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Autore: Enedhil    10/06/2019    1 recensioni
Era lì, la decisione giusta, tra i capelli lunghi e ingarbugliati che stava stringendo tra le dita.
Era lì, sotto a quei vestiti larghi e consumati che stava tirando con così tanta forza, sulla sua schiena, da lacerarne le cuciture.
Era lì, dove doveva essere. Dove era sempre stata.
Quello era Thor. In qualsiasi universo, in qualsiasi dimensione.
E lui sarebbe stato ovunque il suo Loki.
Grazie alla Gemma dello Spazio, Loki raggiunge Thor in una diversa realtà.
[Post Endgame]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Guardiani della Galassia, Loki, Peter Quill/Star-Lord, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 5

PIANETA DEI MONGI – 2025

«Io sono Groot!»

Dopo aver infilzato con i rami una decina delle creature piene di tentacoli che li avevano circondati, Groot esordì con un nuovo lamento in direzione di Quill, il quale continuò a sparare ai nemici più vicini per liberarsi il passaggio, prima di controbattere.

«Ehi, non dare la colpa a me! È stato Rocket a prendere l’incarico!» Usò il cumulo di rocce che aveva vicino per salire in un punto più favorevole, e dopo averne fatto fuori degli altri, aggiunse: «Sarà un gioco da ragazzi, diceva.» Un’altra scarica verso due esseri che stavano provando a salire a loro volta. «Fatto questo, potremo spassarcela per altri sei mesi, dicev… ah!» Un lungo tentacolo giunto da chissà dove gli agguantò la caviglia e finì schiena a terra sulla pietra. Prima ancora di allungare un braccio per sparare, un fascio di fulmini investì la creatura e la lama di Stormbreaker tranciò di netto il tentacolo, evitando che le saette salissero fino alla gamba dell’uomo.

Thor atterrò vicino a lui con l’aria di chi non aveva smesso un secondo di combattere, ma avrebbe comunque potuto continuare per giorni. Il fatto che in quei mesi si fosse impegnato a riprendere la propria forma fisica, senza l’uso di alcuna magia, per dimostrare a se stesso di poterci riuscire, lo aveva reso più caparbio e tenace, oltre che enormemente più potente. Una cosa molto vantaggiosa quando dovevano combattere contro un’intera popolazione feroce e ostile, come in quel caso. «Siamo in vantaggio adesso?»

Peter si guardò attorno, rialzandosi con il fiato corto e un dolore pulsante alla schiena. «No. Direi proprio di no.»

Una nuova ondata di nemici stava arrivando di corsa nella loro direzione, direttamente dalle fauci di quella fortezza nella quale avrebbero dovuto introdursi per ucciderne il sovrano/capostipite/creatore o come volevano chiamarlo.
La razza dei Mongi, si diceva, era stata plasmata dalle ferite infette del loro progenitore, Ionut, che loro tenevano gelosamente custodito in un punto nascosto di quella dimora.
Una ferita a Ionut avrebbe causato la guarigione e la disfatta dell’intero popolo, così era scritto. E i Ravagers li avevano assoldati per fare il lavoro sporco e arrivare proprio al centro di quel luogo, che doveva essere un labirinto tentacoloso, far fuori Ionut e liberare i pianeti vicini da quella incombente minaccia che aveva iniziato a lasciare il territorio in cui era vissuta.

Il Dio del Tuono fece una smorfia insoddisfatta, colpì con un pugno un essere che era salito vicino a loro, scagliandolo lontano avvolto dai fulmini, e con un movimento dell’arma buttò al suolo l’altro gruppo che cercava di fare la stessa cosa. «Più li uccidiamo e più ne arrivano.»

«Ah, che puzza!» Ai loro piedi, Rocket alzò lo sguardo verso di loro. «Smettila un po’ di carbonizzarli qui vicino. Sono già abbastanza rivoltanti da vivi.»

Sul lato opposto, Drax e Nebula si stavano dando da fare a sterminare l’altra ondata che li aveva raggiunti, finendo anche quelli che Mantis riusciva a toccare e a far crollare addormentati al suolo.

