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Autore: Riflessi    03/06/2019    6 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo 11
-Anche gli elfi hanno dei sentimenti-


 

Portobello Road, Londra. Gennaio 2009.

Qual è il preciso attimo in cui un essere umano cessa di soffrire a causa di un altro essere umano? E' un processo che avviene lentamente, od è un avvenimento improvviso? C'è qualcosa che lo scatena? Oppure ogni vita è a sé? Ma sopratutto: succede ogni volta, di smettere di provare dolore, o può capitare di portarselo dietro per sempre?

...Come una specie di bagaglio pesante e scomodo che sei obbligato a tenere senza sosta sulle spalle, nonostante la stanchezza...

Hermione Granger aveva combattuto una battaglia, aveva vissuto di stenti per lunghi mesi dentro una foresta, era stata denigrata per le sue origini, torturata da una pazza, aveva visto morire persone care... Ma non si era mai sentita debole, MAI. Nemmeno una volta. Tranne adesso: adesso che aveva Draco Malfoy piantato nel petto come un coltello affilato. Una ferita sanguinante che la stava rendendo inammissibilmente insicura.

“Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza come nel momento in cui amiamo.”

Hermione aveva deciso di restituire a Draco l'anello che lui le aveva regalato il giorno della presentazione de "Le fiabe di Beda il Bardo", perché credeva ingiusto continuare a tenerlo per sé, e pure perché ormai, il solo vederlo intorno al dito le faceva troppo male. Quell'anello ricordava ad entrambi una deliziosa scommessa, e la promessa di qualcosa di dannatamente perfetto. O almeno, questo era ciò che allora avevano creduto! Che ingenui sprovveduti...

Hermione sorrise amaramente, e si convinse una volta di più che continuare ad indossare quel serpente d'argento, tra l'altro sfacciato simbolo di qualcosa che a lei non apparteneva, non aveva più senso.
Draco Malfoy era stata una parentesi senza logica, aperta e chiusa in un periodo particolare della sua vita, dove la confusione dovuta ad una maledizione, un omicidio, ed uno spirito che si era impossessato della sua mente, l'avevano sopraffatta al punto di non farla sentire più se stessa, e di farla cedere inspiegabilmente ad una persona che, in normalità, non avrebbe mai considerato degna nemmeno del suo saluto.

Ma forse, queste erano solo patetiche scuse, perché in realtà Hermione Granger amava Draco Malfoy di un amore che non aveva mai provato prima; e se aveva avuto la possibilità di conoscere la fragile bellezza di quel ragazzo pentito, doveva ringraziare proprio il bracciale dei Belby.

Mentre rifletteva sull'opportuna restituzione dell'anello, Hermione camminava fra le bancarelle di Portobello Road con l'espressione accigliata, evitando le pozzanghere sporche, ed i rivoli d'acqua formatisi dallo sciogliemento degli ultimi resistenti accumuli di neve.

Chissà quanto avrebbe fatto male, togliersi quel cerchietto d'argento dal dito e rimetterlo nelle sue pallide mani da nobile decaduto... Merlino!
Non volle pensarci più del dovuto, ed affondò le mani nel cappotto cercando di concentrarsi invece sulle preziose informazioni che aveva ottenuto lì a Portobello.

La bufera del giorno prima aveva creato parecchi disagi ma, nonostante la sua apparente intensità, la mattina dopo il sole era tornato a splendere indisturbato, così lei ne aveva approfittato per uscire, e riprendere le indagini sul quadro maledetto che la famiglia Fannet aveva acquistato al mercatino di Notting Hill nell'aprire del '73, esattamente trentacinque anni prima.
Hermione aveva passato fra le bancarelle più di un'ora, fino ad individuare, dopo una lunga ed estenuante ricerca, il commerciante babbano che aveva venduto il quadro ai Fannet. Egli però, si era fatto troppo vecchio per ricordare gli eventi di quei giorni lontani, allora la giovane strega aveva dovuto usare la magia, per sondargli la memoria.
E finalmente, era arrivata all'ultimo atto di quel mistero. Ultimo atto che aveva il nome di un certo Matt Williams, colui che per primo aveva portato la tela a Portobello.
Sperava soltanto di trovare quel tizio ancora vivo dopo tutti quegli anni, altrimenti, le sue fatiche sarebbero state vane...

