Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender
Ricorda la storia  |      
Autore: adrienne riordan    09/06/2019    2 recensioni
Storia ambientata dodici anni dopo la conclusione della ottava stagione. L'integrazione tra i Galra e le popolazioni fino a poco tempo prima assoggettate al loro dominio è una strada ancora tutta in salita e pone a Keith, Lance e Zethrid delle problematiche serie da affrontare il prima possibile.
Questa storia ha partecipato al Contest indetto da Fanheart
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Ezor, Kogane Keith, McClain Lance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SE NON TI PIACE QUESTA STORIA HAI LA MAMMA GALRA

Ecco, sento di dover spendere due parole sul titolo della storia. Io autrice non penso certamente questo di chi si appresterà a leggere la storia, ma è un titolo nato per essere apparentemente innocente quando invece nasconde una nota volutamente aggressiva. Ovviamente questa scelta ha attinenza con la storia stessa.

Questa fanfic ha partecipato al contest indetto dall'associazione culturale sui fandom per i fan Fanheart3 in occasione del  Fics-It, convention sulle fanfiction giunto alla sua seconda edizione (qui il sito --> https://www.fanheart3.com/   dateci un'occhiata!).

Il tema del contest si intitola #stayhuman

Dedico la fanfiction  a  Yoko Hogawa, come ringraziamento per la botta di autostima che mi ha regalato con le sue parole di apprezzamento verso questa storia.

***

 

 

Keith non era nato con la stoffa del leader.

Ne aveva sempre avuto le qualità ma il temperamento… beh, aveva avuto bisogno di tempo per saperlo controllare con successo. La vita lo aveva messo di fronte a prove ed esperienze che gli erano servite per diventare la guida di cui il team di Voltron prima, e la nuova organizzazione della Lama di Marmora in seguito, avevano bisogno.

Il ragazzo si era fatto giovane uomo e non si era mai risparmiato nei dodici anni che sono seguiti al termine della guerra contro l’oscuro dominio di Zarkon, di suo figlio Lotor e della sua consorte Honerva. Non aveva mai messo in dubbio che la transizione verso la pace sarebbe stata difficile e graduale, ma ci aveva lavorato con gran fervore e, con lui, tutti i membri della Lama e i nuovi alleati che erano passati dalla sua parte. Persino il giorno in cui, al Kral Zera, Keith aveva posto fine, con parole degne di una guida illuminata, alla millenaria posizione di dominio dei Galra, era consapevole che tutta la sua gente, non soltanto i membri della Lama di Marmora, avrebbe dovuto rimboccarsi le maniche per essere membri attivi della neonata Coalizione Intergalattica, e collaborare fianco a fianco con le stesse popolazioni che aveva assoggettato con la violenza e il terrore fino a poco tempo prima.

Keith sapeva che non sarebbe stato un compito facile ma non avrebbe mai immaginato che la situazione sarebbe stata così complicata, anche a distanza di anni.

Poi arrivavano giorni come quello, e il desiderio di fermare tutto si faceva davvero impellente. Keith sperava di finire presto la giornata, in modo da tornare nella sua oasi di pace a Nuova Altea.

   *** ***

Era un vecchio cartone animato, disegnato con una tecnica digitale oramai obsoleta, ambientato in un mondo antropomorfo in cui gli animali vivevano come cittadini del ventunesimo secolo in una grande metropoli. I compagni di scuola avevano snobbato la visione di un simile pezzo di antiquariato, preferendo prodotti più recenti e tecnologicamente accattivanti. Anche il piccolo Lance, in generale, preferiva storie d’azione(più da PEW PEW per intenderci) ma Zootropolis gli aveva preso il cuore. I protagonisti erano accattivanti, la lepre poliziotta era stata per lui un vero esempio di tenacia - si era sentito coinvolto in prima persona nella situazione di Judy Hoops per via dei fratelli più grandi che, seppur senza malizia, avevano candidamente ammesso di non credere che lo scapestrato di casa sarebbe riuscito a coronare il suo sogno di diventare pilota spaziale: Lance era senza dubbio un tipo avventuroso, ma quanto a studio e disciplina era piuttosto deludente. Inoltre la volpe del cartone animato era davvero astuta come le favole che gli raccontava la sua abuelita: Lance adorava come Nick metteva in pratica la sua scaltrezza. Poi gli anni erano passati e all’ex paladino non era più venuto in mente quel film.

