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Autore: Shade Owl    10/06/2019    2 recensioni
Orlaith Alexander ha scoperto di non essere solamente una violinista estremamente dotata, tanto da guadagnarsi un esclusivo contratto con la Lightning Tune Records, ma anche di avere dei poteri incredibili, legati alle sue emozioni e alla sua musica. Tutto ciò però ha attirato le mire di potenti stregoni che hanno tentato di usare il suo potere per scopi malvagi, cosa che l'ha obbligata a lottare per salvare se stessa e le persone a cui vuole bene.
Quasi un anno dopo questi avvenimenti, la vita scorre tranquilla per lei, ormai lontana dalle luci della ribalta e dalla magia, e il suo unico obbiettivo è laurearsi e diventare una persona come tutte le altre, dimenticando il proprio dono, troppo pericoloso per essere usato con leggerezza.
Tuttavia, Orlaith ignora gli eventi che, in un luogo lontano, sono già in moto e che presto la raggiungeranno, portandola a scoprire un mondo per lei tutto nuovo e pericoloso, ma anche le risposte che per molto tempo ha ignorato: da dove viene la sua magia? Cos'è lei, realmente? E perché non ha mai incontrato nessun altro con le sue capacità?
Ma soprattutto... saprà affrontare quello che le riserva il destino?
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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- Ehi! Ho diritto a una telefonata!- esclamò Orlaith.
Nessuno la degnò di una risposta, e la sua voce si spense nel buio corridoio appena oltre le sbarre della cella di sicurezza in cui l’avevano rinchiusa.
Senza violino non era altro che una ventiquattrenne di un metro e sessanta per cinquanta chili contro un metro e ottanta per ottanta chili di poliziotto Newyorkese. Le aveva messo le manette senza tanti complimenti e l’aveva trascinata in auto come se fosse praticamente senza peso, sordo ad ogni protesta. Poi l’aveva portata in centrale, l’aveva infilata là dentro e le aveva promesso di tornare non appena avesse avuto qualcosa da dirgli. Gli agenti del turno di notte che avevano incrociato si erano limitati a qualche cenno di saluto a Righetti, ignorando beatamente ogni sua protesta, ogni richiesta di un avvocato e qualsiasi tentativo di ribellione, come se la sola autorità del collega fosse per loro una garanzia sufficiente.
Ma che cazzo! Pensò con rabbia, dando un calcio alle sbarre.
Tutti i telefilm polizieschi insegnavano che al suono di “voglio un avvocato” i poliziotti istantaneamente si lasciavano scappare un sospiro sconsolato e la scena cambiava all’istante, mostrando la loro frustrazione nel non poter più interrogare il sospettato di turno fino a quando non avessero trovato nuove prove.
Lei aveva strepitato qualcosa in proposito per tutto il tragitto dal parco fino alla cella ed era stato come parlare a un muro.
Seccata, si lasciò cadere sulla panca libera lì accanto a braccia incrociate, schiumando di rabbia: quella giornata era decisamente da inserire nella lista di quelle da dimenticare.
Solo a quel punto si accorse che, dall’altro lato della gabbia in cui Righetti l’aveva rinchiusa, c’era un donnone tatuato con una bandana in testa e un vecchio gilet di jeans sfilacciato, anche lei seduta su una panca, che la fissava direttamente negli occhi.
- Tanto vale che ti calmi, tesorino.- le disse - Fatti una dormita e lascia correre.-
Orlaith non commentò, distogliendo lo sguardo.
- Beh, come ti pare.- ridacchiò la donna, sdraiandosi sulla sua panca - Ehi, per cosa sei dentro? Da come sei vestita non è adescamento, no… ti hanno trovata con la roba addosso?-
- Se anche fosse, sarebbe un po’ stupido dirlo qui dentro, no?- osservò Orlaith.
La donna scoppiò a ridere.
- Ben detto, tesoro! Allora non sei scema come sembri!- rispose - Comunque non vogliono certo te, si vede che sei un pesce piccolo… no, conosco il tipo che ti ha portata dentro… a lui interessano quelli grossi, di pesci… ti farà sbollire per un po’ fino a quando non farai qualche nome, poi ti lascerà andare. È così che funziona.-
Le tese una manona callosa, sogghignando.
- Eva.- disse.
- Orlaith.- rispose lei, ignorando la mano - E scusa se non ti stringo la mano, ma non mi sento a mio agio qui dentro.-
- Ah, capito… è la prima volta che finisci nei guai, vero?- ridacchiò Eva, rimettendosi a sedere - Dai, rilassati e fatti una dormita. Io entro ed esco da posti del genere da una vita, non è niente di che.-
Orlaith sbuffò, appoggiando la testa alle sbarre dietro di lei.
- Quel Righetti vuole sapere cos’è successo a Central Park.- spiegò - Hai presente la storia del mostro?-
- Quale, quello dei video virali? Roba tosta, eh?- sghignazzò Eva - Perché, ci sei di mezzo tu?-
- No, pensa che sappia qualcosa.- rispose Orlaith - E non so come tirarmene fuori.-
- Dagli un contentino, no?- rispose Eva - Vedrai, ti lascerà in pace, dopo.-
- Già, la fai facile...- sbuffò lei - E tu sei qui… perché ti hanno… beccata con la roba?- chiese.
In realtà non era certa di volerlo sapere (dopotutto erano nella cella di sicurezza della squadra omicidi), ma quella donna, anche se aveva un aspetto un po’ aggressivo e un atteggiamento strafottente era l’unica con cui parlare in quel momento. E, in tutta onestà, aveva davvero bisogno di un minimo di contatto umano in una situazione del genere: lo stava nascondendo, ma aveva un po’ paura. Non era mai finita nei guai in vita sua, non con la legge.
In ogni caso Eva sorrise, scuotendo la testa.
- No, vogliono sapere se so qualcosa di un accoltellamento. Credono che ci sia di mezzo un mio amico.- rispose - Tranquilla, non sono una violenta, almeno finché non cerchi di prenderti il mio uomo. In quel caso ti cavo gli occhi coi pollici.-
E scoppiò a ridere come se avesse detto qualcosa di divertente. Orlaith finse di ridacchiare a sua volta, se non altro per non contrariarla, e non rispose.
Ma che cavolo di situazione… Pensò.

