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Autore: Carmaux_95    10/06/2019    2 recensioni
Eomer figlio di Eumund non era un uomo particolarmente loquace: Lothiriel, ormai, lo aveva capito.
A meno che i suoi interlocutori non avessero quattro zampe e lunghi crini.
E, a quanto pareva, doveva essere un oratore nato!
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eomer, Lothirìel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'uomo che sussurrava ai cavalli

La prima volta che aveva incontrato il futuro Re di Rohan non sapeva nemmeno di trovarsi in sua presenza.
Lothiriel, con un piccolo corteo, si stava dirigendo verso Edoras per assistere all'incoronazione del nuovo Re: suo padre lo conosceva bene, ma lei non lo aveva mai nemmeno incontrato.
E, di questo passo, non lo avrebbe mai incontrato: i cavalli che trainavano la sua carrozza avevano deciso, di punto in bianco, di fermarsi, per nulla intenzionati a portare a termine il viaggio nonostante ormai mancasse appena mezza giornata di marcia.

Il resto del corteo, che comprendeva anche suo padre e i suoi fratelli, era andato avanti per raggiungere la capitale nel giorno prospettato e non mancare di rispetto al futuro Re con un ritardo in un momento così importante e delicato.
Suo padre le aveva garantito, comunque, che avrebbe mandato indietro qualcuno in loro soccorso, se fosse servito aiuto.

Dopo aver passato la notte fermi nello stesso punto in cui i cavalli avevano egoisticamente deciso di riposare, la mattina dopo Lothiriel non si stupì di vedere venire loro incontro un piccolo drappello di una decina di uomini, tra i quali riconobbe suo fratello Elphir.

Scandagliò rapidamente gli uomini che lo accompagnavano, riconoscendo i tratti fisici tipici di Rohan – “Sono uomini alti e robusti; fieri e biondi come il grano; dai volti severi e gli sguardi penetranti” così glieli aveva descritti, anni addietro, suo padre – e tirò un sospiro di sollievo decretando che l'ancora maresciallo avesse dato poca importanza a quel ritardo, affidando a qualcun altro quell'operazione di recupero e salvataggio... senza sapere che Eomer figlio di Eomund, pur dando effettivamente poca importanza a quel ritardo, aveva deciso di allontanarsi dall'ansia e dalle preoccupazioni che ormai lo assalivano ovunque girando per il palazzo.

Senza riconoscerlo, Lothiriel incontrò il suo sguardo quando si fermò a pochi metri dalla carrozza. La descrizione di suo padre non poteva calzargli meglio. Non accennò a smontare da cavallo ma seguì con lo sguardo i movimenti di Elphir mentre, sorridente e ridanciano come suo solito, cercava di convincere quei maledetti quadrupedi a riprendere la marcia.

Quando la fronte di Eomer si corrugò, Lothiriel provò una fitta di imbarazzo. Rohan era la terra dei Signori dei Cavalli: cosa avrebbero pensato – anzi, cosa stavano pensando – vedendo i suoi cavalli così pigri e viziati?

Solo quando Elphir si rivolse ad Eomer allargando le braccia, l'uomo biondo decise di intervenire.
Piegandosi leggermente in avanti porse una mano a Lothiriel, per aiutarla a salire sulla cassetta della carrozza.
Un attimo dopo un fischio lasciò le labbra dell'uomo di Rohan, seguito dai nomi, sentiti poco prima da Elphir, dei quattro purosangue, che alzarono immediatamente la testa, improvvisamente interessati a quello che lo sconosciuto aveva da dire.

Lothiriel non capì la lingua nella quale parlò quest'ultimo, fatta di parole dure e accenti aspri, e rimase sgomenta quando i quattro ronzini si alzarono, seguendo come sotto ipnosi la sua calda voce mentre, arretrava lentamente a cavalcioni del proprio cavallo, invogliandoli a seguirlo.

Riconobbe quel rohirrim come l'erede al trono di Rohan solo il giorno dopo, durante la cerimonia di incoronazione.


 


 

Con quegli abiti eleganti, nuovi e luminosi sembrava così diverso... ma riconobbe la sua voce e la stessa lingua che gli aveva sentito parlare due giorni prima quando la sentì provenire dalle stalle.

La fronte appoggiata sul muso del proprio destriero, le mani ad accarezzargli il collo, Lothiriel lo osservò sussurrare ancora qualche parola prima che si accorgesse della sua presenza.

-Mio Re, non volevo disturbarla.- Eomer non rispose, ma scosse appena la testa. -Si comincia a sentire la vostra mancanza ai festeggiamenti: il festeggiato dovrebbe essere al centro dell'attenzione, non nascosto nelle stalle.-

Lo sguardo che si dipinse sul suo volto era sufficientemente esplicito, senza bisogno di parole a descrivere il suo stato d'animo: sapeva che la principessa aveva ragione; allo stesso tempo non aveva voglia di tornare a palazzo perché tutto quel festeggiare lo stava soffocando. Suo zio, alla propria incoronazione, aveva celebrato per giorni interi. Così gli aveva raccontato suo padre. Ma Eomer non era dell'umore giusto, non in quel momento.

