Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: AleeraRedwoods    10/06/2019    1 recensioni
Dal testo:
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”
(Revisionata e corretta)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Patto-

 


    -Devi mangiare qualcosa, Sillen. Ti prego.- Emlinel sedette sul bordo del letto, con una scodella in mano.
    La stella, seduta tra le coperte calde, voltò lo sguardo dall’altra parte: -Non mangerò un bel niente finché quell’elfo non mi lascerà andare.-
    Erano già passati tre giorni dalla sera in cui era venuta a conoscenza della sua identità, finendo per litigare con il Re, e da allora si era rifiutata di mangiare o di alzarsi dal letto. Seppur vantasse una straordinaria resistenza, cominciava persino ad avvertire i morsi della fame, ma non le importava.
    Thranduil non l’avrebbe lasciata morire, si sarebbe arreso all’idea di farla partire per le terre degli Uomini, ne era certa.
    Emlinel, invece, non era dello stesso avviso: il Re era ancora più testardo e orgoglioso della giovane, per quanto incredibile potesse sembrare, e lei, con quell’atteggiamento infantile, avrebbe solo peggiorato le cose.
    La dama perse la pazienza, a quell’ennesimo rifiuto: -Sii realista, Sillen! Non puoi andare contro la volontà del Re. Se anche stasera ti rifiuterai d’incontrarlo si arrabbierà moltissimo e sono io quella che dovrà dirglielo!-
    La stella tenne ostinatamente lo sguardo nel vuoto, stringendo i denti. Emlinel si alzò dal letto e le tolse le coperte di dosso, con gesti secchi: -Esci da questa stanza, avanti.-
    Sillen ringhiò piano, troppo decisa per desistere: -Esci tu.-
    La dama la guardò ancora un attimo, furente, poi se ne andò davvero, sbattendo la porta. Si diresse verso la Sala del Trono senza fermarsi un attimo: voleva togliersi in fretta il pensiero di quell’ingrato compito. Salì i gradini e avanzò dinanzi al Re, scompostamente seduto sul Trono rialzato.
    Lui seguì i suoi movimenti con sguardo serio, battendo nervosamente le lunghe dita sul bracciolo ornato.
    Battendole con tanta stizza che, per un attimo, la dama credette di vedere il legno cedere.
     Emlinel si fermò a debita distanza, il respiro veloce per la ripida scala e si inchinò profondamente: -Mio signore Thranduil.-
Il Re elfico strinse i pugni, quando notò la sua eloquente espressione: -Lasciami indovinare. Non ha intenzione di presentarsi. Di nuovo.-
    -Mi dispiace. Ha giurato di non alzarsi dal letto e non mangiare nulla fino a quando non la lascerai andare, anche a costo di morire.- Thranduil contrasse la mascella, cercando di controllare la rabbia che gli ribolliva nel petto.
    Quella Sillen stava cercando di ricattarlo.
    Doveva ammettere che era una trovata molto teatrale.
    Ad ogni modo, nessuno poteva contraddire i suoi ordini, specie qualcuno che rispondeva solo al suo volere. Le aveva dato troppa libertà lasciandola stare per quei tre giorni, forse avrebbe dovuto farle capire chi dettava legge sin da subito.
    Respirò a fondo e si passò una mano sugli occhi. Si era sempre definito paziente ma i rifiuti della giovane stavano mettendo a dura prova la sua calma.
    Rifletté un attimo sul da farsi e convenne che farla portare lì di peso sarebbe stato oltremodo controproducente.
    Non voleva liberarla e non poteva costringerla, quindi era rimasta solo una cosa da fare.
    Una cosa che mai avrebbe preso in considerazione, prima di lei, non dopo tutto quel tempo passato a vivere il suo freddo e imparziale distacco.
    A quanto pare, le cose stavano cambiando.
    E non era certo fosse un bene.
    Congedò Emlinel con un gesto della mano: -Non farle visita fino a domani mattina.-
    La dama si portò le mani al petto, apprensiva ma un ordine era un ordine e si allontanò mesta, senza osare un fiato.
    Thranduil attese finché non rimase solo, poi si alzò dal Trono e si diresse nei corridoi a grandi passi, diretto alle Sale d’Opale.
    Superò le guardie, ordinando loro di non lasciare il posto assegnato e attraversò il cortile opalescente.
