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Autore: Justice Gundam    05/06/2019    3 recensioni
Versione rivista e corretta della mia precedente fanfiction. Nella dimensione dove hanno origine tutti i sogni dell'umanità, un essere malvagio sta accumulando un potere immenso, allo scopo di oltrepassare la barriera che divide il sogno e la realtà, e invadere il nostro mondo. Solo Sonic e i suoi compagni potranno fermarlo, con l'aiuto di qualche nuovo compagno...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Thorndyke, Knuckles the Echidna, Miles Tails Prower, Sonic the Hedgehog
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sonic X: Gate of your Dreams

Una fanfiction di Sonic X scritta da: Justice Gundam

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Capitolo 3 - Twin Seeds

Mentre a Station Square la vita proseguiva con i suoi ritmi quasi frenetici, da un'altra parte, a diverse decine di chilometri di distanza, un'altra città stava riprendendo la sua corsa...

Era metà pomeriggio, circa le quattro, e la città di Twin Seeds, una grande città che rivaleggiava per dimensioni e popolazione con Station Square, si stava preparando ad un evento molto importante: la celebrazione dell'anniversario della sua fondazione, avvenuta più di cento anni prima in circostanze che, anche per gli abitanti, permanevano misteriose. Numerose bancarelle e stand di vario tipo erano in allestimento ai bordi delle strade, e le strade normalmente trafficate erano decorate da fantasiosi festoni di vari colori, organizzati in modo da trasmettere il meglio possibile l'atmosfera di gioia e celebrazione. Certo, non sarebbe stata una cosa grandiosa come la celebrazione del centenario, avvenuta due anni prima, ma si trattava comunque di una festa che tutti gli abitanti di Twin Seeds attendevano con ansia. Anche se le attività cittadine proseguivano normalmente, si riusciva comunque a percepire l'eccitazione della maggior parte di loro.

Mentre tutt'attorno fervevano i preparativi per la festa, in un piccolo campo da basket in centro città due piccole 'squadre' di tre ragazzi ciascuna si stavano sfidando all'ultimo canestro, e una piccola folla di tifosi si era riunita ai bordi della struttura per assistere alla loro competizione. I giovani di Twin Seeds conoscevano bene quel gruppetto di ragazzi, e sapevano che non era la prima partita che si giocava tra loro, nè sarebbe stata l'ultima... anzi, quel piccolo campo da pallacanestro era diventato praticamente il luogo fisso di un appuntamento mensile con lo sport, sia pure a livello dilettantistico! Le squadre, capitanate rispettivamente dal sedicenne Elliot Edwards, astro nascente della pallacanestro, e da Roger Dwayne, il suo amico e rivale considerato a sua volta una promessa dello sport, erano in quel momento impegnate in un frenetico su e giù per il campo, con la palla che volava tra le loro mani e il pubblico che non cessava di lanciare urla di incoraggiamento ai suoi beniamini.

Finalmente, un abile lancio da parte di un membro della squadra di Roger, contraddistinta dalle magliette rosse in contrapposizione a quelle blu della squadra di Elliot, fece finire la palla nel canestro, assicurando altri due punti e bloccando il punteggio in una perfetta condizione di parità. Gli spettatori esultarono, mentre l'autore della rimonta tornava dai suoi compagni di squadra e scambiava dei cinque con loro.

"Sei stato grande, amico! Ottimo lavoro!" esclamò il capitano della squadra, Roger Dwayne, un ragazzo sui sedici anni, alto e dal fisico asciutto con i capelli biondo un pò lunghi e il ciuffo ribelle, che indossava una maglietta rosso-arancione con sopra disegnato un orso stilizzato, pantaloncini corti di colore più scuro e scarpe da ginnastica bianche. Diede una stretta di mano al suo compagno, poi si rivolse al capitano della squadra avversaria con un sogghigno di amichevole superiorità. "E allora, Elliot? Che te ne pare della nostra rimonta? Ora siamo perfettamente alla pari... e abbiamo tutto il tempo di segnare ancora!"

"Aspetta a cantare vittoria, Roger! La partita non è ancora finita!" ribattè amichevolmente il capitano della squadra avversaria, il ragazzo di nome Elliot: era un sedicenne atletico, dai corti capelli blu elettrico pettinati in un piccolo ciuffo, che anzichè ridiscendere sulla fronte si sollevava verso l'alto per un breve tratto, e aveva grandi occhi azzurri pieni di decisione e coraggio. Indossava dei vestiti che sembravano, per così dire, 'uguali e contrari' rispetto a quelli del capitano della squadra avversaria: una leggera maglietta blu a maniche corte, con una libellula disegnata sul davanti, pantaloni corti un pò abbondanti e scarpe da ginnastica blu, con un orologio dalla cinghia azzurra legato attorno al polso destro, e il suo viso, come quello di tutti gli altri ragazzi, era bagnato di sudore per l'intensità della partita, anche se la fatica non sembrava aver in alcun modo smorzato la sua combattività. Dopo aver ripreso fiato e sver ricevuto da Roger il pallone, Elliot palleggiò un paio di volte e lo lanciò ai suoi due compagni di squadra: due ragazzi, uno con i capelli castani e uno di colore, vestiti in maniera molto simile a lui. Il ragazzo di colore, che si trovava più indietro, lo afferrò al volo.

"Okay, ragazzi, questi sono gli ultimi secondi di gioco..." spiegò il ragazzo dai capelli blu. "Sapete cosa dobbiamo fare, no?"

Il ragazzo castano gli fece il segno dell'okay. "Certamente, Elliot! Conta pure su di noi!"

Sull'altro lato del campo di gioco, Roger e i suoi compagni di squadra si erano disposti attorno all'area di tiro, cercando di formare un muro difensivo. Non sapevano di cosa stessero parlando i loro avversari, ma sicuramente si trattava di qualche strategia con la quale speravano di ritornare in vantaggio... e se avessero segnato, non ci sarebbe stato abbastanza tempo per rimontare. "Ragazzi, state molto attenti!" si raccomandò il biondo. "Non fateli avvicinare all'area di tiro, e cercate di sottrargli la palla e segnare voi! In bocca al lupo, e fate del vostro meglio!"

"Ricevuto!" replicarono in coro gli altri due giocatori.

