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Autore: Maki Tsune    08/06/2019    1 recensioni
Quale storia si potrebbe raccontare se i personaggi di Miraculous avessero vissuto nel periodo di fine 1800 proprio durante la costruzione della Tour Eiffel e dell'Esposizione Universale? Questa storia mostra i personaggi non più adolescenti ma nella prima fase adulta, (20-25 anni) che affrontano la vita e le difficoltà senza miraculous magici ma comunque con maschere, mistero, amicizia e amore.
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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La festa si concluse a notte inoltrata e tutti gli ospiti andarono via.
Adrien sospirò con aria avvilita.
Una mano toccò la spalla di Adrien e lui si girò. “Natalie…”
“Avete agito come un buon padrone di casa e il discorso che avete fatto ha commosso molte persone. Si vede che vi ha fatto bene prendere parte a questo progetto. Eravate ispirato.”
Alle ultime parole, gli tornò in mente la dama in rosso e abbozzò un sorriso ironico.
Oui… ispirato… peccato che mio padre non c’era.” Poi aggiunse quasi in un sussurro. “Come sempre da quando è morta la mamma.” Sospirò affranto.
“Vostro padre è stato informato. Sapete che… Non voleva essere circondato dalle persone.”
Adrien si girò guardando la tutrice. “Eppure è il suo lavoro essere al centro dell’attenzione e circondato dalle persone. La vita va avanti anche se fa male. Cosa crede? Di essere l’unico a soffrire per la morte della mamma?” la sua voce si spezzò. “Sono passati anni ormai dalla sua morte ed è ancora rinchiuso nel suo ufficio ad elaborare il lutto invece di pensare che ha ancora un figlio in vita.” Strinse i denti e si allargò il nodo del foulard. Gli occhi lucidi e la voce rotta commossero Natalie capendo le sue parole. “Forse a te darà ascolto.” Disse Adrien camminando verso la camera da letto con i singhiozzi che gli invasero il petto.
Il giovane uomo si chiuse la porta alle spalle e la schiena contro essa. Il viso basso e i singhiozzi del pianto lo assalirono facendolo piangere e sfogare in modo silenzioso. Ormai era un uomo, non poteva farsi sentire piangere come un bambino, ma la situazione lo frustrava parecchio.
Aveva perso la mamma durante un viaggio con il padre.
Adrien aveva 12 anni quando successe e dopo 10 anni il padre era ancora in lutto come fosse il primo giorno.
Adrien gli diede tutto il tempo necessario per potersi riprendere, ma si accorse che non si sarebbe mai ripreso da quella perdita. Una perdita che Gabriel Agreste ancora non riusciva a capire come fosse accaduta.
Pensò che il padre volesse punirsi rimanendo nel dolore, come fosse stata colpa sua ciò che successe e niente lo aiutò a cambiare idea.
Da quel momento, il padre cambiò carattere e atteggiamento verso il figlio. Divenne più severo e protettivo a discapito di Adrien che si sentì prigioniero; si rinchiuse nel suo studio alimentando la sua assenza e la solitudine di Adrien, il quale non voleva altro che sentirsi amato dal padre. Eppure, Gabriel divenne più distaccato anche se in cuor suo amava il figlio, poiché era l’unica cosa al mondo che gli fosse rimasto di più caro.
Adrien non riusciva più a capire il comportamento del padre. Dava tutto il rispetto per il dolore di una perdita e nemmeno lui riusciva ancora ad accettare l’assenza della madre che dava un colore in più nelle loro vite. Sentiva la sua mancanza, ma non poteva fermarsi al lutto. Era sicuro che sua madre non voleva questo per lui, e per nessuno di tutti e due.
Adrien provò a superare il lutto facendo sempre qualcosa di nuovo e che gli potesse interessare oltre a fare le veci del padre in un qualche evento. Voleva avere amici e dopo che ebbe il consenso di comunicare con la servitù, trovò un amico in Nino.
Sapeva che chiudersi in una stanza e sommergersi di lavoro, non avrebbe aiutato il suo spirito e cercava spesso di aiutare il padre ad uscirne, ma senza risultato. Tant’è che ci rinunciò e accettò questa condizione. Si sentiva come se avesse perso due genitori invece di uno, ma questa volta era pesante da digerire.
Le lacrime e i singhiozzi lo stavano soffocando nella disperazione e frustrazione. Tossì più volte e si asciugò la faccia e il naso strofinando sui manici del costume.
“Ah, sono un disastro.” Sussurrò calmando il pianto, strofinando gli occhi con i polsi e asciugandosi le lacrime con i palmi delle mani.
Tirò su con il naso e in automatico la mano andò al taschino per prendere un fazzoletto. Quando lo tirò fuori, tutto il suo corpo si calmò. Un fiore ricamato assieme alle lettere MD.
Rimase un attimo a fissare il fazzoletto ed a carezzare il tessuto leggero e bianco. Lo portò al naso e chiuse gli occhi. Sentì un leggero profumo di pulito.
“Milady.” Sussurrò.
Sulle sue labbra fiorì un dolce sorriso, immaginando il ballo avuto con la dama in rosso. Ridacchiò per i suoi buffi modi con le piume e rimase incantato per come rimediò alle piume e al vestito di Chloè, ma di più per le sue parole e i suoi pensieri.
La rabbia e la delusione trovarono la pace e il benessere solo guardando quel fazzoletto.
“Ho deciso. Devo trovarla.” Pensò convinto.
Ma da dove iniziare?
   
 
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