    In un attimo, fu davanti alla porta della stanza della stella e non si premurò nemmeno di bussare. Spinse il battente con un gesto secco e fece correre rapidamente lo sguardo tra gli arredi, fino ad individuare Sillen, ancora ostinatamente seduta sul letto.
    Quando lo vide entrare, la stella sgranò gli occhi, sorpresa.
Cercò di protestare, la bocca piegata in una smorfia quasi oltraggiata ma Thranduil non glielo permise: -Tre giorni. Per tre giorni ho aspettato che ti degnassi di presentarti e per tre volte hai ignorato i miei ordini. Con chi credi di aver a che fare?- Il suo volto era livido, la voce profonda che alzava via via il tono.
    Sillen sussultò, stringendosi istintivamente le coperte sul petto.
Dal canto suo, il Re non sembrava volersi calmare: -Che tu sia o no una stella non mi importa. Io sono il Re di questo luogo e finché rimarrai qui sarò io a decidere della tua esistenza.-
    Sillen sgranò gli occhi, avvertendo la prepotenza di quelle parole sulla pelle, come uno schiaffo.
    Non riuscì a trattenersi, nemmeno dinnanzi al temibile Re elfico: -Finché rimarrò qui contro la mia volontà, non è così? Non credo esistano prigionieri che non vogliano ribellarsi al loro carceriere!- Si alzò dal letto in un nugolo di capelli neri e anche Thranduil avanzò di un passò, gli occhi chiari che saettavano su di lei: -Tu mi chiami carceriere ma dovresti solo ringraziarmi. Guarda dove sei, come vieni trattata. Potevo decidere di gettarti nelle caverne sotto queste colline e lasciarti lì a marcire!-
    Lei non si lasciò intimidire e si avvicinò ancora, tanto da dover gettare indietro la testa per non distogliere lo sguardo dal viso contratto dell’elfo: -Fai quello che vuoi! Io non smetterò di ribellarmi, te lo assicuro. Puoi picchiarmi, incatenarmi o gettarmi nelle prigioni, non m’importa!-
Il petto di lui sussultò a quelle parole e si zittì, stringendo gli occhi gelidi in due fessure e fissandoli in quelli viola della stella.
-Dunque è questa l’opinione che hai di me? Credi davvero che io potrei picchiarti, ferirti?- Soffiò quell’ultima parola con voce profonda, il tono contrariato.
    Sillen, suo malgrado, si sentì avvampare dall’imbarazzo, ritrovandosi così direttamente sotto lo sguardo del Re, che la inchiodò al suolo. –Non lo faresti?- Chiese, il cuore che le martellava nel petto.
    Thranduil, per un motivo a lui del tutto sconosciuto, non riuscì ad interrompere quel contatto visivo, umettandosi inconsciamente le labbra: -Meriteresti una lezione per la tua ingratitudine.- La voce dell’elfo risuonò in modo completamente diverso da qualsiasi precedente situazione e Sillen sentì lo stomaco serrarsi.
    Non seppe spiegarsi il perché di quella strana agitazione dentro di sé ma era certa che non fosse provocata dalla paura, non questa volta. Deglutì a vuoto, cercando di regolare il respiro che si era fatto inspiegabilmente più veloce.
    Anche lui parve accorgersi solo in quel momento di quanto le fosse vicino e, più scosso di quanto volesse ammettere, respirò a fondo per riacquistare un po’ di contegno, facendo un passo indietro: -Però no, non lo farei. Tuttavia, chiuderti nelle caverne non è propriamente farti del male, quindi ringrazia la tua buona sorte se sei ancora qui.-
    I suoi occhi scivolarono involontariamente dal viso di Sillen per andare a posarsi sul suo corpo, ancora avvolto dalla sua vestaglia verde allacciata stretta in vita.
    Quel dettaglio lo sorprese e, suo malgrado, lo sorprese anche il fatto di non aver mai notato quanto fossero sinuose le forme della stella, di solito celate dal dritto vestito bianco.
    Questa volta, distolse lo sguardo velocemente.