L'arbitro, un ragazzo della stessa età di Elliot e Roger, diede una rapida occhiata all'orologio, poi si mise in bocca il fischietto e diede l'ultimo segnale di inizio gioco! Immediatamente, il ragazzo di colore della squadra di Elliot scagliò la palla verso il suo compagno castano, mentre Elliot cercò subito di portarsi a lato dell'area di tiro con uno scatto felino, ma si trovò subito davanti Roger, che si spostò da una parte e dall'altra in modo da ostacolargli il passaggio. I due capitani si scrutarono come a volersi sfidare ad un duello western, e iniziarono una sorta di frenetica danza sul centrocampo, nel tentativo uno di scartare e l'altro di impedire il passaggio. Nel frattempo, il ragazzo castano corse rapidamente verso l'area avversaria, palleggiando furiosamente con la mano destra mentre il suo compagno avanzava sull'ala opposta, e i due compagni di Roger si lanciavano verso di loro. Il ragazzo castano si trovò subito di fronte uno di loro, che cercò con tutte le sue forze di sottrargli la palla, e gettò dei rapidi sguardi attorno a sè per vedere come se la stavano cavando i suoi compagni: Elliot era ancora alle prese con Roger, ma l'altro membro della squadra era riuscito a schivare il terzo, e continuava la sua corsa verso l'area di tiro. Era il momento ideale per passargli la palla!

"Joseph! E' tua!" esclamò, e riuscì a cogliere di sorpresa il suo avversario passandosi la palla dietro la schiena e facendola volare verso il ragazzo di colore, che riuscì ad afferrarla al volo... ma solo per ritrovarsi di fronte lo stesso giocatore che era riuscito a schivare un attimo prima. Con le mani alzate sopra la testa, quest'ultimo cercava di precludergli non solo il passaggio, ma anche la vista del canestro, e Joseph si rese conto che, se avesse cercato di tirare, sarebbe stato intercettato. Il suo compagno castano si trovava ora marcato strettamente, ed Elliot era ancora alle prese con Roger...

No, un momento! Proprio mentre quel pensiero attraversava la mente di Joseph, il giovane atleta dai capelli blu riuscì ad eseguire un abile finta, muovendo un passo alla propria destra per poi gettarsi rapidamente nella direzione opposta. Roger si spostò per ostacolarlo, ma il cambio improvviso di direzione lo colse del tutto impreparato, e non potè fare altro che guardare sbalordito il suo amico-rivale che gli passava agilmente a lato e, completamente smarcato, correva verso l'area di tiro... Joseph non si fece scappare l'occasione e con un abile gioco di mani, passò la palla ad Elliot, che la afferrò al volo, si fermò pochi centimetri fuori dall'area e, prima che Roger e i suoi compagni potessero ostacolarlo, prese accuratamente la mira e lanciò! La palla descrisse un'elegante parabola e con precisione quasi chirurgica andò a colpire il quadrato sotto il quale era fissato il canestro... prima di finire dentro sotto gli occhi ammirati di spettatori e giocatori, proprio un attimo prima che l'arbitro desse il fischio finale!

"EVVAI! Tre punti!" esclamò Elliot facendo un salto di gioia e sollevando un pugno in aria, mentre il pubblico esplodeva in applausi e ovazioni, e i suoi due compagni correvano verso di lui per festeggiare la vittoria. Giunti da lui, si scambiarono dei cinque prima di rivolgersi alla squadra di Roger per fare loro le congratulazioni.

"Partita finita!" dichiarò l'arbitro, alzandosi dalla sua posizione con le braccia incrociate. "Il punteggio finale è: Dragonflies 81, Bears 78. La vittoria va ai Dragonflies! Congratulazioni!". Un altro fragoroso applauso accolse la dichiarazione dell'arbitro, assieme a qualche fischio da parte dei tifosi più rumorosi.

"Hey, Elliot! Bella partita!" esclamò Roger, andando a stringere la mano al suo amico e rivale. "Questa volta ce le avete suonate per bene! Vedo che vi siete allentati dall'ultima volta che ci siamo sfidati!"

"Grazie, Roger... ma anche tu e i tuoi ragazzi siete stati in gamba!" rispose il ragazzo dai capelli blu, accettando le congratulazioni del biondo, mentre la piccola folla di spettatori si disperdeva lentamente, continuando a gettare qualche sguardo al campo da basket. In breve tempo, mentre i giocatori erano ancora impegnati a scambiarsi le congratulazioni, quasi tutti gli spettatori se ne erano andati, ma alcuni erano rimasti per congratularsi personalmente con Elliot, Roger e i rispettivi compagni di squadra... e tra questi pochi, i ragazzi videro, solo in quel momento, una loro vecchia conoscenza, che li guardava con aria entusiasta e un grande sorriso sulle labbra, continuando ad applaudire lentamente: una bella ragazzina, più o meno dell'età di Elliot, con i capelli rosso-arancioni legati in una folta coda dietro la nuca e grandi occhi arancioni, che indossava una maglietta arancione a maniche corte, corti jeans rossi e scarpe arancioni con la suola un pò alta. Dava l'impressione di una tipetta acqua e sapone, e chi la conosceva diceva che era una ragazza con dei grandi sogni e una grande passione per il canto e la musica, dall'animo dolce e sensibile anche se a volte un pò goffa... e le persone che la conoscevano non erano poche, dal momento che quella ragazza, a partire dal centenario di Twin Seeds due anni prima, era un pò una celebrità locale... Claris Sinclair, all'epoca tredicenne, aveva reso un autentico successo il concerto di celebrazione di quell'evento, grazie ad una canzone da lei scritta!

E tuttavia, non era soltanto quello il motivo per cui sia lei che Elliot avrebbero ricordato per sempre quel giorno...

"Hey, guardate un pò chi c'è!" esclamò Joseph, il ragazzo di colore della squadra di Elliot, facendo un occhiolino di intesa all'amico dai capelli blu. "Qualcuno che al nostro Elliot fa molto piacere vedere, mi sembra di aver capito!" Queste parole furono accolte dagli sghignazzi degli altri quattro giocatori, e da una gomitata amichevole da parte di Elliot all'indirizzo dell'autore della battuta.

"Ehilà, Claris!" la salutò Elliot con entusiasmo, alzando una mano. "Allora, ti è piaciuta la partita?"

La risposta di Claris fu un pollice in alto, in segno di okay, poi si chinò verso una borsetta di plastica bianca che aveva appoggiato per terra, a metà tra i propri piedi e la ringhiera di delimitazione del campo. "Avete giocato magnificamente, come sempre! A proposito, visto che sarete accaldati dopo tutto quel moto, ho pensato che vi avrebbe fatto piacere bere un pò di acqua fresca..." Con queste parole, la ragazza dai capelli arancioni tirò fuori alcune bottigliette da mezzo litro di acqua minerale e le distribuì ai membri delle due squadre, che le accettarono con gratitudine.

Elliot, ultimo a ricevere la bottiglia da Claris, svitò rapidamente il tappo e prese una bella sorsata di fresco liquido trasparente, lasciandosene colare un pò anche sul viso bagnato di sudore e traendone un pò di sollievo, mentre la ragazza si portava una mano davanti alla bocca e soffocava una risata divertita. "Ufff... avevi ragione tu, Claris, una bella sorsata d'acqua è quello che ci vuole dopo una partita come questa!" esclamò la giovane promessa del basket, e prese un profondo respiro dopo la grande quantità d'acqua che aveva tracannato. "Allora, Claris, che ci fai di bello da queste parti? Pensavo che oggi tu avessi le prove di canto..."