Fino a quella mattina.

Lance Mc Clain, maestro presso Nuova Altea per l’integrazione di tutti i Popoli della Coalizione Spaziale e l’Intercultura, aveva avuto ben poco tempo e desiderio di fare lezione. Era stato impegnato a consolare un piccolo Galra sconvolto e in lacrime e a togliere la museruola che ricopriva parte del suo “schifoso muso bestiale”, così lo avevano apostrofato i suoi compagni di scuola, prima di abbandonarlo nella stanza dove lo avevano attirato con l’inganno. I placidi animali da preda avevano fatto la stessa, identica cosa alla piccola, fiduciosa volpe Nick. Lance, compresa la gravità della situazione, aveva cancellato la sua lezione e affidato a Merla e Coran il compito di avvisare i genitori degli allievi e sorvegliare il resto della classe– e aveva udito chiaramente, tra le lamentele dei bambini per quella notizia, l’accusa rivolta alla loro vittima di aver rovinato il divertimento a tutti. In quel momento l’ex paladino blu non aveva reagito ai commenti: avrebbe avuto il tempo per farlo in seguito, e si era dedicato alla questione ben più urgente ossia tranquillizzare il piccolo Galra. Rimasti soli, aveva abbracciato e confortato a lungo il bambino, pentendosi delle poche volte in cui lo aveva chiamato “Zannetta” per via dei suoi canini effettivamente molto pronunciati. L’ex paladino blu non aveva certo avuto cattive intenzioni, il bambino stesso lo sapeva e ne aveva riso in passato, senza contare che Lance aveva dato soprannomi buffi anche ad altri suoi piccoli alunni, e aveva lasciato loro la stessa libertà nei confronti del maestro. Ma mentre aspettava che i genitori del piccolo venissero a riportarlo a casa non poteva fare a meno di chiedersi se i compagni non avessero approfittato in qualche mondo di quella libertà per andare oltre al lecito consentito. Quando i genitori del bimbo Galra erano arrivati, Lance aveva spiegato loro la situazione e aveva cercato di rassicurarli, ma quando li aveva visti andar via aveva potuto percepire ancora il turbamento e la rabbia malcelata dietro alla cortesia.

Dopo essersi assicurato che tutti i bambini fossero stati affidati alle rispettive famiglie, rimase a lungo seduto, con occhi chiusi e mano sulla fronte, a riflettere su cosa fare. Nella sua esperienza di tìo aveva avuto la sua bella dose di litigate tra nipoti in cui era intervenuto a far da paciere ma la situazione che si era presentata si era rivelata più… problematica.

“Giornata dura anche per te?” chiese Keith voce stanca. Lance riaprì gli occhi e guardò il nuovo arrivato intensamente. A quanto pare, anche il team leader non se la passava bene. Si alzò e gli andò incontro senza una parola, un tenue sorriso di benvenuto ad accoglierlo. Gli prese le mani e lo spinse sulla comoda sedia che aveva occupato fino a qualche secondo prima. Ormai era solito farlo, e in effetti Keith aveva accettato quel trattamento come se fosse stato un fatto del tutto naturale a cui era abituato.  La leadership di un’associazione complessa come quella delle Lame era ben altra cosa rispetto ad essere la testa di Voltron e capitava che questa lasciasse Keith spossato mentalmente e, a volte, anche fisicamente. Lance lo sapeva e contribuiva ufficiosamente a mantenere stabile la sanità mentale del leader restando disponibile ad ascoltarlo e a consigliarlo. Era come se fosse rimasto il suo braccio destro – oppure una moglie, aveva maliziosamente sussurrato Pidge quando se ne era resa conto la prima volta, ricevendo occhiate stralunate dal resto del team.

Diversamente dalle altre volte, questa volta Keith non lasciò la mano del cubano, anzi attirò il giovane verso di sé.

“Non sono l’unico che ha bisogno di un po’ di tranquillità oggi.” Rispose l’ex paladino allo sguardo stupito di Lance.

