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Autore: V4l3    10/06/2019    1 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Aveva passato una notte a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere davvero sonno, osservando le luci del mattino schiarire il cielo filtrando attraverso le persiane malconce, osservare come la luce dissipasse le ombre e illuminasse la sua stanza. Non aveva fatto altro che  pensare a Jason e a quel caratteraccio assurdo che si ritrovava, per non parlare del modo che aveva nel guardarla, le faceva andare in pappa il cervello, si chiedeva come facesse quella ragazza bionda ad essere innamorata di uno come lui; poi quella sensazione fastidiosa si affacciò in lei nel ripensarli insieme, si chiedeva perché le dava tanto fastidio, pensando che il suo malessere era dato dal fatto che da quando sua madre era venuta a mancare e lei era stata spedita lì, Jason in qualche modo era diventato “casa”, era diventata la persona più vicina che mai avesse avuto all’infuori di sua madre, colui che lei aveva scelto come aiuto per la figlia, per darle la possibilità di vivere in maniera più normale rispetto a quanto avesse fatto prima e Jason era diventato in qualche modo la sua famiglia, anche se lui avrebbe dato sicuramente di matto se per caso avesse avuto il sentore di quei pensieri; Alex non capiva perché questo sentimento le si fosse così radicato nella pelle nonostante lui avesse più e più volte manifestato il fatto di non tollerare quella convivenza, ma era sicura che fosse quello il motivo del fastidio, della frustrazione, forse aveva solo paura di perdere anche lui, forse nonostante fosse il tipo burbero e solitario che stava imparando a conoscere, lo aveva accettato nella sua vita, cosa che lui non sembrava ancora aver digerito. Guardò il cellulare sbuffando per l’ora e decidendo di andarsi a fare una doccia per levarsi dalla mente quei pensieri che le stavano davvero riempiendo la mente solo di domande. Una volta finito scese le scale per  mangiare qualcosa, ma per poco non perse l’equilibrio sulla soglia della cucina nel ritrovarsi Jason in cucina; quella mattina non aveva controllato la finestra, sicura di essere sola a casa, invece se lo trovò seduto lì con una serie di fogli davanti che scrutava con attenzione e lei non riuscì a non rimanere qualche attimo ad osservarlo, con la luce del giorno a scolpire il volto serio e attento, quasi a voler evidenziarne il viso ben definito, i capelli che gli ricadevano sulla fronte coprendogli come sempre un po’ gli occhi, indossava una maglia verde militare a maniche lunghe e teneva le braccia incrociate sul tavolo, mentre una mano giocava con una matita. In quel momento, forse sentendosi osservato,  alzò la testa di scatto facendole fare un salto sul posto –Buongiorno, non pensavo fossi a casa- disse impacciata andando subito verso il ripiano per prepararsi un caffè, sentendo chiaramente lo sguardo di lui pungerle la schiena –Ne vuoi?- chiese senza girarsi –Si, grazie- rispose con la sua voce bassa, Alex sentì un brivido lungo la schiena, era sempre stato quello il suo tono, o era lei ad essere strana? Pensò mentre preparava due tazze, prendendosi poi un paio di fette di pane e della marmellata, quando anche il caffè fu pronto si girò verso Jason che aveva ripreso a studiare con attenzione i fogli su cui segnava degli appunti, Alex gli passò la tazza di caffè e prese posto iniziando a mangiare, cercando di occupare la sua mente con qualsiasi cosa non fosse lui  –A che ora passa Liz?- solo quando lo sentì parlare incrociò quello sguardo cobalto, sembrava un po’ più riposato della sera prima, ma i suoi occhi erano ancora arrossati così come il suo viso –Per le 16.00- rispose incerta –Hai la febbre?- chiese a sua volta, lui irrigidì la mascella, abbassando la testa a quei disegni, Alex giurò che le labbra di Jason avessero accennato un sorriso mentre riprendeva a sorseggiare il caffè caldo