«Non va bene,» riprese Star Lord. «Dobbiamo trovare un altro modo per avvicinarci.» Scrutò il campo di battaglia che aveva davanti, guardò verso la fortezza ancora troppo lontana e infine aggrottò la fronte quando si rese conto di qualcosa. «Tuo fratello?»

«Oh, si sta divertendo un po’,» replicò Thor, indicando alle loro spalle prima di voltarsi con un sorrisetto.

E Loki era effettivamente lì, a lottare coi suoi due pugnali e un’espressione compiaciuta sul viso. Infliggeva dei colpi così veloci e mirati alla testa e al collo dei Mongi che questi si accasciavano al suolo prima ancora di rialzare uno dei tentacoli che fuoriuscivano dalla parte alta dei loro corpi lucidi e squamosi. Sembrava muoversi e piroettare con una rapidità impossibile da cogliere, tanto da apparire in più punti allo stesso momento.

«Per quanto ancora deve divertirsi?» chiese allora Peter, prima di sparare a un paio di nemici nelle vicinanze. «Qui avremmo da fare.»

«Loki!»

Al richiamo del fratello, lo stregone assestò un ultimo colpo in piena fronte a una creatura e si girò nella loro direzione. In quel preciso istante, però, un tentacolo lo centrò alla schiena e lo scaraventò violentemente contro le rocce.
Loki, senza nemmeno accusare il colpo, tornò ad affrontare subito il nemico per infierire a propria volta. Quill però puntò entrambe le armi in direzione del Mongi e lo fece esplodere a un passo dallo stregone, il quale venne investito da un improvviso getto di liquido melmoso e maleodorante.

«Ah… uhm… non l’avevo previsto,» commentò Peter con una smorfia disgustata, aggiungendo a voce più alta: «Scusa!»

Il Dio del Tuono, al contrario, scoppiò a ridere mentre Loki si ripuliva alla bene e meglio almeno il viso, prima di arrampicarsi accanto a loro.

«Non è divertente,» sibilò lo stregone al fratello, ma quest’ultimo invece, continuando a ridacchiare, commentò: «Sì lo è!»

Star Lord a fatica mantenne un’espressione impassibile quando Loki gli passò davanti per arrivare al bordo della roccia, fissandolo con quello sguardo e quell’accenno di sorrisino malvagio che non faceva presagire nulla di buono.

«Quando mi guarda così non so mai se sta pensando di uccidermi o di f…»

«Oh… probabilmente tutte e due le cose.»

Stava per concludere con fottermi in qualche modo.
Per sua fortuna, la sua mente collegò i possibili significati di quel termine e si fermò prima di dirlo.
Per sua fortuna, Thor replicò senza lasciarlo proseguire, evitando di creare imbarazzanti equivoci, vista la natura del legame tra i due asgardiani che ormai era diventato di pubblico dominio tra tutti loro.
L’attenzione di entrambi, tuttavia, venne attirata all’istante proprio da Loki, il quale, dopo aver scrutato la distesa di Mongi che si stava avvicinando, aveva alzato il braccio con la Gemma dello Spazio proprio in quella direzione.
Un’intensa luce blu si sprigionò e andò a colpire tutti quei nemici, bloccandoli nel punto e nella posizione in cui si trovavano. Vennero rialzati in aria e rimasero a fluttuare come statue fino a quando lo stregone roteò la mano col palmo verso l’altro. Nell’esatto istante in cui Loki richiuse le dita, gli esseri che aveva intrappolato parvero accartocciarsi su loro stessi e implodere in minuscoli frammenti che svanirono, risucchiati in una sorta di buco nero.
Oltre metà del campo di battaglia, ora, era sgombro, e il resto dei Mongi rimasti smisero di combattere, esterrefatti, indietreggiando.

Nel silenzio, la prima a levarsi fu la voce di Drax, insieme a una risata euforica. «Potevate dirlo che sarebbe stato così facile!»

«Ne arriveranno altri!» esclamò subito Quill, mettendo da parte la sorpresa per quella magia potente e del tutto inaspettata, per rivolgersi poi allo stregone. «Puoi farlo ancora? Se arriviamo alla fortezza così possiamo avere almeno una speranza di acciuffare quel Ionut.»

«Sì.»