Lance riassunse l’espressione stanca che aveva abbandonato all’arrivo di Keith. Aveva ancora la sua mano tra le dita del leader quando recuperò la sedia accanto e si sedette vicino.

“Le disavventure di un maestro di campagna non sono niente rispetto ai problemi di un leader come te” disse, ed era sincero Lance nel dire queste parole. Probabilmente per l’età che portava saggezza, o forse per le esperienze di guerra passate, Lance aveva abbandonato da tempo le sue sceneggiate da eroe spaccone, cedendo il posto alla modestia. Portava avanti il messaggio della donna che aveva amato, un compito importante in cui metteva tutto se stesso, ma era davvero ben altra cosa rispetto ad avere la responsabilità di una società di ex guerrieri.

Keith sospirò “Non vedo la differenza tra il mio lavoro e il tuo. Io guido uomini e donne, tu gli uomini e le donne di domani”. Alzò il pugno “E se ti sento definirti di nuovo  maestro di campagna ti colpirò, sei avvisato!”.

Lance si lasciò scappare una risatina. Amava quei momenti con Keith. A volte glielo diceva pure.

“Coran mi ha detto che un bambino Galra è stato maltrattato da alcuni compagni”.

“Già. Non è stata una litigata tra bambini. C’era della premeditazione… la museruola, l’attirare Izlaz lontano dalla sorveglianza di noi adulti. L’assenza di dispiacere, come se non si fossero resi conto della gravità delle loro azioni o …” si interruppe. Keith attese ma Lance non volle dare voce alla sua maggior preoccupazione. Lo fece il team leader, impietosamente.

“O peggio ancora, come se ne fossero stati totalmente consapevoli”.

“Già. E ovviamente non posso lasciar correre. Ancora non so cosa dire ai bambini, ma deve essere chiaro che certe cose non le tollero!”.

“Sei bravo con le parole, sono sicuro che ti ascolteranno, come fanno sempre”

“Keith, la situazione è più complessa. Non è una semplice litigata tra bambini. Allura voleva la pace tra i popoli e quei bambini mi sono stati affidati! Se adesso si comportano così, cosa potrebbero fare da grandi? È una mia responsabilità!”.

“Tua ma anche dei genitori di quei bambini. Non puoi riparare i torti dell’Universo da solo. Tutti devono fare la loro parte. E la tua la stai svolgendo egregiamente, se vuoi il mio parere”.

“Dici sul serio?”

Keith lo guardò con una luce diversa negli occhi, più sereni. “Ti stai preoccupando per loro. Non solo per la vittima, ma anche per i giovani carnefici. Quando ero bambino, i miei insegnanti non si sono mai preoccupati davvero di me. Solo Shiro lo ha fatto. I bambini sanno riconoscere se l’adulto davanti a loro li considera davvero importanti”.

Lance sorrise un poco al pensiero di Keith bambino (doveva avere un aspetto assolutamente adorabile!).

 “Cosa mi dici di te? È successo qualcosa di grave al quartier generale?”.

“Ti dico una sola parola e vediamo se indovini: Zethrid”.

“Oh oh”

“Già. Oh oh”

 “Se dici Zethrid dici rissa. Potrebbe diventare un proverbio. Tipo chi dice donna dice danno”.

“Se ti sente Pidge ti picchia”.

“Pazienza, non sarebbe la prima volta che le prendo da lei!”

“Comunque” riprese il moro “fosse stata una semplice rissa non sarebbe stato ancora un problema serio. Purtroppo stavolta ha minacciato un ragazzino di Nuova Olkarion”.

Lance quasi saltò sulla sedia. “COSA!? Ma è impazzita?!” strillò.

“Credo di sì” sospirò l’altro e iniziò a raccontare quanto successo quella mattina.

*** *** ***

“Dimmi che non l’hai fatto davvero, Zethrid!” aveva esclamato Keith con tono esasperato, una volta convocato la diretta interessata nella sala grande della sede. Che Zethrid fosse una testa calda non era un mistero per nessuno. La donna aveva fatto fatica a passare da una vita da guerrafondaia a una più pacifica eppure fino a quel giorno la sua grettezza si era limitata a cercare la rissa con persone del suo calibro.