La ragazza diede una rapida occhiata ad un orologio che teneva legato attorno al polso. "Beh, sì, ma sono tra mezz'ora... ho tutto il tempo di andare là con calma! In realtà, non stavo facendo molto da queste parti... passavo così, per caso, e ho visto che al campetto si stava facendo una partita... e così, per curiosità, mi sono fermata a vedere! Niente di più!" rispose, con una punta di imbarazzo nella voce. "Ho pensato che forse poteva essere una sfida tra te e la squadra di Roger... e a quanto pare avevo ragione!"

"Capisco..." rispose Elliot, rivolgendo lo sguardo verso il campo di gioco, dove i suoi amici si erano seduti per terra a bere le loro bottiglie d'acqua. Per chissà quale motivo, anche il ragazzo con i capelli blu si sentiva un pò imbarazzato in quel momento, e ringraziò di essere ancora accaldato in modo che non si vedesse quel pò di colore rosso che era apparso sulle sue guance. Chissà perchè, si stava chiedendo, da qualche mese a quella parte si sentiva un pò scombussolato quando si trovava con la sua amica... nei quasi due anni in cui si erano conosciuti, non ricordava di essersi mai sentito così in sua presenza. Elliot e Claris, fino a poco tempo prima, sembravano quasi un'affiatata coppia di fratelli, che riusciva a parlare senza problemi di ogni argomento e a trovarsi bene in compagnia l'uno dell'altro. Non che le cose fossero cambiate, tra loro, ma in quegli ultimi mesi Elliot aveva come l'impressione che si stesse aggiungendo qualcosa d'altro al loro rapporto... se solo avesse capito cosa voleva dire quell'accelerazione del battito del suo cuore, e quella difficoltà nel trovare le parole che di tanto in tanto lo prendeva...

"Allora... avete intenzione di riportare in scena il tuo pezzo forte, quello di due anni fa, per l'anniversario?" chiese improvvisamente Elliot, cercando di spostare l'argomento di discussione su qualcosa che lo imbarazzasse di meno.

La ragazzina dai capelli arancioni si voltò verso di lui, senza riuscire a nascondere un pò di goffaggine. "Ehm... vuoi dire 'Dreams Dreams'? Beh, sì, pensavo di rimettere in scena quello, però... quest'anno... ecco, come posso dire... ho pensato di introdurre una variante, per così dire..." gli rispose. Il suo amico si accorse subito dell'esitazione con cui aveva pronunciato l'ultima parte della frase, e capì subito che si trattava di qualcosa che la rendeva un pò nervosa.

"Davvero? Una variante?" chiese il ragazzo dai capelli blu, incuriosito. "E... di cosa si tratterebbe, se posso chiederti?"

Claris prese un pò fiato, sentendo una strana vampata di calore salirle alle guance. Chissà come l'avrebbe preso, il favore che stava per chiedergli...

"Ecco..." iniziò Claris, dopo aver preso un pò di coraggio. "Volevo chiederti... tu come te la cavi, a cantare?"

La domanda fece quasi cascare a terra Elliot, che perse l'equilibrio e si afferrò rapidamente alla ringhiera del campo da basket per evitarsi di piantare la faccia per terra. Cosa significava quella domanda di Claris? Per lui, il significato era fin troppo chiaro... Da parte sua, la ragazzina alzò gli occhi al cielo e si diede della stupida per aver fatto una domanda così a bruciapelo.

"Ugh... come... come me la cavo a... cantare?" chiese Elliot, rialzandosi con un'espressione decisamente sbalordita sul volto e un grosso gocciolone di sudore sulla nuca. "C-Claris... tu... tu mi stai... chiedendo di salire sul palco... e cantare 'Dreams Dreams' con te?"

"Era... era soltanto un'idea, così, giusto per offrire al pubblico qualcosa di diverso..." si giustificò imbarazzata Claris. "Se... se non te la senti, io non te ne faccio mica una colpa, anzi... mi dispiace di averti avvertito così, quando ormai manca così poco alle celebrazioni!"

Ripresosi dallo shock iniziale per quella proposta inaspettata, Elliot si schiarì la gola e diede la sua risposta. "Beh... tu non hai niente di cui scusarti, Claris, e penso invece che tu abbia avuto una bella idea... ti dirò, io non sono un granchè a cantare... però... sì, confesso che non mi dispiacerebbe cantare con te. Se solo mi potessi passare il testo della canzone, che così la provo un pò... va bene, Claris, la tua idea è approvata!" replicò. Nel momento in cui completò la sua risposta, sentì a sua volta un lieve calore salirgli al volto...

Gli occhi di Claris si allargarono, brillanti di entusiasmo, e un sorriso smagliante illuminò il suo grazioso visetto. "Davvero, Elliot? Va... va bene, allora, ti farò avere il testo di 'Dreams Dreams' per e-mail! Ma non ti preoccupare, ci sarà soltanto una parte che dovrai cantare tu da solo! Per il ritornello, ho pensato che potremmo fare un duetto!"

"Per me non ci sono problemi... se magari ci potessimo incontrare in questi giorni, per fare delle prove, mi sentirei anche più sicuro!" concluse Elliot, per poi farsi venire in mente anche un altro particolare. "A proposito, Claris, per quanto riguarda gli organizzatori dello spettacolo... Gli hai già parlato di questa tua idea?"

La ragazzina annuì. "Sì, e mi hanno già dato l'okay. Hanno detto anche loro che potrebbe essere un'idea originale..." Interrompendosi per un istante, Claris diede un'occhiata al suo orologio, poi alzò lo sguardo verso il suo amico. "Ora, però, devo proprio andare, sennò arriverò in ritardo alle mie prove. Allora, stasera ti manderò una mail con il testo di 'Dreams Dreams' e proporrò una data per incontrarci e fare le prove!"

"Va bene, Claris! Ci vediamo!" rispose il ragazzo, restando ad osservare l'amica che scavalcava nuovamente la recinzione e si allontanava di corsa, agitando una mano verso di lui per salutarlo. Elliot restituì il saluto e la accompagnò con lo sguardo finchè la ragazza non fu più visibile, poi sospirò e si stiracchiò, rivolgendo lo sguardo alla spettacolare torre che dominava Twin Seeds...

"Incredibile che tutto sia cominciato da lì..." mormorò Elliot, staccandosi dalla ringhiera e tornando dai suoi amici che lo chiamavano. "Due anni fa, dalla Twin Seeds Tower..."

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Qualche ora dopo...