    Sillen si appoggiò alla specchiera dietro di lei, tirandosi indietro i capelli neri. -Allora perché sei venuto qui? Tu mi hai raccontato tutto, io ti ho raccontato tutto. Se non vuoi lasciarmi andare, che altro abbiamo da dirci?-
    Thranduil storse la bocca, per nulla intenerito: -Non fare l’innocente con me. Tu volevi che io venissi qui.-
    Sillen incrociò le braccia sul petto: -Un pensiero un po’ presuntuoso.-
    Le labbra di lui si curvarono in un accenno di sorriso: -Non per questo errato. Innanzi tutto, ti sei alzata dal letto. La tua inutile farsa è terminata.-
    La stella gli rivolse un’occhiata contrariata attraverso le ciglia scure, trattenendosi dal ribattere.
    Thranduil sedette sulla poltroncina, davanti a lei, ma era tanto imponente da farla sparire tra le stoffe della sua preziosa veste.
    Se non fosse stata così arrabbiata e scossa, Sillen avrebbe trovato quella situazione quasi divertente.
    Si morse il labbro inferiore, titubante: -Forse abbiamo cominciato con il piede sbagliato, Re degli Elfi.-
    Lui sollevò un sopracciglio, accavallando le gambe con un gesto altezzoso, ma lei sapeva che le stava prestando tutta la sua attenzione. –Tu non ti fidi di me e io non posso fare nulla senza il tuo consenso, dato che sono una tua prigioniera.-
    -Una mia proprietà.- Precisò il Re, con sguardo obliquo.
    Lei lo ignorò, decisa a concludere il suo discorso: -Credo dovremmo trovare un accordo.-
    Thranduil stesso, suo malgrado, era entrato in quella stanza con il medesimo pensiero: -Che cosa propone la stella, dunque?-
    -Obbligandomi a rimanere rinchiusa qui non otterrai niente, qualsiasi cosa tu voglia, e nemmeno io. Piuttosto, tenendomi con te e coinvolgendomi nella tua vita impareresti a conoscermi. Magari potresti arrivare addirittura a darmi un po’ di fiducia, no?- Azzardò lei, gli occhi viola che scrutavano attentamente la reazione dell’elfo. 
    Tutto, pur di uscire da quelle Sale.
    Thranduil dischiuse le labbra, soppesando quelle parole:
-Dovrei sopportare la tua presenza più di quanto già non faccia?-
    Lei annuì piano, tuttavia decisa.
    Il Re si alzò dalla poltroncina e misurò la stanza a grandi passi. Era talmente concentrato e serio che Sillen si convinse che stesse pensando a quale punizione infliggerle per aver osato tanto.
    Poco dopo, Thranduil si arrestò di fronte a lei, sorprendentemente calmo: -Sia. Faremo come vuoi tu.-
    Lei sgranò gli occhi, incredula. Non avrebbe mai pensato di riuscire a convincerlo così rapidamente.
    -In questo momento, se non fosse chiaro, mi sto già fidando di te, Sillen.- Aggiunse il Re, scandendo ogni parola.
    Lei s’illuminò all’istante, aprendosi in un sorriso radioso e Thranduil sollevò un sopracciglio, sorpreso.
    Era impressionato dalla varietà di espressioni che la stella possedeva e ancor più dai suoi rapidi cambiamenti d’umore.
    Un elfo chiuso e ritroso come lui non era certo abituato a tutti quei mutamenti d’animo, nonostante una lunghissima vita passata tra creature di ogni sorta.
    Lei si sporse leggermente, posando una mano sulla spalla del Re, come aveva visto fare a due elfi della guardia che avevano stipulato una scommessa qualche giorno prima. Le sembrò che quel gesto calzasse perfettamente alla situazione.
    Lui rimase pietrificato. Guardò Sillen, che sorrideva felice come non l’aveva mai vista e, lentamente, sollevò anche la propria mano, posandola sulla spalla sottile di lei.
    –Ora il nostro patto è suggellato.- Decretò la stella.
    Thranduil, maledicendosi, dimenticò per un attimo la rabbia di quei giorni: come poteva quella donna farlo innervosire tanto e placarlo in modo così repentino?
    –Spero vivamente di non pentirmene.- Sussurrò, guardando la stella negli occhi d’ametista. 

    Il mattino dopo, come promesso, Thranduil mandò a chiamare la giovane. Lei raggiunse i suoi appartamenti quasi di corsa, inseguita dalle sei guardie elfiche che tentavano invano di trattenerla. Si arrestò solo quando fu di fronte al Re, che se ne stava seduto sulla poltroncina del suo studio in una posa, come al solito, scomposta.
    Lui le rivolse uno sguardo distratto, tornando a concentrarsi sulle carte che teneva tra le mani e che invadevano il tavolo alla sua destra.