La mezza Galra aveva risposto con un mezzo grugnito e l’espressione di chi ha appena ricevuto un rimprovero immeritato.

“Zethrid, hai DAVVERO appeso un ragazzino di Nuova Olkarion a un albero minacciando di arrostirlo vivo? Ma cosa ti ha detto il cervello?!”

“Avrebbe dovuto tenere a bada la lingua”

“No, TU avresti dovuto tenere a bada le mani! Sei TU l’adulta, fino a prova contraria!”. Alzò la voce. Anche lui era stato una testa calda in passato ma non ricordava di aver mai alzato le mani su gente più giovane di lui. Ricordava di aver alzato la voce contro Pidge in passato, ma le mani mai (e trattandosi di Pidge, probabilmente sarebbe stata l’ultima azione della sua vita, se si fosse azzardato a farlo, o anche solo a pensarlo).

 

Dalla discussione e dalle testimonianze dei presenti, era emerso che durante una tranquilla missione su Nuova Olkarion, alcuni membri della Lama stavano operando poco distante da un gruppo di ragazzini del luogo che giocavano piuttosto animatamente. Ad un certo punto uno dei bambini aveva esclamato qualcosa tipo “L’ultimo che arriva al traguardo ha la mamma Galra!”  e Zethrid, che fino a quel momento aveva sopportato sbuffando la vivace confusione, aveva perso le staffe, spaventando a morte i ragazzini e anche qualche adulto presente. Se non fosse stato per l’intervento tempestivo della compagna Ezor e, soprattutto, per la comprensiva intercessione del capo della Comunità olkariana, alleata del Team Voltron e delle Lame da ben prima della fine della guerra contro Zarkon, la situazione si sarebbe conclusa con un drastico incidente diplomatico. Nonostante ciò, il clima era rimasto molto teso alla loro partenza dal pianeta.

“Dovresti sforzarti di essere un po’ più umana!” aveva concluso Keith.

“Umana? Mi prendi per il culo, leader!?” furono le ultime parole della mezza Galra.

L’assenza di pentimento da parte di Zethrid aveva indotto Keith a sospenderla a tempo indeterminato dalle missioni ma non era riuscito a capire la ragione di tale comportamento della sua sottoposta. Se non avesse trovato una spiegazione al più presto, come avrebbe potuto bloccare sul nascere altre future situazioni analoghe?

*** ***

Lance stette ad ascoltare con la massima attenzione. Prese la parola solo al termine del racconto del compagno.

“Hai davvero detto ad un’aliena di essere più umana?”

“Sai cosa volevo dire!”

“Io sì ma lei no”

“…”

“Keith, tu hai vissuto senza alcuna figura materna per tutta la tua infanzia e adolescenza, giusto?”

“Beh sì, lo sai. Cosa c’entra adesso?”

“Quella frase che hanno detto i bambini, hai la mamma Galra… non so, mi fa venire in mente il tono con cui qualcuno potrebbe dirti che hai la mamma… ecco… sì insomma, che tua madre fa il mestiere più antico del mondo” concluse in tono imbarazzato.

“Non dici seriamente, vero?” chiese l’altro inarcando incredulo il sopracciglio.

“Sono figlio di immigrati cubani in America, Keith. Ho vissuto la mia prima infanzia in una numerosa famiglia tra le spiagge di Varadero, poi all’improvviso io e i miei fratelli siamo diventati la minoranza etnica in una scuola pubblica di un Paese straniero. Ne abbiamo sentite di tutti i colori sulle nostre origini che basta e avanza. Immagino che nell’Iperspazio avere la mamma Galra sia come avere la mamma scostumata. Ti devo ricordare come eri guardato da Allura quando hai scoperto di avere sangue Galra nelle vene?”.

“Ma questo era successo durante la guerra, i Galra erano visti esclusivamente come nemici, ora non lo sono più”.

“Già, ora devono stare attenti a come si muovono, a come parlano… e l’universo intero può finalmente giudicarli sulla base delle scelte passate. Non sembrerà loro vero di poter togliersi qualche sassolino dalla scarpa per vendicarsi. Tipo Arancia Meccanica”.

