti disperare. Vedrai che troveremo qualcuno.”
“Vorrei poter avere la tua stessa fiducia ma, più il tempo passa,  e più la mia Excalibur perde le forze. Non voglio dirle addio” disse Tremotino e strinse a sé la volpe.
In quel momento, un po’ distante da loro, passò Quasimodo mentre teneva in mano della legna appena tagliata. Si soffermò ad osservare la scena, cercando di vedere meglio ciò che Tremotino teneva tra le braccia.
Rose, vedendolo, rise. Belle e Tremotino si voltarono e, fu in quel momento, che il gobbo sbiancò, vedendo la volpe insanguinata tra le braccia del padrone, facendo anche cadere la legna a terra. Alzò lo sguardo, incrociando quello poco benevole del signore oscuro, non osando proferire parola.
Si abbassò per riprendere la legna ed andarsene, quando Belle lo fermò: “No, aspetta. Forse tu puoi aiutarci.”
“Belle, non essere sciocca. E’ chiaro che il ragazzo non sappia nulla di ciò” disse Tremotino. Belle lo guardò, dicendogli: “Ma dobbiamo pur tentare il tutto per tutto” e, riguardando Quasimodo, aggiunse: “Excalibur sta morendo e nessuno arriverà mai in tempo per salvarla. Ma forse tu…”
“Io… io non credo che…” disse titubante Quasimodo. Belle si avvicinò a lui e, prendendogli una mano, mentre con l’altra teneva Rose stretta al suo petto,  gli disse: “Ti prego, sei la nostra ultima speranza. Abbiamo fiducia in te. Aiutaci.”
Quasimodo la guardò. Lo stava implorando. Loro stessi lo avevano aiutato tempo prima, salvandolo da quel circo crudele. Guardò Tremotino e poi la volpe priva di sensi tra le sue braccia. Riguardò la donna e semplicemente annuì. Belle, gli sorrise con le lacrime agli occhi, mentre il signore oscuro si limitò a stringere a sé  Excalibur.
Poco dopo e dopo aver messo Rose nella sua culla, Quasimodo, Belle e Tremotino si trovavano nella torre di quest’ultimo. Osservavano Excalibur, deposta sulla tavola, mentre respirava affannosamente. Belle guardò Quasimodo, chiedendogli: “Che cosa ti serve?”
“Asciugamani; acqua calda; forbici e una pinza” rispose Quasimodo e Belle, insieme a Grachen e Dove, che erano sulla soglia della porta, andò a prendere l’occorrente. Il ragazzo riguardò la volpe. Allungò una mano per toccarla, ma Tremotino gli bloccò il polso. I due si guardarono ed il signore oscuro disse: “Bada di salvarle la vita, ragazzo, o non solo sarò ben lieto di buttarti fuori da qua, ma ti farò rimpiangere di essere nato.”
Quasimodo deglutì. Tremotinò gli lasciò il polso e, portando una mano sulla guancia di Excalibur, le disse: “Andrà tutto bene. C’è qua il papà. Resisti, mia piccola amica.”
Quasimodo si massaggiò il polso. Guardò lateralmente in modo pensieroso. Sarebbe davvero riuscito a salvare la vita della volpe? Conseguenze ben più amare lo avrebbero atteso se non ci fosse riuscito. Entrambi alzarono gli sguardi, quando ritornarono Belle, Grachen e Dove. Tutti guardarono Quasimodo e, in quel momento, il ragazzo avrebbe voluto trovarsi da un’altra parte.
Poco dopo Quasimodo, tenendo in mano un piccolo coltello, osservava in silenzio la volpe, per poi porre lo sguardo sul coltello.
“Hai mai operato prima?” domandò Belle.
“Una volta, al circo, mi sono preso cura di un uccellino. Aveva una ferita al petto e ad un’ala” rispose Quasimodo.
“E lo hai salvato?” chiese Belle. Quasimodo la guardò, ma non rispose.
“Lo sapevo. È tutta una perdita di tempo. Avrei fatto prima a curarla con la magia” replicò Tremotino.
“E allora perché non lo hai fatto?” domandò Belle, guardandolo. Tremotino si limitò ad abbassare lo sguardo. Poi Belle, dopo aver sospirato, disse: “Bene, Quasimodo, ora tocca a te” Il gobbo stava per procedere con l’incisione, ma Tremotino, avvicinandosi, replicò: “Non ti permetto di toccarla ! La ucciderai !”
“Perché non esci ? Qua ci pensiamo noi” gli propose Belle.
“No. Voglio rimanerle accanto” disse Tremotino. Belle gli andò vicino e, dopo avergli preso le mani, disse: “Sei scosso e preoccupato. Non saresti molto d’aiuto. Prenditi una boccata d’aria. Verrò ad avvisarti quando sarà finito.”
“E’ la mia volpe. Non voglio che muoia” disse Tremotino con sguardo lucido. Belle lo baciò su una guancia, per poi condurlo fuori. Poi però, si fermarono ed il signore oscuro volse lo sguardo, guardando Excalibur, la quale faticava sempre di più a respirare. Riguardò avanti ed uscì, mentre Belle, rimase con Quasimodo e Grachen.
Una volta in corridoio, Tremotino se ne rimase lì, immobile. Era arrabbiato, perché non poteva essere d’aiuto per la sua adorata volpe. Strinse i pugni, lanciando poi due palle di fuoco, distruggendo alcuni vasi e cose varie. Infine, svanì in una nube viola.
Riapparve davanti alla culla di Rose. L’osservò. Si avvicinò e, dopo averla presa delicatamente in braccio, cercando di non svegliarla, si sedette su una sedia a dondolo lì accanto e stette ad aspettare. Aspettare che quel ragazzo salvasse la vita alla sua volpe.
