Scrivere
questo capitolo, dopo aver aggiornato “L’Ottavo
Anno” è stato un po’ come
passare un pomeriggio a poltrire dopo aver corso una
maratona… So bene che è
molto più leggera (anche come volumi oltre che come
atmosfera), ma anche questo
figlio minore merita una conclusione.
Pansy,
in quanto rampolla, aveva ben presto imparato a districarsi in eventi
sociali e
mondani, anche se il suo carattere pepato le procurava spesso
più punizioni da
parte della madre di quante fosse disposta ad accettare.
Fin
da piccina aveva dovuto fare i conti con le ristrettezze che il suo
ruolo di
figlia unica le imponeva: modi di comportamento da apprendere, regole
da
seguire, etichetta da memorizzare.
Viveva
all’interno di un mondo abbastanza rigido… Forse
era per questo che si sentiva
attratta da Ronald Bilius Weasley: così rozzo,
così spontaneo. Pepato quanto
lei.
In
ogni caso, per il momento le cose andavano bene: fino a che
l’esito della
guerra non fosse stato deciso, i Parkinson non si sarebbero schierati
in modo
palese; Voldemort per il momento non aveva mostrato il desiderio di
averli
accanto.
Pansy
si fissò l’avambraccio a cui stava legando dei
braccialetti di fiori
intrecciati: era ancora candido ed intoccato: con un poco di fortuna,
sarebbe
rimasto scevro da marchi.
Lei
e Blaise avevano parlato a lungo qualche giorno prima della fine della
scuola:
nessuno di loro due desiderava diventare Mangiamorte… Quali
che fossero le loro
opinioni sulla società magica e sul modo di governarla,
principalmente loro due
volevano restare liberi e non vivere in un regno di terrore quale
quello di
Voldemort si preannunciava. Ed inoltre, il fatto di essere cotti dei
migliori
amici del principale oppositore del Signore Oscuro… Beh, la
cosa aveva il suo
peso.
La
Serpeverde non si era fatta troppi problemi concernenti il futuro, fino
a quel
momento.
Ma
se avesse dovuto scegliere lo schieramento così su due
piedi…
Sorrise:
era inutile stare a pensare alla guerra, in quel momento: aveva di
fronte a sé
una serata impegnativa, un compito titanico e un colpo vincente da
segnare.
Infilò
l’ultimo fiore tra i capelli ed uscendo di stanza scese al
piano inferiore dove
la serata di beneficenza che aveva organizzato al posto di sua madre
stava per
avere inizio.
-Hermione?-
-Sì,
Harry?-
-Ripetimi
perché siamo qui-.
“Oh,
Morgana, no, non di nuovo!”
-Beneficenza,
Harry. Tutti i soldi che ricaveranno da questa asta oggi saranno
devoluti ad un
orfanotrofio che deve essere costruito-.
Usò
un tono intermedio tra quello che avrebbe utilizzato per spiegare Rune
Antiche
un cerebroleso (cioè il modo in cui le spiegava a Ron) e
quello che gli sarebbe
servito ad ammansire una delle “innocue” creature
di Hagrid.
La
ragazza era sicura che il moro non avrebbe detto di no ad una simile
causa:
troppo facile far leva su orfanelli indifesi.
“Perdonatemi,
orfanelli indifesi”.
-Ma
sembra tanto simile ad una festa! Sai che non mi piace stare in
pubblico. Tutti
hanno la tendenza a guardarmi in fronte quando mi parlano…-
-Questo
perché hai una fronte molto affascinante-,
ribatté distrattamente Hermione
mentre scrutava tra la folla alla ricerca di qualcuno.
-Chi cerchi, Herm? E no, non mi fissano per la mia fronte-,
proseguì l’altro in tono lamentoso. Harry non si
lamentava spesso, ma quando
attaccava poteva andare avanti anche ore. -Cercano
di vedere sempre la
cicatrice. Mi sono fatto anche allungare la frangia, ma non serve a
niente. In
me tutti vogliono vedere solo il Bambino Sopravvissuto e
mai…-
Ma Hermione nel frattempo aveva individuato una chioma
corvina: alzò un braccio per attirare l’attenzione
e si vide rispondere con un
pollice verso l’altro.
-E poi lo smoking mi soffoca e non capisco perché non ti sei
fatta accompagnare da…-
-Blaise arriverà più tardi-, tagliò
corto lei.