“Tipo cosa?”

“Non hai mai visto il film? Keith, avevi la televisione in casa?”

 “Non c’erano grandi occasioni di guardare film in istituto” rispose con leggerezza Keith scrollando le spalle.

 

“Tornando a Zethrid, credo che essere mezzosangue in un universo dove i Galra ti disprezzano perché non sei di sangue puro e dove le altre popolazioni ti vedono come figlio del nemico non sia semplice. Non è cane, non è lupo, sa solo ciò che non è”.

“Balto”

“Oh, quello lo hai visto?”

“Da bambino. Avevo sempre desiderato avere un lupo, ma papà non me lo ha mai concesso. Con mia madre Galra è andata meglio” rispose alludendo a Kosmo.

“Ad ogni modo, sta a Zethrid risolvere i suoi problemi personali, non a te”.

“Ovviamente. Ma se non li risolverà al più presto, non potrà rimanere tra le Lame. Questa volta ci è andata bene ma non possiamo permettere che accadano altri incidenti diplomatici. Le Lame di Marmora si sono impegnate per essere accettati da tutti: non possono perdere credibilità per colpa di una mina vagante”.

“Allora già sai cosa fare, Leader”.

*** ***

“Stavolta hai fatto proprio incazzare il capo” commentò Ezor. Una volta fuori dal quartier generale, Zethrid si era diretta a tutta velocità con una navicella verso il posto più lontano che il carburante le aveva permesso di raggiungere, ed Ezor non si era certo azzardata a lasciarla sola. Dopo essere atterrate su un  satellite poco abitato, le due mezze Galra avevano cercato un locale dove bere qualche alcolico.

“Ah, lui era incazzato?! Cosa vuole saperne! Sarà anche un ex paladino di Voltron e pure mezzo Galra ma non è davvero uno di noi!” replicò irata Zethrid.

“Sei ingiusta. Non sarà Lotor ma se la sta cavando bene. Non puoi biasimarlo se ha vissuto senza sapere cosa vuol dire davvero avere una madre o un padre Galra, quando l’altro genitore non lo è… tra l’altro vivendo in un pianeta che non era nemmeno a conoscenza dell’esistenza di forme di vita al di fuori del loro Sistema Solare. È stato fortunato”.

Già, fortunato. Non come loro. Loro dovevano andare avanti pentendosi di essere vive… pentendosi di aver portato disgrazia alla loro gente con la loro nascita.

 

“Già, se la cava bene, il leader… ma a volte preferirei un capo con più polso, che non induca i Galra a vivere come topolini nel timore di essere mal giudicati dagli altri”.

“Un leader che prenda le nostre difese, se qualcuno osasse minacciare uno di noi” mormorò Ezor pensierosa. Conosceva il passato di Zethrid. Da bambina aveva dovuto imparare a difendersi da sola per sopravvivere, poi era arrivato Lotor a prenderla sotto la sua ala, ma era troppo tardi. Troppo tardi per difendere suo padre dal rancore della sua gente, inorridita dal fatto che si fosse innamorato di una donna Galra, né sua madre dalla vendetta della sua famiglia, ben pronta a lavare col sangue il disonore per essersi lasciata toccare da un essere inferiore e aver sporcato il loro lignaggio con la nascita di una bambina bastarda. E a Ezor, a Narti e ad Acxa non era andata meglio. In senso lato, nemmeno Lotor, seppur nato princpe, fu risparmiato dal pagare per il suo peccato: esistere.

I mezzosangue Galra, isolati e discriminati, erano da sempre un facile bersaglio per tutti. Probabilmente la presenza di Krolia e Kolivan nel Consiglio della coalizione aveva reso gli episodi occasionali ma Zethrid conosceva troppo bene il sentimento della vendetta per non temere che, presto o tardi, tutta la popolazione Galra, i nuovi sconfitti, avrebbero raggiunto i mezzosangue nel loro calvario e pagato il prezzo per le malefatte dei loro predecessori.  

A strappare le due donne dai loro pensieri fu il pianto disperato di un infante.

*** ***

I bambini sedevano insolitamente silenziosi al loro posto. Il maestro Lance non aveva mai avuto un’espressione così grave in volto quando si rivolgeva a loro. Il bambino Galra era assente.