–Vuoi mangiare qualcosa per pranzo?- si sforzò di chiedergli mentre finiva la sua veloce colazione –No, sto bene così- le rispose senza guardarla, Alex sospirò e decise che avrebbe fatto lei, ancora una volta, il primo passo –Mi dispiace- disse con uno sforzo che le costò un altro sospiro, lui alzò lentamente la testa da quei fogli e la guardò dritto negli occhi, ma non disse nulla –Io- Alex sentì la gola farsi secca –Ho sbagliato a parlarti in quel modo, mi dispiace- disse – non so niente né di te, né del rapporto che avevi con mia madre, lei non mi ha mai detto molto, e non sono nessuno per parlarti in quel modo sulla tua vita privata, mi dispiace davvero- alla fine era giunta alla conclusione che si sentiva profondamente mortificata e in colpa per quello che gli aveva detto e il modo in cui si erano parlati. Cercò di rimanere seria continuando a reggere lo sguardo dell’uomo, anche se i suoi occhi la tradirono inumidendosi, dal canto suo, Jason la fissò ancora qualche attimo, poi si appoggiò allo schienale della sedia –Dove andrai con Liz?- chiese cambiando volutamente discorso, lei rimase spaesata da quella domanda, insomma gli aveva chiesto scusa e lui invece di risponderle un semplice “grazie” le stava rivolgendo una domanda che non c’entrava niente
–Non so- disse infine, lui sbuffò alzandosi dalla sedia raccogliendo i fogli, si fermò su uno di essi strappandone un pezzetto e scrivendoci  sopra qualcosa –Questo è il mio numero, vedi di appuntartelo- disse severo e le passò il pezzetto di carta che Alex prese a bocca aperta, quando lo vide allontanarsi si alzò e cercando di sveltirsi con la sola stampella, lo seguì fino in salotto, dove lo vide sistemare i fogli dentro una cartellina e infilarsi una giacca –Ma dove vai?- gli chiese ancora con il foglietto in mano, lui la guardò appena mentre apriva la porta prendendo le chiavi del pick-up –Da un cliente, vedi di non ubriacarti e soprattutto, per una volta, vedi di usare la testa- detto questo uscì di casa lasciando un’esterrefatta Alex ferma in mezzo al salotto
-Avanti non fare quella faccia!-Liz era almeno da un’ora che cercava di sollevarle il morale, ma Alex era profondamente a terra. Il controllo era andato bene, tutto sommato avrebbe dovuto gioire del fatto che il suo ginocchio si stesse riprendendo, inoltre il tutore era stato sostituito da una stretta fasciatura che doveva tenere almeno per dieci giorni, per effettuare l’ultimo controllo, ma questo significava dover affrontare ancora una volta Jason. Sbuffò sonoramente sdraiandosi sul letto di Liz, mentre quest’ultima continuava a tirar fuori dal suo armadio una serie di vestiti che avrebbe provato per la serata
 –Vedrai che Jason non ti dirà niente, anzi- le disse Liz guardando un paio di pantaloni neri che poi buttò malamente dentro il suo armadio –Lo conosci meglio di me, Liz, quello mi vuole fuori dalle scatole! Me lo ha anche detto l’altra volta!- Alex ricordò quella litigata, quando per la prima volta il volto di Jason e la sua rabbia le avevano fatto paura, Liz le si posizionò davanti con le braccia sui fianchi –Non conta la volta scorsa, Alex, avevate litigato come altre cento volte e come succede sempre con chiunque abbia a che fare con lui!- le disse –Ora smettila di stare lì come una mummia e vieni ad aiutarmi a scegliere cosa mettermi e soprattutto a vedere se c’è qualcosa che può interessarti!- Alex sospirò guardando il soffitto, aveva paura di ricevere un "ben servito" da lui, di dover fare di nuovo le valigie e andarsene ancora, senza una meta, senza nessuno e la cosa le procurava solo tanta ansia -E poi se proprio ti vuole mandare via, non ti preoccupare, puoi venire a stare con me e Mike!- disse Liz ridacchiando attirando l'attenzione di Alex che la guardò con un sorrisetto sulle labbra -Da voi? E i tuoi non ti farebbero problemi?- chiese avvicinandosi al bordo del letto per iniziare a dare un po’ di attenzione ai vestiti di Liz che fino a quel momento sembrava non aver trovato nulla che valesse la pena di indossare, la moretta fece un'alzata di spalle -Ma noi viviamo soli, per i miei non sarebbe certo un problema- spiegò riprendendo a sistemare alcune maglie, Alex la guardò stupita da quella confessione, ma qualcosa le fece capire che era meglio per il momento non fare altre domande.