«No!» Fu Thor a correggere il fratello, appena questi, dopo aver risposto, si piegò su se stesso, stringendosi al petto il polso col bracciale come se gli provocasse dolore. «Richiede troppa forza. Non può usare troppe volte la gemma in questo modo, lo prosciuga.»

«So io cosa posso o non posso fare, fratello. Ho solo bisogno di un momento.»

«Ma non lo abbiamo,» rimarcò il Dio del Tuono, indicando con lo Stormbreaker verso il palazzo. «Continuano ad arrivare ed è inutile ucciderli. Dobbiamo andare là dentro e fare il culo a questo Ionut per vincere.»

Loki inarcò un sopracciglio, probabilmente per l’espressione colorita che l'altro aveva usato. «Quindi cosa vuoi fare? Volare fin là, buttarti dentro e sperare che la buona sorte ti assista per trovare il covo di quel mostro?»

«Esattamente.»

L’espressione euforica di Thor fece corrucciare la fronte a Peter. Poteva anche essere una sorta di Dio, ma farlo da solo era comunque da incoscienti. «Non sappiamo cosa c’è lì dentro e non sappiamo nemmeno dove si trova il suo nascondiglio. Dobbiamo entrare tutti e dividerci per trovarlo.»

«Lo so io.» Sotto di loro, Rocket si mise il fucile sulla schiena e scalò velocemente la roccia per raggiungerli. «Ho visto la mappa, è nella mia testa. Ma è troppo incasinato da spiegare a voce. Voi dovete solo seguirmi. Resta sempre il problema di superare tutti questi cosi prima, e sarebbe facile… se non fossero una grandissima rottura di coriandoli! Ahh!» Riprese l’arma per sparare a un gruppetto di creature che aveva ritrovato coraggio e si era fatta avanti, coi tentacoli già protesi per salire da loro.

«E non potevi dirlo subito?» esclamò Drax, alzando le braccia sui lati, sotto lo sguardo altrettanto perplesso di Nebula e Mantis.

«Già, non potevi dirlo subito?» gli fece eco Quill, per poi scuotere la testa.

«Dovevi dirlo subito!» sottolineò invece Loki. Si voltò verso il procione e, senza aggiungere altro, si piegò verso di lui, lo afferrò per gli abiti e gli mise una mano sulla testa.

Rocket provò a dibattersi, stringendo gli occhi e cercando con le zampe di prendergli il braccio per allontanarlo da sé. «Ah! Ah! Che fai? Lasciami!»

Peter fece d’istinto un passo per intervenire, ma si sentì trattenere dalla mano di Thor. «Che cosa diavolo sta…»

Lo stregone lasciò all’improvviso libero Rocket, barcollando indietro leggermente, prima di sorridere trionfante e dichiarare: «Ce l’ho! Non muovetevi da qui.» Fu questione di pochi secondi e quella che sembrava una grande nube bluastra con delle cupe sfumature nere lo avvolse, inghiottendolo.

«Loki!»

Thor spalancò gli occhi, richiamandolo ancora per qualche volta, prima che un evidente velo di apprensione gli calasse sul viso. Tutti si guardarono, incerti su cosa fare e su cosa fosse accaduto, ma il nemico si ricompattò e le schiere aumentarono di nuove creature sputate da quella fortezza immonda. Tornarono a marciare in maniera scomposta e sgraziata verso di loro. C’era un un’unica cosa da fare.

«Ok, si ricomincia!» ordinò Star Lord. Lanciò un’occhiata al Dio del Tuono al proprio fianco e lo vide stringere con forza l'impugnatura dell’ascia. «Ehi… ritornerà.»

«Lo so.» La replica dell’altro, accompagnata da un mezzo sorriso tirato, rivelava comunque un timore e un’ansia ben più profonda di quanto volesse mostrare. Peter gli sorrise in rimando con un cenno del capo verso l’alto.

Il Dio del Tuono richiamò a sé i fulmini e, attorniato da scariche rifulgenti, si librò nell’aria sopra di lui, proprio nel momento in cui Star Lord riattivò la maschera a protezione del volto. Quest’ultimo impugnò entrambe le pistole e saltò giù sul campo, avvicinandosi agli altri Guardiani, già pronti alla battaglia. Qualunque cosa stesse facendo quel Dio degli Inganni, o come voleva farsi chiamare, doveva farla il prima possibile, perché presto o tardi quell’orda viscida e ostile li avrebbe inevitabilmente travolti.

