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Autore: Amelin_739    09/06/2019    0 recensioni
Monroe ha un emicrania, Nick e Hank corrono in suo soccorso.
!ATTENZIONE!
Nicroe
E tanto fluff
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Monroe, Nick Burkhardt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mild Confort

“A cosa serve la luce
se si tengono gli occhi chiusi?”
-Antico Proverbio Arabo-


Nick venne chiamato dalla vicina di Monroe per presunta morte da parte del lupo.
Nick e Hank si lanciarono uno sguardo di panico, chi, a parte un Grimm, poteva ferire, e nel caso peggiore uccidere, Monroe nel suo territorio? Uscirono entrambi dalla stazione, entrarono in macchina e con un tacito assenso da parte di Nick, Hank infranse il limite consentito all’interno della città di Portland.
Uscirono entrambi prima che la macchina fosse completamente spenta e con passo veloce si diressero verso la porta di Monroe, trovandola bloccata. “Monroe?” Chiamò Nick, il pugno ancora attaccato alla porta, si sporse verso la finestra cercando una traccia del suo amico e quello che vide gli fece raggelare il sangue.
Ritornò verso la porta e con mano tremante sollevò lo zerbino, estrasse la chiave e l’infilò, con non poca fatica, nella serratura, spalancando la porta quando fu completamente aperta.
“Monroe!” Corse verso il corpo chino sulla scrivania, le mani che stringevano il cacciavite, la testa che riposava al sicuro dalla luce sulle sue braccia, la schiena e il collo tesi.
Il suo amico sembra terribile.
Nick alzò lo sguardo su Hank, per una manciata di minuti prima di allungare una mano verso la schiena dal lupo, per sciogliere almeno un po’ della tensione accumulata.
E in attimo, con lo sgomento di entrambi i detective, Monroe crollò a terra con un tonfo.
Nick atterrò accanto a lui, lo spavento ancora impresso sul suo volto ma tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il lupo era ancora sveglio, anche se stava perdendo la lotta contro il sonno.
Sapendo che il tentativo di riportarlo nella sua stanza sarebbe stato un disastro, il Grimm manovrò con gentilezza la testa sulle sue ginocchia, facendo una smorfia al gemito di dolore che uscì dalle labbra dell’orologiaio.
“Nick, credo che abbia un emicrania.” S’introdusse Hank, “mia madre le aveva molto spesso e se sta provando quello che provava lei, allora dobbiamo aiutarlo.” Sussurrò con un filo di voce, per non disturbare Monroe.
“Ne sei sicuro?” Mormorò, incapace di reprime il panico, era quasi tentato di chiamare un’ambulanza e portare Monroe in ospedale, “sì, ne sono sicuro.”
Nick si sentì così dannatamente impotente.
Notando la pressione ancora presente nel corpo del suo amico, chiese piano a Hank di spegnere le luci e di tirare le tende.
Sorpreso dell’improvvisa oscurità, Monroe si dimenò e aprì piano gli occhi, pronto a richiuderli al primo fascio di luce killer.
“N-Nick?” La voce minuta e lugubre piena di confusione assonata era strana nel corpo di Monroe, così forte e coraggioso.
“Proprio qui amico” sorrise il detective, “ e c’è anche Hank” disse indicando l’amico accucciato dall’altra parte del Blutbad.
“F-fa male” piagnucolò Monroe.
“Lo so, lo so” cercò di confortarlo, allungò una mano e la passò con delicatezza fra i ciuffi di capelli marroni dando un senso di preservazione apparente.
“N-Nick n-non mi sento m-molto bene” la sua voce si affievolì “devo…devo…”
All’improvviso Monroe balzò seduto, arrancò alla ceca verso il cestino, che Hank raggiunse per lui per poi metterglielo sotto al mento. Il vomito gli fece male alla gola, il che non fece altro che aggravare il suo mal di testa infernale, perché se non si trova all’Inferno in quel momento, non sapeva davvero dove poteva essere.
Istintivamente, Nick appoggiò la mano sulla schiena del lupo, sentendo sotto alla sua mano la fatica dei muscoli, i colpi secchi di tosse e il tremito dei respiri, ma li spazzò via mentre cominciò ad accarezzare con calma la parte inferiore della schiena, dove sa che si trova il punto debole del suo amico mentre pronunciava parole comprensive qua e là mentre Monroe vomitava febbrilmente le budella nel cestino.
“Va tutto bene, respira, lo so, lo so.”
Alla fine Monroe respirò a fatica, le lacrime che gocciolavano dalle sue ciglia, precipitarono sulle sue guance e Nick ed Hank non si erano mai sentiti così male per un loro amico prima di quel momento.
Cadde debolmente contro il petto del Grimm, apparendo completamente fuori di sé, l’orologiaio annusò con cautela l’aria e goffamente alzò la manica per asciugarsi il muco.
“No. Cattivo cucciolo.” Lo ammonì con gentilezza Nick, con un fazzoletto nella sua mano sinistra gli asciugò il naso e gli ordinò di soffiarlo. Sussultò quando vide la faccia di Monroe accasciarsi nel dolore.
“Okay” lo accarezzò delicatamente “va tutto bene” ma non andava meglio, i detective ne erano consapevoli, il lupo singhiozzava piano, spezzando i loro cuore.
“Okay ecco quello che faremo” Hank era già in piedi, pronto per andare al piano di sopra, “io vado di sopra, prendo un cambio per il ragazzo qui, e una coperta calda. Tu intanto tienilo calmo e lontano da ogni rumore o luce.” “
Nooo” Monroe protestò pateticamente. Nick annuì, prontamente zittì l’amico passando le sue dita fra i suoi ricci.
Hank scattò verso le scale e le salì due a due con passo leggero per non disturbare la coppia seduta sul pavimento.
Dopo diversi massaggi calmanti, nella speranza di appiattire le onde di dolore, e di lamenti stanchi, Hank riapparse con un maglietta di flanella, dei pantaloni del pigiama e una coperta dall’aspetto vecchio e vissuto.