-Lo sai che sei un coglione, vero?- Mike alzò gli occhi al soffitto all’ennesimo insulto da parte dell’amico che quella sera aveva deciso di sfogare il suo malumore insultandolo, reso peggio del solito dal suo essere visibilmente febbricitante –A dire il vero sapevo fossi tu, visto che te lo ripeto spesso- rispose sornione guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Jason seduto al solito posto nel pub –Te l’ho chiesto da ieri di informarti su dove sarebbero andate!- puntualizzò il moro mentre Mike finì di pulire un paio di bicchieri e preparare due boccali da servire all’ennesimo tavolino –Jason, ti ho detto che non ho visto mia sorella per tutto il giorno e sinceramente non c’ho proprio pensato!- sbuffò -Comunque stai davvero esagerando! Sono andate a divertirsi, cavolo!- Jason abbassò la bottiglia di birra che stava bevendo –Mike, è esattamente questo ciò che mi preoccupa, soprattutto se c’è’ quella svitata di Jessica!- Mike sospirò ancora una volta passando il vassoio al giovane David che quella sera avrebbe sostituito la sorella. David aveva appena 18 anni, era il figlio di un amico di vecchia data del padre di Mike che cercava lavoretti per rimediare qualche soldo, studiava matematica e aveva il classico aspetto del tipo precisino, con gli occhialetti dalla montatura scura a contornare gli occhi marroni così come i suoi capelli, era piuttosto alto e magro –Ehi David- Mike si appoggiò al bancone guardando come Jason avesse deciso di approcciarsi al ragazzino che appena venne chiamato si mise sull’attenti, neanche fosse stato davanti un generale dell’esercito, questo era l’effetto che Jason aveva su molte persone –Tu sai dove è andata Liz?- gli chiese seccato il moro assottigliando lo sguardo, David si sentì subito in imbarazzo, quell’uomo lo spaventava un po’, non che gli avesse mai fatto nulla, anzi, ma aveva l’aria di uno che non ama molto il genere umano e soprattutto non ottenere ciò che vuole; in un gesto automatico, David si sistemò gli occhialetti e fissò Jason  –So che c’era una festa- rispose prendendo poi il vassoio e sperando che la risposta bastasse, ma ovviamente si accorse di non aver soddisfatto l’aspettativa dell’uomo che mugugnò qualcosa innervosendosi, così il ragazzino incrociò di nuovo quello sguardo tagliente –Ma…ma non so dove sia, con Liz non abbiamo molti amici in comune- si sbrigò a dire per poi dileguarsi tra i tavoli, mentre Mike non riuscì a non trattenere una risata
 –Dovevi arruolarti nelle forze speciali, amico! Con te capitolerebbero in parecchi!- Jason sbuffò ritornando a bere la sua birra –Dai vedrai che andrà tutto bene, inoltre se oggi il controllo è andato come doveva andare, Alex ti starà fuori dalle scatole già da domani- fece allusivo l’amico –non è quello che volevi?- Mike si dileguò nella cucina, lasciando che quella domanda investisse un Jason non preparato ad accoglierla. Si fermò con la bottiglia a mezz’aria e rivide la discussione che aveva avuto con la ragazzina qualche giorno prima; gli tornarono in mente le parole che lui stesso gli aveva sputato addosso 
-Fammi un favore- le aveva detto  dopo un attimo di silenzio –Vedi di farti trovare al 100% al controllo, perché ti voglio fuori dai piedi!-“
 Deglutì a fatica la birra che aveva ancora in bocca, ricordando l’espressione sconcertata e impaurita di Alex, era stato davvero un coglione, aveva ragione Mike. Come al solito era scoppiato senza un vero motivo, inoltre c’era modo e modo di parlare, soprattutto ad una ragazzina di 20 anni, invece lui si era limitato ad aggredirla e farle capire che doveva togliere le tende al più presto –Come mai quella faccia?- Mike era tornato con in mano alcuni piatti per David che subito si dileguò, Jason sospirò –Sono un coglione- ammise visibilmente amareggiato e Mike non trattenne un sorriso –Finalmente su qualcosa siamo d’accordo- disse ridendo –Mike, dico davvero, non è normale che non riesco a parlarle e a comportarmi ogni volta così- Jason sembrava davvero irritato e frustrato per la cosa, Mike si appoggiò sul bancone facendo sparire lo sguardo gioviale che aveva per divenire subito serio –Jason, te l’ho già detto come la penso, ma non mi sembra che tu voglia sentire dei consigli da un amico- rispose e Jason si ritrovò a guardarlo negli occhi