 
***
 

Tiri Vispi Weasley, Diagon Alley. Gennaio 2009.

Quel pomeriggio, al negozio di scherzi, erano appena arrivati due grossi scatoloni di forniture, e da astutissimo scansafatiche, George si era subito defilato nel retrobottega, urlando a Ron che lui era impegnato a terminare la preparazione di uno stock di pasticche vomitose... e quindi, con la "morte nel cuore" sarebbe stato costretto a lasciare il fratello ad occuparsi della merce da sistemare.
Ron aveva sollevato gli occhi al cielo, poi si era alzato dal bancone con la faccia irritata, ed era andato svogliatamente ad occuparsi degli scatoloni, lasciando aperto sulla cassa il Daily Mail, che fino a poco prima stava distrattamente sfogliando.
Il quotidiano babbano non era mai stato di suo particolare interesse con tutti quegli articoli sugli attentati terroristici, i vaccini, le manifestazioni, il tema caldo dell'immigrazione, però... continuava a comprarlo per darsi, sotto sotto, un'aria d'importanza. Gli uomini che si interessavano di politica e che sapevano dissertare sui grandi temi dell'umanità, erano certamente più interessanti agli occhi delle donne; quindi Ron fingeva di farsi coinvolgere dal mondo babbano per fare bella figura, e magari abbordare qualche avvenente strega particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici.

Gli scatoloni comunque, si rivelarono pieni zeppi di detonatori abbindolanti, che avevano bisogno di un'attenzione mille volte superiore rispetto ad ogni altro tipo di merce, tanto che Ron suo malgrado, dovette rinfoderare la bacchetta nella tasca dei jeans per mettersi a scartarli a mano, ovviamente sbuffando.
Un lavoro certosino che non gli avrebbe dato problemi, pensava lui. Già! Purtroppo però, era noto a tutti, che la concentrazione e la premura non erano mai state il forte di Ron Weasley.

Dopo mezz'ora di fatica, Harry Potter entrò nel negozio, e lo fece proprio nel momento in cui Ron, in bilico su di una scala, sistemava gli ultimi pacchetti di detonatori sullo scaffale in alto a destra.

"Ehi, ciao Ron!"

Forse fu la voce squillante dell'Auror, o forse il fatto che era troppo impegnato a non fare qualche fesseria... non lo seppe con certezza, ma qualunque fosse stata la motivazione, Ron non sentì le campanelle tintinnare sulla porta e, per la sorpresa, quattro pacchetti di detonatori gli caddero dalle mani andandosi a schiantare sul pavimento.
Il negozio fu invaso all'istante da un fracasso assordante di scoppi, botti, fischi, clacson, stridii... mentre una quarantina di trombette con le zampe, iniziarono a scappare da tutte le parti, saltellando impazzite.

"Cazzo! Cazzo, cazzooo!"
Imprecò Ron, con le orecchie rosse. A peggiorare la situazione poi, arrivò la voce impertinente di George dal retrobottega:
"Non mi dire... Li hai fatti cadere! Ci avrei giurato, fratellino!"

Ron, mentre scendeva dalla scala a pioli, fece silenziosamente il dito medio in direzione del magazzino, corredando il tutto da un paio di smorfie. Harry invece ridacchiò andandosi ad appoggiare al bancone del negozio, e gettò un'occhiata al Daily Mail lasciato incustodito.

"Comunque..." Riprese George: "Fanno due galeoni a detonatore, quindi fai il conto di quelli inutilizzabili, ok? Ti scalerò il totale dallo stipendio!"