Di notte, la citta' di Twin Seeds non sembrava molto diversa da una qualsiasi altra grande citta' americana, illuminata com'era da tutte quelle luci al neon e da quelle dei lampioni. Il traffico, che era stato intenso per quanto scorrevole per gran parte della giornata, era diminuito un po', anche se non di molto, e la notte era riempita dai frenetici rumori di una citta' nel pieno delle sue funzionalita', ben esprimendo la frenesia dell'umanita' che ci viveva. Del resto, l'anniversario della fondazione era prossimo, e tutti coloro che organizzavano l'evento festivo cercavano di terminare i lavori il prima possibile...

Nel suggestivo panorama cittadino, la grande torre dalla guglia dorata che dominava la citta' appariva quasi come una maestosa, colossale statua che sorvegliava benevolmente gli abitanti, e per molti cittadini di Twin Seeds quella vista ormai solita era qualcosa di rassicurante, quasi come quella della propria casa o della propria famiglia.

Ma in quel momento, sulla cima dorata della Twin Seeds Tower, si trovava qualcosa che non avrebbe certo suscitato sentimenti cosi' positivi... qualcosa di oscuro e potente, che osservava il viavai della grande citta' con l'espressione di un lupo che guarda sdegnosamente le pecore mentre decide quale sara' quella che soddisfera' il suo appetito.

La creatura, che fluttuava magicamente nell'aria a pochi centimetri dalla cima della torre, strinse i suoi gelidi occhi e permise ad un sorrisetto arrogante di formarsi sul suo viso, sicura della protezione che le offrivano le tenebre della notte e la sua natura di creatura della Dimensione della Notte...

"Heh. Esseri umani... guardateli, come si affrettano come formiche operaie per le loro sciocchezze. Che razza stupida e incapace... persi nella loro frenesia, non si rendono conto di quello che hanno, e inseguono quello che non hanno, senza conoscere quello che sta ad un palmo dal loro naso. E pensare che quel traditore si e' schierato dalla loro parte. Che disgusto..." sibilo', la voce simile al sibilo del vento in una fredda alba d'inverno. Era una voce da brivido, piena di malizia e veleno, e appartenente ad un essere il cui aspetto avrebbe intimorito allo stesso modo anche il cuore del piu' coraggioso...

Ad una prima occhiata distratta, l'essere misterioso avrebbe potuto sembrare simpatico, e quasi buffo, con quel suo cappello a doppia punta, le braccia e le gambe piuttosto lunghe ed esili, e quel corpo agile e slanciato, che dava un'impressione di velocita' e prontezza, ed esprimeva forza e grazia allo stesso tempo... si', in effetti, la creatura assomigliava in maniera impressionante a Nights, lo strano folletto che proprio la notte prima era apparso nel sogno di Chris, a chilometri di distanza da li'...

Ma una volta superata la prima occhiata, neanche l'osservatore piu' distratto avrebbe potuto confondere l'essere sulla torre per la sua enigmatica controparte: laddove Nights sembrava infatti privilegiare il bianco, il viola e altri colori vivaci in misura piu' contenuta, i colori prevalenti del folletto (o forse era meglio dire 'demone'?) sulla torre erano il nero e il rosso, che si intersecavano tra loro formando degli inquietanti motivi di sangue e tenebre sul suo costume. Il suo cappello a due punte era decorato con strisce rosse e nere che lo percorrevano in tutta la sua lunghezza, e il suo volto innaturalmente pallido era dominato da un paio di grandi occhi delle iridi quasi bianche, ciascuno dei quali attraversato verticalmente da un segno nero che ricordava una cicatrice, e da un freddo sorriso di soddisfazione. Il colletto era viola, un viola molto piu' scuro rispetto a quello del suo vestito intero, che era talmente pallido da sembrare quasi bianco, tranne che per delle fasce rosse bordate di nero attorno alle spalle, che davano l'impressione che la creatura indossasse una giacca sopra il costume, e per tre rombi disegnati sul torace, uno blu, uno viola e uno rosso dall'alto verso il basso, distesi orizzontalmente. Gli avambracci erano protetti da dei manicotti neri sui quali era disegnato un cerchio diviso in quattro quarti uguali, due rossi e due viola, e le mani affusolate sembravano piuttosto dei lunghi, minacciosi artigli bianchi. Per finire, la creatura indossava un paio di stivali a righe rosse e nere come il suo strano cappello. Sembrava fluttuare a mezz'aria con la stessa naturalezza con cui un uomo cammina, e si stava godendo il panorama della citta' illuminata dalla sua posizione di vantaggio.

"Se solo queste sciocche creature, prese dalla loro quotidianita', si fermassero per un istante e si rendessero conto di quanto e' vasto l'universo che le circonda, non credo sarebbero cosi' spensierate..." sibilo' il misterioso essere, continuando a far spaziare il suo sguardo da un lato all'altro di Twin Seeds...

"Oh, oooh... ma che bel discorsone! Ci sentiamo dei filosofi, stasera, eh?"

Queste parole, pronunciate con divertito sarcasmo dalla voce di una giovane donna, distrassero la misteriosa creatura dalle sue riflessioni ad alta voce, ed essa si volto' lentamente nella direzione da cui essa proveniva. Per quanto la sua espressione rimanesse stoica e imperturbabile, la creatura stava mascherando abilmente la sua sorpresa. Non si aspettava certo che qualcuno degli abitanti di quel misero pianeta fosse in grado di vederlo... dopotutto, le creature della Dimensione della Notte erano invisibili agli esseri umani svegli. E poi, come poteva esserci un umano in cima a quella torre?

Quando si volto', vide la risposta alle sue domande: una femmina di pipistrello dalle fattezze umanoidi, alta poco piu' di un metro, dalla corta pelliccetta bianca, orecchie triangolari e con addosso dei vestiti piuttosto rivelanti (una tuta intera nera e attillata, un pettorale rosa a forma di cuore, stivaletti bianchi con dei cuori rosa sulle punte, e guanti bianchi) stava elegantemente planando verso la cima della torre, con estrema grazia e agilita', e i suoi occhi verdi come smeraldi erano fissi su di lui e lo osservavano incuriositi. A sua volta, l'essere della Dimensione della Notte ricambiava freddamente lo sguardo della nuova arrivata, che atterro' senza un suono sulla guglia, ripiego' dietro la schiena le sue piccole ali nere, e dopo essersi spolverata gli abiti con una certa vanita', gli si paro' davanti. Camminava sulla ripida superficie della guglia con naturalezza, e la misteriosa creatura della notte capi' subito che non si trattava di una qualsiasi...

"Ti sei accorta della mia presenza, a quanto vedo..." inizio' il folletto oscuro. "Posso sapere come hai fatto?"