–Quella ragazzina non ha nessuno e se Emma te l’ha spedita qui, è in memoria e dell’amicizia che c’era tra voi, ma tu sei ancora legato ad un passato che non può più tornare e l’hai iniziata a punire come se la causa di tutto fosse lei, senza neanche provare per un attimo ad affrontare la situazione- Jason abbassò lo sguardo colpevole, sapeva che Mike aveva ragione, ma ogni volta commetteva sempre lo stesso errore –Se non vuoi che se ne vada, basta che glielo dici- disse Mike –Ma io voglio che vada via!- rispose di getto Jason alzando leggermente la voce e incrociando di nuovo il volto dell’amico –Ne sei davvero sicuro?- chiese allusivo Mike –Ti sta bene che se ne vada via?- in quel momento il cellulare di Jason iniziò a vibrare nella tasca dei jeans, si sbrigò a prenderlo e rispondere senza neanche guardare chi fosse –Pronto?- chiese continuando a guardare Mike che ora si era messo a pulire il bancone rimanendo comunque lì davanti a lui –Jason!Aiuto!- quella voce lo cristallizzò all’istante, tanto che anche Mike si insospettì dalla reazione dell’amico –Alex!Che succede?- chiese sentendola piangere
 –Jason per favore vieni a prendermi!Liz sta male!Non so che fare!- sembrava davvero disperata, Jason scattò in piedi e fece un cenno all’amico di seguirlo, subito Mike chiamò David –Pensaci tu qui, David! Torno il prima possibile!- gli gridò e seguì l’amico fuori dal pub –Alex non so dove siete!Che diavolo succede?- mentre parlava ancora al telefono era salito in auto insieme a Mike –Che succede?- chiese quest’ ultimo ma Jason non gli rispose
Io non lo so dove siamo!- urlò la ragazza dall’altro capo del telefono –Alex, stai calma e pensa a qualcosa che mi faccia capire dove siete!- disse Jason accendendo il motore dell’auto e cercando di rimanere calmo nonostante l’adrenalina avesse iniziato a scorrergli in tutto il corpo –Hai visto qualcosa lungo la strada che ti ricordi?- le chiese uscendo dal parcheggio del pub –Io, non lo so! Oh Dio Jason per favore, Liz , ha vomitato ed è svenuta! Non so che fare! Ho paura!- la voce isterica di Alex era udibile anche da Mike che si allarmò prendendo dalle mani di Jason il cellulare –Alex, sono Mike! Stiamo venendo! Ma  devi dirmi se state ancora a casa di quel tipo, Harrison!- Jason lo guardò stupito, dal momento che fino a qualche minuto prima Mike sembrava all’oscuro di dove potessero essere le due ragazze –Ok, perfetto, dacci dieci minuti e siamo lì! - detto questo attaccò –Prendi la strada statale B6341, verso nord- indicò a Jason che senza dire nulla, fece un’inversione a U e premette sull’acceleratore. Usciti dalla cittadina proseguirono per la strada statale fino ad arrivare ad un bivio e prendere verso la strada provinciale   –Come diavolo sapevi dove fossero?- sbottò Jason che fino a quel momento era stato in silenzio a seguire le indicazioni di Mike, dal canto suo l’amico non rispose subito tenendo gli occhi inchiodati alla strada, con il viso visibilmente contratto  –Liz me lo ha detto prima di andarsene, ma non pensavo servisse davvero saperlo. Gira qui!- fece di colpo e Jason sterzò sbandando leggermente nel prendere una stradina sterrata –Perché non me l’hai detto quando te l’ho chiesto?- chiese arrabbiato Jason –Volevo vedere fino a che punto arrivavi nel ripeterti che non ti importa di lei e la vuoi fuori dalle scatole, per poi dimostrare come sempre il contrario!