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Autore: Malasorte    11/06/2019    1 recensioni
Un corsaro leggendario e letale, una fanciulla dal viso d'angelo, segreti sepolti in un lontano passato...
Questa volta Captain Jack Sparrow non si troverà ad affrontare solamente una nuova avventura, ma qualcosa di ben più complesso. Sarà un fantasma uscito dai suoi ricordi a svelare, almeno in parte, il suo nebuloso passato, costringendolo a scelte divise tra orgoglio ed amore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2

"Un angelo solo in apparenza"

 

- Dunque è questo che è successo realmente. - sorrise birichina Alexis, mentre osservava con attenzione tutte le mutevoli emozioni che passavano sul bel volto della cugina, dopo aver concluso il racconto della sua incredibile avventura.

Erano nella sua nuova stanza, spaziosa, luminosa e confortevole quanto quella a fianco di Elizabeth, tappezzata e arredata nei toni caldi e rassicuranti del crema e dell'avorio, predominanti a Villa Swann.

Se ne stavano accomodate sul divanetto posizionato in mezzo alle due finestre della grande camera, di una bella tonalità di giallo quasi dorato, chiacchierando ininterrottamente da quasi due ore.

Alexis non aveva fatto mistero del suo interesse per la vicenda della cugina, per il romantico coraggio del suo aitante promesso sposo, e per l'insolito, divertente e senza dubbio affascinante Capitan Jack Sparrow.

Aveva posto una miriade di domande, quasi volesse a suo modo entrare a far parte di quei momenti conoscerne ogni dettaglio, per poterli far propri.

- Così i libri di nautica che rubavamo dalla biblioteca di mio padre e leggevamo insieme di nascosto ti sono, al fine, stati utili. Devo complimentarmi con te, Lizzy, dubito che nelle stesse circostanze avrei rammentato una manovra tanto insolita e rischiosa come quella della 'virata sull'ancora'. O, forse, anche se lo avessi rammentato non avrei osato proporlo! -

- Suvvia Lexi, ti diverti a prenderti gioco di me?! Ti conosco abbastanza da sapere che questo linguaggio forbito e questi modi dimessi non sono propri di mia cugina, a meno che non voglia scampare ai rimproveri di qualcuno! L'Uragano Lexi è ben diversa! - sbottò allora Elizabeth, riesumando il nomignolo con cui l'aveva ribattezzata nella loro infanzia, guadagnandosi un'occhiata torva e poi una linguaccia decisamente non appropriata ad una ragazza bene educata.

- Se io sono un Uragano tu quantomeno sei la Tempesta dei Caraibi, oltre che una notevole fonte di guai per chiunque ti stia intorno! - rise quella, non lasciandosi sfuggire l'occasione perfetta per punzecchiarla.

- Che vorresti dire? Io non porto guai! - Elizabeth era evidentemente piccata e offesa.

- Ah no?! - le labbra della cugina si distesero in un ghigno che non prometteva nulla di buono, soprattutto se unito alla luce sardonica che le brillava nello sguardo azzurrino - Rubi un medaglione azteco che non ti appartiene, tenti di negoziare con una ciurma di pirati maledetti fornendo l'unico nome al mondo che possa cacciarti ancora più nei guai, ti improvvisi stratega di una nave, liberi un'altra ciurma di pirati, questa volta non maledetti, di cella permettendogli di appropriarsi della nave per cui il loro Capitano stava combattendo da quasi dieci anni e ... dulcis in fundo... Aiuti il tuo, ora legittimo, fidanzato a far scappare il suddetto Capitano durante la sua esecuzione! - alla fine del discorso la ragazza dai boccoli fulvi scoppiò in una fragorosa risata nel vedere quanto Elizabeth fosse diventata rossa di vergogna nel frattempo.

- Sei ingiusta! Da come lo dici fai sembrare tutto colpa mia! -

Un sopracciglio inarcato fu la sua unica risposta.

- Uff! E va bene! Ammetto che forse, un pochino, è stata colpa mia. -

Di nuovo l'accolse un'espressione sarcastica e decisamente poco convinta.