-Ma lo stesso, io…-
La Grifondoro sospirò: Harry l’avrebbe uccisa per
quello che
stava per fare. Che diamine, anche lei stessa si sarebbe uccisa per
quello che
stava per fare!
Ma qualcuno doveva pur fare qualcosa!!!
Si spostò dietro Harry e gli puntò la bacchetta
tra le
scapole.
“Scusa, amico mio”.
-Confundus-, bisbigliò.
-Pansy?-
-Dimmi, Draco-.
-Non sono sotto Imperius, vero?-
-Non che io sappia, Draco-.
-Allora puoi rispiegarmi cosa ci faccio qui?-
“Merlino, che pppalle!”
-Stiamo per fare della beneficenza. Sai, quei poveri…-
-Ah, ci sono i Weasley! Non me ne può fregare di meno! Io
non faccio beneficenza senza un tornaconto personale!-
-Ok…-, capitolò la Serpeverde, che trovava
inutile
sottolineare come “fare beneficienza” e
“tornaconto personale” stonassero tra
di loro in una stessa frase. –Allora, siamo qui
perché questo è un evento
sociale di spicco per la società magica e non puoi
perdertelo. Siamo qui perché
io ho organizzato l’asta e tu hai promesso che mi avresti
aiutato…-, alzò una
mano non appena il biondo fece per intervenire. -Anche se dietro
compenso, lo
so. Infine-, e si concesse di sorridere, -siamo qui perché
questo smoking ti
dona moltissimo!-
-Mhmmm-, bofonchiò Draco. Poi assottigliò gli
occhi in una
smorfia calcolatrice. –A quanto ammonta il mio compenso?-
-Te l’ho già spiegato: è una
percentuale sul ricavo: quindi,
datti da fare perché le offerte siano alte!-
Il giovane gonfiò il petto, inorgoglito.
-Lo saranno, vedrai. Lascia fare a me; sono o non sono Draco
Malfoy? Ehi, Pansy, mi ascolti? Cosa stai guardando in giro per il
salone?-
-Eh?! No, no, niente… Perfetto-, si riprese la ragazza che
aveva appena individuato due persone di suo interesse.
–Allora firma qui per il
contratto…-
Mentre Draco si chinava su un tavolo a siglare con la sua
elegante grafia una pergamena, Pansy alzò il braccio in
aria, la mano stretta a
pugno ed il pollice diretto al soffitto. Non appena l’altra
l’avesse visto,
avrebbe dato subito il via alla contromossa.
“E che Morgana ce la mandi buona…”.
Non appena Draco salì sul
palco, fu subito chiaro che
sarebbe stata una sfida all’ultimo sangue. Decine di mani
guantate di fanciulle
(e, ebbene sì, anche di qualche signora) scattarono verso
l’alto.
Draco non faceva molto altro che starsene fermo, rivolto di
tre quarti verso il pubblico, ma riusciva ad infondere nel viso una
tale
sensuale malizia che le offerte cominciarono a salire velocemente,
mentre Pansy
fomentava la competizione.
-Gentili partecipanti a questa asta di beneficienza,
superate la vostra timidezza! Draco Malfoy è qui disponibile
per voi! Chi
vincerà facendo l'offerta più alta si
aggiudicherà la sua compagnia per un
intero fine settimana presso la residenza di campagna della famiglia
Zabini!
Potrete non solo trascorrere ben tre giorni in compagnia di questo
splendido
ragazzo, ma farlo in uno dei più fantastici manieri del
Somersetshire! Senza
contare-, si sentì in dovere di aggiungere, -che
contribuirete con la vostra
donazione ad aiutare la costruzione del nuovo orfanotrofio dedicato ad
Alice
Molland-.
Altre mani si alzarono al soffitto. Pansy continuò ad
incitare.
-Uhuuu, siamo arrivati a quaranta galeoni! Ma vedo mani che
continuano a fare altre offerte! Quarantacinque! Cinquanta! Chi offre
di più?-
Draco se la stava godendo un mondo a vedere tutte quelle
fanciulle che lottavano a suon di rilanci per lui; in realtà
non è che proprio
le vedesse, perché aveva i riflettori puntati addosso e la
platea rimaneva in
ombra, e neanche le sentiva distintamente, avvolto come era
dall'Incantesimo
Muffliato; gli sfuggiva la logica per cui Pansy lo avesse messo sotto
Muffliato, forse era una qualche strana regola di quell'asta.