- sbottò il rasato e le sue parole furono per Jason un ennesimo colpo allo stomaco, ma non rispose serrando la mascella per la rabbia che provava. Nel giro di un paio di minuti arrivarono all’entrata di una villa, si sentiva la musica a tutto volume anche da li, si scambiarono una rapida occhiata e con l’auto arrivarono davanti il portone d’entrata. Jason aveva sentito parlare della famiglia Harrison, una delle più in vista della zona, il Signor Harrison era parte della comunanza da una vita, famoso soprattutto come legale, si era guadagnato una fortuna vincendo cause importanti seguendo la vita politica del paese, la moglie si occupava di mostrare la sua persona accanto a quella del marito, mentre il loro unico figlio era l’erede di una fortuna, un ragazzo viziato e con la mania di onnipotenza, che riversava nelle auto sportive che mostrava come biglietto da visita. La villa era in pietra a due piani e circondata da un vero e proprio parco, la porta era aperta e dalle vetrate si vedevano le luci della villa completamente accese, sul bel portico c’erano diverse persone a parlare ad un volume nettamente alto. Mike scese per primo e si diresse subito verso l’entrata prendendo il primo tipo che gli capitò a tiro, un ragazzo visibilmente ubriaco –Ehi!- lo scosse prendendolo per il colletto della camicia –Conosci Liz? Hai visto una ragazza star male?- il tipo rideva mentre continuava ad essere strattonato da un Mike visibilmente su di giri, ma non avendo ricevuto una risposta sensata, il rasato lo lasciò e si intrufolò dentro dove sia lui che Jason rimasero sbalorditi dalla quantità di persone che c’erano; nonostante la grandezza dei due saloni, le persone erano ammassate, a fatica si fecero strada chiedendo a chiunque se avessero visto o conoscessero Alex o Liz –Mike!- la voce di Jason riscosse l’amico che guardò in direzione del dito di Jason che indicava uno degli amici di Liz, subito si avviarono verso il ragazzo biondo che avevano visto spesso al pub scherzare con Liz –Ehi!-li salutò quest’ultimo vedendoli, era ubriaco anche lui e sia Jason che Mike sospettarono che avesse anche assunto qualcosa, visto il volto stravolto e lo sguardo allucinato
 – Dov’è Liz?- gli chiese Mike sbattendolo contro la parete, il ragazzo mugugnò dal dolore per poi ridere
–Non lo so! Era qui, forse di sopra- biascicò –Testa di cazzo, dimmi dov’è mia sorella!- lo scosse ancora Mike rosso in volto, Jason riuscì a staccarli spostando di peso l’amico –Andiamo di sopra!- gli urlò e insieme salirono al secondo piano dove aprirono diverse porte trovandosi  davanti agli occhi chi si stava divertendo  tirando una bella dose, chi aveva fatto del proprio corpo il fulcro della serata.
–Cazzo, non sono qui!- sbottò Mike sbattendo un pugno ad una parete, Jason era altrettanto alterato, aveva provato a richiamare Alex, ma il cellulare era spento. Decisero di tornare al piano terra e mentre stavano per scendere videro Jessica venire verso di loro con il solito sorriso da stupida, reso ancora più idiota dal fatto che fosse visibilmente strafatta –Ciao bellezze!- li salutò, era fasciata in un vestitino rosso che non lasciava nulla all'immaginazione, i suoi capelli biondi erano raccolti e il suo sorriso era evidenziato da un rossetto dello stesso colore del vestito –Dove sono Liz e Alex?- Mike le piombò praticamente addosso seguito da Jason, la ragazza si accostò al muro presa alla sprovvista –Fino a poco fa si stavano divertendo parecchio con un paio di ragazzi- disse sorniona scatenando un’ira inaudita ad entrambi gli uomini che si trattennero nel buttarla giù dalle scale, lei si passò la lingua sulle labbra –Perché non ci divertiamo anche noi?- chiese facendo scivolare una sua mano sul petto di Mike che subito la fermò stringendo le dita sottili, Jessica gemette incredula –Dimmi.Dove.Sono!- scandì ancora Mike ad un soffio dal volto della ragazza –Non lo so, cazzo!- sbottò con gli occhi umidi –Le ho viste di sotto nella sala hobby, l’ultima volta!- Mike la lasciò subito e continuò a ridiscendere le scale seguendo Jason che si era praticamente lanciato di corsa. Scesero al seminterrato grande quanto il piano superiore, con enormi vetrate aperte sul giardino circostante dove anche lì la gente si stava, a modo loro divertendo; i due cercarono tra la folla ma non le  trovarono, così decisero di controllare in uno dei bagni dove invece si imbatterono su un tipo che stava rimettendo anche l’anima –Che facciamo?- chiese Mike guardandosi intorno poi gli occhi di Jason vennero catturati da un movimento fuori la vicina vetrata e senza pensarci troppo si avviò a passo di carica verso la parte esterna.