Il nuovo nascondiglio scelto da Nightmare si trovava a Washington Heights, uno dei peggiori quartieri della città, specialmente a quell’ora. Durante il viaggio in auto, David continuò a guardare fuori dai finestrini con aria preoccupata, come se temesse che un passante potesse tirare contro di loro un mattone da un momento all’altro.
- E quelle due dovrebbero venire fin qui?- chiese - Da sole?-
- Fidati, David… con Nova a tenerla d’occhio, Orlaith è assolutamente al sicuro.- disse Nightmare, seduto al posto del passeggero - Tu pensa a guidare e basta.-
- Certo… guido un’auto rubata con due vampiri e un uomo inscatolato. Nessuno ci noterà.-
- Ti vuoi rilassare?- sbottò Keith, strizzato tra Rin e Annie - Almeno tu sei seduto comodo.-
- Comodo? Keith, ti rendi conto che sono su un’auto rubata, che la mia amica è sconvolta e che ancora non so cosa pensare di tutta questa situazione?-
- Puoi pensare che è assurda. Io lo faccio da quando sono entrato in questa corazza.- commentò Nightmare, tirando fuori un telefono da una tasca.
- Quello è un cellulare?- chiese David - Dove diavolo lo hai preso?-
- Lo abbiamo comprato prima di partire.- disse Annie - Cioè… l’ho comprato per lui.-
- Stavate facendo questo?-
- Già. Ho un po’ di tutto nell’armatura, ma niente batte la telefonia mobile quando si tratta di ventunesimo secolo.-
- Ma come parli, amico?- ridacchiò David - Andiamo, vuoi farmi credere che vieni dal futuro?-
- Vengo da un altro universo, ti sembra così strano che sia temporalmente più avanti di circa otto secoli?-
A questo, il produttore non rispose.
- Cosa stai facendo, Nightmare?- chiese Rin, sporgendosi appena oltre il sedile per sbirciare.
- Consulto la rete internet. Sto cercando il nostro signor Allwood.-
- Credevo che non ti servisse.- disse Keith - Insomma… non sappiamo già tutto di lui?-
- Certo che lo sappiamo.- rispose Nightmare - Per esempio, sappiamo che aveva un’azienda di videosorveglianza. La videosorveglianza va a braccetto coi computer. Quindi, oltre che uno stregone piuttosto potente, è anche un buon informatico.-
- E allora?-
- E allora saprà che lo sto cercando. Al suo posto avrei creato un programma in grado di avvertirlo di cose del genere e di tracciare il segnale per scoprire chi sta raccogliendo informazioni e da dove proviene.-
- Insomma lo stai portando da noi?- sbottò David - Ma sei pazzo? Ci siamo spostati apposta!-
- Voglio solo vedere chi è più bravo.- rispose Nightmare - Prima che un agente segreto sono uno scienziato. E sono piuttosto bravo con i computer. In questo momento sto deviando il segnale verso Brooklin. Se è come penso, entro un’ora crederà che ci nascondiamo da qualche parte tra tavole calde aperte tutta la notte e un grosso ponte di granito.-
- Ah, quindi è un diversivo…- disse David - Stai guadagnando tempo, eh?-
- Il tempo è ciò che ci serve, al momento, perché presto si esaurirà.- rispose Nightmare - Tra tre o quattro giorni la Pietra di Trasferimento sarà di nuovo carica, e sono più che certo che il Doplanker non esiterà a mollare il suo nuovo amico appena ciò accadrà, facendo perdere di nuovo le sue tracce.-
- Chiaro… e hai anche attivato il navigatore? Perché non so dove dovrei fermarmi.-
- Un altro chilometro.- disse lui, facendogli un vago cenno - Ma non mi dire… mi ero scordato di Wikipedia…-