Per l’orrore genuino di Monroe, Nick e Hank lo spogliarono fino ai suoi boxer, per poi aiutarlo a mettersi i pantaloni.
Non aveva l’energia per farlo da solo ed era troppo scoordinato per muovere un solo muscolo.
La testa gli pulsava oltre ogni aspettativa e l’oscurità del sonno diventa più attraente ogni secondo, le sue dita armeggiavano goffe fra i bottoni della sua camicia, non era un celebro-leso, poteva togliersi una camicia.
Ma a quanto pare i suoi amici non la pensavano così, dopo pochi secondi Hank scostò con cortesia le sue dita, prima abili fra gli ingranaggi dei suoi amati orologi, e le sostituì con le sue per slacciare otto bottoni e aiutarlo a levarsi la camicia.
Ed è per questo che, secondo lui, Hank non gli permette nemmeno di tentare di allacciarsi la camicia, nera e rossa, appena lavava e stirata.

“Potevo farlo da s’lo”
I due uomini lo ignorarono.
Sistemando il Blutbad contro di sé senza il ben che minimo sforzo, pur mantenendo una presa constante, Nick appoggiò la coperta rovinata sulla figura tremante.
Monroe, sebbene stordito, cominciò seriamente a preoccuparsi che Nick e Hank si siano dimenticati il fatto che lui non era un bambino.
Ma era abbastanza rilassante, però, doveva ammetterlo, e con suo dispiacere i suoi occhi cominciarono presto a diventare pesati e cadenti.
“Va a dormire, ne hai bisogno” sussurrò Nick, accarezzandogli i capelli, “va tutto bene.”
Monroe scavò più a fondo nel petto ampio e stranamente comodo del suo migliore amico e nonostante si sentiva ragionevolmente infelice, c’era qualcosa di così confortante che lo accompagnò nel mondo dei sogni.
Dopo che Monroe si era addormentato, Nick e Hank lo portarono di sopra e lo fecero sdraiare sul suo letto.
Durante il trasporto dal salotto alla sua stanza il lupo non aveva dato segni di coscienza e questo spaventava non poco il Grimm.
“Tranquillo, è normale, sarà esausto” gli assicurò Hank mentre usciva di casa, “prenditi cura di lui e fallo bere, mi raccomando, non voglio avere due amici morti sulla mia coscienza.” Scherzò battendo una mano sulla spalla del moro, per poi dirigersi verso la macchina e partire.
Nick pulì lo schifo che c’era in salotto, preparò una bottiglia di acqua naturale e una zuppa, portò tutto di sopra e li appoggiò sul primo ripiano libero che trovò.
Per le ultime due ore Monroe si era raggomitolato nel suo letto, gemendo debolmente ogni tanto e Nick sperò che avrebbe dormito per tutta la notte. Non era sicuro di quanto potesse durare questa emicrania, potevano essere poche ore o interi giorni, e proprio non riusciva levarsi dalla testa l’idea che se quella vecchietta non li avesse chiamati, Monroe sarebbe stato tutto da solo, chino in bagno o accasciato in cucina a piangere, senza nessuno che lo consoli.