Sperò che alla
fine avrebbe vinto qualcuna con cui passare il suo tempo, dal
venerdì
pomeriggio alla domenica sera, non sarebbe stato troppo tremendo:
qualcuna con
cui divertirsi, non troppo oca e abbastanza carina: sebbene Draco
sapesse di
preferire i ragazzi, non si sarebbe certo tirato indietro davanti ad
una bella
fanciulla con cui stropicciarsi gli abiti.
Eteroflessibile era un termine che trovava elegante e
sofisticato per la propria persona.
Infoiato come un cinghiale sarebbe potuto andare bene lo
stesso.
Soprattutto, sperava che vincesse qualcuna che poi non gli
restasse appiccicata una volta terminato il tempo a sua disposizione:
da dopo
la fine della scuola si era sentito via via meno incline ad essere
coinvolto in
storielle ed avventure. La verità è che da quella
sera passata a Hogsmeade ci
provava sempre meno gusto.
Ma quello che era fatto era fatto, si disse; e probabilmente
aveva solo bisogno di un pretesto per rimontare in sella: per questo,
in
definitiva, si era lasciato convincere da Pansy a offrirsi come premio
in
palio.
Hermione scosse piano il suo amico per la spalla: lui la
guardò trasognato e la ragazza temette di averlo confuso
troppo.
-Harry-, lo chiamò incoraggiante. -Il professor Ruf ha
chiesto in che anno è stata fissata la nascita del
Quidditch: è l'anno mille.
Dobbiamo guadagnare punti per Grifondoro: presto, alza la mano e dai la
risposta!-
La mano di Harry scattò in alto.
-Mille!-, ruggì orgoglioso di se stesso.
L'offerta esorbitante spiazzò le fanciulle della sala e per
una manciata di secondi regnò il silenzio.
Pansy ne approfittò, aspettando il tempo minimo per un
rilancio e poi dichiarando conclusa l'asta.
Il pubblico, deluso, cominciò a sciamare via e la Serpeverde
riaccompagnò il suo amico dietro le quinte, in un camerino,
spiegando che sarebbe
andata subito a riscuotere il pagamento e lo mollò
lì ad aspettare che
arrivasse chi aveva vinto.
Hermione, dal canto suo, si complimentò con Harry e lo
spinse ad un banco prima che l'incantesimo Confundus svanisse.
-Vieni, Harry, bravissimo! Hai vinto la gara di storia di
Ruf, devi firmare il registro!-
Harry appose la sua firma su una pergamena e poi Hermione lo
accompagnò in una stanza dove disse che avrebbe ricevuto il
suo premio.
Andò in panico, iniziando a guardarsi intorno: era certo che
si sarebbe trovato circondato da Mangiamorte.
Vide Draco Malfoy, legato pure lui.
Il panico diminuì, ma aumentò
l’imbarazzo: nel vedere l’altro
immobilizzato alla sedia qualcosa aveva iniziato a muoversi nei suoi
pantaloni.
“Avere gli ormoni di un adolescente fa schifo”, si
ritrovò a
pensare, tentando di accavallare le gambe per nascondere la crescente
erezione.
-Potter, piantala di ballare quella stupida danza babbana e
liberami!-
-Non sto ballando, idiota! E come faccio a liberarti? Sono legato
anche io e non ho la bacchetta!-
-Questo perché volevamo avere il tempo di spiegarvi senza
che faceste qualche cazzata-, esordì una voce dalla penombra.
-Pansy, slegami subito!-
-Se non stai zitto ti imbavaglio anche!-, ribatté la
Serpeverde avanzando
al centro della stanza, seguita da
Hermione. Le due avevano sul viso un’aria soddisfatta, anche
se quella della
Grifondoro era macchiata da un accenno di senso di colpa.
Harry, pur distratto dal pensiero di Draco che si dibatteva
al suo fianco (e le gocce che gli imperlavano la fronte adesso lo
mandavano
fuori di testa), cominciò a capire.
-Hermione, mi hai confuso!-, affermò risentito ed offeso.
Il senso di colpa aumentò nell’espressione di
Hermione, ma
la ragazza contemporaneamente serrò le labbra in una smorfia
decisa.