-È il vostro?- domandò Lothiriel, riscuotendolo dal silenzio, avvicinandosi per fare una carezza al destriero. Quando Zoccofuoco sbuffò rumorosamente dalle narici, Eomer parlò di nuovo, dicendogli, probabilmente, di restare calmo. Ad un accenno di nitrito, il Re rispose con una sola parola che riportò all'obbedienza l'animale. -Avete un dono: non ho mai visto dei cavalli rispondere ai loro padroni come con voi.-

E vide il novello Re di Rohan sorridere per la prima volta da quando lo aveva incontrato.


 


 

Aveva cercato di fare il più silenziosamente possibile, per non interrompere quella “conversazione”: era sera tarda ma il giovane Re non sembrava risentire dell'aria fresca che sferzava lui e il suo cavallo. Sdraiati nell'erba poco fuori dalle stalle, con la schiena e la testa appoggiata sul collo muscoloso dell'amico, Eomer rispose all'ultimo nitrito sommesso:

-No: quella è Valacirca. Le Sette Farfalle, le Sette Stelle sprizzate dalla forgia di Aulë. Ricordi quello che ci ha detto Gimli? E quello che ci hanno raccontato Frodo e Sam? È riportata nel simbolo di Durin, sulle porte di Moria: è visibile anche durante il giorno, mentre si riflette nel Mirolago.-

Zoccofuoco sbuffò.

-Non ti lamentare! Lo zio mi ha tenuto per pomeriggi interi sui libri per imparare queste cose! Ad imparare due miliardi di nomi nella lingua comune, in nanico, in elfico e... e tu dov'eri? A farti fare le trecce dagli stallieri e a correre libero per la prateria. Quindi zitto e impara. E quella lì? Sai che costellazione è?- concluse indicando il cielo con un dito.

Lothiriel rise silenziosamente rendendosi conto del fatto che non aveva mai sentito il re di Rohan parlare tanto a lungo, nemmeno durante i festeggiamenti per la sua incoronazione... e ormai era ospite d'onore al palazzo del re di Rohan da più di due settimane.

L'unica persona con la quale lo aveva visto parlare era sua sorella, Dama Eowyn... o meglio, non proprio... si poteva dire che era l'unica persona con la quale lo aveva visto scambiare una sottospecie di dialogo: poco dopo la cerimonia di incoronazione aveva assistito ad uno scambio di sguardi che sottintendevano una accesa conversazione telepatica, che si era conclusa con un gesto imperatorio di Eowyn, che lo aveva spinto ad andare a socializzare con gli ospiti.

Era stato dopo questo pacato confronto fra adulti, se così si poteva definire, che Eomer si era avvicinato ai suoi ospiti per poi tagliare verso le stalle. Lothiriel aveva notato Eowyn alzare gli occhi al cielo.

Anni dopo, la principessa di Dol Amroth aveva chiesto ad Eomer cosa stesse dicendo al suo fedele destriero quando li aveva sorpresi: Eomer non aveva risposto, relegando nell'oblio quel monologo che aveva intavolato per lamentarsi delle richieste di Eowyn.

-Non mi piacciono queste feste! Non fanno per me!-

Uno sbuffo.

-LO SO! Lo so che è mio dovere presenziare! Però non mi piacciono lo stesso...-

Zoccofuoco aveva sollevato la testa, osservando il proprio padrone con aria interrogativa.

-Se proprio vuole conoscere gli ospiti perché non ci va lei a parlare con loro?-

Un nitrito.

-Ma sì, lo so che ha ragione! Che noioso che sei pure tu! È solo che non ne ho voglia adesso! Ho altro a cui pensare! Non posso nemmeno bere! Perché che figura ci farei? Sono il nuovo Re di Rohan da appena qualche ora: non posso già dare spettacolo di me! E intanto Legolas sta concedendo la rivincita a Gimli in una gara di bevute. Non che mi metterei a sfidare un elfo o un nano, ma non mi dispiacerebbe buttare giù un sorso! … e tutte quelle dame di corte... che accollo!-

Uno sbuffo.

-Sì, mi lamento, va bene? Mi stanno troppo addosso! Mi dà fastidio avere tutta queste gente intorno! Non riesco a respirare!-

Zoccofuoco, condividendo quelle ultime parole, aveva scalpitato delicatamente, sbuffando innervosito: nemmeno a lui piaceva quel genere di situazioni.

A quel punto Eomer aveva accarezzato il lungo collo dell'amico e aveva appoggiato la fronte contro la sua: -Nessuno mi capisce come te.-


 


 

Eomer figlio di Eumund non era un uomo particolarmente loquace: Lothiriel, ormai, lo aveva capito.

A meno che i suoi interlocutori non avessero quattro zampe e lunghi crini.
E, a quanto pareva, doveva essere un oratore nato!