    L’elfo gentile, che aveva accompagnato Sillen fin dentro lo studiolo, sorrise e s’inchinò leggermente, portandosi la mano della giovane alle labbra.
    Lei ricambiò il suo sorriso familiare con entusiasmo e lo guardò uscire velocemente dalla stanza.
    Thranduil non si lasciò sfuggire la scena e quando la giovane si rivolse a lui, incontrò il suo sguardo glaciale.
    -Buongiorno mio signore Thranduil.- Lo salutò, cortesemente.
    Lui non rispose, riprendendo a leggere i documenti.
    Sillen non diede peso ai suoi modi e si aggirò per la stanza, curiosando tra i volumi riposti nelle grosse librerie a parete. Sfiorò delicatamente le pagine sottili di un grosso tomo, avviandosi verso la portafinestra che dava sulla terrazza spaziosa. Uscì lentamente, fino a trovarsi sotto i raggi del tiepido sole mattutino, e volse lo sguardo al cielo, beandosi di quella meravigliosa sensazione: lasciò il calore entrarle sotto la pelle e il vento muovere delicatamente la veste bianca.
    –Cosa stai facendo?- Chiese poi, rivolta al Re.
    Era nascosto dietro l’alto schienale della poltroncina e lei riusciva a intravederne solo un braccio, mollemente appoggiato al bracciolo.
    -Leggo.-
    Sillen rientrò nella stanza: -Che cosa?-
    -I rapporti delle guardie al confine.- Rispose lui, senza entrare nei dettagli e rimanendo con gli occhi incollati alle carte.
    La stella, incuriosita, sedette docilmente sul tappeto ricamato, ai piedi del Re. Non passò che qualche secondo, poi la sua voce trillante ruppe nuovamente il silenzio: -E cosa dicono?-
    Lui scostò i fogli, guardandola dall’alto: -L’accordo teneva conto anche del fatto che mi avresti infastidito?-
    Lei strinse le labbra, com’era solita fare quando era indispettita: -Prevedeva che io ti rimanessi vicino tutto il giorno.-
    -Bene. Rimani pure ma in silenzio. Grazie.-
    Lei tirò le ginocchia al petto, sospirando.
    Dopotutto, non poteva pretendere così tanto.
    Attese pazientemente che il Re finisse la sua lettura e sfogliò distrattamente qualche volume. Le piaceva molto leggere, passava ore immersa nelle storie di quella terra ma, in quel momento, aveva ben altri pensieri per la testa.
    Difatti, passò la maggior parte del tempo ad osservare l’elfo, con la coda dell’occhio.
    Lui indossava una lunga tunica grigia e un paio di brache di pelle scura, infilate negli stivali di squisita fattura elfica. I lunghi capelli argentei erano lasciati sciolti sulla schiena e sulle spalle, senza corona, donando al Re un aspetto informale e rilassato.
    Sillen doveva ammettere che, di tutti gli elfi che aveva incontrato, lui era di gran lunga il più bello.
    Dal canto suo, Thranduil poteva anche sembrare concentrato sui documenti ma non riusciva a non seguire i movimenti della stella che si aggirava per la stanza.
    Maledizione.
    Rinunciò alla lettura poco dopo, con un sospiro: -Ho finito.-
    Lei si voltò verso di lui e lo raggiunse velocemente.
    -Adesso cosa facciamo?-
    Il Re la aggirò e si avviò verso la camera da letto, con calma. Raggiunse una mensola di legno scuro, sulla parete di rimpetto all’entrata, dove una decina di corone dalle forme più svariate giacevano ordinatamente disposte in fila, da quelle più sottili e lucenti a quelle più voluminose e decorate con ogni tipo di foglia e bacca. Thranduil prese con delicatezza la stessa che portava in quei giorni, di legno e foglie rosse e se la pose sul capo, acquistando immediatamente la sua solita posa regale.
    Sillen assistette alla scena con sguardo reverenziale e non riuscì a staccare gli occhi dal profilo marmoreo del Re.
    -Ogni mattina mi reco nei campi di addestramento e assisto all’allenamento della guardia.- Disse lui, dirigendosi verso i corridoi esterni alle sue stanze.
    Lei gli tenne dietro fino a giungere in una parte del Palazzo che non aveva mai visto. Erano passati nella Sala del Trono, poi per il livello superiore al salone principale, lo stesso dove si teneva il mercato mattutino, fino a trovarsi nella zona residenziale.
