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Autore: bbhyung    06/06/2019    0 recensioni
Chanyeol ha atteso oltre un decennio per poter prendere la sua vendetta. Il suo piano è quello di approfittare delle debolezze della famiglia reale, di distruggerli lentamente e di riuscire, con la sua astuzia e tutte le notti insonni passate a pensare a un possibile riscatto, a riprendere ciò che era suo dal principio. Durante il suo tentativo di regolare i conti, qualcosa va inevitabilmente storto e Chanyeol non sa come affrontare quell'assurda situazione. Aveva previsto tutto, ma non di coinvolgere il suo cuore in una situazione così macabra.
Genere: Angst, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Chanyeol si soffermava sui ricordi risalenti agli anni trascorsi veniva inconsciamente pervaso da un'irrefrenabile sensazione di tristezza e rabbia. La sua storia era cominciata ventisei anni prima, appena nato non era consapevole di essere il bambino più fortunato del regno e certamente non immaginava che quella condizione gli si sarebbe rivoltata contro. Crebbe in un ambiente privilegiato, i suoi genitori erano riusciti ad avere un figlio maschio dopo molte difficoltà e non appena suo padre ebbe la certezza che una volta che sarebbe arrivato il momento avrebbe ceduto la corona a un suo erede si rilassò completamente, come se avesse sistemato il resto della sua vita. Forse si lasciò andare un po' troppo. Governare era sempre stato molto difficile, da decenni il regno era stato messo a dura prova a causa dei cambiamenti climatici, degli attacchi da parte dei nemici e dagli stessi nobili — ignoravano il fatto che nelle campagne poveri contadini morissero di fame solo per provare ad arricchirsi di più, perché per loro niente era mai abbastanza. Un sovrano solo era costretto a cercare di tenere a bada gli esseri umani e le calamità naturali, non era affatto facile perché una cosa era materialmente ingestibile, l'altra fin troppo malvagia e spesso impossibile da controllare usando le buone maniere, così facendo si finiva per prendere soluzioni drastiche e per diventare ancora meno umani di loro — alla fine, il buon senso spariva del tutto e la percezione del giusto e del sbagliato diventava distorta.

Chanyeol prendeva regolarmente lezioni di piano, di scherma, di difesa, non gli piaceva combattere ma per fortuna aveva un esercito pronto a difenderlo. Quello stesso esercito che una sera di sedici anni prima scortò lui e la sua famiglia fuori dal paese, mentre la pioggia cadeva copiosamente e il freddo si faceva sentire dopo mesi di estate. Tremava, ma la pelliccia pesante che sua madre gli aveva messo sulle spalle era molto calda, si addormentò tra le sue braccia in modo tranquillo e riposò fino al giorno seguente, quando si svegliò in una realtà completamente nuova, si sentiva un estraneo in un mondo che non era il suo.

Da quella mattina, la sua vita cambiò del tutto. Da un bambino che non sapeva neanche prepararsi un pasto da solo dovette cominciare a lottare per riuscire a non morire di fame ogni giorno, settimana, mese che passava. Man mano che il tempo trascorreva la rabbia, il rancore e il desiderio di vendetta che stava accumulando all'interno del suo corpo crescevano, non era ancora scoppiato, non aveva mai pensato di mollare tutto perché aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine. Se lui non aveva potuto avere una determinata cosa, allora non l'avrebbe avuta nessun altro. Se lui non fosse mai riuscito ad essere felice, nessuno doveva esserlo. Non era felice e l'unica motivazione che aveva per andare avanti era sperare di poter cambiare quel tratto di lui.

Colpì con un pugno una caldaia che non ne voleva sapere di funzionare e guardò il suo fabbro di fiducia, l'uomo ormai alla fine della sua giovinezza si lasciò sfuggire una risata che di felicità non lasciava trasparire niente, erano in guai molto seri se non riprendeva subito a funzionare. "Sistemala."

Chanyeol, che da bambino era stato abituato a ricevere qualsiasi cosa volesse con uno schiocco delle dita, prendeva ordini senza fiatare, come uno di quei servi ai quali aveva sempre attribuito un valore basso, quasi nullo. Mentre cercava di stringere il più possibile uno dei bulloni guardò il suo bicipite destro, si era allenato duramente nell'ultimo periodo, in quel modo non poteva sbagliare. Si sentiva forte, ma non lo era. E nessun altro doveva esserlo, ma in quelle condizioni non riusciva a prevalere sugli altri. Non importava il valore di una persona, l'unica cosa che la definiva era la sua classe sociale, non era una cosa che si poteva cambiare, se eri nato povero eri destinato a vivere in una situazione di disagio, se avevi la fortuna di nascere in una famiglia nobile allora potevi sperare in una vita più dignitosa. A Chanyeol avevano strappato la sua unica possibilità di vivere una vita degna di essere definita tale e lui l'avrebbe cambiata, quella condizione non gli apparteneva affatto.