“Ieri è successo qualcosa di molto grave. Un vostro compagno è stato aggredito e insultato. Voglio sapere perché”.

Nessuno parlò. Era evidente che tutti sapessero a cosa il maestro si stava riferendo ma nessuno si fece avanti.

“Non intendo punire i responsabili. So chi sono perché mi è già stato riferito dal vostro compagno. Voglio sapere il motivo perché, davvero, non capisco.”

“Lui non è un nostro compagno! È uno sporco Galra!” esclamò un bambino, uno dei responsabili, Lance lo sapeva, che però si era comunque ben guardato dall’ammetterlo.

“Lui è un mio allievo e questo fa di lui un vostro compagno. E non è uno sporco Galra. Il suo nome è Izlaz. E sì, è un Galra”.

“La sua gente ha ucciso i miei nonni!” accusò un altro bambino.

“Izlaz ha ucciso i tuoi nonni?”

“No, ma…”

“Izlaz ti ha fatto qualche torto?”

“No, ma… è Galra!”

“E tu sei un Arusiano. Lo sapevi che la gente del tuo pianeta, nel periodo precedente alla caduta per mano dei Galra, aveva indotto a una guerra civile gli abitanti di uno dei satelliti di Arus per indebolirli e sottrarre loro il controllo del loro ricco territorio?”

Il bambino non poté fare altro che rispondere con un’espressione confusa.

“E tu” riprese Lance rivolgendosi al bambino con i nonni uccisi “abitante del pianeta Taujeer… mi risulta che sia stata abolita la pena di morte tramite abbandono sul satellite in fase di rinnovo, che tutti noi sappiamo divenire in quell’occasione completamente ricoperto di lava incandescente, solo dopo che venne alla luce lo scandalo di essere un espediente per far sparire le persone scomode”. Il diretto interessato ammutolì.

“I Marmoriti hanno un motto: conoscenza o morte. È indispensabile conoscere la storia della propria Nazione, del proprio Pianeta, del proprio popolo. Così si può scoprire che quasi nessuno ha un passato completamente pulito. Ignorare tali conoscenze tuttavia potrebbe portare a ripetere gli stessi errori del passato. Voi non siete come i vostri predecessori che hanno fatto del male; così come Izlaz e i Galra di oggi non sono come i soldati di Zarkon. Tutti gli ufficiali dell’esercito Galra sono stati puniti. E come è stata data alla vostra gente la possibilità di riparare al male che hanno fatto in passato, così oggi voi dovete darla ai Galra. Se siamo così pronti a perdonare noi stessi ma non gli altri, non ci sarà futuro. Naturalmente vale anche per noi abitanti del pianeta Terra. Ne ha fatte di scemenze la mia gente!”.

*** ***

Una donna, trovata in un vicolo vicino, da dove proveniva il pianto, era riversa immobile sul suolo e mostrava i segni inequivocabili di un pestaggio brutale. Ezor si inginocchiò per controllare ma non ebbe dubbi: la sconosciuta era morta. Dall’aspetto sembrava un’abitante del satellite. Il suo ultimo atto tuttavia non era stato difendere se stessa: le braccia erano ancora immobili a proteggere un fagotto. Fagotto da cui giungeva il pianto disperato. Fu Zethrid a levare la copertina e vedere per prima la creatura in essa avvolta. Una bimba di pochi giorni, probabilmente. Era graziosa, simile d’aspetto alla donna, probabilmente la madre… ma aveva la pelle innegabilmente viola. Una mezzosangue Galra. Zethrid rivolse uno sguardo alla sua compagna in una muta richiesta. Ezor capì.

“Narti. Piccola Narti. Adesso non sei più sola” mormorò con dolcezza Zethrid prendendola tra le braccia. Ezor si alzò “Non piangere, piccolina. Adesso andiamo a cercare un po’ di latte caldo”.

*** ***

Il rientro alla base della Lama fu una scelta quasi obbligata per Ezor e Zethrid. Per quanto quest’ultima fosse stata sospesa dal servizio, la base era comunque la loro casa, e avevano bisogno di un posto dove far riposare la piccola Narti e prestarle le prime cure. La bimba era già stata rifocillata a dovere e ora dormiva tra le braccia di Ezor.