"Oooh, per favore..." gli rispose Rouge (perche' di altri non si trattava), alzando le spalle e inarcando le sue labbra tinte con il rossetto in un lieve sorriso. "Eri la' in bella posa che davi sfoggio del tuo talento di poeta, e io avrei dovuto essere proprio stupida per non accorgermi di te!"

L'essere misterioso strinse gli occhi, senza per altro cambiare di una virgola la sua espressione. "Ma guarda... e cosi' sei riuscita a vedermi e a sentirmi, eh? Non devi essere una creatura di questo mondo..." puntualizzo', senza riuscire ad impressionare la giovane ladra-acrobata.

"Ah, davvero?" gli chiese, senza abbandonare quel tono canzonatorio. "E che cosa te lo farebbe pensare, grande genio? Forse il fatto che ho un aspetto leggermente diverso?"

"No, semplicemente il fatto che tu sia riuscita a vedermi." ribatte' il folletto, anche lui imperturbabile. "Nessuna creatura nativa di questo mondo e' in grado di farlo, quindi sono giunto ad una semplice conclusione logica."

"Heh. Buono a sapersi." concluse Rouge. "Ma ora, prima che io tolga il disturbo, desidererei che tu rispondessi a qualche domandina... e se le risposte saranno giuste, ti lascero' andare senza problemi. Per esempio... hmm..." fece finta di mettersi a pensare intensamente, ma era chiaro che stava soltanto tenendo lo strano folletto sulle spine. "Ah, ecco! Per esempio, tu chi o che cosa sei, e da dove sei saltato fuori? Non credo di aver mai visto una creatura come te in giro da queste parti."

Ancora una volta, Rouge non vide alcun cambio di espressione nel viso del suo interlocutore. "Se proprio lo vuoi sapere, il mio nome e' Reala. Per quanto riguarda il luogo da cui provengo... hehehehee... ti posso soltanto dire che e' un posto in cui sei indubbiamente gia' stata!" le rispose, mantenendosi volutamente sul vago. "E, prima che tu mi chieda il motivo per cui sono qui... diciamo che sono un semplice turista di passaggio!"

Questa risposta fece sorridere Rouge ancora piu' di quanto non stesse gia' facendo. "Un turista di passaggio? Certo, e io sono Giovanna d'Arco! Mi dispiace, ma e' passato il tempo in cui credevo alle fiabe, per cui ora scendi un po' piu' nei particolari, o saro' costretta a ricorrere a dei mezzi piu' spiacevoli."

Questa volta, la creatura di nome Reala non ebbe mezzi termini: getto' indietro la testa e rise, minimizzando la non troppo implicita minaccia della ragazza-pipistrello. "Hehehehee... Haaaahahahaha! Ma senti un po', tu vorresti farmi paura? Ad una creatura come me? Beh, mi dispiace deluderti, mocciosa, ma la paura per me e' qualcosa di molto piu' familiare di quanto tu creda... e' praticamente la mia carne e il mio sangue!"

"Senti, amico, le frasi ad effetto lasciano il tempo che trovano..." lo apostrofò Rouge, sempre con quel suo tono di velata presa in giro. Ma, ascoltando con un minimo di attenzione, sarebbe stato possibile sentire l'acciaio dietro la seta. "E cosa tu, una creatura che fino ad adesso non sapevo neanche esistesse, stia facendo qui, è una cosa che tenderebbe a riguardarmi come agente del governo. Se stesse a me, ti lascerei andare senza tante complicazioni, ma vedi, avrei un lavoro da fare, quindi, se non ti va di parlare... temo che dovrò costringerti io."

"Davvero? Hai un lavoro da fare?" chiese retoricamente Reala, muovendo le mani affusolate. Era chiaro che, qualunque cosa Rouge potesse dirgli, non sarebbe riuscita ad impressionarlo più di tanto... "Che peccato, ma vedi, anch'io ho delle cosette da fare, e non posso stare qui a perdere tempo con una come te. Quello che dovevo fare qui l'ho fatto, quindi adesso tolgo il disturbo e ti dico... che spero per te di non rivederci mai più! Hehehehee..." Con queste parole, il folletto oscuro iniziò a librarsi in aria, sollevandosi dalla guglia e volando verso il cielo notturno senza aspettare risposta...

Rouge cominciava a perdere la pazienza, e decise di passare dalle parole ai fatti. "Hey, sottospecie di pagliaccio! Guarda che la mia non era una richiesta!" esclamò, aprendo di nuovo le sue piccole ali membranose e prendendo il volo, nel tentativo di seguire Reala. La creatura della Dimensione della Notte sogghignò, divertita dal tentativo della ragazza-pipistrello, e interruppe il suo volo, restando fermo in sospensione ad attendere un attacco che non tardò ad arrivare! Decisa a fermare Reala, Rouge eseguì una spettacolare virata e si lanciò su di lui con i piedi in avanti, girando su sè stessa come una trivella. Si sentì un suono di risucchio allorchè Rouge, trasformata in una sorta di tornado vivente, si fiondava in picchiata contro Reala...

Ma, proprio quando sembrava che il colpo di Rouge fosse destinato ad andare a segno, Reala sogghignò, un glaciale sorriso pieno di malizia, e una luce crudele brillò nei suoi terribili occhi. Il demone alzò entrambe le braccia davanti a sè e creò un invisibile scudo di energia sul quale le gambe di Rouge andarono a sbattere. La ladra di gioielli si fermò a mezz'aria, stringendo i denti per il disappunto, ma proseguì il suo attacco e premette con tutte le sue forze contro lo scudo di Reala nel tentativo di infrangerlo, mentre scintille e lampi di energia scaturivano dal punto dell'impatto. Rouge riuscì in parte nel suo intento, e il sogghigno sul funereo volto del folletto sbiadì leggermente quando si vide costretto ad indietreggiare... Reala doveva ammetterlo, non credeva che quell'abitante del Mondo Reale potesse avere una simile forza... ma non si lasciò stupire più di tanto e, con un grugnito di derisione, riversò ancora più potenza nella sua barriera. Questa volta, Rouge venne investita da una forza simile ad un violento colpo di vento, che spezzò il suo contatto con lo scudo energetico di Reala e la scagliò in aria come una foglia morta! Con un breve urlo di disappunto, Rouge iniziò a sbattere le ali per opporsi alla forza del colpo, e riuscì a rimettersi in piedi a mezz'aria, ma quell'attacco l'aveva lasciata disorientata, e fu costretta ad atterrare rapidamente sulla superficie della guglia. Ci riuscì con notevole facilità, nonostante l'attacco subito, e si piegò su un ginocchio per riprendere stabilità, alzando nel contempo lo sguardo verso il suo avversario. I suoi occhi smeraldini sembravano ardere di rabbia per l'umiliazione subita, soprattutto vedendo l'espressione canzonatoria di Reala che la osservava spocchioso dalla sua posizione di vantaggio.