Ripercorreva spesso la sua storia, era rimasto solo e i ricordi gli permettevano di passare le giornate ad alimentare la fiamma della vendetta che ribolliva dentro di lui, era necessario che provasse almeno un po' di rabbia ogni singolo giorno, non poteva lasciare che si dimenticasse del modo in cui lo avevano trattato — ignorava il fatto che anche volendo non ci sarebbe mai riuscito, non pensarci era più che impossibile, il suo passato lo perseguitava di giorno e di notte, i suoi incubi erano sempre gli stessi e gli provocavano sempre le stesse brutte emozioni. Rivolse un cenno della testa al vecchio che stringeva un sigaro tra le dita e gli lanciò uno straccio pieno di grasso sulle ginocchia. "Per oggi ho finito, è tutto risolto."

"Già risolto? Ottimo." gettò la pezza a terra e si portò il cappello sulla fronte, pronto a fare uno dei suoi soliti pisolini pomeridiani. Chanyeol uscì dalla bottega del fabbro, non c'era più niente da fare quindi avrebbe passato il resto della giornata o chiuso in casa o a vagare per il paese. Era ritornato nel regno solo cinque anni prima, aveva passato la sua intera adolescenza tra i boschi e non era stato piacevole. Una volta ritornato in una cittadina relazionarsi con le persone gli era sembrata un'impresa di altri tempi, riuscì a guadagnarsi da vivere trovando un'anziana che aveva bisogno di farsi accudire, aveva vissuto insieme a lei per due anni, poi era venuta a mancare e gli aveva lasciato in eredità la sua piccola casa. Aveva elaborato due opzioni prima di prendere la fatidica scelta, in un primo momento non sapeva se ritornare nel regno o cambiare totalmente vita — andare in un posto nuovo gli sembrava sbagliato, completamente. Vedere il castello da lontano gli faceva pensare ai suoi genitori, doveva onorarli, doveva capire perché li avessero trattati in quel modo, perché erano dovuti morire in quel modo disumano, perché gli avevano rovinato la vita. Per quel motivo aveva deciso di provare a riavvicinarsi a quel luogo, perché le fantasie che prendevano spesso posto nella sua testa dovevano diventare realtà, perché doveva riuscire a vendicarsi.

Aveva costantemente paura di essere riconosciuto, ma aveva realizzato che nessuno si ricordasse più della vecchia, vera famiglia reale. Le uniche volte in cui nominavano il re precedente era per diffamarlo e quella situazione non lo aiutava a mantenere la calma. Diversamente da ciò che provava Chanyeol, il clima generale che si respirava in quel paesino era tranquillo, nessuno era benestante e nessuno poteva sognare chissà quale vita, ma erano tutti uniti e si davano sostegno l'un l'altro. Se ne stava seduto su un muretto quando dal nulla sbucarono gli urlatori, sentendo il rumore assordante dei tamburi molti cittadini si precipitarono in piazza, alcuni aprirono le finestre delle loro abitazioni per sentire meglio, altri erano già lì e si limitarono ad ascoltare, compreso Chanyeol che si chiese cosa fosse successo quella volta, era da molto tempo che non si presentavano in piazza, era felice di essere andato lì e di non essere tornato a casa altrimenti si sarebbe perso l'annuncio.

"Udite udite, abbiamo una comunicazione ufficiale da parte del re." parlò l'uomo più robusto, srotolando una pergamena e leggendo attentamente. "Si cercano servi giovani, che non abbiano oltre vent'anni, delle carrozze caricheranno i candidati e li scorteranno fino al castello, ce ne sono solo dieci disponibili. Arriveranno qui domani mattina, non abbiamo ricevuto altre informazioni." l'uomo fece una piccola pausa, dato che altra gente era accorsa in piazza si preoccupò di ripetere il discorso. "Udite udite —."

