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Autore: dracodraconis    10/06/2019    1 recensioni
mi sono decisa a scrivere qualcosa di breve e leggero, per riprendermi dalla stesura della mia opera prima (l'ottavo anno); siamo alla fine del sesto anno, ma questa fanfiction non tiene conto del sesto libro... harry ha appena scoperto che il biondo Serpeverde non gli è poi così antipatico... ma... dite che ce la faranno a capirsi, prima o poi? forse sì, se qualcuno decide di dargli una mano!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Scrivere questo capitolo, dopo aver aggiornato “L’Ottavo Anno” è stato un po’ come passare un pomeriggio a poltrire dopo aver corso una maratona… So bene che è molto più leggera (anche come volumi oltre che come atmosfera), ma anche questo figlio minore merita una conclusione.

 

 




Mangiamorte o meno che fossero, simpatizzanti o no per Voldemort, i Parkinson erano comunque ben inseriti nella società magica; una famiglia che forse non vantava aristocratiche origini, ma pur sempre benestante e in vista.
Pansy, in quanto rampolla, aveva ben presto imparato a districarsi in eventi sociali e mondani, anche se il suo carattere pepato le procurava spesso più punizioni da parte della madre di quante fosse disposta ad accettare.
Fin da piccina aveva dovuto fare i conti con le ristrettezze che il suo ruolo di figlia unica le imponeva: modi di comportamento da apprendere, regole da seguire, etichetta da memorizzare.
Viveva all’interno di un mondo abbastanza rigido… Forse era per questo che si sentiva attratta da Ronald Bilius Weasley: così rozzo, così spontaneo. Pepato quanto lei.
In ogni caso, per il momento le cose andavano bene: fino a che l’esito della guerra non fosse stato deciso, i Parkinson non si sarebbero schierati in modo palese; Voldemort per il momento non aveva mostrato il desiderio di averli accanto.
Pansy si fissò l’avambraccio a cui stava legando dei braccialetti di fiori intrecciati: era ancora candido ed intoccato: con un poco di fortuna, sarebbe rimasto scevro da marchi.
Lei e Blaise avevano parlato a lungo qualche giorno prima della fine della scuola: nessuno di loro due desiderava diventare Mangiamorte… Quali che fossero le loro opinioni sulla società magica e sul modo di governarla, principalmente loro due volevano restare liberi e non vivere in un regno di terrore quale quello di Voldemort si preannunciava. Ed inoltre, il fatto di essere cotti dei migliori amici del principale oppositore del Signore Oscuro… Beh, la cosa aveva il suo peso.
La Serpeverde non si era fatta troppi problemi concernenti il futuro, fino a quel momento.
Ma se avesse dovuto scegliere lo schieramento così su due piedi…
Sorrise: era inutile stare a pensare alla guerra, in quel momento: aveva di fronte a sé una serata impegnativa, un compito titanico e un colpo vincente da segnare.
Infilò l’ultimo fiore tra i capelli ed uscendo di stanza scese al piano inferiore dove la serata di beneficenza che aveva organizzato al posto di sua madre stava per avere inizio.

-Hermione?-
-Sì, Harry?-
-Ripetimi perché siamo qui-.
“Oh, Morgana, no, non di nuovo!”
-
Beneficenza, Harry. Tutti i soldi che ricaveranno da questa asta oggi saranno devoluti ad un orfanotrofio che deve essere costruito-.
Usò un tono intermedio tra quello che avrebbe utilizzato per spiegare Rune Antiche un cerebroleso (cioè il modo in cui le spiegava a Ron) e quello che gli sarebbe servito ad ammansire una delle “innocue” creature di Hagrid.
La ragazza era sicura che il moro non avrebbe detto di no ad una simile causa: troppo facile far leva su orfanelli indifesi.
“Perdonatemi, orfanelli indifesi”.