-Lasciami!- Alex cercava di liberarsi da questo tipo che le si era praticamente attaccato addosso, era riuscita a trascinare di peso l’amica di fuori, appena Liz aveva dato segni di ripresa, facendola sdraiare su una panchina sperando di vederla rimettersi in piedi, ma lei era di nuovo ricaduta in uno stato comatoso e in quel momento il tizio, alto e muscoloso le si era attaccato addosso –Dai, andiamo a divertirci, sei così bella- le diceva prendendole le mani, Alex cercò di divincolarsi ma lui se la tirò addosso, puzzava di alcool in maniera imbarazzante e Alex dovette trattenere un conato nel sentirselo vicino –La tua amica si sta facendo una dormita, vieni che ti faccio divertire- le stava dicendo, Alex sentiva gli occhi pizzicargli, inoltre il suo ginocchio non le permetteva di muoversi bene –Ho detto di lasciarmi!- urlò ma sapeva che la sua voce era sovrastata dal caos che regnava il quella bolgia. In quel momento uno strattone allontanò quel tipo dal suo corpo e rimase ad occhi sgranati ad osservare Jason sbattere quel ragazzo addosso al muro
–Coglione se non te ne vai ti faccio ingoiare i denti- gli sibilò contro per poi spingerlo via e solo quando lo vide barcollare verso l’interno spaventato a morte, Alex guardò Jason sentendo gli occhi inumidirsi e subito gli si lanciò addosso lasciandosi stringere e affondando con il viso nel maglione nero che indossava –Grazie- disse riempiendosi  di una gioia mai provata quando si sentì stringere a sua volta, poi lentamente si staccò da lui asciugandosi il viso e girandosi verso Liz che era tra le braccia di Mike, lui le sorrise non mascherando però preoccupazione –Andiamo- disse stringendosi la sorella ancora priva di sensi addosso. Lentamente tornarono verso l’auto lasciando quell’inferno –Ti porto in ospedale!- disse Jason a Mike  che si sedette sui sedili posteriori senza mai lasciare la sorella, si limitò ad un cenno del capo, mentre Alex aveva preso il posto accanto a Jason. Nel giro di quindici minuti furono all’interno dell’ospedale dove Liz venne subito fatta visitare –Andate a casa, ragazzi- disse loro Mike, sedendosi su una delle sedie della sala d’aspetto –Non se ne parla- rispose brusco Jason e Alex si limitò a guardare Mike ed accennare un sorriso –Aspettiamo anche noi- disse sedendosi a sua volta, sfinita. Rimasero in silenzio fino a quando Mike non venne chiamato da un’infermiera e solo a quel punto Jason, vedendo l’amico allontanarsi con il dottore,  si girò a guardarla negli occhi; Alex non riusciva ad incrociare quel viso, si sentiva in colpa per come fossero andate le cose –Si può sapere che diavolo è successo?-  le chiese cupo e Alex si limitò ad abbassare la testa mortificata –Non lo so- rispose mesta –Che diavolo vuol dire?- l’aggredì lui e lei si portò una mano sul viso stanco –Appena arrivate ci siamo viste con gli amici di Liz ed è andato tutto bene, finchè non hanno iniziato a girare dei bicchieri di un colore strano, con la sfida di chi avesse avuto il coraggio di berlo- a quelle parole Jason non trattenne uno sbuffo –E poi?- chiese –Liz ha voluto provarlo, ho cercato di farle cambiare idea, ma non ci sono riuscita e dopo una decina di minuti che l’ha bevuto ha iniziato a stare malissimo- a quel ricordo Alex dovette sforzarsi di non ricominciare a piangere –ha dato di stomaco e ha collassato- si stringeva le mani in grembo non riuscendo a guardarlo – non sapevo cosa fare- ammise ancora incredula per quella serata, in quel momento Mike comparve da dietro le porte scorrevoli che separavano il pronto soccorso dalla sala d’attesa, Jason si alzò appena lo vide seguito da Alex visibilmente stanca –Allora?