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Autore: EleWar    06/06/2019    7 recensioni
"No Sugar, non ne ho mai avuto uno anche perché per me i tatuaggi sono un po’ come i legami…sanno di ‘per sempre’"
Che significato può avere un tatuaggio?
Ecco un'altra storiella per voi, spero che vi piaccia ^_^
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Ciao ragazze! Ci siete tutte?
Bene, ecco un nuovo capitolino... spero che vi piaccia!!!

GRAZIE per tutte le bellissime parole che mi lasciate nei commenti.
Vi lovvo
Ele




Cap. 8 Una mattina illuminante
 
Finita la colazione, Kaori gli annunciò, sbattendogli sul petto una pila di volantini, che prima sarebbero andati alla stazione a vedere se faceva capolino qualche bel xyz, possibilmente non dettato da donne (e Kaori sperò con tutta se stessa che non ce ne fossero affatto, almeno per quel giorno… voleva Ryo tutto per sé) e che poi si sarebbero diretti al parco a farsi pubblicità.
Ryo stava già per protestare, ma Kaori lo intercettò con uno sguardo di sfida.
Il socio chinò la testa e disse:
“Come vuole lei badrona!”.
Uscirono di casa e si diressero alla lavagna dove, per la gioia interna di Kaori, perché meglio sarebbe morta pur di farglielo capire, non c’era nessun messaggio.
Da lì deviarono per il parco.
Kaori precedeva il suo socio, un po’ imbronciato e recalcitrante, e camminava leggiadra, quasi saltellando: era evidentemente felice e contenta, e Ryo vedendola in quello stato si scoprì a sorridere di fronte a quello spettacolo.
Quella ragazza lo stava letteralmente stregando.
 
Ryo comunque fece del suo meglio, e contrariamente alle altre volte, si dimostrò collaborativo e attivo, a gran voce proclamava i servizi che la loro agenzia proponeva, e non si fermò fino a quando non terminò di distribuire la sua pila di volantini.
Non si lasciò tentare nemmeno dal passaggio delle inevitabili belle donne che, vestite con abiti leggeri, gonne corte o short, incrociarono quello strano duo.
Kaori era soddisfatta di lui e si prese del tempo per osservarlo: doveva ammettere che fino a quel momento si era comportato veramente bene, quando ci si metteva riusciva anche a non essere il solito maniaco.
Quanto avrebbe voluto che fosse sempre stato così.
Era anche tutto sudato e accaldato, e ancora non si era lamentato nemmeno una volta del caldo, ne ebbe quasi compassione e s’intenerì.
Gli si avvicinò, era crollato sul muretto di un’aiuola, e gli toccò lievemente un braccio, questi sobbalzò allarmato ed esclamò:
“Scusami, mi ero appoggiato solo un attimo!” ma lei gli sorrise con dolcezza e lui si sentì mancare, poi Kaori gli disse:
“Ma no, sciocco, mica volevo rimproverarti! Dai andiamo ti offro un gelato. Sei stato davvero bravo”
E gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, lui la prese e si tirò su, in piedi.
Rimasero per un attimo a guardarsi, ma un secondo dopo imbarazzati, sciolsero le mani.
Raggiunsero il chiosco vicino, in silenzio, ma con animo lieto e rilassato, e all’ombra di un grande albero, su di una panchina sorbirono il gelato senza parlare.
Erano felici anche così.
 
Altro step.
La spesa, ancora un’incombenza molto odiata dallo sweeper.
Kaori girava per il mercato, toccava la merce, saggiava con tocco esperto la stoffa dei vestiti appesi sopra le bancarelle, annusava la frutta e la verdura, sceglieva con cura ogni cosa, era perfettamente a suo agio in quell’ambiente colorato e chiassoso.
Lui invece se ne stava zitto, le andava dietro reggendo le buste, facendo il facchino, con un muso lungo un km, che si premurava di nascondere, nell’istante in cui lei si voltava a guardarlo, e che dissimulava sorridendole forzatamente.
Tutti i negozianti e gli ambulanti la conoscevano e le rivolgevano saluti affettuosi, e lei aveva una parola buona per ognuno.
Ryo dentro di sé sbuffava e pazientava alla meglio, ma fu costretto ad ammettere che la sua socia era davvero molto amata e benvoluta, e che si sarebbe stupito del contrario.
Come non amarla?
Già, come non amarla?
Si ripeteva, eppure lui ci aveva provato per tutti quegli anni, a non amarla.
 