Harry Potter non prestò più attenzione alla scaramuccia che ne seguì fra i due fratelli, seppe solo che fu abbastanza accesa, dato che captò alcune frasi, tipo -Potevi aiutarmi invece di scappare nel retrobottega! -Hai quasi trent'anni e vivi ancora con la mamma! -Parli proprio tu che le porti tutti i giorni i tuoi panni da lavare! -Meritavi di andare a spalare merda di drago invece di lavorare qui!- ed altre accuse più pesanti.

Non seguì con attenzione il buffo litigio solo perché il suo sguardo era stato catturato da un articolo del quotidiano:

Ancora avvistamenti UFO nei pressi di Knebworth House.
Ultimamente, nella contea dell'Hertfordshire, sono sempre più numerose le segnalazioni da parte di cittadini impauriti, che riferiscono alle autorità di una massa oscura e nebulosa in grado fluttuare a mezz'aria, e capace di spostarsi a velocità incredibili.

Anche Malfoy, tempo fa, gli aveva detto di aver letto un articolo simile, e se non ricordava male, il giorno in cui lui e Ron l'avevano picchiato e poi interrogato con il Veritaserum, Draco gli aveva riferito di essere appena tornato proprio dall'Hertfordshire, attirato dalla descrizione di quegli avvistamenti, che gli avevano ricordato molto l'aspetto e le movenze di un Obscurus.

In effetti... Era plausibile. E di certo, non si trattava di extraterrestri! I babbani, purtroppo, avevano il vizio di gridare all'UFO ogni volta che si trovavano di fronte ad un evento per loro inspiegabile.

Doveva mandare immediatamente una squadra di Auror in incognito, e partire subito anche lui!!!
Dannazione... Stava diventando il suo hobby preferito dare ragione a Draco Malfoy! Questa storia doveva finire il prima possibile...

 
***
 

Whitechapel, Londra. Gennaio 2009. Il giorno dopo.

Hermione scendeva rapidamente le scale della metropolitana con un'unica parola in testa...
Nurmengard.
La famosa prigione dei maghi situata in un punto non ben identificato del nord Europa.
Hermione svoltò di corsa in un corridoio sporco seguendo la direzione per Westminster, ed arrivò alla banchina proprio quando il treno stava per fermarsi con il suo penetrante stridio.
Com'era possibile che il quadro maledetto provenisse da lì?

Ma procediamo per passi:
Dopo aver lasciato Portobello, Hermione era riuscita a trovare facilmente, tramite elenchi telefonici, l'indirizzo del signor Matt Williams, ormai ultra novantenne.
L'anziano, come avrebbe scoperto presto, non godeva di ottima salute, infatti quel giorno l'aveva accolta nel suo dimesso appartamento di Withechapel con l'espressione stanca, e senza nemmeno alzarsi dal letto. Hermione ringraziò mentalmente Merlino per essere arrivata in tempo, perché se fosse giunta da lui con un ritardo di cinque o sei mesi, probabilmente sarebbe andata a trovarlo direttamente al cimitero.... e di certo una tomba con due date ed un nome non l'avrebbero aiutata a sbrogliare il mistero del quadro maledetto!
Comunque:
Hermione aveva scoperto che il signor Williams era un magonò, e per tutta la vita aveva lavorato come manutentore nel carcere magico di Nurmengard... un carcere molto simile ad Azkaban per struttura, trattamento, e posizione strategica. Con la determinazione negli occhi poi, aveva raccontato al vecchio ogni cosa riguardo le sue lunghe indagini, senza omettere nulla. Ed il signor Williams, annuendo debolmente, l'aveva lasciata parlare, sperando che le informazioni che aveva da darle, le sarebbero bastate.