    Superarono molti corridoi, i cui lati erano invasi da piante e arbusti rigogliosi, passando sui ponticelli di pietra che sovrastavano il fiume sotterraneo.
    Due guardie accolsero il Re e la stella con un inchino, quando giunsero davanti a un grosso cancello dai profili raffinati, e un elfo dai capelli castani avanzò nel corridoio, posando una mano sul proprio cuore: -Quel re, heru en amin (buon giorno, mio signore.)-
    Thranduil si limitò a rivolgergli un cenno con il capo e l’elfo dai capelli castani, soddisfatto, posò distrattamente gli occhi chiari sulla giovane. A quella vista, si ritrovò a sgranarli leggermente.
    Il Sindar liquidò la faccenda in fretta: -Lei è Sillen. Sillen, lui è Galion, il mio consigliere.-
    Lei sorrise, accogliente, seguendo poi il Re che già si avviava oltre il cancello. E lasciando un esterrefatto Galion dietro di sé.
    -E perché mai lei si trova qui?- Borbottò, conscio che nessuno potesse sentirlo.
    Il Re e la stella sbucarono in un enorme spiazzo tra gli alberi rossi, dove molti campi erano stati tracciati e recintati con tavole di legno e muretti in pietra.
    Gli elfi della guardia erano disposti nei vari campi, ognuno intento ad allenarsi in una diversa disciplina.
    Galion raggiunse Thranduil quasi di corsa, cercando di ignorare la ragazza al suo fianco: -Anche questa mattina è tutto regolare, mio signore. Vorrei farti rapporto sulle ultime missioni ad Ovest.-
    Il Re lo lasciò parlare, ritto in piedi di fronte al poligono da tiro. Sillen si allontanò di qualche passo, appoggiandosi allo steccato, rapita dai movimenti fluidi e sincronizzati degli arcieri: le frecce sibilavano all’unisono, compiendo una perfetta parabola nell’aria e piantandosi con forza nel centro esatto dei bersagli, posti a svariate miglia di distanza.
    Ogni raffica ne seguiva un’altra, con una rapidità tale da sembrare impossibile e la stella memorizzò tutti i movimenti che gli elfi eseguivano con precisione, concentrata.
    Thranduil la riscosse dai suoi pensieri: -Ti piace?-
    Lei annuì, mordendosi il labbro inferiore. -Sembrano una cosa sola. Come fanno?-
    L’elfo sembrò divertito: -E’ una cosa da elfi.-
    Sillen si trattenne dal chiedergli il permesso di provare e lasciò che la guidasse nel campo successivo.
    Un folto manipolo di elfi combattevano tra di loro, veloci e impeccabili, eseguendo una serie impressionante di mosse che ricreavano una danza elegante e micidiale allo stesso tempo.
    Tre elfi, i capi della guardia, dirigevano il combattimento, correggendo e mostrando agli altri le posizioni migliori e i movimenti più complessi.
    Il Re e Sillen passarono parecchio tempo ad osservarli, fino a quando Thranduil stesso non entrò con passo regale nel campo, slacciandosi il mantello. -Galion.-
    L’elfo castano scattò dal suo posto per raggiungere il Re, che sfoderò la sua spada dal fodero legato alla cinta.
Galion fece altrettanto, parandosi di fronte a lui in un’impeccabile posa difensiva.
    Thranduil si rivolse ai capi della guardia e a tutti gli elfi presenti, che si disposero attorno a loro con ordine: -L’attacco al cuore deve essere più rapido. Se esitate, rischiate di non affondare la spada abbastanza in profondità. E, se vi troverete di fronte ad un orco, è esattamente quello che pregherete di evitare.-
    Attaccò con un movimento tanto rapido che Galion a malapena riuscì a vederlo: si ritrovò di spalle al Re, un braccio piegato dietro la schiena e l’estremità della spada elfica che premeva con delicatezza il suo petto, all’altezza del cuore.
    Tutti rimasero in silenzio, fissando con ammirazione i due in mezzo al campo. Anche Sillen era rimasta con lo sguardo incollato al Re e trattenne il respiro, rapita.
    Thranduil lasciò andare Galion, che si voltò, rinfoderando la spada e inchinandosi velocemente. Subito, gli elfi presero a copiare i movimenti appena visti, schierandosi nel campo a coppie e alternandosi negli attacchi.