Quando il destriero di Lothiriel, incontrando Zoccofuoco, si era agitato al punto da quasi disarcionare la sua cavallerizza, il rohirrim si era infilato fra i due litiganti e li aveva rimproverati con lo stesso tono di una madre con due bambini piccoli che si saltano alla gola senza motivo. L'indice accusatorio con il quale aveva ammonito il proprio cavallo per aver provocato quello di Lothiriel aveva avuto l'effetto di fargli abbassare il muso con fare colpevole. Dall'altro lato, aveva preso per un orecchio la puledra di Lothiriel, rinfacciandole di essersi comportata da viziata.

-Oh no, la mia vita è un incubo!- le aveva fatto il verso: -Un corsiero di Rohan mostra interesse per me! Come farò? È bello e in forma smagliante! Sono all'apice della mia carriera come destriero di una Principessa stupenda e i miei zoccoli d'argento sono troppo stretti!-

E l'animale aveva nitrito sommessamente, rammaricato di aver mostrato tanto egoismo.

Ormai da più di un mese ospite d'onore a Rohan, la principessa aveva cominciato a comprendere la lingua del posto e aveva riso.

Ed Eomer le aveva regalato un altro dei suoi rari sorrisi.


 


 

All'epoca non avrebbe immaginato di sentire quel sorriso dolcemente premuto contro le proprie labbra.

Se doveva essere del tutto onesta, il pensiero di come lei ed Eomer si fossero avvicinati era costellato di momenti in cui Zoccofuoco era rimasto, quando non fisicamente presente, quantomeno in sottofondo.
La prima volta che Lothiriel aveva lasciato un delicato bacio sulla guancia del giovane re, il saporaccio che aveva sentito sulla sua pelle resa ruvida dalla barba le aveva fatto sfuggire una smorfia. Incontrando lo sguardo dell'uomo gli riconobbe che aveva alzato una mano per fermarla prima che lo baciasse sulla stessa guancia sulla quale anche il suo destriero aveva voluto mostrargli affetto... solo non aveva fatto in tempo.
In compenso, Zoccofuoco aveva pensato di farsi perdonare quando, poco tempo dopo, uno stranamente intimidito Eomer era rimasto imbambolato di fronte alla ragazza della quale si stava innamorando e aveva letteralmente avuto bisogno di uno spintone da parte sua per annullare per la prima volta la distanza che lo separava da quelle morbide labbra.


 


 

Le stagioni passavano e Lothiriel aveva imparato ad amare i silenzi di Eomer; il modo in cui, troppo concentrato sul proprio lavoro, annuiva pur non avendo ascoltato una parola di quello che lei gli aveva detto; la rapidità con cui sapeva infiammarsi quando qualcuno lo infastidiva; la dedizione assoluta con la quale si impegnava per il proprio regno... e aveva anche imparato ad apprezzare le sue stranezze.

Tra cui la sua perenne fissazione per i cavalli.

Avvicinandosi la data del loro matrimonio – non avrebbe mai immaginato di pronunciare una frase del genere – si era sentita in dovere di dichiarargli, con il tono di chi non ammetteva repliche di alcun genere, che Zoccofuoco non sarebbe stato il loro testimone di nozze.
Non che Eomer avesse mai considerato l'idea.
Ma conoscendolo le era sorto il dubbio che il nobile destriero potesse davvero essere coinvolto in qualche modo.
Eomer aveva sfoderato lo sguardo più disarmante di cui fosse capace – per un momento Lothiriel si era preoccupata seriamente che avere quel benedetto cavallo nel salone come ospite d'onore, con gli zoccoli tirati a lucido e i crini spazzolati e infiocchettati, al loro matrimonio fosse davvero nei piani del suo futuro sposo – per poi scoppiare a ridere.


 


 

Eomer non la svegliava mai: quando lavorava fino a tardi tornava in camera, le lasciava una carezza seguendo i lunghi boccoli scuri fino alle punte, si sdraiava al suo fianco e si abbandonava al meritato riposo senza nemmeno rendersi conto, per la troppa stanchezza, che il più delle volte Lothiriel era sveglia e gli accarezzava a sua volta i capelli fino a quando non era sicura che si fosse addormentato profondamente. Alla fine gli lasciava un bacio sulla spalla e sorrideva:

-Russi come un cavallo...-


 


 


 


 

Angolino autrice:

Era da secoli che non pubblicavo nulla nella sezione de Il Signore degli Anelli! E se oggi sono qui, con questa piccola stupidaggine, lo si deve a leila91 che mi ha commissionato questa storiella fessa dopo che io le ho commissionato una storia su Cercei e i suoi tanto desiderati Elefanti (andate a leggere la sua one shot :-P https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3840645&i=1 visto che brava che sono? Ti spammo! :-* prima o poi dovremmo metterci a scrivere qualcosa a quattro mani :-D)

Comunque, che dire?

Purtroppo questa one shot non è venuta demenziale come avrei voluto (ma io non posso che inchinarmi davanti alla Maestra delle one shot demenziali e troppo belle, leila91 XD) ed è scesa sul fluffoso... ma nel complesso, se devo essere onesta, non mi dispiace.

Che altro dire? Spero che vi sia piaciuta! ^^

Grazie per aver letto!

Un bacione!

Carmaux

  
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