Fu così che Hermione, mezz'ora dopo, aveva lasciato Whitechapel sbalordita:
Matt Williams le aveva spiegato di aver trovato il quadro malamente buttato dentro il magazzino polveroso di Nurmengard sul finire del 1972; lui non aveva fatto altro che rivenderlo per farci un po' di denaro, esattamente come aveva fatto con altre cianfrusaglie inutilizzate, ed oggetti personali di prigionieri deceduti, o scarcerati da tempo.
Ad Hermione però, era bastata la parola Nurmengard, e poi quell'anno... il 1972, che era pure l'anno di creazione del quadro. Con quei due elementi, sarebbe stato facile risalire finalmente al proprietario.

La giovane strega salì al volo sulla metro affollata, e pianificò le cose da fare elencandole a mente:

"Allora... mi servirà una licenza speciale per la trasferta, un lasciapassare per Nurmengard, un'autorizzazione per accedere agli archivi storici del carcere, e... che altro, Hermione? Che altro? Ricordati tutto, altrimenti farai un buco nell'acqua per colpa di un misero cavillo burocratico!" Pensò con frenesia.

"Ecco, sì! L'autorizzazione per interrogare dipendenti o ex-dipendenti del penitenziario! Quella è fondamentale!"

Una brusca frenata la sbilanciò pericolosamente in avanti, e fece appena in tempo ad attaccarsi ai sostegni del treno, prima di cadere addosso ad un giovane pieno di piercing.
Ah, già... prima di partire per il nord Europa, sarebbe andata pure a restituire l'anello a Draco Malfoy.

 
***


Knebworth House, Hertfordshire. Gennaio 2009.

"Andate a sinistra!"
Harry Potter diede quell'ordine perentorio ai suoi Auror specializzati, ma l'Obscurus schivò i loro incantesimi facendoli indietreggiare.

Appena la squadra era stata inviata nella contea degli avvistamenti, la fortuna aveva voluto che si imbattessero nella misteriosa creatura dopo pochissimo tempo, e quindi le operazioni di cattura erano scattate immediatamente, anche se si erano rivelate alquanto difficili.
Infatti, la battaglia infuriava da un quarto d'ora nel parco della villa e, a colpo d'occhio, gli Auror non sembrava stessero avendo la meglio.

"ANDATE A SINISTRA MALEDIZIONEEE!" Urlò di nuovo Harry Potter, con i nervi del collo tesi per lo sforzo.

Dopo l'attimo di smarrimento dovuto al contrattacco dell'Obscurus, gli Auror ripartirono all'assalto eseguendo finalmente l'ordine. La creatura oscura provò ad allungare le proprie fumose spire, ma un'offensiva combinata di quindici fatture, la fece ritrarre all'istante.
L'aria era pregna d'elettricità, il cielo si era scurito, le grida degli uomini del Ministero si erano innalzate incuranti... e alla fine, gli schiocchi furiosi della magia, insieme al caos generale, cominciarono inevitabilmente ad attirare i cittadini sconvolti, che si spintonavano per infilare la faccia tra le inferriate della grande recinzione di Knebworth House.

Harry, che svolazzava seduto sulla sua scopa, si voltò a guardarli, ed alzò gli occhi al cielo, esasperato: bisognava intervenire su di loro il prima possibile, altrimenti quella semplice operazione sarebbe diventata un caso nazionale di stregoneria, attività paranormali, avvistamenti alieni, e Merlino solo sapeva quale altra stronzata! Allora si abbassò di quota e raggiunse Draco Malfoy, che lanciava Confringo verso tutte le telecamere a circuito chiuso della residenza con la soddisfazione tipica di chi disprezza senza rimedio gli aggeggi elettronici dei babbani; Harry però preferì non soffermarsi troppo su quel dettaglio, concentrandosi invece sull'utilità del gesto: in fondo, se fossero scattati gli allarmi, rischiavano di richiamare sul posto tutti gli esseri viventi della Gran Bretagna! E quei quattro ficcanaso appiccicati alla recinzione, gli sarebbero parsi solo un antipasto, al confronto.