Rocket caricò il fucile quando ormai mancava poco allo scontro. I Mongi avevano rallentato l’andatura ma continuavano a dirigersi da loro. Mancava poco.
«Facciamoli fuori tutti questi figli di…»

Non terminò la frase. Le creature fecero un ultimo passo e, tutto d’un tratto, si squagliarono a terra, diventando un ammasso melmoso che ribollì per qualche secondo prima di sciogliersi del tutto.

«Ma che schifo! Che... schifo!» Il procione iniziò a indietreggiare, imitato dagli altri amici, mentre il pantano informe si allargava a vista d’occhio nella loro direzione.

Peter tornò a volto scoperto e guardò sconvolto la scena, prima di gridare: «Sulle rocce! Tutti sulle rocce!» Diede una mano a Mantis e vide Drax e Nebula arrampicarsi rapidamente il più in alto possibile.
Lo stesso fece Rocket che, subito dopo, si allungò per prendere con la zampa Groot.

«Sali su! Presto presto!» lo incitò allora Quill, aiutandolo a sua volta e spingendolo per farlo muovere più in fretta di quanto stesse facendo con le radici.
Fece appena in tempo a risalire su qualche masso che il fango putrido si scontrò con l’ammasso roccioso, cominciando ad emanare un fetore disgustoso.
Si stava ancora arrampicando, con lo sguardo però rivolto verso quella specie di lago putrescente, quando si sentì afferrare per il braccio e trascinare in aria. Venne lasciato nel punto più alto delle rocce, dove gli altri erano arrivati, e Thor atterrò vicino a lui, con ancora gli occhi fissi in lontananza verso la fortezza.
Il livello della melma saliva troppo velocemente, come se fosse alimentato da una fonte che arrivava proprio da quel posto. Poi si fermò, e tutto venne avvolto da uno strano e innaturale silenzio e da qualche ultimo gorgoglio.

«Non ringraziatemi.»

Tutti trasalirono quando Loki ricomparve alle loro spalle, nella mano stringeva la testa di quello che doveva essere stato il progenitore di quella razza.

«Che cosa hai fatto?» gli chiese Nebula, anticipando qualsiasi altra domanda.

«Abbiamo vinto. Beh, tecnicamente io ho vinto,» sentenziò lo stregone con un’espressione divertita, guardandosi attorno. «Ma per questa volta posso condividere la vittoria e la ricompensa.»

Mantis si avvicinò al bordo del dirupo, le mani strette su petto. «Ti ringraziamo, ma… siamo circondati.»

«Chiunque di voi mette piede in quella schifezza non sale sulla nave!» esclamò Rocket subito dopo, al quale fece eco Groot, che indicò con un ramo verso il punto lontano in cui avevano lasciato l’astronave.

«Io sono Groot! Io sono Groot!»

Loki sospirò, roteando gli occhi verso l’alto. «No, non è necessario usare il Bifrost. Tra poco si solidificherà.»

«Come lo sai?» si intromise allora Peter, guardando scettico prima lui e poi l’altro asgardiano che era rimasto in un silenzio assorto, nonostante il ritorno del fratello.

«Lo so,» replicò semplicemente lo stregone, per poi scendere come se niente fosse dalle rocce.

Tutti iniziarono a gridargli di non farlo, allarmati, ma Loki arrivò al livello del lago melmoso e, in tutta tranquillità, appoggiò un piede dopo l’altro sulla superficie. Si girò verso di loro, indietreggiando e allargando le braccia per mostrare l’evidenza di ciò che aveva affermato.

I Guardiani, dopo essersi scambiati qualche occhiata interrogativa, cominciarono a calarsi lungo la parete rocciosa. Arrivati al limite, batterono coi piedi sul terreno solidificato, con fare circospetto, prima di arrendersi all’evidenza che lo stregone avesse ragione.
Thor si fermò subito accanto a Loki, alzò una mano dietro la sua nuca e gli sorrise. «Non sparire più in quel modo senza avvertire!»