- chiese Jason in apprensione, Mike sbuffò strofinandosi il viso –La tengono in osservazione, si è ripresa appena le hanno somministrato delle flebo, ma credo che vogliano farle una lavanda gastrica- guardò poi Alex con un leggero sorriso –Grazie, Alex- le disse –La ringrazi per cosa di preciso?- chiese sarcastico Jason guardando prima uno e poi l’altra –Per esserti presa cura di Liz fino al nostro arrivo, quell’idiota non sa cosa significhi conoscere i propri limiti- disse Mike più sereno, poi si rivolse a Jason –Dammi uno strappo al pub, per favore- detto questo si avviarono di nuovo all’interno dell’auto diretti verso il Blue Line.
Ormai erano le 2.45 di notte, Alex non riusciva a trattenere gli sbadigli –Grazie ragazzi, ci si vede- salutò Mike scendendo dal pick-up –Fammi sapere come sta- gli disse Jason prima che richiudesse lo sportello –Ci sentiamo domani- rispose Mike, facendo anche un occhiolino ad Alex che gli sorrise. Nel giro di altri dieci minuti l’auto si fermò finalmente a casa, Alex si sentiva distrutta e il ginocchio le faceva parecchio male, il medico le aveva detto di provare a muoversi senza stampelle, avendo cambiato il tutore per una fasciatura, ma dopo tutto il giorno in piedi senza l’aiuto della stampella, si sentiva davvero sfinita, per non parlare degli stivali alti che aveva indossato, non vedeva l’ora di liberarsi di quei maledetti cosi. Scesero in silenzio, ma quando iniziò a camminare zoppicando per rientrare in casa, Alex si sentì sollevare da terra per ritrovarsi tra le braccia di Jason, diventando rossa come un pomodoro nel giro di un nano secondo; lui la guardò mostrando un sorriso appena accennato –Non farci l’abitudine- le disse per poi entrare in casa e salire velocemente le scale dove entrò in camera di Alex accendendo la luce con un gomito e lasciandola direttamente seduta sul letto –Grazie- gli disse lei ancora rossa in volto ma felice, lui la guardò e solo in quel momento mise davvero a fuoco la figura di Alex, con tutto quel casino non si era reso conto dei jeans che indossava, degli stivali alti e neri, della giacca sbottonata che lasciava intravedere una maglia bianca trasparente, per poi notare il trucco marcato su quei bellissimi occhi chiari, ora leggermente sbavato, e i capelli castani lasciati sciolti ma ondulati  –E tu saresti andata alla festa conciata così?- le chiese incrociando le braccia al petto, Alex rimase per un attimo interdetta a quella domanda, lui le fissava il viso e il leggero sorriso aveva lasciato il posto alla sua solita espressione  seriosa –Perché?- chiese non capendo e lui le si avvicinò abbassandosi al suo livello  –Ti garantisco che non avrai un’altra possibilità di andarti a divertire, se deciderai di rimanere- le disse a un soffio dal viso, Alex sgranò occhi e bocca a quella frase –Per cui pensaci bene, se deciderai di vivere con me, dimenticati una serata del genere-  Alex dovette trattenere il respiro sopraffatta da quel modo di fare di Jason –e soprattutto scordati di andare in giro in questo modo- aggiunse prima di ritornare nella posizione iniziale ed uscire dalla stanza accostandole la porta.
Nonostante la durezza per come gli avesse detto quelle cose, Alex si portò una mano sul cuore che le correva veloce nel petto e non riuscì a non sorridere.
  
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