Draco si trovava lì perché voleva vedere una volta per tutte cosa si celava dietro l'Obscurus che lo tormentava... ma soprattutto perché desiderava scoprire il reale motivo per cui quella creatura provava tanto odio nei suoi confronti. Così, non appena Harry Potter gli aveva fatto sapere tramite Patronus di aver individuato la creatura, lui aveva seguito subito la squadra, smaterializzandosi nell'Hertfordshire a scontro non ancora iniziato.

"Malfoy, mi serve una mano!"
Draco lo vide arrivare, fece esplodere l'ultima telecamera ed annuì in silenzio, poi Harry riprese, accennando con il capo al gruppetto di gente ammassata fuori dalla residenza:
"Obliviali! Dopodiché, confondili per non farli più avvicinare... altrimenti ci ritroveremo a dover cancellare la memoria ad un migliaio di persone, oggi!"

Draco allora, si girò a guardare i babbani con la faccia schifata: "Che branco di idioti, Dio mio!"
Poi si diresse verso di loro scuotendo il capo spazientito, mentre Harry impennava la sua scopa e ripartiva per aiutare la squadra in difficoltà.

Com'era strano tutto quello che stava accadendo...
Da qualche tempo, la vita di Draco era diventata un susseguirsi di avventure ai limiti della sicurezza, peggio di quella di Potter: il problema però, era che lui non era tanto coraggioso da affrontare quegli intoppi a bacchetta sguainata e mantello svolazzante sulle spalle!
Quindi... che cazzo stava succedendo?
Lui non aveva mai chiesto di diventare un eroe, anzi! I paladini della giustizia li aveva sempre disprezzati, convinto che nessuno è valoroso al punto di immolarsi per gli altri; ma riteneva invece fossero solo una serie di fortunate coincidenze ad incoronare qualcuno "prode cavaliere senza macchia e senza paura"! Draco Malfoy voleva solo starsene rintanato nella tranquillità della sua immensa casa, circondato dagli oggetti oscuri, dai suoi tuoi tomi di magia nera; ad occuparsi degli affari di famiglia, e a dedicarsi ai suoi solitari studi alchemici. Invece...

Scagliò un paio di Oblivion di fronte alle faccie scandalizzate di quei tizi curiosi, che si fecero d'improvviso vacue, stordite... e sogghignò soddisfatto, mentre nello stesso istante, in lontananza, si sentiva Potter urlare:
"CIRCONDATELO!"

E Draco pensò che, finalmente, ce l'avevano fatta...

Per completare il lavoro, lanciò un Confundus e disperse definitivamente quei babbani che si allontanarono dondolando rimbambiti, e poi si voltò fiducioso, convinto di vedere l'Obscurus finalmente intrappolato.
Quello che distinse in mezzo al caos di incantesimi che volavano dappertutto però, fu solo una nebulosa massa oscura sfuggire alla cattura per l'ennesima volta, e sparire rapidamente nel cielo.

L'Obscurus era scappato. Di nuovo.
Come se la magia degli Auror non potesse in alcun modo fermarlo...

"Vaffanculo! Vaffanculooo!"
Urlò Harry Potter gettando nervoso la scopa sul prato. "Non è possibile, cazzo!" Ed il suo viso si fece viola per la rabbia.
Draco invece, prese aria ed espirò tutta la sua frustrazione in silenzio, mentre gli Auror si buttavano a terra, sfiancati e confusi dall'anomala forza di quell'Obscurus.

Rimasero tutti in un tetro silenzio, ognuno a cercare di darsi una spiegazione, e provare a capire il perché di quel clamoroso fallimento... finché la falsa quiete venne spezzata dalla voce cupa di Harry che, molto realisticamente, ammetteva la sconfitta e decretava chiusa quella pessima giornata:
"La missione è fallita. Si rientra a Londra..."

 
***
 

Wiltshire, Inghilterra. Gennaio 2009.

"Signorina Granger! Io mortificato. Tantissimo, giuro! Ma lei non può entrare!" Piagnucolò Toby che cercava giustificazioni, mentre si torturava le manine nodose e tremanti sull'uscio spalancato della villa.