"Devo riconoscerlo, il tuo attacco non era niente male..." commentò la creatura misteriosa, il palmo di una mano ancora puntato verso Rouge nel caso la giovane agente avesse voluto tentare qualcos'altro. "Se non fossi riuscito ad alzare uno scudo in tempo, non credo che ne sarei uscito illeso... e non sono molti quelli capaci di sferrarmi un attacco! I miei complimenti!"

"Se hai finito di congratularti..." esclamò Rouge, rialzandosi e rimettendosi in guardia. "perchè non torniamo al discorso al discorso che abbiamo interrotto e la smettiamo di prenderci in giro?" Nonostante la rabbia, Rouge manteneva un invidiabile controllo di sè, ma allo stesso tempo si rendeva conto che non aveva a che fare con un avversario qualsiasi... quello strano tipo era davvero molto forte se riusciva a bloccare uno dei suoi attacchi migliori con tale facilità...

Per tutta risposta, Reala si innalzò un altro pò, e una strana polverina scintillante iniziò a volteggiare attorno al suo agile corpo, che perse lentamente definizione e iniziò a sparire gradualmente. "Tanto spiacente, ragazzina, ma come ho detto ho già perso abbastanza tempo da queste parti! E' ora che io me ne vada! Oh, ma non ti preoccupare, perchè mi rivedrai presto... molto prima di quanto tu desidereresti mai! Heheheheheheee..."

Rouge non potè fare altro che osservare impotente il suo spocchioso avversario che svaniva davanti ai suoi occhi, accompagnato unicamente da uno strano tintinnare di campanelli, e dal suono inquietante della sua sommessa risata. In breve tempo, Reala era sparito, tornato da dove era venuto, e nel luogo in cui lui si trovava rimase ad aleggiare per qualche istante soltanto una fine polverina scintillante che si disperse al vento, confondendosi in un attimo con le stelle e le luci al neon di Twin Seeds.

La giovane ladra di gioielli rimase ferma al suo posto, e osservò sospettosa le minuscole stelline luccicanti che segnarono per qualche istante il punto in cui Reala era svanito. Quello strano individuo non la convinceva, ed era più che sicura che stesse complottando qualcosa di pericoloso... sfortunatamente, però, Rouge non aveva la più pallida idea di cosa potesse essere, nè sapeva cosa collegava quello strano essere a Twin Seeds e alla sua torre... nè se era lui la mente del complotto, o se lavorasse per qualcuno di più altolocato. L'unica cosa che poteva dire, a giudicare da come era andato quel primo incontro, era che con quel Reala c'era poco da scherzare. Forse sarebbe riuscito a dare del filo da torcere anche a Sonic. In ogni caso, Rouge non era tipa da restarsene con le mani in mano, e poi sembrava esserci di mezzo un'avventura interessante... un lieve sorriso si formò sulle labbra della femmina di pipistrello, sostituendo la smorfia di disappunto di un attimo prima.

"Forse è meglio che ne parli a Topaz, domani mattina..." disse tra sè, ripensando alla sua amica umana che, come lei, lavorava per l'intelligence governativa. "Mi viene da pensare che quel Reala sia in qualche modo collegato a questa città, e sarà il caso che la squadra svolga qualche ricerca in proposito... Sì, credo proprio di avere qualcosa di molto interessante per le mani..."

Con queste parole, Rouge spiegò nuovamente le ali e riprese il volo, planando nella notte con il silenzio di una sfuggente ombra...

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Il luogo in cui Reala riapparve non era esattamente quello che qualcuno avrebbe definito un bel posto: si trattava di una sorta di immenso antro sotterraneo, il cui pavimento era composto da nuvole nere, violacee e verdi scure che proiettavano strane, inquietanti ombre multicolori sul paesaggio circostante. Nonostante ciò, l'oscurità era tale da impedire di vedere le pareti della grotta, e fin dove l'occhio poteva vedere il cielo era tutto nero, intervallato qua e là soltanto da qualche lampo di energia rossa. Reala, dopo aver finito di rimaterializzarsi, sogghignò di nuovo e prese un bel respiro, poi iniziò a muovere qualche passo in avanti, verso le tenebre senza fine che coprivano la sua visuale.

"Hihihihihiii... ma guardate, è tornato Reala!" sghignazzò una vocina acuta e fastidiosa proveniente da lato. Quando Reala si voltò in quella direzione, il suo sguardo incontrò quello di una stranissima creatura che era emersa dall'oscurità come per magia: si trattava di una specie di folletto, un pò meno alto di Reala stesso, che sembrava consistere di niente più che un paio di stivaletti rossi, guanti bianchi, due grandi occhi azzurrini che scintillavano maliziosi, una bocca perennemente contorta in un ghigno sardonico, e un cappello a due punte simile a quello del suo interlocutore, ma di colore rosso con una riga bianca a metà, e con le punte piegate verso avanti e arrotolate su sè stesse a mò di corna. Tutto lì. La strana creatura, buffa e inquietante al tempo stesso, sembrava non avere corpo, o se ce l'aveva era invisibile: l'unico altro dettaglio che consentiva di individuare la sua posizione era un mantello giallo scuro con il bordo frastagliato e alcune decorazioni rosse di forma romboidale in prossimità degli orli, che si sollevava leggermente come sospinto da un vento invisibile. Questo insolito essere stava avanzando verso Reala con dei grandi, lenti balzi che ricordavano molto l'andatura di un astronauta sulla luna, senza smettere un istante di emettere quella sua penetrante risatina che dava l'impressione di un ago che entrava nel cervello.

Quando fu sicuro di aver attirato l'attenzione della controparte di Nights, il folletto semi-invisibile proseguì con la sua frase. "Allora, com'è andata la gita nel Mondo Reale? Trovato qualcosa di interessante? Gli esseri umani sospettano qualcosa del nostro piano?" chiese, anche se non pareva troppo interessato alla risposta del suo collega. Come se si aspettasse già la risposta...

"E' la stessa domanda che volevo farti io, Jackle..." rispose Reala con tutta calma. "Tu... sei andato a Station Square a sincerarti che il nostro piano stia proseguendo come deve, no? E' da quella città che, in tempi recenti, è provenuta una grande quantità di energia onirica, soprattutto dai sogni dei bambini..."

La strana creatura di nome Jackle sfregò tra loro le sue mani senza corpo, come se stesse pregustando qualcosa di interessante. "Hihihihihiiii! Sì, ho fatto una visitina a quella ridicola città, e ti posso dire che il piano sta proseguendo a meraviglia! Come il nostro signore aveva predetto, è bastato manipolare sottilmente i sogni di un pò di adulti, e il risultato è stato al di là di ogni nostra più rosea previsione! Un'intera scolaresca di mocciosi visiterà Twin Seeds proprio in occasione dell'anniversario! Ovviamente, visiteranno anche la nostra beneamata torre, e sarà lì che noi daremo loro un caldo, piacevole benvenuto nel nostro nuovo mondo! Hihihihihiiiii!"