Monroe rinvenne con difficoltà, aveva caldo o faceva caldo, e tutto quello che poté fare fu gemere di dolore.
C’era un odore familiare all’interno della stanza, un profumo che conosceva e che un certo senso amava.
C’era profumo di casa, di accoglienza, di pace e amore.
Lo strano profumo si fece più vicino, il letto si piegò sotto al peso del corpo del nuovo arrivato e le mani apparvero dal nulla, ma non fu spiacevole averle su se stesso.
Con amabilità gli accarezzò la clavicola e la gola, massaggiandosi i lati del collo sotto la linea della mascella, sciogliendo lo stress e la tensione. L’orologiaio emise un respiro tremante girando la testa verso il Grimm.
“Ti fa male?”
“No.” espirò di sollievo, esausto. “Mi piace.”

Nick ruppe il contato solo per infilare Monroe sotto le coperte e accertarsi che fosse a suo agio prima di parlare; “devo andare un attimo di sotto, ci metterò qualche minuto.” Mormorò all’orecchio del lupo, “ti serve qualcosa?” Strofinò dei cerchi sul fianco dell’amico e vide come la pressione dei suoi muscoli si sciolse in pochi semplici gesti.
“Mh, no nulla” biascicò accasciandosi ancora più a fondo nel letto.
Ci fu un leggero soffio che Monroe identificò come una mezza risata soffocata e poi il corpo di Nick si alzò e uscì dalla stanza, Monroe voleva aspettarlo e ce l’a fece, ma quando uno straccio freddo si fermò sui suoi occhi e la mano tornò dov’era prima, fu difficile resistere all’incoscienza. “Va a dormire tesoro, te lo moriti.”

Monroe dormì per altre tre ore prima che si accorgesse che l’asciugamano era sparito e che uno nuovo aveva preso posto non poco tempo prima, si lamentò di sollievo.