    –Sei un abile combattente.- Sorrise Sillen, raggiungendo il Re quasi di corsa, i capelli che le rimbalzavano sulla schiena.
    –Dopotutto, non sono sorpresa. Hai avuto davvero tanto tempo per allenarti, questo è certo.-
    Lui sollevò un sopracciglio e trattenne a stento un sorriso:
-Certo ma non minimizzare tanto. Non è solo grazie alla mia longevità che sono così bravo. Una buona parte è talento naturale.-
    Lei lo guardò con espressione divertita: -Da quando il Re degli Elfi è in vena di battute?-
    Lui, pensandoci, s’irrigidì: da quanto, effettivamente, non scherzava con qualcuno? Troppo tempo, sicuramente, perché non riusciva proprio a ricordarlo.
    Passarono il resto della giornata nel Palazzo, tra la Sala del Trono e lo studio di Thranduil, e la stella curiosò a lungo sulla vita degli elfi del Reame Boscoso, osservando attentamente il modo in cui il Re interagiva con i propri sudditi. Solitamente lui si limitava ad ascoltare, rispondendo a monosillabi e solo quando strettamente necessario.
    Sillen non lo vide sorridere a nessuno di loro, nemmeno una volta.
    A fine giornata, Thranduil si alzò improvvisamente dal trono, senza apparente motivo, e la stella sollevò lo sguardo. -Dove vai?- Lui non la guardò: -Mi assento per qualche minuto. Resta qui con Galion.- Finì per ordinarle, nonostante avesse cercato di moderare il tono della voce.
    Il consigliere, sentendosi tirato in causa, rivolse alla stella un’occhiata indecifrabile e Thranduil lasciò la sala, con passo rapido. Sillen s’imbronciò ma si trattenne dal protestare, limitandosi a tirare le ginocchia al petto e stringere le labbra, contrariata.
    Galion, intanto, aveva preso a fissarla con davvero troppa insistenza e dopo un po’ lei si mosse, a disagio: -Che cosa c’è?- Lui era fastidiosamente serio, in piedi di fronte a lei, con le mani incrociate dietro la schiena: -Tu sei la stella.-
    Lei inclinò la testa da un lato: -Quindi?-
    Galion scrollò le spalle e -Felon mi ha parlato di te. Sto cercando di capire cosa ci trovi di tanto interessante nella tua persona.- Sillen aggrottò le sopracciglia e fece per ribattere che non aveva idea di cosa l’altro stesse dicendo ma Galion continuò, specificando per lei: -Felon è l’elfo a guardia delle Sale d’Opale.-
    -Felon è il nome dell’elfo gentile?- Sillen si aprì in un sorriso, addolcendo lo sguardo. -Non lo sapevo.-
    Sul viso di Galion apparve una strana smorfia: -È patetico.-
    Lei si stupì di tanta ostilità. Gli elfi che aveva conosciuto, escluso il Re ovviamente, erano sempre stati gentili, sia con lei che tra di loro.
    Galion non le piaceva affatto, decretò tra sé e sé.
    Avrebbe voluto difendere Felon ma preferì cambiare discorso, per evitare di rendere l’atmosfera ancora più tesa. -Perdonami ma dov’è Thranduil?-
    Quello alzò il mento: -Non è affare tuo. E poi non credo che al Re piacerebbe essere chiamato per nome con tanta insolenza.-  Lei si morse la lingua, reprimendo l’istinto di picchiarlo: -Sono sicura che, anche se me lo dicessi, il Re non si arrabbierebbe.- Galion si pavoneggiò, accarezzandosi i lunghi capelli castani. -Io so bene dov’è, perché sono il suo consigliere. Tu chi sei, per aver bisogno di saperlo?-
    Sillen si passò una mano sul viso, lasciando cadere la conversazione nel silenzio della sala.
    Parlare con quell’elfo era come parlare con un bambino.
    Si sorprese che Thranduil affidasse una carica tanto importante ad un individuo simile.
    Rimasero in silenzio a lanciarsi occhiatacce fino al ritorno del Re. -Perché lo stavi guardando in quel modo?- La interrogò Thranduil, quando Galion uscì finalmente dalla sala.