Hermione aveva provato ad insistere un paio di volte, con lo sguardo confuso, poi... colta improvvisamente da un dubbio, si piegò all'altezza dell'elfo impaurito, e con tutta la dolcezza che possedeva, gli domandò:
"C'è un motivo preciso per cui non posso entrare, Toby?"

Lui annuì energicamente, diventando rosso d'imbarazzo.

"Ok, ho capito." Sospirò la donna, che poi riprese: "E dimmi... hai ordine di non far passare QUALSIASI ospite, o solo di non far passare ME?"

Il giovane elfo mise su una smorfia addolorata, ed i suoi occhi grandi iniziarono a brillare pieni di lacrime, tanto era il dispiacere di doverle dire la verità! Proprio a lei, che era l'unica capace di parlargli con gentilezza, di chiedere, invece di comandare, e di sorridergli comprensiva quando lo trovava inginocchiato a strofinare i marmi bianchi del pavimento...

Da quando aveva iniziato a frequentare il padrone, la stima di Toby per Hermione Granger era diventata una sorta di adorazione ossessiva!!! Lui non aveva mai visto in vita sua un essere umano trattarlo tanto educatamente, e nonostante la credenza comune dei maghi, convinti da secoli che gli elfi non avessero bisogno di troppi riguardi, beh... anche lui, come tutti quelli della sua razza, aveva invece dei sentimenti! E pure un cervello perfettamente funzionante per poter giudicare chi era degno o meno della sua ammirazione!
Toby si era anche accorto che quella giovane strega, nei pochi mesi in cui era stata insieme a Draco Malfoy, era riuscita a togliere dal suo viso quella maschera agghiacciante, rendendolo quasi umano, e...
Non c'era MAI riuscito nessuno!
Santo cielo! Quella sì che era magia! Magia a livelli irragiungibili per un comune mago! Già: perché quello che si ostinavano a non capire gli uomini, era che gli incantesimi più nobili e perfetti, si facevano senza la bacchetta.

Fu con la morte nel cuore quindi, che il piccolo servo di casa Malfoy le disse:
"Pa-padrone ha dato ordine di non far p-passare me... cioè scusi, volevo dire lei! Di non far passare lei!"

Hermione allora chiuse gli occhi, stanca.
L'aveva immaginato. Draco aveva fatto le cose per bene, pur di non avere più contatti con lei. Merlino... cercare di comprendere l'animo contorto di quell'uomo, si stava rivelando più difficile di elaborare un piano per derubare la Gringott. Lui era così dannatamente incomprensibile, esigente, permaloso. E lei invece, così bisognosa di tranquillità.
Non ne poteva più di tutta quell'incertezza, di vivere costantemente sulle braci ardenti, di stare sempre attenta a dove poggiava i piedi. Dopo tutti quegli anni passati a salvare tutti tranne se stessa, Hermione aveva la necessità spudorata di farsi amare da qualcuno che non fosse tanto complicato.
Era per questo che era andata a restituirgli l'anello, perché con quel gesto avrebbe implicitamente messo la parola FINE a loro due; e poi perché il suo orgoglio femminile le aveva finalmente imposto di smetterla di farsi calpestare così. Hermione non era il tipo di donna che pregava un uomo in ginocchio pur di farlo tornare, o di accontentarsi di un sentimento tiepido. Quello non era amore, ma umiliazione gratuita.

Era ora di dire basta! Doveva restituirgli ciò che gli apparteneva...

Lui le aveva offerto il suo anello d'argento, dando inizio ad ogni cosa, e lei glielo avrebbe riconsegnato, per sancire la fine. Come un cerchio che si apre e si chiude.

Ma per restituirglielo, doveva trovare il modo di vederlo, anche se lui non voleva vedere lei!