- Oh! Ma insomma! - sbuffò esasperata - E' stata tutta colpa mia! Sei soddisfatta ora? -

- Ahahahah! Sei davvero incredibile Lizzy! Non pensavo di avere ancora il potere di influenzarti così tanto. - l'altra le fece un sorriso dolce, quasi a ripagarla delle sue burle, quindi si alzò dal divano e aprì uno dei suoi bauli da viaggio, che non erano ancora stati sistemati a dovere. Sotto ad un mare di delicati ed eleganti abiti femminili, tutti raso, seta e pizzi, recuperò un'ampia camicia bianca di batista, un panciotto di un verde molto scuro, delle robuste brache nere da uomo e un paio di stivali.

- Lexi! Per l'amor del cielo, cos'è quella roba? -

- Vestiti - rispose laconicamente lei, mentre si slacciava l'abito di verde che aveva indossato fino a quel momento, sotto al quale non portava corsetto, e cominciava a indossare ciò che aveva preparato.

- Vestiti... da uomo! -

- Sono vestiti comodi e pratici, adatti al mio intento. - sbuffò Alexis finendo di rincalzare la camicia nelle brache e allacciandosi il panciotto.

- Comodi e pratici per una cavalcata forse, ma qui a Port Royal non vi è posto dove si possa cavalcare! L'isola è coperta dalla vegetazione più fitta e intricata, in più possediamo un'unica coppia di cavalli, utili a trainare la carrozza! - la informò.

- Ho forse detto di voler cavalcare, Lizzy? La mia intenzione è semplicemente quella di fare una breve passeggiata per la città, senza che nessuno mi disturbi. Vestirmi da uomo è il modo migliore per passare inosservata! -

- No! Assolutamente no! Tu non oserai uscir di casa combinata in quel modo! - esclamò inorridita Elizabeth osservando la cugina raccogliersi i capelli in uno strettissimo codino alla base della nuca, per poi calarsi in testa un semplice tricorno marrone e infilarsi una giacca dello stesso colore del panciotto.

- Davvero? E come farai ad impedirmelo, cuginetta? Correrai dallo zio a dirgli ogni cosa? - la sfidò apertamente quella, per nulla intimorita.

Quella era la Alexis che ricordava, la ragazza ribelle e indomabile che si celava dietro i panni della perfetta damigella beneducata, dal viso d'angelo e dalla voce soave.
Non poteva biasimarla per ciò che era.

Suo padre, l'Ammiraglio di Marina Robert Swann, fratello minore di suo padre Witerby, era sempre stato lontano da Londra durante l'infanzia di Alexis, impegnato in qualche importante missione nel Mediterraneo. E quando era, raramente, a casa la figlia non era di certo in cima alla lista delle sue priorità.
Quanto alla madre, Elizabeth sapeva che la cugina ne conosceva solo il nome... Erin.
Era morta dandola alla luce, o almeno questo era quanto aveva sempre sostenuto l'Ammiraglio, visto che nemmeno Witerby, suo fratello, aveva mai conosciuto la cognata. Se la figlia osava palesare la sua curiosità in merito e si arrischiava a fare domande al padre, l'uomo si inquietava e la relegava, ogni volta, nella sua stanza.

Povera Lexi!
Non c'era da stupirsi che dopo la partenza di zio e cugina per i Caraibi, oltre dieci anni prima, gli unici ad essere considerati veramente famiglia da lei, quella bambina risoluta e vivace, ma si anche docile e accondiscendente all'occorrenza, avesse imparato a contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze.
Evidentemente Alexis aveva reso la propria capacità di celare il suo vero carattere la sua migliore arma contro il mondo.

Soprattutto, suppose Elizabeth, da quando all'età di sedici anni perse anche il padre, sfinito da una lunga e sfibrante malattia che, molto probabilmente, aveva contratto per mare.
Era stata affidata alla cure di un'anziana zia che viveva in campagna, lontano da Londra e di cui nessuno aveva mai molto sentito parlare. La vecchina era spirata solo qualche mese prima, dando finalmente l'opportunità, all'ormai ventenne Alexis di raggiungere Port Royal e loro.