    Sillen sibilò, ancora arrabbiata: -Come puoi sopportarlo tutti i giorni? Non è affatto gentile, tantomeno piacevole.-
    -Gli elfi silvani possono essere poco amichevoli, abituatici. Non tutti hanno i bei modi di Emlinel.- Il Re degli Elfi si risedette sul torno, visibilmente più stanco di quando era uscito. Alla stella non sfuggì il suo pallore. -Cosa è successo?-
    Lui distolse lo sguardo, fingendo indifferenza: -Non so a cosa tu ti riferisca.- Ovviamente, lei non demorse: -Dove sei stato?-
    -Perché t’interessa?-
    -Perché siamo stati insieme tutto il giorno e non hai avuto problemi a portarmi con te. Quindi mi chiedo dove tu sia stato adesso, dato che non mi hai permesso di seguirti.- Lui sospirò:
-Da nessuna parte, Sillen.-
    Quella comprese ben presto che il Re non aveva nessuna intenzione di rivelarle ciò che voleva sapere e, dalla sua espressione esausta, capì di non poter insistere oltre.
    –Come credi sia andata oggi?- Gli chiese, invece. Lui sollevò lo sguardo, riacquistando un po’ di colore: -Tralasciando il fatto che mi hai disturbato tutto il giorno con il tuo chiacchiericcio, non è andata poi così male.- Sillen sollevò il mento, piccata: -Scusami se mi sono permessa di farti qualche domanda.-
    Lui si appoggiò allo schienale, le lunghe gambe leggermente allargate in una posa rilassata: -Suppongo che questo sia il prezzo per aver trovato un così raro tesoro, in quel cratere.- Convenne, con voce profonda. Sillen strinse le belle labbra: -Quelle pietre bianche e brillanti non hanno niente a che fare con tutto ciò.-
    Di rimando, l’elfo aggrottò le sopracciglia, contrariato: -Io non parlavo delle pietre.- A quelle parole, Sillen sentì nuovamente una stretta artigliarle lo stomaco e si voltò di scatto, trovando gli occhi di Thranduil già fissi nei suoi.
    Lo sguardo dell’elfo la inchiodò sul posto e, per un attimo, lei smise di respirare. Si sentì nuda, indifesa, come se l’elfo fosse in grado di vedere dentro di lei e rabbrividì involontariamente.
    Doveva sottrarsi al potere che quegli occhi gelidi esercitavano sul suo animo. E, a quanto pare, sul suo corpo.
    Si alzò velocemente, fissando con violenta ostinazione il vuoto e facendosi subito più pungente. -Peccato che la mia visione non venga comunque presa in considerazione. Sei così accondiscendente con me perché ti senti in colpa, Re degli Elfi?-
Thranduil socchiuse gli occhi, seguendola con lo sguardo.
-Abbiamo già affrontato il discorso. Se accadesse qualcosa in grado di dare adito alle tue parole, non mi opporrei al tuo desiderio di andare via.-
    La stella misurò la Sala del Trono con lunghi passi, avanti e indietro, tornando a guardarlo in tralice.
    Non credeva ad una sola parola dell’elfo.
    -Ma fino ad allora continuerai a tenermi qui. Battaglia, aveva detto la mia visione? Mi chiedo se non si stesse riferendo a quella tra me e te.- Lui si alzò a sua volta, il volto contratto dal nervosismo: -Se il tuo obiettivo è quello di provocarmi, ci stai riuscendo.- Sillen tornò di nuovo vicino al Re, i pugni serrati: -No, in effetti sono stufa di sbattere contro un muro. Meglio che me ne stia buona a seguirti per il Palazzo, giusto?-
    Fece per superarlo e allontanarsi nuovamente quando lui le afferrò di scatto il braccio, tirandola a sé con una prepotenza che quasi la spaventò.
    Si ritrovò con il viso del Re a pochi centimetri dal proprio, gli occhi di ghiaccio puntati nei suoi: -Sei stata tu a propormelo, Sillen.- Lui soffiò il suo nome a denti stretti. –Non mettermi alla prova: l’opzione delle caverne è ancora valida. E poi- la stretta delle sue dita si fece più forte e la stella gli afferrò istintivamente il polso, senza comunque riuscire a smuoverlo –tu sei una mia proprietà. Appartieni a me. Decido io cosa puoi o non puoi fare. Quante altre volte dovrò ripeterlo?-
    Lei non rispose, schiacciata inesorabilmente dalla presenza fisica e psichica del Re elfico.