Qualcosa scattò nella testa di Chanyeol. Doveva farlo, doveva prendersi la sua vendetta in quel momento, doveva cogliere l'occasione perché non se ne sarebbe ripresentata un'altra, aspettò che gli urlatori cominciassero ad andare via, ciò significava che non avevano più niente da dire. Poi cominciò a correre, da quando aveva lasciato il castello aveva dovuto imparare a farlo. Per salvarsi la vita, cosa che prima gli era dovuta senza nessuno sforzo. Sentiva il vento tagliargli il viso, l'aria era gelida e le gambe sembravano essere un unico pezzo di ghiaccio, non erano flessibili tant'era l'ansia che stava provando, se fosse caduto in quel momento si sarebbe fatto davvero male. Ritornò lì, alla bottega del fabbro, entrò e fece spaventare l'anziano che fino a pochi secondi prima stava dormendo. "Chanyeol." disse l'uomo, si portò una mano sul petto e lo guardò. "Per l'amor di Dio, spero che porti buone notizie."

"Ottime notizie. Me ne vado."

"Cosa?" domandò. Aveva molti operai e la sua impresa era davvero grande, era l'unica del villaggio e di quelli vicini per cui era veramente frequentata — ma Chanyeol non poteva andarsene, non lui, non glielo diceva mai ma era il suo operaio preferito, anzi, era più che un semplice operaio. Era il suo migliore amico, uno dei pochi che ascoltava sempre le sue lamentele e le sue chiacchiere, passavano le giornate insieme a lamentarsi di tutto e a bere, faceva parte della sua vita ormai. "Che stai dicendo?"

"I reali cercano nuovi servi e io... ho bisogno di andare." lo guardò, vide l'espressione dell'uomo incupirsi. Anche per Chanyeol quell'uomo era speciale, era l'unico che era a conoscenza della sua vera identità, l'unico che lo aveva sempre ascoltato, l'unico con il quale si era confidato completamente. "Potrei non tornare mai più, ma non devi fartene una colpa. Ho vissuto fino ad ora solo per arrivare a questo momento." abbassò il tono della voce e gli si avvicinò. "Ho bisogno del forno adesso, devo preparare delle armi." parlò, si diresse di corsa verso il laboratorio e cominciò a recuperare ciò di cui aveva bisogno. "Niente di troppo evidente dato che mi perquisiranno, devo riuscire a nasconderle ma non posso andare disarmato, non sarò neanche in grado di recuperare niente al castello altrimenti sospetteranno subito di noi nuovi arrivati, non posso permettermi di sprecare questa occasione, deve essere tutto perfetto."

"Chanyeol." il modo in cui aveva pronunciato il suo nome fece venire la pelle d'oca al ragazzo, la sua adrenalina stava schizzando alle stelle e avrebbe potuto vomitare da un momento all'altro ma doveva mantenere la calma, aveva vissuto situazioni più difficili. "Chanyeol, morirai."

"Ti ho detto che lo so." si stava scaldando, cosa credeva quel vecchio? Che lui non avesse paura? Non stava tremando per il freddo ma perché sapeva che in quel momento doveva prendere una decisione, che la sua vita sarebbe finalmente cambiata, che le avrebbe dato un senso — e aveva paura per quel motivo, ma doveva affrontarlo a testa alta. "Ti ricordi cosa mi hai detto? Che mi avresti aiutato."

"Io non posso aiutarti, è questa la verità. Morirai come un povero coglione." gli rivolse un sorriso e recuperò un martello che passò al giovane. "Sei come un figlio per me e non voglio che ti penti di non aver fatto determinate cose. Devi andarci, anche se morirai. E so che non sembra ma sono abbastanza dispiaciuto che questo momento sia arrivato così in fretta." sospirò rumorosamente, osservò il forno e si portò il palmo della mano sulla fronte per asciugare le goccioline di sudore che si erano già formate su di essa a causa del calore. "In soffitta ci sono delle borse di stoffa, puoi mettere lì i tuoi vestiti, sono molto capienti. Voglio solo dirti..." mormorò. "Voglio farti sapere che anche se ti uccideranno, devi fare ciò che credi che sia più giusto. Non importa quanto macabro possa essere, solo io, te e loro sappiamo cosa hanno fatto a te e ai tuoi genitori, e andare lì per aiutare quei bastardi è l'ultimo dei tuoi pensieri, lo so, ma devi entrare nella parte. Devi essere metodico, non devi mai perdere la calma, il controllo deve diventare il tuo migliore amico."

Dopo aver sistemato tutto, bevvero un bicchiere di whisky insieme per quella che entrambi speravano non fosse l'ultima volta. "Quando mi hai accolto qui, quando mi hai dato un lavoro... Dio, ti detestavo." Chanyeol ridacchiò e guardò il vecchio che alternava il sigaro al bicchiere di vetro, in quel momento nella stanza c'era un odore irrespirabile.