-Ma sembra tanto simile ad una festa! Sai che non mi piace stare in pubblico. Tutti hanno la tendenza a guardarmi in fronte quando mi parlano…-
-Questo perché hai una fronte molto affascinante-, ribatté distrattamente Hermione mentre scrutava tra la folla alla ricerca di qualcuno.
-Chi cerchi, Herm? E no, non mi fissano per la mia fronte-, proseguì l’altro in tono lamentoso. Harry non si lamentava spesso, ma quando attaccava poteva andare avanti anche ore. -Cercano di vedere sempre la cicatrice. Mi sono fatto anche allungare la frangia, ma non serve a niente. In me tutti vogliono vedere solo il Bambino Sopravvissuto e mai…-
Ma Hermione nel frattempo aveva individuato una chioma corvina: alzò un braccio per attirare l’attenzione e si vide rispondere con un pollice verso l’altro.
-E poi lo smoking mi soffoca e non capisco perché non ti sei fatta accompagnare da…-
-Blaise arriverà più tardi-, tagliò corto lei.
-Ma lo stesso, io…-
La Grifondoro sospirò: Harry l’avrebbe uccisa per quello che stava per fare. Che diamine, anche lei stessa si sarebbe uccisa per quello che stava per fare!
Ma qualcuno doveva pur fare qualcosa!!!
Si spostò dietro Harry e gli puntò la bacchetta tra le scapole.
“Scusa, amico mio”.

-Confundus-, bisbigliò.

-Pansy?-
-Dimmi, Draco-.
-Non sono sotto Imperius, vero?-
-Non che io sappia, Draco-.
-Allora puoi rispiegarmi cosa ci faccio qui?-
“Merlino, che pppalle!”

-Stiamo per fare della beneficenza. Sai, quei poveri…-
-Ah, ci sono i Weasley! Non me ne può fregare di meno! Io non faccio beneficenza senza un tornaconto personale!-
-Ok…-, capitolò la Serpeverde, che trovava inutile sottolineare come “fare beneficienza” e “tornaconto personale” stonassero tra di loro in una stessa frase. –Allora, siamo qui perché questo è un evento sociale di spicco per la società magica e non puoi perdertelo. Siamo qui perché io ho organizzato l’asta e tu hai promesso che mi avresti aiutato…-, alzò una mano non appena il biondo fece per intervenire. -Anche se dietro compenso, lo so. Infine-, e si concesse di sorridere, -siamo qui perché questo smoking ti dona moltissimo!-
-Mhmmm-, bofonchiò Draco. Poi assottigliò gli occhi in una smorfia calcolatrice. –A quanto ammonta il mio compenso?-
-Te l’ho già spiegato: è una percentuale sul ricavo: quindi, datti da fare perché le offerte siano alte!-
Il giovane gonfiò il petto, inorgoglito.
-Lo saranno, vedrai. Lascia fare a me; sono o non sono Draco Malfoy? Ehi, Pansy, mi ascolti? Cosa stai guardando in giro per il salone?-
-Eh?! No, no, niente… Perfetto-, si riprese la ragazza che aveva appena individuato due persone di suo interesse. –Allora firma qui per il contratto…-
Mentre Draco si chinava su un tavolo a siglare con la sua elegante grafia una pergamena, Pansy alzò il braccio in aria, la mano stretta a pugno ed il pollice diretto al soffitto. Non appena l’altra l’avesse visto, avrebbe dato subito il via alla contromossa.
“E che Morgana ce la mandi buona…”.