L’osservava in silenzio e un paio di volte provò anche una puntina di gelosia quando qualche bel negoziante, oltre alle solite lusinghe riservate alle clienti donne, ne aggiungeva altre dirette solo a lei… a lei che nemmeno se ne accorgeva!
La più eclatante avvenne davanti all’ennesimo banco della frutta.
Kaori stava scegliendo delle fragole, il commesso le disse:
“Signorina guardi, queste sono le più succose. Tenga, le assaggi, guardi che bel colore che hanno, lo stesso delle sue labbra…”.
Ryo si sentì invadere da un malessere mai provato prima, come si permetteva quell’omuncolo di fare certi paragoni?
Certe insinuazioni?
Kaori era intoccabile, quella pulce con la voce non doveva nemmeno pensarle certe cose, Kaori era, era…sua!
E lui? Era forse geloso?
Sì, geloso marcio e il peggio era che, anche stavolta, Kaori non si era accorta delle avances del bellimbusto.
La ragazza prese la fragola che il tipo le stava porgendo, e l’addentò con disinvoltura, chiuse gli occhi e se la gustò, con un atteggiamento inconsapevolmente sensuale.
Ryo a quella visione si ritrovò sull’orlo di un precipizio, dilaniato dal turbamento che quel gesto gli aveva scatenato e dall’odio che stava provando verso quello scarafaggio che beneficiava dello stesso spettacolo.
Kaori però si voltò, e tendendogli lo stesso frutto, che aveva appena morsicato, gli disse, con l’entusiasmo di una bambina:
“Senti Ryo, senti quanto è buona!” e lo imboccò.
Ryo accolse quel frutto del paradiso, che aveva avuto la fortuna di essere stato baciato da quella bocca sublime e sfiorò con le sue labbra le dita sottili che glielo porgevano.
Era successo davvero?
Non se lo era immaginato?
Ebbe una vertigine.
Kaori aveva compiuto un gesto così innocente, ricco di tenerezza, d’amore, di sensualità, poteva nascondere una promessa, poteva voler dire tutto… e niente.
Un gesto a cui lui aveva risposto naturalmente, quando le aveva sfiorato le dita gentili con un bacio lieve, appena accennato.
Non credeva di essere capace di rispondere alla dolcezza con altrettanta dolcezza, e se ne era stupito enormemente, era una sensazione destabilizzante, ma piacevole e nuova.
Kaori riusciva a tirar fuori il meglio di lui.
Quando si riprese, constatò con soddisfazione che, nel momento in cui Kaori gli aveva offerto il frutto, aveva anche in un certo senso ribadito quale fosse il suo prescelto, e al suo odiato rivale, ormai sconfitto, non restava che ritirarsi in buon ordine.
Ryo, vittorioso, disse ad alta voce, per farsi udire anche e soprattutto dal tipo:
“Sì queste fragole sono fantastiche, ne compriamo un po’ Kaori-chan?”.
Con quella frase rimarcava il suo possesso, lui il maschio alfa.
Tutti gli altri dovevano girare alla larga.
Sciò!
Ci mancava che si mettesse a fare la ruota come il pavone!
Kaori si voltò a guardare il partner con aria perplessa… sentiva che era successo qualcosa in quella frazione di secondo, ma quel qualcosa le sfuggiva.
 
Dopo questo strano episodio, proseguirono ancora con le spese, e Ryo invece di annoiarsi o scocciarsi, come era suo solito, si rese conto che inaspettatamente si stava divertendo moltissimo.
Vedeva Kaori sotto un’altra luce e soprattutto ogni cosa diventava piacevole insieme a lei, nemmeno la spesa gli pesava più.
Possibile che in tutti quegli anni non se ne fosse mai accorto?
   
 
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