"Quello di mandare qualche Nightmaren di basso livello a prendere il controllo di un pò di abitanti di Station Square è stata un'idea vincente, miao!" si aggiunse alla conversazione un'altra voce, questa volta nasale e penetrante. Se un gatto gigantesco avesse potuto parlare, la sua voce non sarebbe stata molto dissimile...

"E quaaaando la settimana prooooossima quei mocciooooosi arriveranno a Twiiiin Seeeeeds, senza sospettare nuuuullaaaa... noooooi saremo lìiiiii ad approoooofittarne!" fu la volta di una sgradevole, stridente voce femminile che, mentre parlava, cantava in maniera stonata. Entrambe queste voci appartenevano a due grosse figure seminascoste dalle tenebre, una delle quali (quella che aveva parlato per ultima) era quasi sferica, con corte braccia ai lati del corpo e delle orecchie da coniglio sopra la testa. L'altra creatura aveva invece fattezze feline, ma era più grande di un elefante, e due corte ali triangolari fuoriuscivano dalle sue scapole...

In pieno accordo con quello che avevano detto i suoi 'colleghi', Reala rivolse loro uno dei suoi freddi sorrisi maliziosi. "In effetti, questa strategia sta funzionando meglio di quanto avessi osato sperare io stesso... tramite i nostri Nightmaren, che si sono abilmente infiltrati nel subconscio di alcuni degli adulti di Station Square, siamo riusciti a prendere il controllo di alcuni insegnanti... e a suggerire loro di organizzare una gita scolastica alla Twin Seeds Tower, il nostro ricettacolo di potere! I sogni dei bambini di Station Square, con tutte le crisi che ci sono state ultimamente nella loro città, sono particolarmente vividi e carichi di immaginazione, angoscia, speranza e paura... proprio ciò che servirà a noi e al nostro signore per estendere il nostro dominio sul Mondo Reale!" esclamò soddisfatto, guadagnandosi qualche risatina compiaciuta da parte dei suoi tre compagni e di altre due figure, ancora più grandi delle due che avevano parlato prima...

"AAAAAH... FINALMENTE SEI TORNATO, REALA!"

Il momento di celebrazione venne interrotto quando una voce tonante, che pareva venisse da tutte le direzioni nello stesso momento, riecheggiò nell'oscurità senza fine che impregnava quello strano ed inquietante mondo, e molte delle creature lì riunite si zittirono all'istante e scattarono sull'attenti come soldati. Anche Jackle smise la sua incessante risata stridula e assunse un'aria più posata, rilassando le mani guantate lungo quelli che avrebbero dovuto essere i suoi fianchi (ma, essendo il suo corpo quasi del tutto invisibile, era difficile dirlo...). Solo Reala non sembrò spaventato, e dopo essersi schiarito la gola con un secco colpo di tosse, si voltò lentamente e alzò lo sguardo, incrociando quello di un gigantesco occhio scarlatto dalla pupilla ellittica, del diametro di almeno sei metri, che si era improvvisamente aperto, ostile e minaccioso, nel cielo nero, e osservava quello che accadeva sotto di lui dalla sua posizione di vantaggio, rabbia e desiderio di conquista chiaramente leggibili in quell'iride iniettata di sangue. Sotto quello sguardo che dardeggiava implacabile, qualunque essere umano sarebbe rimasto annichilito dal terrore, ma Reala restava calmo e tranquillo, e lo sosteneva senza problemi, anche se questo non sminuiva il chiaro rispetto che provava per la misteriosa entità.

Lentamente, con compostezza, Reala si mise su un ginocchio e si inchinò. "Wizeman, mio grande signore... sì, sono di ritorno dalla perlustrazione nel Mondo Reale, e sono qui per farle rapporto." esordì.

L'occhio gigantesco si strinse visibilmente. "MOLTO BENE. ALLORA, QUAL'E' LA SITUAZIONE?"

"Tutto come da programma, mio signore..." rispose il folletto oscuro. "I Nightmaren che abbiamo mandato a manipolare gli adulti di Station Square hanno svolto il loro lavoro, e anche gli abitanti di Twin Seeds... compresi quei due infernali sognatori che ci hanno ostacolato la volta scorsa... non sospettano nulla di quanto sta per accadere. Tuttavia, vorrei comunicarle un imprevisto che mi è capitato appena pochi minuti fa. Nulla di grave o di preoccupante, ma si tratta comunque di un imprevisto che non va ignorato."

"SI', PIU' CHE RAGIONEVOLE..." rispose la possente voce senza corpo. "AI FINI DELLA REALIZZAZIONE DEL NOSTRO PIANO, E' INDISPENSABILE NON TRASCURARE ALCUN DETTAGLIO. DUNQUE DI', REALA, DI COSA SI TRATTA?"

"Mio signore, ho scoperto che, per quanto la cosa possa sembrare incredibile, sulla Terra vivono alcune creature, di provenienza indubbiamente aliena, che sono in grado di vedere noi esseri della Dimensione della Notte..." spiegò Reala. "Mentre stavo facendo la mia perlustrazione su Twin Seeds, e mi apprestavo a ritornare, sono stato individuato da un essere di origine e specie sconosciuta, che ha cercato di scoprire chi ero e da dove venivo. Tra l'altro, non ho motivo di ritenere che non ci siano altre creature come quella."

Questa rivelazione di Reala colse di sorpresa tutti gli altri esseri che si trovavano con lui, e anche in quell'enorme occhio sanguigno senza corpo brillo' per un istante una luce di sbalordimento. "COSA? VUOI FORSE DIRE CHE SULLA TERRA ESISTONO CREATURE IN GRADO DI VEDERCI? QUESTO NON L'AVEVO PREVISTO, E POTREBBE ESSERE PERICOLOSO PER I NOSTRI PIANI... REALA, QUESTA CREATURA DI CUI TU STAI PARLANDO... RITIENI CHE SAPPIA QUALCOSA DI NOI?"

"Questo mi sentirei di escluderlo, supremo Wizeman..." rispose Reala. "Quando l'ho lasciata, di me sapeva soltanto il nome, e non ho rivelato nulla ne' di lei ne' tantomeno dei miei compagni. Comunque, devo ammettere che era una combattente capace. Prima che io me ne andassi, lei mi ha attaccato per cercare di trattenermi nel Mondo Reale, e sono stato costretto ad usare una consistente porzione della mia forza totale per respingerla. Se esistono altre creature come lei sulla Terra, potrebbero essere altrettanto forti, o anche di piu'."