Sospirando allora, abbassò di nuovo lo sguardo su Toby che, nonostante l'aria affranta, rimaneva fermo nell'intenzione di non farla entrare -come qualsiasi elfo domestico fin troppo fedele al volere del suo padrone- ed Hermione pensò che le dispiaceva davvero molto per quel piccoletto: lei però doveva raggiungere il suo scopo, e se per farlo avrebbe dovuto forzare un po' la mano, beh... l'avrebbe fatto.
Toby o non Toby.

 
***
 

Draco, dopo la missione nell'Hertfordshire, rientrò al Manor con un'irritazione che poteva far concorrenza a quella di Severus Piton quando faceva lezione ai Grifondoro, e salì le scale principali della villa a due a due, imprecando contro Merlino e contro qualsiasi entità superiore: giusto perché non sapeva con chi prendersela per tutte quelle sfighe che continuavano a rovesciarglisi addosso come secchiate d'acqua gelata!
Aveva sentito dire da qualche babbanofilo che la sfortuna tendeva a perseguitare in special modo chi era già propenso al pessimismo. E Draco... non poteva certo negare di essere una specie di versione vivente di Mirtilla malcontenta! Però, c'era anche da dire che il suo disfattismo cronico non era innato, ma si era sviluppato col tempo, dopo tutta quella serie di eventi negativi che avevo colpito lui e la sua famiglia!

Percorse il corridoio che portava all'ala sud con un'espressione temporalesca, pensando a quale libro proibito scartabellare per capirci qualcosa in più sugli Obscurus, le loro origini, le abitudini, i poteri, i punti deboli, come sconfiggerli...
E spalancò la porta del suo studio sgranando gli occhi.
La figura di una donna -che non era sua madre- aveva riempito il suo campo visivo, facendogli esplodere il cuore nel petto.

Hermione Granger gli dava le spalle, fieramente ritta verso la finestra, immobile e silenziosa. Sembrava troppo occupata ad ammirare il panorama però, per prestare attenzione a lui, che era rimasto fermo per un paio di secondi, sconvolto, nervoso, turbato.
Non si vedevano da tre mesi.
Draco non si aspettava di ritrovarsela davanti all'improvviso e barcollare come un cretino per lo shock. Forse, se avesse potuto prepararsi mentalmente all'incontro, magari avrebbe avuto più prontezza di spirito, più controllo, più fermezza. Ma così... così!!! Dannazione. Gli aveva fatto perdere il senno.

Dopo un minuto di gelo, e deglutendo a vuoto un paio di volte, Draco riuscì apparentemente a riacquistare il controllo per fingere di rimproverarla:
"Cosa ci fai qui?"

Parlò con voce profonda, intenzionato ad incutere timore ma, sotto sotto, per dimostrare una sicurezza che in quel momento invece non provava affatto.

Hermione sobbalzò impercettibilmente, ma non si mosse, continuando a guardare il paesaggio spendido oltre il vetro della finestra. Stava pensando con tristezza che non avrebbe più rivisto la tenuta meravigliosa di Malfoy Manor: gli scoiattoli saltellare ed arrampicarsi fin sopra le querce, i pavoni bianchi ciondolare maestosi con la coda aperta, le fontane zampillare allegre...
Era per questo che l'aveva invasa una grande malinconia e non aveva avuto il coraggio di voltarsi a guardare Draco!
Non voleva mostrargli gli occhi rossi, né l'espressione mesta, ma anzi... desiderava fargli credere di essere risoluta, inavvicinabile, calma e distaccata. Così continuò a guardare fuori, mentre iniziava a parlare lentamente:
"Tranquillo, Draco. Non sono venuta per piagnucolare, o mettermi a perorare la mia causa! Dovevo solo restituirti una cosa..."

Lui però, non capì proprio niente di quello che Hermione gli disse, preso da un tumulto interiore violentissimo.
Dentro il suo animo, in quel momento, si erano scontrate due correnti opposte, che avevano generato un uragano di sentimenti; ed ora una tempesta soffiava furiosamente trascinando via ogni briciolo di buon senso. La rabbia, la delusione, la colpa, e poi la passione, il desiderio, l'amore, vorticavano inarrestabili, mentre una marea di domande si accalcavano per avere una risposta decente: perché lei era lì? Che cosa voleva? Possibile che non riusciva a lasciarlo in pace? E per quale cazzo di motivo lui non era capace di ignorarla?
Il suo respiro si era fatto pesante, e le mani avevano preso a tremargli senza controllo. Riuscì solo a chiederle, in tono roco:
"Come hai fatto ad entrare?"