Non appena Draco salì sul palco, fu subito chiaro che sarebbe stata una sfida all’ultimo sangue. Decine di mani guantate di fanciulle (e, ebbene sì, anche di qualche signora) scattarono verso l’alto.
Draco non faceva molto altro che starsene fermo, rivolto di tre quarti verso il pubblico, ma riusciva ad infondere nel viso una tale sensuale malizia che le offerte cominciarono a salire velocemente, mentre Pansy fomentava la competizione.
-Gentili partecipanti a questa asta di beneficienza, superate la vostra timidezza! Draco Malfoy è qui disponibile per voi! Chi vincerà facendo l'offerta più alta si aggiudicherà la sua compagnia per un intero fine settimana presso la residenza di campagna della famiglia Zabini! Potrete non solo trascorrere ben tre giorni in compagnia di questo splendido ragazzo, ma farlo in uno dei più fantastici manieri del Somersetshire! Senza contare-, si sentì in dovere di aggiungere, -che contribuirete con la vostra donazione ad aiutare la costruzione del nuovo orfanotrofio dedicato ad Alice Molland-.
Altre mani si alzarono al soffitto. Pansy continuò ad incitare.
-Uhuuu, siamo arrivati a quaranta galeoni! Ma vedo mani che continuano a fare altre offerte! Quarantacinque! Cinquanta! Chi offre di più?-
Draco se la stava godendo un mondo a vedere tutte quelle fanciulle che lottavano a suon di rilanci per lui; in realtà non è che proprio le vedesse, perché aveva i riflettori puntati addosso e la platea rimaneva in ombra, e neanche le sentiva distintamente, avvolto come era dall'Incantesimo Muffliato; gli sfuggiva la logica per cui Pansy lo avesse messo sotto Muffliato, forse era una qualche strana regola di quell'asta. Sperò che alla fine avrebbe vinto qualcuna con cui passare il suo tempo, dal venerdì pomeriggio alla domenica sera, non sarebbe stato troppo tremendo: qualcuna con cui divertirsi, non troppo oca e abbastanza carina: sebbene Draco sapesse di preferire i ragazzi, non si sarebbe certo tirato indietro davanti ad una bella fanciulla con cui stropicciarsi gli abiti.
Eteroflessibile era un termine che trovava elegante e sofisticato per la propria persona.
Infoiato come un cinghiale sarebbe potuto andare bene lo stesso.
Soprattutto, sperava che vincesse qualcuna che poi non gli restasse appiccicata una volta terminato il tempo a sua disposizione: da dopo la fine della scuola si era sentito via via meno incline ad essere coinvolto in storielle ed avventure. La verità è che da quella sera passata a Hogsmeade ci provava sempre meno gusto.
Ma quello che era fatto era fatto, si disse; e probabilmente aveva solo bisogno di un pretesto per rimontare in sella: per questo, in definitiva, si era lasciato convincere da Pansy a offrirsi come premio in palio.

Il rilancio era arrivato a trecento galeoni, era il momento giusto.
Hermione scosse piano il suo amico per la spalla: lui la guardò trasognato e la ragazza temette di averlo confuso troppo.
-Harry-, lo chiamò incoraggiante. -Il professor Ruf ha chiesto in che anno è stata fissata la nascita del Quidditch: è l'anno mille. Dobbiamo guadagnare punti per Grifondoro: presto, alza la mano e dai la risposta!-
La mano di Harry scattò in alto.
-Mille!-, ruggì orgoglioso di se stesso.
L'offerta esorbitante spiazzò le fanciulle della sala e per una manciata di secondi regnò il silenzio.
Pansy ne approfittò, aspettando il tempo minimo per un rilancio e poi dichiarando conclusa l'asta.
Il pubblico, deluso, cominciò a sciamare via e la Serpeverde riaccompagnò il suo amico dietro le quinte, in un camerino, spiegando che sarebbe andata subito a riscuotere il pagamento e lo mollò lì ad aspettare che arrivasse chi aveva vinto.
Hermione, dal canto suo, si complimentò con Harry e lo spinse ad un banco prima che l'incantesimo Confundus svanisse.
-Vieni, Harry, bravissimo! Hai vinto la gara di storia di Ruf, devi firmare il registro!-
Harry appose la sua firma su una pergamena e poi Hermione lo accompagnò in una stanza dove disse che avrebbe ricevuto il suo premio.