Era così vicino che i capelli dei lei si muovevano lievemente ad ogni sua parola.
Nonostante la paura e il sentimento d’impotenza che le attanagliavano lo stomaco, la stella sentì il calore invaderle le guance: si era appena accorta che quel profumo di bosco e terra che aveva sempre caratterizzato gli indumenti del Re, altro non era che il suo odore.
    Era stranamente rassicurante.
    Lo sguardo di lui, però, non lo era affatto e non appena lo incrociò nuovamente si riscosse, scostandosi indietro.
–Non vuoi davvero dirmi dove sei stato?- Sussurrò, tentando di distrarlo.
    Thranduil storse la bocca, voltandosi dall’altra parte e lasciandole il braccio velocemente: -Per oggi è abbastanza.- Lei provò a ribattere ma lui, con un gesto secco, richiamò le guardie. La stella vide i sei elfi entrare nella sala ordinatamente e si sentì sollevata quando scorse l’elfo gentile in testa al gruppo.
    Thranduil le rivolse uno sguardo freddo ma lei parve non accorgersene: era impegnata ad andare incontro a Felon, allontanandosi da quel luogo carico di tensione.
    L’elfo gentile sorrise, fermandosi sul posto e inchinandosi appena per riceverla. Sillen gli sorrise dolcemente, prendendogli le mani: –Sono felice di rivederti, Felon.-
    Il silvano sgranò gli occhi, sorpreso: -Come sai il mio nome, mia signora?- La stella fece spallucce e lui scosse la testa, confuso, eppure allietato da quelle piccole attenzioni che lei gli riservava, così amichevolmente.
    Il Re li seguì con lo sguardo, gli occhi ridotti a due fessure brillanti e, mentre uscivano dalla sala, provò l’irrazionale desiderio di seguirli. Ovviamente, non lo fece e andò nuovamente a sedere sul trono. Respirò a fondo, premendo l’indice e il pollice sugli occhi chiusi.
    Cosa lo infastidiva di più?
    L’espressione adorante di Felon o il modo in cui la stella si era illuminata al suo arrivo?
    Oppure, la tensione delle sue membra di creatura immortale era forse provocata dallo scontro con Sillen?
Uno scontro che, ne era certo, non era stato solo verbale.
    Si era trovato così vicino alla stella da sentirne il calore attraverso gli abiti.
Prima che potesse formulare altri pensieri a riguardo, Galion avanzò lentamente verso il Trono rialzato e Thranduil riaprì gli occhi. -Cosa c’è, Galion?- L’elfo sollevò il mento, altezzoso: -Ora che l’ho vista, capisco perché la stella ti dia tanto da pensare. È insopportabile.- Il Re lo guardò con un’espressione quasi divertita: -Ironico. Lei pensa esattamente lo stesso di te.-
    Galion si accigliò, non aspettandosi certo una risposta simile dal suo signore.
    –Ad ogni modo, evita di infastidirla. Ti ricordo che stai ancora cercando di riscattarti per quella storia dello Hobbit che ti rubò le chiavi da sotto il naso, Galion.- L’elfo castano arrossì, gonfiando il petto: -Mio signore, ti assicuro che non tocco una goccia di vino da allora.- Thranduil gli rivolse un’occhiata sardonica, prendendolo ulteriormente in giro: -Un passo falso e potrei rivalutare la mia indulgenza.-
    Galion s’inchinò e fece per andarsene, solerte, quando venne richiamato. –Un’ultima cosa, Galion.-
    L’elfo si voltò nuovamente verso il Re e, con sorpresa, notò che i suoi occhi di ghiaccio rilucevano di un insolito bagliore, che da anni non vedeva: sembrava quasi uno sguardo di sfida.
    -Prendi tu il comando delle guardie della Sala d’Opale. Da stasera, Felon verrà trasferito alle ronde esterne.-



 


N.D.A

Ciao a tutti! Ben ritrovati in questo nuovo capitolo (che, data la lunghezza, sarà l’unico di questa settimana) ^-^
Allora, cosa ne pensate di questi due? Riusciranno Thranduil e Sillen a trovare un equilibrio, una buona volta? Galion di certo non aiuta XD

Grazie a tutti quelli che sono arrivati sino a qui, ve ne sono grata!

Sono sempre ben accette le vostre recensioni, vi aspetto!
Aleera
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: AleeraRedwoods