«Non preoccuparti, fratello,» rispose l’altro, ricambiando il sorriso. «Non puoi più liberarti di me così facilmente.»

Star Lord e gli altri si guardarono come se nessuno fosse comunque convinto di camminare su quella lastra che, fino a pochi minuti prima, era corpi, organi interni e tentacoli di creature ripugnanti. Groot osò fare un passo e, molto lentamente, anche Rocket lo imitò.
Nebula e Mantis aspettarono che Drax osasse incamminarsi davanti a loro, di sicuro in attesa di assicurarsi che non ci fossero cedimenti di sorta.

In quel momento, però, Loki si rivolse ancora a loro. «Ehi... fate attenzione!»

Prima ancora di terminare l’avvertimento, lanciò con forza la testa del nemico addosso a Quill, il quale, d’istinto, la prese al volo con una smorfia. Il contraccolpo, causato dal passaggio più vigoroso di quanto sembrasse, gli fece perdere un po’ l’equilibrio sulla lastra viscida sotto di lui e goffamente cercò di stabilizzarsi, piegando le ginocchia e aprendo entrambe le braccia, la testa mozzata a penzoloni in una mano.

«È scivoloso…» aggiunse infine lo stregone, guardandolo con un falsissimo sorrisetto innocente e un’alzata di spalle.

Peter assottigliò lo sguardo e lo ripagò con un un’occhiataccia spazientita, prima che Loki si voltasse per avviarsi accanto al Dio del Tuono.
Rimase fermo, con le gambe ancora incerte sul procedere o meno, e vide gli altri superarlo con molta prudenza in direzione dell’astronave. Alla fine si decise a propria volta e, con passo più stabile, si mise in marcia.
La sensazione era davvero quella di camminare su un lago ghiacciato in pieno in inverno, se solo la mente non tornasse alle budella maleodoranti che, in realtà, formavano lo strato su cui stavano camminando.
Proprio a confermare questa impressione, si vide sfrecciare sul lato Rocket sulle spalle di Groot, che pattinava allegramente come se niente fosse, entrambi euforici.

«Io sono Grooooot!»

«Siii!»

Peter sorrise ma, in quell’istante, si rese conto di stare ancora portando la testa di Ionut. Guardò quella e poi i due asgardiani non troppo lontani. Doveva solo spostarsi e prendere bene la mira per farla rotolare tra i piedi di quello stregone irritante.
Non ci pensò due volte e lanciò. La testa scivolò più del previsto, Groot se la ritrovò vicino e l’afferrò, lanciandola poi a Drax con un'esclamazione divertita, credendo fosse un gioco.
E Star Lord spalancò gli occhi, indicando con un movimento convulso delle mani di non farlo… ma era troppo tardi.
Drax l’acchiappò al volo e ridendo la gettò a Mantis, la quale, inorridita, la tenne per alcuni secondi e infine se ne liberò, passandola a Nebula. Questa si guardò attorno come se non sapesse bene cosa fare, e Peter si accorse che stava per rilanciarla a lui, ma in quell’istante intervenne Rocket.

«Qui! Qui!»

Il procione agitò le zampe e quando la testa arrivò a lui, se la tenne sottobraccio finché Groot non scivolò più vicino agli asgardiani.
Quill trattenne il fiato quando la vide partire in direzione di Loki e centrarlo alla schiena. Il Dio degli Inganni si sbilanciò in avanti, scivolando, e cercò all'istante un appiglio nel fratello, il quale lo afferrò per il braccio, rischiando però a propria volta di finire rovinosamente a terra.
Thor scoppiò però in una risata divertita, alla quale si unì anche Loki... almeno per qualche attimo, prima di girare su se stesso per fissare tutti quelli che erano rimasti alle loro spalle, in cerca del colpevole.
Groot piroettò attorno a tutto il gruppo come se niente fosse, mentre Rocket sfoggiava la sua migliore faccia da “io non ne so proprio niente”.
Mantis e Nebula restarono impassibili e in silenzio, ma fu Drax a muovere piano una mano, probabilmente credendo di non essere visto, e indicare proprio verso Star Lord.

E a lui non restò altro che guardarlo basito e alzare le braccia rassegnato.
«Oh ma per favore!»

 
~ CONTINUA ~

 
   
 
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