-Lo avevo detto sia a te che a lui-, disse indicando con un
cenno del mento Draco, che si bloccò all’istante
assumendo un atteggiamento
molto circospetto. -Ma non mi avete voluto dar retta-.
Fu l’unica frase, ma venne pronunciata come se spiegasse un
sacco di cose.
-Lasciatemi spiegare-, intervenne Pansy. -Perché mi sto
divertendo
davvero un mondo e voglio godermi le vostre facce mentre vi racconto
cosa è
successo. Tu, stupido Grifondoro, sei stato confuso e hai partecipato
ad un’asta,
che hai vinto; e tu, stupido Serpeverde, sei il suo premio-.
I due ragazzi si guardarono orripilati.
Harry nella fattispecie era anche ammutolito, ma l’altro
iniziò subito a replicare.
-Non puoi obbligarmi… Io ora…-
-Tu ora un bel niente. Avete firmato un contratto magico,
una sorta di Voto Infrangibile. Vi impegnate a trascorrere del tempo
insieme da
venerdì pomeriggio a domenica sera prossimi presso la casa
di campagna di
Blaise, tempo durante il quale non potrete lanciare magie uno
sull’altro-.
-Né su di noi-, si sentì in dovere di
puntualizzare Hermione.
-Bene-, ringhiò Draco. -Datemi la mia bacchetta che vi
schianto tutti adesso-.
Pansy sorrise con sincero affetto, avvicinandosi all’amico:
gli restituì la bacchetta e lo slegò,
mormorandogli all’orecchio.
-Se neanche in un angolo della tua mente pensi che in realtà
ti abbia fatto un favore, sei libero di schiantarmi e torturami, fai
pure-.
Draco scattò in piedi e lì rimase, tremante ed
immobile per
una manciata di secondi; dopo di che si avviò con passo
furibondo verso la
porta: aveva già una mano sul pomello quando Pansy si
sentì in dovere di
aggiungere un ultimo particolare.
-Draco, non pensare nemmeno di non presentarti: infrangere
il contratto magico avrebbe conseguenze altamente… Nefaste-.
-Andatevene a fanculo tutti!-, sbraitò il biondo ed un
attimo dopo non era più nella stanza.
-Mi pare sia andata benissimo!-, commentò Pansy, rivolta ad
Hermione. -Io devo tornare di là: a lui pensaci tu, vi
lascio soli-.
Così dicendo uscendo a sua volta e nella stanza rimasero
solo Hermione ed Harry.
Harry aveva un’aria smarrita e sembrava che tutti i suoi
lineamenti si fossero allentati sul viso pendendo verso il pavimento.
Hermione si tese in attesa dei rimproveri e delle
colpevolizzazioni: quello che invece uscì dalla bocca del
ragazzo la stupì.
-Non funzionerà, sai-, disse mesto. -Lui mi detesta. Ha
fatto tutto… Sai, faceva parte di un piano: non importa
quanto lui mi piaccia,
era tutta una farsa da parte sua-.
La ragazza non sapeva se essere felice perché Harry
finalmente
aveva ammesso che Draco gli piaceva o se essere dispiaciuta
perché il suo amico
non aveva capito una beneamata mazza della situazione. Stava per
rispondere,
quando lui riprese a parlare.
-Però… Grazie. Davvero. Avrò questi
tre giorni, e poi riuscirò
a dimenticarmi di lui, mi impegnerò a farlo: mi ha trattato
come una merda e
andrò avanti e me lo dimenticherò-,
confermò quasi del tutto a sé stesso, mentre
la voce assumeva una calda sfumatura di rabbia.
A Hermione venne da scuotere la testa, esasperata: Harry
ogni tanto sembrava un mentecatto; forse la cicatrice che Voldemort
aveva
lasciato aveva colpito più in profondità del
previsto e gli si era lesionato
qualcosa nel cervello: qualcosa che aveva a che fare con la
comprensione
emotiva.
Ma decise di assecondarlo e poi… Be’, si sarebbe
visto.
Lasciò lì il suo amico e raggiunse Pansy: la
trovò che
parlava con Blaise e Ron; inizialmente i ragazzi non erano stati troppo
entusiasti della loro idea, ma dato che non erano riusciti a trovare
nessuna
soluzione migliore, avevano deciso di collaborare: la svolta decisiva
era stata
scegliere la casa di Blaise come luogo: appartato, dotato di
incantesimi di
protezione, deserto perché appena rimesso a nuovo.