Il tempo trascorreva lentamente, forse troppo per Tremotino. Stava ancora lì, seduto su quella sedia a dondolo, mentre stringeva a se’ una Rose addormentata. Nessuno era ancora andato a dargli notizie e sperava tanto che l’operazione stesse andando bene.
Baciò Rose sulla testa, per poi dirle: “Quasimodo sta cercando di salvare la vita alla nostra Excalibur. Non voglio che muoia. Sai, quando era solo un cucciolo, non volevo nemmeno che mi girasse intorno. La ritenevo solo una grossa perdita di tempo. Poi però, ho incominciato a volerle bene come una figlia. Mi è sempre stata accanto e, ora, rischio di non rivederla mai più.”
Rose si mosse, ma non si svegliò. Tremotino fece un piccolo sorriso. Di solito, per pensare ad altro, filava all’arcolaio, ma preferiva passare quel momento con la figlia. Non avrebbe mai potuto usare la magia per salvare Excalibur: sarebbe stato un grosso prezzo da pagare e, a rimetterci, non sarebbe stato solo lui, ma anche la sua volpe e, uno spirito della foresta, non doveva mai essere toccato dalla magia oscura. Avrebbe potuto portare terribili conseguenze alla natura circostante e non solo.
Strinse a se’ la sua bambina, socchiudendo gli occhi e continuando ad aspettare quando, sulla soglia della porta, comparve Dove. La fedele guardia del corpo rimase lì, in silenzio. Non voleva disturbarlo. Poi però Tremotino disse: “Spero tu mi porti buone notizie, se no puoi anche andartene.”
“L’operazione è ancora in corso” rispose Dove.
“Tutto qui?” chiese Tremotino.
“Mi dispiace, ma non c’è altro per ora” rispose Dove. Vi fu silenzio. Dove stava per andarsene, ma Tremotino propose: “Perché non rimani qua a farmi compagnia?”
“Pensavo volesse rimanere solo con sua figlia” disse Dove. Tremotino riaprì gli occhi e, guardando Rose, disse: “Adoro stare da solo con la mia piccolina ma, purtroppo, non sa ancora parlare e, in questo momento, ho bisogno di qualcuno con cui sfogarmi. La vita della mia volpe è nelle mani di un ragazzo che intaglia animali con la legna. “Sospirò” Di solito filo all’arcolaio, ma oggi la mia mente pensa solo ad Excalibur” e guardò l’uomo. Costui gli domandò: “Vuole che le porti qualcosa? Del tè, per esempio?”
Tremotino si limitò a scuotere negativamente la testa. Poi Dove aggiunse: “Ho notato che c’è un gran pasticcio fuori dalla vostra camera.”
“Sì, è stata colpa mia. Ero arrabbiato e… dovevo fare qualcosa. Ma, lascia stare: sarà compito di Grachen pulire tutto. Così mi starà alla larga” disse Tremotino. Dove si andò a sedere accanto a lui, mentre il signore oscuro si aggiustò meglio Rose tra le sue braccia. I due si guardarono, per poi porre lo sguardo sulla neonata. Ed aspettarono.
Nello stesso momento, Quasimodo era fermo sul ventre di Excalibur. Teneva in mano il coltello, ma non proseguiva. Aveva già tolto gran parte delle spine dal muso e dalle zampe. Ora mancava la parte più complicata.
“Qualcosa non va?” chiese Belle.
“Io… io non so dove incidere” rispose Quasimodo.
“Ma avevi detto di averlo già fatto” disse Grachen.
“Sì, ma il ventre di quell’uccellino non era così complicato come quello di questa volpe. Non so come proseguire” disse Quasimodo. Belle e Grachen si guardarono in modo preoccupato, ma poi Belle, mettendo una mano sulla spalla di Quasimodo, gli disse: “Non devi avere paura. Ce la farai, Noi crediamo in te ed anche Tremotino. Devi solo avere fiducia.”
“Il padrone mi farà fuori se non salverò la sua volpe” disse Quasimodo.
“Non ti preoccupare: è da quando sono qua, che ricevo le sue minacce di morte più volte al giorno” disse Grachen. Quasimodo la guardò in modo preoccupato, mentre Belle scosse negativamente la testa. Tutti e tre, poi, riguardarono la volpe e Quasimodo allungò il coltello verso il ventre dell’animale.





Note dell'autrice: Ed eccomi qua finalmente con la prima parte di un nuovo capitolo. Volevo già far andare Gold a New York per... be'... sapete già per cosa, ma ho voluto cambiare un pò' le cose. Dopotutto, Belle non ha perso la memoria, quindi già qualcosa è cambiato e qualcun altro, come avete letto, si è beccato la pallottola al posto suo e, ovviamente, Gold non lascerà mai la sua adorata volpe senza prima salvarla. Ma chi la salverà? Victor ( alias Quasimodo) sarà veramente in grado?
Grazie infinite per tutti coloro che continuano a seguire la storia, seppur viene aggiornata a rilento. Grazie a chi l'ha messa tra le preferite e seguite e chi la recensisce.
Grazie alle mie due splendide amiche Laura e Lucia
Con ciò ci vediamo alla seconda parte del capitolo. Buon 2 giugno e sogni "Gold" a tutti






 

 
  
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