Il ragazzo si sentì schiarire improvvisamente la mente; contemporaneamente, realizzò di essere legato.
Andò in panico, iniziando a guardarsi intorno: era certo che si sarebbe trovato circondato da Mangiamorte.
Vide Draco Malfoy, legato pure lui.
Il panico diminuì, ma aumentò l’imbarazzo: nel vedere l’altro immobilizzato alla sedia qualcosa aveva iniziato a muoversi nei suoi pantaloni.
“Avere gli ormoni di un adolescente fa schifo”, si ritrovò a pensare, tentando di accavallare le gambe per nascondere la crescente erezione.
-Potter, piantala di ballare quella stupida danza babbana e liberami!-
-Non sto ballando, idiota! E come faccio a liberarti? Sono legato anche io e non ho la bacchetta!-
-Questo perché volevamo avere il tempo di spiegarvi senza che faceste qualche cazzata-, esordì una voce dalla penombra.
-Pansy, slegami subito!-
-Se non stai zitto ti imbavaglio anche!-, ribatté la Serpeverde  avanzando al centro della stanza, seguita da Hermione. Le due avevano sul viso un’aria soddisfatta, anche se quella della Grifondoro era macchiata da un accenno di senso di colpa.
Harry, pur distratto dal pensiero di Draco che si dibatteva al suo fianco (e le gocce che gli imperlavano la fronte adesso lo mandavano fuori di testa), cominciò a capire.
-Hermione, mi hai confuso!-, affermò risentito ed offeso.
Il senso di colpa aumentò nell’espressione di Hermione, ma la ragazza contemporaneamente serrò le labbra in una smorfia decisa.
-Lo avevo detto sia a te che a lui-, disse indicando con un cenno del mento Draco, che si bloccò all’istante assumendo un atteggiamento molto circospetto. -Ma non mi avete voluto dar retta-.
Fu l’unica frase, ma venne pronunciata come se spiegasse un sacco di cose.
-Lasciatemi spiegare-, intervenne Pansy. -Perché mi sto divertendo davvero un mondo e voglio godermi le vostre facce mentre vi racconto cosa è successo. Tu, stupido Grifondoro, sei stato confuso e hai partecipato ad un’asta, che hai vinto; e tu, stupido Serpeverde, sei il suo premio-.
I due ragazzi si guardarono orripilati.
Harry nella fattispecie era anche ammutolito, ma l’altro iniziò subito a replicare.
-Non puoi obbligarmi… Io ora…-
-Tu ora un bel niente. Avete firmato un contratto magico, una sorta di Voto Infrangibile. Vi impegnate a trascorrere del tempo insieme da venerdì pomeriggio a domenica sera prossimi presso la casa di campagna di Blaise, tempo durante il quale non potrete lanciare magie uno sull’altro-.
-Né su di noi-, si sentì in dovere di puntualizzare Hermione.
-Bene-, ringhiò Draco. -Datemi la mia bacchetta che vi schianto tutti adesso-.
Pansy sorrise con sincero affetto, avvicinandosi all’amico: gli restituì la bacchetta e lo slegò, mormorandogli all’orecchio.
-Se neanche in un angolo della tua mente pensi che in realtà ti abbia fatto un favore, sei libero di schiantarmi e torturami, fai pure-.
Draco scattò in piedi e lì rimase, tremante ed immobile per una manciata di secondi; dopo di che si avviò con passo furibondo verso la porta: aveva già una mano sul pomello quando Pansy si sentì in dovere di aggiungere un ultimo particolare.
-Draco, non pensare nemmeno di non presentarti: infrangere il contratto magico avrebbe conseguenze altamente… Nefaste-.
-Andatevene a fanculo tutti!-, sbraitò il biondo ed un attimo dopo non era più nella stanza.
-Mi pare sia andata benissimo!-, commentò Pansy, rivolta ad Hermione. -Io devo tornare di là: a lui pensaci tu, vi lascio soli-.
Così dicendo uscendo a sua volta e nella stanza rimasero solo Hermione ed Harry.