Hermione vacillò, mentre assaporava la sua voce bassa e mascolina; fu allora che realizzò di colpo la reale portata della nostalgia che provava per lui, e credette quasi di sentirsi male. Ricacciò indietro le lacrime e si fece piccola piccola, prima di rispondere:
"Beh, ecco... ho minacciato il tuo elfo domestico."

Lui rimase in silenzio per quello che sembrò un lungo momento, lasciando ad Hermione il tempo per prepararsi psicologicamente al putiferio che ne sarebbe seguito.

Le donne erano creature diaboliche e straordinarie. Capaci di tirar fuori una forza interiore insospettabile quando volevano ottenere i propri scopi.
Draco sentì che non c'era niente da ribattere alla timida affermazione di lei... e in ogni caso, non aveva neanche le parole adatte, per farlo! Cosa avrebbe dovuto dirle? Che era cocciuta come un Troll di montagna?! Sarebbe stato solo un'inutile ribadire la più grande ovvietà del mondo: ormai la testardaggine di Hermione Granger era risaputa quanto la cleptomania degli Snasi!
Forse si sarebbe dovuto arrabbiare, e magari cacciarla via dal Manor a colpi di bacchetta; ma per ottenere cosa? Era stanco di lottare per tenerla lontana.
Nella sua mente intanto, aveva preso forma la scena buffa di lei che provava a spaventare Toby.
Così, alla fine, dopo diversi secondi in cui solo il ticchettio di un orologio aveva rotto la quiete apparente... Draco rise. Rise di una risata bassa e prolungata, che lasciava trasparire un misto di amarezza e divertimento:
"Avrai provato a regalargli qualche calzino, immagino."

Hermione non lasciò intravedere la sorpresa che l'aveva colta nel rendersi conto di non essere stata rimproverata, e sorrise appena, ancora rivolta verso la finestra:
"Un berretto, per l'esattezza!"

La sua maledetta mania di puntualizzare ogni cosa... pensò Draco, che nel frattempo si era avvicinato tanto da toccarle quasi la schiena. Il suo cuore marcio aveva preso a percuotergli forsennatamente la cassa toracica, quasi volesse scappare da quella prigione maledetta che era la sua anima da rinnegato.

"L'avrai terrorizzato, quel povero elfo..." Quasi sussurrò lui, per paura di rompere quell'istante fuori dal tempo.

Hermione si ritrovò a chiudere gli occhi emozionata, tremando per sua la vicinanza, e... senza neanche accorgersene, sussurrò di rimando:
"Oh... è stato terrificante. Si stava disperando con i lacrimoni negli occhi!"

Mentre diceva questo, lui strinse forte i denti per combattere la voglia di spostarle i capelli e sfiorarle il collo come faceva sempre. Come faceva prima che il sospetto li dividesse inesorabilmente.
"Quindi anche Hermione Granger fa piangere gli elfi domestici..." Mormorò Draco vicino al suo orecchio, cedendo all'impulso di entrare in contatto con lei.

"Mi fai sentire dannatamente in colpa, così." Replico la giovane, che aveva trasalito visibilmente, nel sentirselo addosso.

Poi... si era voltata, incapace di resistere al richiamo dell'amore. E di fronte a sé aveva trovato gli occhi più belli al mondo. Occhi pieni di dolcezza, d'impazienza, di desiderio, e di paura. Paura del rifiuto.
Hermione, d'improvviso, non seppe più dove si trovava, né perché. Seppe solo cosa doveva fare...


Continua...









“Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza come nel momento in cui amiamo.”
Freud
   
 
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