Fece scivolare la propria mano in quella del suo ragazzo e
si sentì felice quando lui ricambiò la stretta:
aveva tenuto che ad una festa
di maghi lui l’avrebbe trascurata; ma evidentemente a Blaise
non interessava
che lei fosse una Mezzosangue nata Babbana, non più almeno.
Guardando Pansy
appesa al braccio di Ron considerò che gli eventi stavano
prendendo una piega
ben strana, ma per niente spiacevole.
-A questo punto il grosso è fatto; non ci resta che invitare
qualcun altro perché l’atmosfera non diventi
troppo pesante: altrimenti quei
due rischiano di passare tutto il tempo a guastarci l’umore.
Tanto di spazio ce
n’è in abbondanza-, propose Blaise.
-Penso che non sia il caso di invitare altri Serpeverde, in
modo che Draco non si senta troppo spalleggiato nella sua pretesa di
giocare a
fare il piccolo Mago Oscuro-, considerò Pansy. -E neanche
dei Grifondoro troppo
concentrati sulla guerra tra Case-, aggiunse.
Ron fece una faccia delusa, perché evidentemente avrebbe
voluto che venissero anche Dean e Seamus; però propose
Ginny, che ottenne l’invito
in quanto buona giocatrice di Quidditch.
A ruota venne il nome di Michael Corner, con cui Ginny si
era da poco rimessa, ed il suo amico Terry Boot: poi furono incluse
nella lista
Luna e Megan, una simpaticissima Tassorosso, gioviale ed accomodante.
Blaise si prese ovviamente il compito di spedire subito gli
inviti, e si eclissò insieme ad Hermione.
-Scommetto che gli inviti erano solo un pretesto-, considerò
Pansy ad alta voce. Poi rivolse la sua attenzione a Ron. -Ti rendi
conto che lo
scopo del prossimo fine settimana non è giocare a Quidditch,
vero?-
Ron si mostrò deluso, ma dopo un attimo tornò
alla carica
con il suo temperamento Grifondoro.
-Passare del tempo insieme noi due, invece? Guarda, se non
mi fai stare insieme a Malfoy ti faccio da cavalier servente, ti regalo
quello
che vuoi, ti…-
-Oh, sono tutte cose che puoi comunque fare; ma il nostro
fine è che quei due capiscano di voler stare insieme-.
La delusione si fece di nuovo strada sul volto di Ron.
-Non so se sono d’accordo che Harry e Malfoy…
Insomma…
Quello-.
-Non fare il guastafeste e tenta di non litigare con Draco. Un
po’ di collaborazione non ti ucciderebbe, sai, Ron?-, disse
la moretta.
-Pansy, ascolta-, le disse il
ragazzo poggiandole le mani sulle spalle. –Pur con tutto il
bene che ti voglio…
Scordati che io possa essere gentile con Malfoy! Ma come! Hai assistito
a tutte
le beffe, ad ogni insulto… Ti pare il caso di chiedermi una
cosa del genere?-
Ma Pansy stava attualmente
boccheggiando…
-Ehi, va tutto bene?-
-Ron, tu hai appena detto che
mi vuoi bene?-, chiese con voce strozzata.
-Oh, cazzo-, esclamò il rosso
levando in aria di botto le mani, come in segno di resa.
–Ehm, ecco, io… Naturalmente
era così, un modo di esprimersi generico e poi
io… Noi… Cioè…-
Si stava letteralmente
arrampicando sugli specchi, passando lentamente ad un aranciato color
lava… No…
Rosso peperone…
Lei sorrise.
-Va bene, Ron. Posso
accettarlo. Posso perfino esserne contenta-, parlò con voce
dolce. –Ovviamente-,
proseguì con tono acido, -non sognarti neanche che io possa
dirti una cosa del
genere a mia volta. Sono una Serpeverde e noi Serpeverde non parliamo
mai dei
nostri sentimenti-.
-Immagina la mia felicità…-,
sbuffò lui.
Ma Pansy era radiosa,
bellissima e quello che non diceva, traspariva comunque
dall’espressione del
suo viso.
-Baciami, scemo!- , ordinò
tuffandosi tra le sue braccia.
Lui la guardò, un attimo prima
di obbedirle.
-Questo fine settimana mi farà
venire un infarto, e per più di un motivo-.