Lei lo liberò e gli restituì la bacchetta. E finalmente lo guardò dritto negli occhi.
Harry aveva un’aria smarrita e sembrava che tutti i suoi lineamenti si fossero allentati sul viso pendendo verso il pavimento.
Hermione si tese in attesa dei rimproveri e delle colpevolizzazioni: quello che invece uscì dalla bocca del ragazzo la stupì.
-Non funzionerà, sai-, disse mesto. -Lui mi detesta. Ha fatto tutto… Sai, faceva parte di un piano: non importa quanto lui mi piaccia, era tutta una farsa da parte sua-.
La ragazza non sapeva se essere felice perché Harry finalmente aveva ammesso che Draco gli piaceva o se essere dispiaciuta perché il suo amico non aveva capito una beneamata mazza della situazione. Stava per rispondere, quando lui riprese a parlare.
-Però… Grazie. Davvero. Avrò questi tre giorni, e poi riuscirò a dimenticarmi di lui, mi impegnerò a farlo: mi ha trattato come una merda e andrò avanti e me lo dimenticherò-, confermò quasi del tutto a sé stesso, mentre la voce assumeva una calda sfumatura di rabbia.
A Hermione venne da scuotere la testa, esasperata: Harry ogni tanto sembrava un mentecatto; forse la cicatrice che Voldemort aveva lasciato aveva colpito più in profondità del previsto e gli si era lesionato qualcosa nel cervello: qualcosa che aveva a che fare con la comprensione emotiva.
Ma decise di assecondarlo e poi… Be’, si sarebbe visto.
Lasciò lì il suo amico e raggiunse Pansy: la trovò che parlava con Blaise e Ron; inizialmente i ragazzi non erano stati troppo entusiasti della loro idea, ma dato che non erano riusciti a trovare nessuna soluzione migliore, avevano deciso di collaborare: la svolta decisiva era stata scegliere la casa di Blaise come luogo: appartato, dotato di incantesimi di protezione, deserto perché appena rimesso a nuovo.
Fece scivolare la propria mano in quella del suo ragazzo e si sentì felice quando lui ricambiò la stretta: aveva tenuto che ad una festa di maghi lui l’avrebbe trascurata; ma evidentemente a Blaise non interessava che lei fosse una Mezzosangue nata Babbana, non più almeno. Guardando Pansy appesa al braccio di Ron considerò che gli eventi stavano prendendo una piega ben strana, ma per niente spiacevole.
-A questo punto il grosso è fatto; non ci resta che invitare qualcun altro perché l’atmosfera non diventi troppo pesante: altrimenti quei due rischiano di passare tutto il tempo a guastarci l’umore. Tanto di spazio ce n’è in abbondanza-, propose Blaise.
-Penso che non sia il caso di invitare altri Serpeverde, in modo che Draco non si senta troppo spalleggiato nella sua pretesa di giocare a fare il piccolo Mago Oscuro-, considerò Pansy. -E neanche dei Grifondoro troppo concentrati sulla guerra tra Case-, aggiunse.
Ron fece una faccia delusa, perché evidentemente avrebbe voluto che venissero anche Dean e Seamus; però propose Ginny, che ottenne l’invito in quanto buona giocatrice di Quidditch.
A ruota venne il nome di Michael Corner, con cui Ginny si era da poco rimessa, ed il suo amico Terry Boot: poi furono incluse nella lista Luna e Megan, una simpaticissima Tassorosso, gioviale ed accomodante.
Blaise si prese ovviamente il compito di spedire subito gli inviti, e si eclissò insieme ad Hermione.
-Scommetto che gli inviti erano solo un pretesto-, considerò Pansy ad alta voce. Poi rivolse la sua attenzione a Ron. -Ti rendi conto che lo scopo del prossimo fine settimana non è giocare a Quidditch, vero?-
Ron si mostrò deluso, ma dopo un attimo tornò alla carica con il suo temperamento Grifondoro.
-Passare del tempo insieme noi due, invece? Guarda, se non mi fai stare insieme a Malfoy ti faccio da cavalier servente, ti regalo quello che vuoi, ti…-
-Oh, sono tutte cose che puoi comunque fare; ma il nostro fine è che quei due capiscano di voler stare insieme-.
La delusione si fece di nuovo strada sul volto di Ron.
-Non so se sono d’accordo che Harry e Malfoy… Insomma… Quello-.
-Non fare il guastafeste e tenta di non litigare con Draco. Un po’ di collaborazione non ti ucciderebbe, sai, Ron?-, disse la moretta.
-Pansy, ascolta-, le disse il ragazzo poggiandole le mani sulle spalle. –Pur con tutto il bene che ti voglio… Scordati che io possa essere gentile con Malfoy! Ma come! Hai assistito a tutte le beffe, ad ogni insulto… Ti pare il caso di chiedermi una cosa del genere?-
Ma Pansy stava attualmente boccheggiando…
-Ehi, va tutto bene?-
-Ron, tu hai appena detto che mi vuoi bene?-, chiese con voce strozzata.
-Oh, cazzo-, esclamò il rosso levando in aria di botto le mani, come in segno di resa. –Ehm, ecco, io… Naturalmente era così, un modo di esprimersi generico e poi io… Noi… Cioè…-
Si stava letteralmente arrampicando sugli specchi, passando lentamente ad un aranciato color lava… No… Rosso peperone…
Lei sorrise.
-Va bene, Ron. Posso accettarlo. Posso perfino esserne contenta-, parlò con voce dolce. –Ovviamente-, proseguì con tono acido, -non sognarti neanche che io possa dirti una cosa del genere a mia volta. Sono una Serpeverde e noi Serpeverde non parliamo mai dei nostri sentimenti-.
-Immagina la mia felicità…-, sbuffò lui.
Ma Pansy era radiosa, bellissima e quello che non diceva, traspariva comunque dall’espressione del suo viso.
-Baciami, scemo!- , ordinò tuffandosi tra le sue braccia.
Lui la guardò, un attimo prima di obbedirle.
-Questo fine settimana mi farà venire un infarto, e per più di un motivo-.

 

 

  
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