Reala fu sicuro di aver percepito qualche lieve movimento dell'occhio gigantesco. "SI', CAPISCO..." tuono' la voce dell'entita' di nome Wizeman. "QUINDI, SONO ANCORA TUTTI ALL'OSCURO DELL'ESISTENZA DI NIGHTOPIA E NIGHTMARE... CIO' NONOSTANTE, LE NOTIZIE CHE MI HAI DATO SONO UN BUON MOTIVO PER STARE IN GUARDIA. NON DIMENTICATE CHE NON SIAMO ANCORA RIUSCITI A TROVARE QUEL TRADITORE, E CHE PER QUANTO NE SAPPIAMO, POTREBBE ESSERE AL CORRENTE ANCHE LUI DELL'ESISTENZA DI QUESTE CREATURE. IL MIO SOSPETTO E' CHE POSSA ALLEARSI CON LORO PER GETTARE SCOMPIGLIO NEI MIEI PIANI."

"Era quello che volevo suggerire io, supremo Wizeman!" esclamo' Jackle con la sua voce da topo. "Da quando ha intralciato i nostri piani due anni fa, non abbiamo avuto piu' notizie di quel rinnegato di Nights! Sono sicuro che per tutto questo tempo si e' mosso dietro le quinte per metterci i bastoni tra le ruote come fa sempre!"

Indignato dal fatto che il suo collega si fosse permesso di parlare senza l'esplicito permesso di Wizeman, soltanto per mettersi un pò in mostra con lui, Reala gli rivolse uno sguardo assassino. "Taci, Jackle! Parla quando sei interpellato!" lo sgrido' severamente, e il folletto invisibile, un po' spaventato dall'imperiosita' dell'ordine si zitti' immediatamente. Reala non era il secondo in comando del supremo Wizeman per niente, e sia lui che gli altri mostri lo sapevano bene...

Tornando a parlare con il suo padrone, Reala si inchinò di nuovo e portò a termine il suo discorso. "Supremo Wizeman, le posso assicurare che moltiplicheremo i nostri sforzi per trovare Nights, e impedire che entri in contatto con i due sognatori o con le creature di cui le ho parlato... questa volta, non permetteremo a nulla e a nessuno di impedire la venuta del regno di Nightmare!"

La pupilla dell'occhio di Wizeman si contrasse, poi si dilato' di nuovo. "MOLTO BENE. CONTO SULLA TUA EFFICIENZA, REALA, E SO CHE FARAI UN BUON LAVORO COME SEMPRE. A TUTTI GLI ALTRI NIGHTMAREN, ORDINO DI APPOGGIARE REALA AL MEGLIO DELLE LORO POSSIBILITA', E DI NON TRALASCIARE ALCUNO SFORZO. SIAMO ARRIVATI TROPPO LONTANO PER PERMETTERCI DI FALLIRE ORA, MI SONO SPIEGATO?" tuonò la sua voce senza corpo, col tono di chi non ammetteva errori... un tono capace di terrorizzare anche le creature del Mondo degli Incubi!

Immediatamente, le altre cinque creature si inchinarono all'unisono (o comunque, abbassarono la testa in segno di sottomissione), e risposero senza un briciolo di esitazione, sapendo quanto poco paziente il loro signore e padrone fosse nei confronti di chi non gli dava il rispetto che pretendeva. "Può contare su tutti noi, sommo Wizeman! Questa volta, il suo grande progetto riuscirà, e per il misero pianeta Terra comincerà l'era degli Incubi!" esclamò la voce di una delle entità oscurate, quella simile ad un miagolio amplificato.

Questa risposta parve soddisfare Wizeman, il cui occhio sanguigno iniziò a chiudersi lentamente. "MOLTO BENE, MIEI NIGHTMAREN... APPROFITTATE DI QUESTI GIORNI PER DEFINIRE GLI ULTIMI DETTAGLI DEL NOSTRO PIANO... E QUANDO VERRA' IL MOMENTO, E I MOCCIOSI DI STATION SQUARE VISITERANNO LA TWIN SEEDS TOWER... ASSICURATEVI DI RIUSCIRE AD IMBRIGLIARE LA LORO ENERGIA! PER ADESSO, SIETE CONGEDATI. VEDETE DI TENERVI PRONTI PER IL NOSTRO GRANDE TRIONFO!"

A quelle parole, il gigantesco occhio finì di chiudersi, poi scomparve dalla volta celeste ingombra di tenebre, lasciando le sei creature sole in mezzo alla desolazione e all'oscurità. Ciascuna di esse, una volta che fu sicura di non essere più sorvegliata, tirò un sospiro di sollievo e si rilassò, tranne Reala che manteneva la sua compostezza mentre si rialzava dall'inchino. Per qualche secondo, il folletto oscuro rimase in piedi davanti agli sguardi interrogativi dei suoi colleghi, e le sue mani affusolate si strinsero a pugno con evidente voluttà... come se la creatura degli incubi stesse pregustando un momento che aveva atteso da un'eternità!

E, in effetti, le cose stavano proprio così...

"Vedrà che non la deluderemo, sommo Wizeman..." riflettè Reala ad alta voce. "E poi, anch'io non vedo l'ora di poter regolare i conti con quello sporco traditore di Nights, e con quei due ragazzini che ci hanno ostacolato due anni fa... questa volta, non potranno fare nulla! Saranno costretti a guardare impotenti mentre conquistiamo il loro mondo!"

Poi, voltandosi verso i suoi colleghi Nightmaren, il folletto oscuro diede gli ultimi ordini. "Allora, avete capito? Assicuratevi che ogni parte del piano sia al suo posto, e preparatevi ad accogliere Nights e i due sognatori come meritano quando si presenteranno... e, se li conosco bene come credo, non tarderanno tanto ad arrivare! Eseguite subito!"

Annuendo, le cinque mostruose creature scivolarono nuovamente nell'oscurità, accompagnate dalle penetranti risate di Jackle e della figura sferica dalla voce di soprano, e scomparirono nel nulla senza lasciare traccia di sè. Soddisfatto, Reala si concesse uno dei suoi gelidi sorrisi prima di spiccare il volo a sua volta, la sua mente impegnata a fantasticare l'ascesa al potere del suo signore da secoli bramata...

"Questa volta... Nights, Elliot, Claris... voi cadrete per mano mia..." sibilò crudelmente, gli artigli della mano destra contratti in un gesto di perfidia. "Ho atteso a lungo il momento della mia rivincita... e la avrò, a qualsiasi costo!"

Poi, accompagnato da un sibilo di vento e da una pioggerella della sua polvere scintillante, che aumentava il suo aspetto pericolosamente attraente, Reala si dissolse nell'aria, diretto chissà dove per eseguire l'oscuro volere del suo signore...

 

oooooooooo

CONTINUA...

 

  
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