"E io odiavo te." rise e rispose onestamente. "Sei qui da quanto, cinque anni? Quattro? Mi sembra di conoscerti da una vita, Chanyeol. Se avessi avuto la tua età sono sicuro che saremmo stati grandi amici, compagni di vita, cazzate simili. Invece..." tossì e strinse più forte il sigaro tra le dita. "Invece moriremo entrambi tra poco." lo guardò e lo vide versarsi altro alcool nel bicchiere. "Pregherò per te."

"Io per te. Tornerò, ci rivedremo, te lo prometto." si avvicinò a lui e gli prese la mano, poi si inginocchiò per guardarlo meglio. "Grazie di tutto, di tutto. Per tutto quello che hai fatto. Non potrò mai ringraziarti a dovere."

L'uomo ammiccò un sorriso. "Te l'ho detto, dai una lezione al re e sarò più che soddisfatto." gli toccò la mano e gli passò il proprio bicchiere. "Riempilo ancora, stanotte sarà difficile da superare."

Si abbracciarono a lungo, non appena Chanyeol si allontanò una lacrima scivolò lungo la sua guancia. "Non devi morire." gli disse, l'uomo era piuttosto divertito dalla situazione. Riusciva a percepire le sensazioni che stava provando Chanyeol, sapeva che era molto spaventato, sapeva che un ragazzo di ventisei anni non avrebbe mai dovuto sperimentare certe cose, ma non voleva commuoversi anche lui — era successo tutto così velocemente. "Hai capito?"

"Ti ho detto che non morirò. Sono vecchio, non malato." ripeté, dandogli una pacca sulla schiena e allontanandosi del tutto. "Porta alto il nome della tua famiglia e i loro valori, Chanyeol. Non lo stai facendo solo per te."

Annuì, non disse altro finché non si ritrovò sulla soglia della porta. Se c'era qualcosa che avesse dovuto dire avrebbe dovuto farlo in quel momento. "Ti invierò delle lettere ogni tanto, per farti sapere che sono vivo, se un giorno dovessi smettere di spedirtele... lo capirai, ci vediamo, va bene?" dopo le sue parole, l'uomo sollevò il proprio cappello per salutarlo. Chanyeol sorrise e chiuse la porta dietro le sue spalle, poi cominciò a camminare velocemente verso la piazza. Il suo cuore batteva all'impazzata, stava per uscirgli dal petto. Lacrime copiose scendevano lungo le sue guance, aveva provato ad asciugarle ma non riusciva a gestire la situazione così lasciò che bagnassero il suo collo e la sua camicia, la più nuova che aveva, l'aveva indossata per fare bella figura. Era riuscito a trattenersi ma finalmente si era ritrovato da solo e poteva sfogarsi, doveva esternare tutte le sue emozioni in quel momento, al castello non avrebbe potuto farlo, non poteva mostrarsi debole lì.

Era ancora notte fonda ma la piazza non era mai stata tanto caotica. C'erano giovani che si prendevano a pugni e si minacciavano, cercavano di imporsi sui più deboli per assicurarsi un posto in una delle sole dieci carrozze che sarebbero arrivate. Molti, anzi, tutti i giovani volevano cogliere quell'occasione, lavorare al castello significava sicuramente essere sfruttato ma a fine giornata potevi contare su un tetto sopra la testa e del cibo, cose che non erano sempre garantite al villaggio. E Chanyeol lo sapeva bene, lui ne aveva avuti di problemi, aveva passato giorni senza mangiare, sapeva cosa significava. Ma non avrebbe provato pietà per nessuno, voleva guadagnarsi il suo posto, voleva pensare solo a sé stesso e alla sua famiglia. Il vecchio aveva ragione, non lo stava facendo solo per sé ma anche per loro, per suo padre, sua madre e sua sorella. Se fosse morto avrebbe riposato insieme a loro, se avesse continuato a vivere avrebbe onorato il loro ricordo. Voleva solo che loro fossero fieri di lui. "Hey tu, tornatene a casa." un ragazzo si avvicinò a lui, Chanyeol lo guardò e sorrise innocentemente, tirò fuori dalla tasca un pugnale e glielo mostrò. Il ragazzo spalancò gli occhi spaventato, si sentiva anche offeso, sfidato.

"Non voglio usarlo, vedi di starmi lontano." lo avvertì. "Hai capito? Se mi metti un solo dito addosso non riuscirai sicuramente a raggiungerlo il tuo adorato castello."

"Ho capito, non cerco guai." se ne andò via come un cane che si allontana dal padrone che lo ha sgridato furiosamente. Chanyeol sorrise, sentiva come se la sua vita stesse finalmente cominciando, solo in quel momento e per un solo motivo.
 


  
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