Quando entrarono tuttavia sentirono una tensione tale che poteva essere tagliata con il coltello. Alte grida si levavano furiose e Zethrid non aveva dubbi: la voce apparteneva al loro leader. Vi era intrisa rabbia ma anche dolore. Fu Acxa a venir loro incontro e a spiegare la situazione: il fratello di Veronica, Lance, era stato aggredito da più persone e, a causa della superiorità numerica degli aggressori, era stato ferito gravemente. Alla notizia Keith era sbiancato, ma aveva perso definitivamente il controllo appena venuto a scoprire che gli aggressori erano parenti di uno dei bambini coinvolti nella pesante ramanzina di quella mattina. Un “traditore amico dei Galra” non era degno di parlare così al loro bambino, questo fu il messaggio udito dai testimoni che avevano soccorso l’ex paladino blu. Ora Lance lottava tra la vita e la morte in una medical pod.

Zethrid era rimasta colpita non tanto per la sorte dell’ex paladino blu: ad essere brutalmente onesta, l’amico del leader non contava granché per lei. Era stata piuttosto la sua reazione ad interessarla. Colpito sul personale, forse Keith avrebbe finalmente capito che una pacata diplomazia non era la soluzione giusta. Forse Zethrid avrebbe potuto indirizzare la rabbia di Keith al punto da trasformare quest’ultimo nel leader di cui aveva auspicato la presenza e che aveva accennato ad Ezor sul satellite prima di essere interrotta da…

La vocina gorgogliante al fianco di Zethrid la strappò dalle sue elucubrazioni: Narti si era svegliata e guardava la donna serenamente, come nessuno aveva mai fatto prima dato che chi non la conosceva era spaventato dalla sua bruttezza da berseker (e chi la conosceva ne temeva l’indole da berseker).

“Zethrid?” Ezor lasciò che la compagna prendesse la piccola tra le braccia. Si guardavano con tenerezza. La piccola non meritava di crescere in un clima ostile… Tuttavia una nuova guerra l’avrebbe messa ancora più in pericolo. La guerra non avrebbe preoccupato Zethrid se fosse stato solo per lei ed Ezor: erano guerriere abituate a cavarsela. Ma la piccola Narti meritava un Universo migliore in cui crescere.

“In tal caso, spero che il leader sappia rimanere umano”.

*** ***

La situazione era seria e andava affrontata prima che degenerasse ulteriormente. Krolia e Kolivan avevano approfittato dell’aggressione ad un ex paladino di Voltron per affrontare finalmente in modo esplicito la discussione troppe volte rimandata sui rigurgiti di odio che Galra e mezzi Galra erano costretti a subire. I membri della Coalizione Intergalattica avevano finalmente stabilito all’unanimità di rafforzare ulteriormente le politiche di integrazione e di punire qualsiasi manifestazione di odio razziale, da chiunque essa provenisse e verso chiunque essa fosse destinata.

*** ***

Lance aveva sempre pensato che il giorno in cui la morte lo avrebbe reclamato sarebbe stato sereno, consapevole di stare per riunirsi alla sua amata Allura. Invece, senza esserne in realtà troppo sorpreso, i suoi ultimi pensieri prima della caduta nel buio non furono rivolti alla sua compagna scomparsa da tempo, né alla sua famiglia, e neppure ai suoi amici.

Aveva pensato al suo Team Leader. Non lo avrebbe rivisto mai più e non aveva nemmeno avuto nemmeno il tempo di dirgli addio. E Dio, quello sì che faceva più male del suo petto dilaniato da ferite profonde!

***

Il primo volto che vide quando Lance riprese i sensi e uscì dal medical pod fu proprio quello di Keith. Teso, pallido, in bilico tra speranza e disperazione. Il cubano aveva già deciso di usare la scusa della confusione dovuto al risveglio dal coma quando lo abbracciò. Seppe che non avrebbe dovuto usarne nessuna quando Keith ricambiò con forza l’abbraccio.

 

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Voltron: Legendary Defender / Vai alla pagina dell'autore: adrienne riordan