Sì, decise la ragazza in quel momento, se voleva andare a passeggio per la città sotto mentite spoglie per divertirsi e assaporare un po' di libertà, l'avrebbe lasciata fare.
Dopotutto in quali pericoli poteva mai incorrere?

- No, Lexi ho cambiato idea. Vai pure. - le comunicò - Ma fa attenzione a che nessuno scopra la tua mascherata e non metterti nei guai! -

- Sì, madre! - rise quella, e prima che la cugina potesse aggiungere altro aveva già aperto la finestra, si era calata usando l'albero che vi stava proprio di fronte, aveva scavalcato la recinzione ed era sparita per le vie della cittadina.

- Beata Vergine! Ha un anno più di me, ed è scapestrata quanto un ragazzino! Speriamo davvero che non le accada nulla. -

 

_____________________

 

 

- Il Capitano Gillette, suppongo! - una voce sconosciuta, che proveniva da dietro le sue spalle, fece trasalire l'ufficiale, appena sceso dalla Velocity.
Stava percorrendo il molo di legno per raggiungere Fort Charles e, fino ad un istante prima, avrebbe giurato di essere solo.

L'uomo si voltò e vide una figura nera, con il viso celato da un cappello anch'esso scuro sormontato da sue sinistre ed enormi piume rosso sangue, che lo scrutava dall'ombra in cui era semi nascosto.

- Supponete bene, voi invece siete...? - accennò avvicinandoglisi di qualche passo, anche se qualcosa dentro di lui gli suggeriva cautela.

- Malasorte. -

- Il corsaro del Re. In cosa posso esservi utile, milord? - chiese accennando un inchino come prevedevano le buone maniere, ma non venne in alcun modo ricambiato.

A quanto sembrava il corsaro non era affatto incline alla cortesia, anzi, il bagliore metallico e mefistofelico del suo sguardo faceva chiaramente capire che certi convenevoli erano da lui ritenuti un inutile fastidio.

- So che avete conosciuto il pirata a cui devo dare la caccia, Jack Sparrow, voglio sapere ogni dettaglio, ogni parola, qualunque cosa sappiate su di lui! - ordinò, confermando le supposizioni dell'ufficiale sui suoi modi.
Con quella voce calibrata e uniforme, rendeva quasi impossibile capire in che stato d'animo fosse, sebbene, già solamente il suo apparire incuteva un'indubbia inquietudine.

- Perdonate, ma non capisco il motivo di questa richiesta. Pensavo che il Commodoro avesse già provveduto a darvi tutte le notizie necessarie, in merito. -

- Quel che pensate voi non è di alcuna rilevanza. - lo liquidò – Intendete rispondermi o preferite che riferisca al vostro superiore che ostacolate il buon svolgimento del mio incarico? -

L'ufficiale rimase del tutto sbigottito a quella minaccia.
E' così dunque che agiscono i corsari?
A Gillette non sembrava che quel modo di fare differisse molto da quello dei pirati, sebbene Malasorte usasse unicamente le parole e la sua tetra figura per intimidirlo, al momento, invece delle azioni o le armi, come era abituale per i filibustieri.

Capì che ogni momento che passava riflettendo sui modi del suo interlocutore era utile ad inimicarselo, dunque decise fosse molto più saggio assecondarlo.

Per adesso. Solo per adesso.
Gli riportò tutto ciò che ricordava, e gli sembrava di una certa importanza, riguardo al bizzarro Capitano Sparrow e al suo modo di agire.

L'ufficiale ogni tanto si bloccava, chiedendo al suo ascoltatore cos'altro volesse sentire. Questi si limitava ad un gesto sbrigativo della mano che significava 'proseguite'.

Ad un tratto, dopo lunghi minuti di quell'insolito monologo, Gillette vide il corsaro voltargli le spalle e allontanarsi nell'ombra dalla quale non era mai uscito.

- Aspettate! Ritenete sufficienti le informazioni che vi ho fornito? - chiese perplesso.

- Così pare. - si sentì rispondere mentre vedeva scomparire quello strano ed enigmatico personaggio dalla sua vista.

Doveva avvisare il Commodoro, immediatamente.

Malasorte poteva rivelarsi un problema più che un aiuto.

 

Continua...

   
 
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