Nova guardò per un momento la porta del palazzo, osservando gli uomini e le donne in divisa che entravano, uscivano o chiacchieravano appoggiati ad automobili bianche e blu. Stando a ciò che aveva imparato in quegli anni al servizio di Nightmare, quella era una “centrale di polizia”, praticamente la caserma delle guardie cittadine di quella realtà. Se fosse stata nel suo mondo le sarebbe bastato entrare, dire che lavorava per Rowel e prendere Orlaith senza dare spiegazioni, ma lì le cose erano diverse, e ormai aveva abbastanza esperienza per sapere che se avesse cercato di usare la forza avrebbe solo peggiorato le cose.
Va bene… devo trovare l’uomo che l’ha portata via.
Le sembrava di ricordare che si chiamava Righetti, e che lavorava per una cosa chiamata “squadra omicidi”. Se lo avesse localizzato avrebbe potuto parlargli direttamente.
Chiuse gli occhi, concentrandosi sul suo volto, sul suo nome e sulla sua professione, spegnendo quasi del tutto gli altri sensi per estendere i suoi poteri.
Poteri che, tuttavia, non risposero.
Riaprì gli occhi quasi subito, confusa: normalmente riusciva a entrare in risonanza con ciò che cercava praticamente all’istante, salvo complicazioni (come con il Doplanker). Il solo modo che conosceva per nascondersi totalmente dalle sue capacità di Cercatrice era distruggere l’oggetto della ricerca.
Non è possibile… Pensò. Ho visto quell’uomo poco fa. L’ho visto entrare… non può essere morto in mezzo ai suoi colleghi.
Ripensò alla conversazione sugli Homunculi, e non le ci volle molto per arrivare a una conclusione: l’uomo di nome Righetti era morto prima ancora di portare via Orlaith, e lo stregone lo aveva sostituito con uno dei suoi burattini. Per questo non riusciva a trovarlo.
Maledizione… questo complica davvero le cose.
 

Per fortuna arriva Nova. Ringrazio John Spangler, Easter_huit, Old Fashioned, Roiben e Arianna96r, che mi seguono. A presto!

   
 
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