“Sì, bello vero?” Cantilenò Nick, passando le dita tra i capelli di Monroe. Rimase così al fianco dell’amico, silenzioso e immobile, per quello che al lupo sembrò un tempo meravigliosamente lungo.
Il blutbad fece scivolare la mano sul letto, sorrise debolmente quando sentì la presa mite della mano del Grimm sulla sua.
“Monroe, ti aiuterò a sederti. Ti ho preso un po’ di te, ti aiuterà”
“No Nick non adesso” protestò fragilmente “non voglio bere niente.”
“Va bene, ti sistemerà lo stomaco e aiuterà con il dolore.” Accarezzò la mascella dell’orologiaio, “ti farà sentire molto meglio, Monroe, fidati di me.”
Monroe deglutì a fatica, ma annuì lentamente e attentamente.
Puntò le mani sul materasso per farsi leva ma lo sbalzo di altezza gli fece venire le vertigini, crollò sul letto esausto e più pallido di prima, gemendo di dolore.
Il braccio di Nick fu subito dietro alla sua schiena per aiutarlo, subendo la maggior parte della tensione, e il moro finì per appoggiarsi a metà contro il corpo dell’uomo, la testa sulla sua spalla.
Il detective si allungò per prendere la tazza sul comodino accanto al letto e presto il vapore gli inondò la faccia.
“Piccoli sorsi, è caldo, non voglio che oltre ad un’emicrania tu abbia anche la gola e la lingua scottata.” Avvertì il Grimm, il braccio era sceso attorno alla vita del Blutbad così che poteva stringerlo con più fermezza ma senza fargli male.
Monroe sentiva già la nausea tornare a pieno ritmo, avrebbe sicuramente vomitato sul suo letto e Nick se ne sarebbe andato disgustato, ma quando il tè toccò la sua lingua si sorprese di quanto fosse assetato e di quanto bramasse la bevanda calda, che calmava momentaneamente la sua testa. Quando raggiunse la tazza una seconda volta, il detective gli fece stringere la porcellana con la poca forza che aveva e si accertò che non se la rovesciasse addosso nel processo.
“Lentamente” ricordò con ansia, la mano che alleggiava sopra alla sua per precauzione.
Monroe bevve quasi tutta la tazza, gli dava una bella sensazione, anche se dopo pochi secondi sentì un sussurrato “cattivo cucciolo” che gli fece sbuffare una risata divertita.
Lasciò che Nick mettesse da parte la tazza e in meno di un secondo si ritrovò adagiato contro il petto del detective che lo appoggiò sul letto con la massima cura.
L’orologiaio si tolse il panno dagli occhi e li aprì con estrema lentezza e cautela, si sporse per intingerlo nella bacinella di acqua fredda ma la mano di Nick sulla spalla lo fermò.
“Cha fai? Lascia faccio io” gli sussurrò all’orecchio facendo venire i brividi al lupo.
“Non voglio più disturbarti” borbottò quasi offeso.
“No, va bene, lascia fare a me, tu rilassati” La voce di Nick aveva la sfrontatezza e la scontrosità tipica dei loro finti litigi o di quando si preoccupava per lui.
Il Blutbad si lasciò cadere contro il corpo del suo migliore amico, sentendo il proprio respiro farsi più profondo, sentirsi caldo e vicino a qualcuno gli fece quasi spegnere la supernova che implodeva nel suo cranio.
Nick gli premette un bacio contro la sua testa “rilassati. Lascialo passare, si fermerà Monroe e io sarò qui per tutto il tempo.”
L’ascesa e la caduta del petto del Grimm sotto la sua testa lo cullarono verso l’oblio.
Ogni tanto sotto di loro si potevano sentire i rumori frenetici della città in movimento, che pulsa e vive sotto i loro piedi.
Sentì se stesso piagnucolare, una volta, contro la sua volontà, mentre la consapevolezza lo richiamava alla coscienza e di conseguenza al dolore, ma una mano cominciò a massaggiargli la schiena, su e giù, in cerci rilassanti.
Era l’ultima cosa che sentì prima di addormentarsi.

Gli occhi di Monroe si presero il loro tempo per aprirsi e guardare attorno alla stanza con evidente pigrizia.
C’era un braccio intorno alla sua vita e una mano sullo stomaco, il ritmo del petto accanto a lui gli fece venir voglia di tornare a dormire.
C’era una sensazione di dolore in fondo alla sua testa, come se qualcuno lo avesse picchiato con una mazza da baseball, e una nebbia che non somigliava a quella dei postumi di una sbornia o del primo caotico risveglio.
Sospirò e si accoccolò più vicino alla fonte di calore, che si mosse e lo strinse un po’ più forte al fianco spostando una mano per massaggiare dove prima c’era il dolore.
“Meglio?”
Monroe canticchiò soddisfatto e abbassò la testa sotto al mento di Nick, proprio fra la clavicola e la spalla.
Sentì le mani del Grimm che gli accarezzavano la testa e la schiena, mandando brividi in tutto il corpo del lupo.
“Ti preparerò una colazione leggera e poi penso che tu abbia bisogno di un bagno caldo” mormorò infine il detective, baciando Monroe dietro all’orecchio.
Il Blutbad emise un suono di protesta dal fondo della gola, “no, niente colazione. Rimani qui, per favore?”
La dolce risata di Nick gli fece accapponare la pelle di piacere, non vedeva l’ora di sentirla in tutta la sua bellezza.
“Suppongo che debba restare allora.”
“Sì” sussurrò Monroe, quasi addormentato sotto la delicata attenzione dei palmi di Nick.
“Sì.”
   
 
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